Luciano Baldessari (Rovereto, 10 dicembre 1896 – Milano, 26 settembre 1982) è stato un architetto, scenografo e designer italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Luciano Baldessari, nasce a Rovereto, sesto di nove figli, da Maria Casetti e Leopoldo, calzolaio che lo lascerà orfano ancora bambino. Allievo di Luigi Comel, professore di Disegno a mano libera, presso la Scuola Reale Elisabettina di Rovereto, nel 1913 aderisce al Circolo futurista di Fortunato Depero[1][2][3], di quattro anni maggiore, che aveva conosciuto nel 1906 quando, in seguito alla morte del padre, Baldessari era stato trasferito nell'orfanotrofio di Rovereto.[1][2][3]. Dal 1909 frequenta la Scuola Reale Elisabettina, istituita dal governo austriaco e impostata sui programmi didattici del Deutscher Werkbund, e ha come maestro Luigi Comel[1][2][3]. Nel 1913 aderisce al circolo futurista di Rovereto fondato da Depero[1][2]. Nel 1915, all'inizio della prima guerra mondiale, è sfollato a Schardenberg e in seguito a Brunau, in Austria.[1][2] Nel 1918 si diploma a Vienna, in seguito è arruolato nell'esercito austro-ungarico.[3] L'anno seguente torna in Italia e si iscrive al Regio Istituto Tecnico Superiore (l'odierno Politecnico di Milano), dove consegue la laurea in Architettura il 14 dicembre 1922.[1][2][3] Durante gli studi realizza la facciata della nuova chiesa di Vallarsa, e frequenta i corsi di scenografia dell'Accademia di Brera.[1][2][3] Nel 1923 parte per Berlino, dove lavora come scenografo con registi come Max Reinhardt ed Erwin Piscator.[1][2][3] Qui entra in contatto con Walter Gropius, Ludwig Mies van der Rohe, Oskar Kokoschka, Otto Dix e ospita brevemente Carlo Belli.[1][2] Al ritorno in Italia si avvicina al Gruppo 7 degli architetti razionalisti italiani.[1][2][3].
Nel 1926 disegna una lampada da terra ideata sulla base di un "manichino da sarto", il Luminator[4]. Il prototipo del "Luminator" fu esposto per la prima volta nel 1929 all'Expo internazionale di Barcellona dello stesso anno.[5]
Nel 1927 allestisce la Mostra nazionale serica a Villa Olmo a Como.[1][2][3] L'anno seguente apre a Milano, in via Santa Marta, il primo studio di architettura.[1][2] Insieme a Gio Ponti lavora per l'Expo 1929 di Barcellona e in seguito allo stabilimento Italcima di Milano.[1][2] In questo periodo progetta con Figini e Pollini, Marcello Nizzoli e Fausto Melotti il bar Craja di Milano.[3] In seguito allestisce i padiglioni Vesta alla Fiera di Milano e quello della stampa alla V Triennale di Milano.[3] Fra il 1928 e il 1930 realizza inoltre scenografie per le compagnie di Giuseppe Visconti di Modrone, Tatiana Pavlova ed Enzo Ferrieri.[1][2][3] Nel settembre 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, si trasferisce a New York.[1][2][3] Qui è attivo principalmente come pittore e scenografo, in quanto non gli è riconosciuta la laurea in architettura.[1][2] Negli Stati Uniti incontra nuovamente Gropius e Mies van der Rohe, inoltre frequenta Fernand Léger, Alfred H. Barr Jr., Amédée Ozenfant, e anche Depero nel corso del suo secondo viaggio americano.[1][2]
Rientrato in Italia nel 1948, a partire dal 1951 realizza per la Breda i padiglioni espositivi alla Fiera di Milano.[1][2][3][6] I padiglioni rappresentano il rilancio dell'azienda, sotto la guida del commissario straordinario Pietro Sette, dopo un periodo di forte crisi.[1][2] Baldessari invita a partecipare ai padiglioni un team di architetti e ingegneri (Marcello Grisotti, Erminio Gosso, Giuseppe Dal Monte) e artisti (Lucio Fontana, Umberto Milani, Attilio Rossi).[1][2] La collaborazione fra Baldessari e Fontana si ripete anche in occasione della progettazione del padiglione Sidercomit alla Fiera del 1953, cui partecipa anche Attilio Rossi.[1][2] Nel 1951 Baldessari progetta lo scalone d'onore alla IX Triennale di Milano.[1][2] Negli stessi anni è autore di importanti allestimenti di mostre d'arte: quella su Vincent van Gogh al Palazzo Reale di Milano e sul Risorgimento mantovano alla Casa del Mantegna di Mantova (1952, entrambe con Attilio Rossi); quelle su Rembrandt e il Seicento olandese (1954), su arte e civiltà etrusca (1955) e su Amedeo Modigliani (1958).[1][2][3]
Fra il 1955 e il 1957 Baldessari è invitato a realizzare un grattacielo nel quartiere Hansa di Berlino, in occasione dell'Interbau 57. [3] Dal 1958 è capogruppo per la progettazione di un lotto di edifici residenziali nel quartiere Feltre a Milano.[1][2] Fra il 1962 e il 1966 progetta e realizza la casa di riposo Villa Letizia a Caravate, provincia di Varese, con la contigua cappella di Santa Lucia.[1][2][3] Nel 1965 sposa a Basilea l'attrice ucraina Schifra Gorstein, da cui divorzierà nel 1977.[3] Nel 1971, in collaborazione con Zita Mosca, ristruttura la sala delle cariatidi e delle colonne del Palazzo Reale, distrutta dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale.[3] Nello stesso periodo, sempre in collaborazione con Mosca, cura le retrospettive su Roberto Crippa (1971) e Lucio Fontana (1972) e la mostra La ricerca dell'identità (1974) al Palazzo Reale di Milano.
Negli anni Settanta Baldessari espone in numerose mostre, sia personali che collettive (Museo teatrale alla Scala, Milano, 1969–70; Palazzo Rosmini, Rovereto, 1970; Galleria Pancheri, Rovereto, 1975; Biennale di Venezia, 1976 e 1978; Galleria Schettini e Fondazione Corrente, Milano, 1978, Institut Culturel de Paris, Parigi, 1981).[1][2] Nel 1978 è insignito del premio Feltrinelli dall'Accademia Nazionale dei Lincei.[1][2] Nel giugno 1982 sposa la collega Zita Mosca.[1][2] Il 26 settembre dello stesso anno si spegne a Milano.[1][2]
Archivio
[modifica | modifica wikitesto]L'archivio[7][8][9] dell'architetto Luciano Baldessari, è articolato in diversi fondi: il primo[9] conserva le documentazione dell'architetto dal 1915 al 1980 presso il Centro Alti Studi sulle Arti Visive (CASVA) di Milano situato nel Castello Sforzesco[10]; un ulteriore fondo[7] conservato presso il Politecnico di Milano[11] è formato dalla documentazione relativa a 174 progetti di urbanistica, architettura, allestimenti e interni prodotti da Luciano Baldessari dal 1927 al 1982; altra parte di documentazione[8] costituita dalla Biblioteca personale dell'architetto, da carteggi privati e archivio fotografico è conservata presso Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto - MART. Archivio del '900[12].
Progetti
[modifica | modifica wikitesto]Progetti principali[13]
- 1927 Libreria Notari, Milano
- 1927 Mostra della seta, Esposizione voltiana, Como
- 1929-1933 Calzaturificio di Varese, Milano
- 1930 Bar Craja, Milano
- 1930 Stand Daf, IV Triennale di Monza
- 1931-1932 Palazzo per uffici Daf, Milano
- 1932 Appartamento Spadacini, Milano
- 1932-1939 Complesso industriale Italcima, Milano
- 1933 Padiglione della stampa, V Triennale di Milano
- 1933 Padiglione Vesta, Fiera internazionale di Milano
- 1934-1936 Casa in via Pancaldo, Milano
- 1935-1936 Negozio Ultimoda Daf, Milano
- 1935-1937 Casa della madre e del bambino, Brescia
- 1936 Padiglione Daf, Fiera internazionale di Milano
- 1936-1937 Progetto Villa alla Giudecca, Venezia
- 1936-1937 Progetto San Babila, Milano
- 1937 Progetto Palazzo E41, Roma
- 1951 Atrio e scalone d’onore, IX Triennale di Milano
- 1951-1955 Padiglione Breda, Fiera Internazionale di Milano
- 1952 Mostra Van Gogh, Palazzo Reale, Milano
- 1952 Mercato coperto, Crema
- 1954 Centrale elettrica, San Floriano, Trento
- 1954 Casette prefabbricate, X Triennale di Milano
- 1954-1958 Grattacielo nel quartiere Hansa, Berlino (Germania)
- 1955 Mostra Arte e civiltà etrusca, Palazzo Reale, Milano
- 1957-1961 Quartiere Feltre, Milano
- 1960-1961 Condominio Milano, Rovereto (TN)
- 1961-1962 Condominio Venezia, Rovereto (TN)
- 1961-1963 Progetto Campana dei caduti, Rovereto (TN)
- 1961-1962 Progetto Fontana del risparmio, Milano
- 1962-1968 Complesso villa Letizia, Caravate (VA)
- 1966 Padiglione Italsider, Fiera Internazionale di Milano
- 1972 Mostra Lucio Fontana, Palazzo Reale, Milano
Critica
[modifica | modifica wikitesto]«Luciano Baldessari è indubbiamente tra i più colti e sprovincializzati architetti che operarono in quegli anni in Italia: la sua formazione è tutta calata nel futurismo: non quello milanese di Marinetti e Boccioni ma quello periferico e per molti versi anomalo e discorde che inaugurò Depero nella provincia di Rovereto.»
Opere
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac Stefania Donati, Luciano Baldessari, su cim.mart.tn.it, Archivio del '900, 3 luglio 2002. URL consultato il 30 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2014).
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac Anna Chiara Cimoli, Luciano Baldessari, su lombardiabeniculturali.it, Lombardia Beni Culturali. URL consultato il 30 ottobre 2014.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s Rossana Bossaglia, Luciano Baldessari, su Dizionario biografico degli italiani, Treccani. URL consultato il 30 ottobre 2014.
- ^ http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/complessi-archivistici/MIBA008901/
- ^ http://baldessari.densitydesign.org/opere/project/ATL
- ^ Padiglione Breda alla Fiera Internazionale di Milano, su SAN - Portale degli archivi degli architetti. URL consultato il 15 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2017).
- ^ a b Fondo Baldessari Luciano, su SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato il 20 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2018).
- ^ a b Fondo Baldessari Luciano, su SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato il 20 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2018).
- ^ a b Fondo Baldessari Luciano, su SIUSA Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche. URL consultato il 20 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 20 luglio 2018).
- ^ Fondo Luciano Baldessari, su lombardiabeniculturali.it, Centro di alti studi sulle arti visive. URL consultato il 3 novembre 2014.
- ^ Fondo Luciano Baldessari, su siusa.archivi.beniculturali.it, Politecnico di Milano. URL consultato il 3 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2014).
- ^ Fondo Luciano Baldessari, su cim.mart.tn.it, Archivio del '900. URL consultato il 3 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2014).
- ^ Opere di Luciano Baldessari, su San - Archivi degli arcihitetti. URL consultato il 20 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2017).
- ^ Cesare de Seta, La cultura architettonica in Italia fra le due guerre, Roma; Bari, Laterza, 1972, pp. 219–220.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Massimiliano Savorra, Capolavori Brevi. Luciano Baldessari, la Breda e la Fiera di Milano, Milano, Electa, 2008, ISBN 978-88-370-6399-3.
- Anna Chiara Cimoli (a cura di), Luciano Baldessari a Berlino e New York. Materiali dalle collezioni del Casva di Milano, Milano, Comune di Milano, 2007, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\USM\1726892.
- Graziella Leyla Ciagà (a cura di), Luciano Baldessari e Milano. Progetti e realizzazioni in Lombardia, Milano, Comune di Milano, 2005, ISBN 978-88-907722-1-4.
- Vittorio Fagone, L'arte all'ordine del giorno. Figure e idee in Italia da Carrà a Birolli, Feltrinelli, 2001, ISBN 88-07-10305-2.
- Graziella Leyla Ciagà (a cura di), Luciano Baldessari nelle carte del suo archivio, Milano, Guerini Studio, 1997, ISBN 88-7802-760-X.
- Zita Mosca Baldessari, Luciano Baldessari, Milano, Mondadori, 1985, ISBN non esistente.
- Vittorio Fagone, Baldessari. Progetti e scenografie, Milano, Electa, 1982, ISBN non esistente.
- Gianni Contessi (a cura di), Luciano Baldessari architetto. Gli anni del Luminator, Milano, Galleria del Levante, 1978, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\VEA\0073231.
- Cesare de Seta, La cultura architettonica in Italia fra le due guerre, Roma; Bari, 1978, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\RMS\0178154.
- Italo Cinti, Luciano Baldessari architetto, Bologna, Tamari, 1963, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\UBO\2812244.
- Giulia Veronesi (a cura di), Luciano Baldessari architetto, Trento, CAT, 1957, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\VEA\0073233.
- Italo Cinti, Luciano Baldessari, architetto integrale, Trento, Arti grafiche, 1959, ISBN non esistente, SBN IT\ICCU\VEA\1078084.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Luciano Baldessari
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Baldessari, Luciano, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Baldessari, Luciano, su sapere.it, De Agostini.
- Rossana Bossaglia, BALDESSARI, Luciano, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 34, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1988.
- Luciano Baldessari, su siusa.archivi.beniculturali.it, Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
- Opere di Luciano Baldessari, su MLOL, Horizons Unlimited.
- Fondo Luciano Baldessari all'Archivio del '900
- Fondo Luciano Baldessari Archiviato il 3 novembre 2014 in Internet Archive. al Politecnico di Milano
- Fondo Luciano Baldessari al Centro di alti studi sulle arti visive
- Archivio digitale di Luciano Baldessari, su baldessari.densitydesign.org.
- Baldessari Luciano, su SAN - Portale degli archivi degli architetti. URL consultato il 15 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 16 novembre 2017).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 25431204 · ISNI (EN) 0000 0000 7821 5619 · SBN CFIV058185 · BAV 495/136689 · ULAN (EN) 500029470 · LCCN (EN) n80081319 · GND (DE) 120345889 · BNF (FR) cb16545631t (data) |
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