m fix ordine divise: away bianca, third blu e fourth rossa, come da registrazione ufficiale presso la lega, cfr. https://www.legaseriea.it/uploads/default/attachments/documentazione/documentazione_m/1734/files/allegati/1959/colori_divise_da_gioco_serie_a_tim_21-22.pdf |
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Versione delle 00:04, 22 set 2021
SSC Napoli Calcio | |
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Azzurri, Partenopei | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | Azzurro |
Simboli | Ciuccio |
Inno | 'O surdato 'nnammurato Aniello Califano e Enrico Cannio |
Dati societari | |
Città | Napoli |
Nazione | Italia |
Confederazione | UEFA |
Federazione | FIGC |
Campionato | Serie A |
Fondazione | 1926 |
Rifondazione | 2004 |
Proprietario | Filmauro S.r.l. |
Presidente | Aurelio De Laurentiis |
Allenatore | Luciano Spalletti |
Stadio | Diego Armando Maradona (54 726 posti) |
Sito web | www.sscnapoli.it |
Palmarès | |
Scudetti | 2 |
Titoli nazionali | 1 Campionato di Serie B |
Trofei nazionali | 6 Coppe Italia 2 Supercoppe italiane |
Trofei internazionali | 1 Coppe UEFA/Europa League 1 Coppa delle Alpi 1 Coppa di Lega Italo-Inglese |
Stagione in corso | |
Si invita a seguire il modello di voce |
La Società Sportiva Calcio Napoli, meglio nota come Napoli, è una società calcistica italiana con sede nella città di Napoli. Milita in Serie A, la massima serie del campionato italiano.
Fondata nel 1926[1] con il nome di Associazione Calcio Napoli, assunse poi la denominazione di SSC Napoli nel 1964. In seguito al fallimento della società nel 2004, il presidente Aurelio De Laurentiis fonda la Napoli Soccer che ne rileva il titolo sportivo e viene iscritta alla Serie C1, per poi ritornare alla denominazione precedente con la promozione in Serie B nel 2006.
Il colore sociale è l'azzurro, mentre la mascotte è il Ciuccio,[2] originariamente un cavallo inalberato.[3] Gioca le partite interne allo stadio Diego Armando Maradona, inaugurato nel 1959.
Con un palmarès che comprende due scudetti (1986-1987, 1989-1990), sei Coppe Italia (1961-1962, 1975-1976, 1986-1987, 2011-2012, 2013-2014 e 2019-2020), due Supercoppe italiane (1990 e 2014) e una Coppa UEFA (1988-1989), oltre a una Coppa delle Alpi (1966) e una Coppa di Lega Italo-Inglese (1976),[4] il Napoli è la squadra del Meridione più titolata a livello nazionale e internazionale, nonché, con 80 partecipazioni,[5] quella più presente nei campionati di massima serie.
Il Napoli è anche uno dei membri associati dell'ECA (Associazione dei Club Europei), organizzazione nata in sostituzione del soppresso G-14 e costituita dai principali club calcistici del continente, riuniti in consorzio al fine di ottenere una tutela comune dei diritti sportivi, legali e televisivi di fronte alla FIFA.
Storia
Dalle origini al secondo dopoguerra
La fondazione dell'Associazione Calcio Napoli avvenne il 25 agosto 1926 (sebbene la data venga tradizionalmente anticipata al 1º agosto)[6] su iniziativa dell'industriale napoletano Giorgio Ascarelli, il quale ne assunse la presidenza[1]. Di fatto, la nascita del Napoli avvenne attraverso un cambio di denominazione dell'Internaples, un club sorto a sua volta nel 1922 come frutto della fusione di altre due compagini, il Naples Foot-Ball Club (fondato nel 1906 e primo vero nucleo storico del Napoli anche attraverso i colori) e l'Unione Sportiva Internazionale Napoli[7][8] grazie all'intermediazione di Emilio Reale[8]. Nel frattempo, il 3 agosto era stato istituito il Direttorio Divisioni Superiori, l'antesignano dell'odierna Lega Calcio, al quale il Napoli ottenne l'affiliazione, unico club del Centro-Sud insieme ai sodalizi capitolini Alba Audace e Fortitudo Pro Roma, in virtù del piazzamento conseguito dall'Internaples nella Prima Divisione 1925-1926[1].
La società esordì in massima serie nella Divisione Nazionale 1926-1927. Le prime stagioni si chiusero con una retrocessione in Prima Divisione, che all'epoca rappresentava il secondo livello del campionato italiano di calcio, ma la FIGC, in entrambe le occasioni, accordò la riammissione per allargamento del campionato per tutte le retrocesse e per premiare gli sforzi del club partenopeo di recuperare il pesante gap con le società settentrionali[9]. Dopo i difficili inizi, la situazione però migliorò rapidamente, grazie soprattutto all'apporto dell'italo-paraguayano Attila Sallustro, primo idolo dei tifosi partenopei. In questi primi anni, come allenatori, il Napoli si affidò a ex calciatori austriaci, come Anton Kreutzer, Bino Skasa, Jean Steiger e Karl Fischer, all'ungherese Ferenc Molnár e all'italiano Giovanni Terrile.
Il Napoli prese parte al primo torneo di massima serie a girone unico, la Serie A 1929-1930, ottenendo la prima vittoria in tale competizione ai danni del Milan[10]. La società scelse come allenatore il mister[11] William Garbutt, già vincitore di tre scudetti con il Genoa[12]. Nei 6 anni in cui fu sotto la sua guida, il Napoli, grazie al contributo di giocatori come Antonio Vojak e Attila Sallustro, raggiunse notevoli risultati, come il doppio terzo posto consecutivo nelle stagioni 1932-1933 e 1933-1934 e la qualificazione alla massima competizione europea dell'epoca, la Coppa Mitropa[13][14][15].
Nel 1936 entrò in società il comandante Achille Lauro[16][17], armatore di grande successo, che non riuscì tuttavia ad apportare particolari benefici al club partenopeo: nella seconda metà degli anni trenta la qualità della squadra andò declinando, fino a culminare nella retrocessione nella categoria inferiore nel 1941-1942[18].
Terminata la seconda guerra mondiale, il Napoli prese parte alla Divisione Nazionale 1945-1946, vincendo il girone misto Centro-Sud e riconquistando la massima serie[19]. Tornò in Serie B due anni dopo, retrocesso dalla CAF per illecito sportivo[20]. La panchina venne affidata a Eraldo Monzeglio, che riportò la squadra in Serie A e avviò un lungo periodo alla guida del club partenopeo[21]. Nonostante i rinforzi del presidente Achille Lauro, tra i quali Bruno Pesaola, Hasse Jeppson e Luís Vinício, il Napoli non andò oltre il quarto posto del 1952-1953 e del 1957-1958[22]. Nel 1959 venne inaugurato lo stadio San Paolo[23].
Tornato in Serie B nel 1961[24], il Napoli venne affidato a Bruno Pesaola, il quale riportò gli azzurri in massima serie e vincendo anche il primo trofeo della storia del club, la Coppa Italia 1961-1962, divenendo con il Vado l'unica società a vincere il trofeo non militando in massima divisione. Questo successo, sancì l'esordio del Napoli in Europa, giocando la Coppa delle Coppe, nella quale raggiunse i quarti di finale. Il 25 giugno 1964 il club assunse la denominazione di Società Sportiva Calcio Napoli, diventando contestualmente una società per azioni[25]. Achille Lauro ottenne una quota rilevante delle azioni in virtù dei crediti vantati e garantì al figlio Gioacchino l'ingresso tra i soci, mentre Roberto Fiore venne eletto presidente[26][27]. Alcuni dei giocatori più rappresentativi dell'epoca furono Dino Zoff, Antonio Juliano, Omar Sívori e José Altafini[28]; il miglior risultato fu il secondo posto del 1968[29].
L'era Ferlaino
Il 18 gennaio 1969 la società, sull'orlo del dissesto finanziario, passò nelle mani di Corrado Ferlaino, che avviò la più longeva e vincente presidenza della storia partenopea[30]. Con l'acquisto di calciatori come Sergio Clerici, Giuseppe Bruscolotti e Tarcisio Burgnich, il Napoli arrivò in finale di Coppa Anglo-Italiana, venendo sconfitto per mano dello Swindon Town e raggiunse due volte il terzo posto (1971 e 1974) e un secondo posto nel 1975, questi ultimi due piazzamenti ottenuti grazie al calcio totale di Luís Vinício[31][32]. Nel 1976 il club azzurro vinse la seconda Coppa Italia, superando in finale il Verona[32]. Nella seconda metà degli anni settanta nonostante l'acquisto del bomber Giuseppe Savoldi, il rendimento in campionato peggiorò, culminando con il decimo posto del 1980[33].
Dopo uno scudetto sfiorato nel 1981, con il libero olandese Ruud Krol tra i protagonisti[34], la svolta si ebbe nell'estate del 1984: il presidente Ferlaino il 30 giugno 1984 definì l'acquisto più importante della storia del club, il campione argentino Diego Armando Maradona dal Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire[35].
Sotto la guida di Ottavio Bianchi e con l'innesto di calciatori come Bruno Giordano, Salvatore Bagni, Claudio Garella e Alessandro Renica[36], nel 1987 il Napoli conquistò il suo primo scudetto[37][38] e la terza Coppa Italia[39].
Il club si consolidò ai vertici del calcio italiano con gli innesti dei brasiliani Careca e Alemão; il Napoli arrivò per due volte consecutive secondo (1988 e 1989) e sempre nel 1989 ottenne anche il primo alloro internazionale, la Coppa UEFA, superando nella doppia finale lo Stoccarda[40][41]. Nel 1990, con Alberto Bigon allenatore, il club partenopeo conquistò il secondo scudetto, cui fece seguito la vittoria della Supercoppa italiana[42]. Nel 1991 con la partenza di Maradona, si chiuse il primo importante ciclo della storia azzurra[43].
Declino e rinascita
Negli anni seguenti il Napoli ottenne discreti risultati, un quarto posto nel 1992 con Claudio Ranieri in panchina[44] e un sesto posto nel 1994, allenatore Marcello Lippi[45]. La crisi finanziaria costrinse il club a privarsi dei suoi uomini migliori[45]. Nei due anni successivi, con Vujadin Boškov in panchina, il Napoli ottenne un settimo e un decimo posto[46],mentre con Luigi Simoni, raggiunse la finale di Coppa Italia 1996-1997, sconfitto poi dal Vicenza[47]. La crisi raggiunse l'apice nel 1998, con la retrocessione in Serie B dopo 33 anni consecutivi di massima serie[48]. Il club ritornò in Serie A nel 1999-2000[49], per retrocedere dopo appena un anno[50]. L'ingresso in società di Giorgio Corbelli[51] prima e di Salvatore Naldi[52] poi non portò benefici al club, che arrivò quinto nella seconda serie italiana, e nel 2002-2003, a causa di una serie senza vittorie durata tre mesi e mezzo che finì solo all'ultima giornata del girone d'andata contro il Messina, la squadra rischiò anche la retrocessione, terminando l'anno con un pessimo sedicesimo posto seguito poi da un tredicesimo posto la stagione successiva.
La combinazione della grave crisi finanziaria, peggiorata sempre di più negli ultimi dieci anni, e della conseguente crisi di risultati, portò nell'estate del 2004 al fallimento del club con conseguente perdita del titolo sportivo[53]. Nelle settimane successive l'imprenditore cinematografico Aurelio De Laurentiis rilevò il titolo sportivo dalla curatela fallimentare del tribunale di Napoli e iscrisse la squadra, con la denominazione di Napoli Soccer, al campionato di terza serie[54][55]. Nel primo anno, la promozione non arrivò, dato che i partenopei, al terzo posto nel girone, vinsero la semifinale play-off contro la Sanbenedettese, ma persero la finale nel derby contro l'Avellino, ottenendola sul campo solo nel 2006 sotto la guida di Edoardo Reja[56].
L'era De Laurentiis
Una volta riacquisita la denominazione originaria di Società Sportiva Calcio Napoli, volutamente non utilizzata nei due campionati di terza serie,[57] nel 2007 il club conseguì l'immediata promozione in Serie A ritornandovi dopo 6 anni di assenza.[58]
Due anni dopo, l'arrivo in panchina di Walter Mazzarri[59] coincise con il ritorno ad alti livelli della squadra. Nel 2011 il Napoli tornò a giocare la massima competizione europea, la UEFA Champions League, ventuno anni dopo l'ultima partecipazione,[60] e l'anno seguente mise in bacheca la quarta Coppa Italia, venticinque anni dopo l'ultima affermazione e quasi ventidue dopo l'ultimo trofeo assoluto del club;[61] infine nel campionato 2012-2013 si piazzò secondo con Edinson Cavani capocannoniere del campionato, secondo calciatore partenopeo a riuscire nell'impresa dopo Maradona. La successiva gestione dell'allenatore Rafael Benítez[62] vide gli azzurri vincere la quinta Coppa Italia,[63] e proseguire i successi nella stagione successiva, con la vittoria della seconda Supercoppa italiana.[64]
Sulla panchina azzurra giunse dunque Maurizio Sarri,[65] che nel 2015-2016 rese il Napoli campione d'inverno (non succedeva dalla stagione 1989-1990[66]), pur non riuscendo a vincere lo scudetto, battuto solo dalla Juventus.[67] Gli azzurri si mantennero stabilmente ai vertici, ottenendo il terzo posto nel 2016-2017,[68] e l'anno successivo laureandosi nuovamente campione d'inverno,[69] ma anche stavolta la vittoria del titolo andò nuovamente ai bianconeri;[70] al Napoli non bastò totalizzare 91 punti, quota record per una squadra arrivata seconda.[71] Nel 2020, con Gennaro Gattuso in panchina, gli azzurri conquistarono la sesta Coppa Italia della loro storia, superando la Juventus ai calci di rigore. La stagione successiva, complice una serie di giocatori indisponibili per infortuni e positività al COVID-19 tra dicembre e febbraio, si rivela essere molto complessa per la squadra di Gattuso, che termina quinta, con la Champions a solo un punto di distanza.
Cronistoria
Cronistoria della Società Sportiva Calcio Napoli[72] | |
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Colori e simboli
Colori
La tenuta di gioco del Napoli è composta da una maglia azzurra con numerazione bianca, pantaloncini bianchi e calzettoni azzurri. La tenuta da trasferta generalmente è composta da maglia bianca, pantaloncini bianchi o azzurri, calzerotti bianchi o azzurri.
Il 29 novembre 2020, in occasione della sfida casalinga di campionato contro la Roma, la squadra scende in campo con una speciale quarta divisa a strisce bianco-azzurre, simile a quella della nazionale argentina,[77] per commemorare il rapporto dell'ex capitano azzurro Diego Armando Maradona con la città di Napoli e con i tifosi.[78] Inizialmente era previsto che la divisa sarebbe stata presentata da remoto dallo stesso Maradona, ma, in seguito alla prematura scomparsa del campione argentino, avvenuta il 25 novembre, la divisa è stata utilizzata come gesto di commemorazione verso l'ex calciatore.[77]
Simboli ufficiali
Stemma
Lo stemma del Napoli è costituito da una corona circolare, la cui area esterna è di colore blu, bordata di blu scuro, mentre l'area interna è azzurra bordata di bianco. Al centro è inserita la lettera «N» di colore bianco. Il tutto è impreziosito da sfumature ed effetti di luce[79].
Inno
Il Napoli non ha un vero e proprio inno ufficiale, ma di solito in seguito ad una vittoria importante i sostenitori azzurri inneggiano le note de: 'O surdato 'nnammurato[80], una delle più celebri canzoni della musica napoletana.
Strutture
Stadio
Il primo campo da gioco utilizzato dal Napoli fu lo Stadio Militare dell'Arenaccia: voluto da Alberico Albricci, fu inaugurato nel 1923 e assegnato nel 1926 al neonato club partenopeo[9]. Nel 1929 il presidente Giorgio Ascarelli commissionò la costruzione di un nuovo stadio: inizialmente denominato Stadio Vesuvio, venne inaugurato il 23 febbraio 1930 con la partita tra azzurri e Juventus, terminata 2-2[15]. Poco tempo dopo Ascarelli venne a mancare e lo stadio gli fu intitolato a furor di popolo, ma in seguito le leggi razziali[81] imposero un ulteriore cambio di nome in Stadio Partenopeo[15]. Rinnovato e ampliato in occasione dei Mondiali 1934, l'impianto fu completamente raso al suolo dai bombardamenti alleati nel corso della seconda guerra mondiale.
Il club si trasferì quindi allo stadio Arturo Collana del Vomero, già provvisoriamente utilizzato ai tempi dei lavori di ristrutturazione del precedente impianto[82]. Rinominato per breve tempo Stadio della Liberazione nel dopoguerra, era tuttavia inadeguato alle esigenze del club: emblematica la situazione nella quale venne giocata Napoli-Juventus (4-3 il risultato finale) del 20 aprile 1958, con il pubblico assiepato a bordo campo[83].
Venne così progettato un nuovo impianto nel quartiere di Fuorigrotta, denominato stadio San Paolo per celebrare la tradizione secondo la quale San Paolo, in viaggio verso Roma, avrebbe attraccato in quest'area di Napoli[84]. Venne inaugurato il 6 dicembre 1959, in una partita contro la Juventus (2-1 per i partenopei)[82]. L'ex stadio San Paolo è stato ristrutturato in occasione delle Universiadi 2019. Dal 4 dicembre 2020 è intitolato all'ex capitano azzurro Diego Armando Maradona.
Centro di allenamento
Da luglio 2006 il campo di allenamento del Napoli e sede sociale è il centro sportivo di Castel Volturno, situato in provincia di Caserta. La struttura si estende su un’area di 2.800 metri quadrati e comprende 3 campi da calcio realizzati in erba naturale, un attrezzato laboratorio medico, uno spazio conferenze, una sala video e un salone per il merchandising.[85]
Società
Il Napoli è una società per azioni dal 25 giugno 1964, allorquando il proprietario dell'allora Associazione Calcio Napoli, Achille Lauro, coadiuvato da altri soci come Antonio Corcione, Luigi Scuotto e Roberto Fiore, costituì la Società Sportiva Calcio Napoli S.p.A. con capitale sociale di 120 milioni di lire.[86]
Il 99,8% delle azioni della società partenopea è controllato dalla Filmauro S.r.l., mentre il restante 0,2% appartiene ad Aurelio De Laurentiis, presidente del CdA.[87] Il capitale della controllante Filmauro, a sua volta, è intestato per il 90% alla fiduciaria Romafides del gruppo UniCredit (il cui compito istituzionale è quello di coprire il reale possessore, Aurelio De Laurentiis, e di offrire servizi di gestione per suo conto) e per il restante 10% a Jacqueline Baudit, moglie di De Laurentiis.[87]
- Sedi
Si riporta di seguito l'elenco delle sedi ufficiali utilizzate dalla Società Sportiva Calcio Napoli nel corso della sua storia[88].
- 1945 – Stadio del Vomero, (Napoli)
- 1966 – Via Massimo Stanzione, 14 (Napoli)
- 1967 – Via Chiatamone, 57 (Napoli)
- 1970 – Via Petrarca, 141 (Napoli)
- 1972 – Via Caravaggio, 112 (Napoli)
- 1973 – Via Crispi, 4 (palazzo ex Sacro Cuore) (Napoli)
- 1977 – Via Vicinale Paradiso, 70 (Centro Paradiso) Soccavo (Napoli)
- 1985 – Piazza dei Martiri, 30 (Napoli)
- 1991 – Via Vicinale Paradiso, 70 (Centro Paradiso) Soccavo (Napoli)
- 2004 – Centro tecnico di Castel Volturno, Castel Volturno (Caserta)
Organigramma societario
Dal sito web ufficiale del club.[89][90]
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Impegno nel sociale
Attraverso la partecipazione diretta dei propri tesserati, il club azzurro ha patrocinato iniziative a sostegno delle strutture ospedaliere cittadine,[91] oltre a iniziative di sensibilizzazione contro la violenza nello sport[92] e la povertà infantile.[93] Con l'appoggio all'associazione cittadina Scugnizzi, che opera nel penitenziario minorile di Nisida, il Napoli sostiene svariati progetti volti al reinserimento sociale dei giovani detenuti una volta scontata la loro pena[94].
Tramite raccolte di fondi sostenute direttamente e indirettamente dai propri tesserati, il Napoli ha fornito il proprio appoggio a istituzioni come la Robert F. Kennedy Foundation[95][96][97][98], Telethon[99], la Fondazione San Raffaele, la Fondazione Stefano Borgonovo e la Fondazione Massimo Leone Onlus[100].
Il club partenopeo si è inoltre impegnato con diverse iniziative a sostegno delle vittime del terremoto dell'Aquila del 2009, dalla devoluzione degli incassi delle partite[101] alla raccolta fondi per la costruzione di un centro polisportivo antisismico nel capoluogo abruzzese.[102]
Settore giovanile
Ebbe origine all'inizio degli anni venti, quando il Naples e l'Internazionale Napoli non si erano ancora fuse[103], su iniziativa del presidente dell'Internazionale Emilio Reale. Il primo prodotto del vivaio azzurro fu Attila Sallustro, allora undicenne[103].
Negli anni sessanta le giovanili al Torneo di Viareggio arrivarono al terzo posto nel 1968 e persero la finale nel 1969. In quel periodo si formò il mediano Antonio Juliano, divenuto in seguito il secondo giocatore con più presenze in maglia azzurra tra campionato e coppe (505) e altri due centrocampisti che collezioneranno oltre 150 presenze a testa con la maglia azzurra: Giovanni Improta e Vincenzo Montefusco.
Negli anni settanta il settore giovanile vinse il Torneo di Viareggio 1975[104] e il Campionato Primavera 1978-1979[105]. La rosa campione d'Italia Primavera, allenata da Mario Corso, comprendeva calciatori che debuttarono in prima squadra come Raffaele Di Fusco, Luigi Caffarelli, Costanzo Celestini, Raimondo Marino, Giuseppe Volpecina (i quali vinsero, con la prima squadra, lo scudetto del 1986-87) e Gaetano Musella.
Negli anni ottanta il vivaio arrivò terzo per due anni consecutivi nel Torneo di Viareggio nel 1980, 1981 e perse la finale nel 1984, ma fornì alla prima squadra il difensore Ciro Ferrara, il quale vinse tutti gli allori dell'epoca d'oro del club partenopeo, Giuseppe Taglialatela e Antonio Carannante.
Nell'epoca post-Maradona il Napoli visse un momento di profonda crisi e, di conseguenza, anche il settore giovanile venne trascurato; nonostante ciò, negli anni novanta la squadra arrivo seconda al torneo di Viareggio per due anni consecutivi nel 1990 e 1991 e quarta nel 1997. In Serie A debuttarono Fabio Cannavaro, futuro campione del mondo e Pallone d'oro nel 2006 e il fratello Paolo Cannavaro che dopo esser stato ceduto torna a Napoli nel 2006 diventando capitano e vincitore della Coppa Italia del 2011-2012. Inoltre ci fu l'affermazione nella Coppa Italia Primavera 1996-1997[106] e nel Campionato Allievi dello stesso anno. In questo periodo fu costruito il centro sportivo di Marianella, che avrebbe dovuto essere all'avanguardia a livello di formazioni giovanili[107], ma la struttura fu lasciata nel totale degrado fino alla sua chiusura[107].
Col fallimento del 2004, il settore giovanile fu smembrato, e venne ricostituito con l'avvento di Aurelio De Laurentiis, ottenendo al primo anno un titolo Berretti di Serie C[108]. Il lavoro dello staff diede ulteriori frutti portando alla vittoria del campionato Berretti di Serie A-B nel 2010-2011[109][110] e al ritorno di alcuni azzurrini nel giro delle nazionali giovanili[111]. Nel 2009 fa il suo esordio in prima squadra Lorenzo Insigne che, dopo due anni in prestito, ritorna a Napoli diventando poi anche capitano del team e vincitore di 2 Coppe Italia e 1 Supercoppa Italiana. Nel 2010 ci fu la partecipazione al Torneo di Viareggio dopo 7 anni di assenza[112]. Nella stagione 2013-2014 la primavera fa l'esordio nella prima edizione della UEFA Youth League, venendo eliminata agli ottavi dal Real Madrid.
Il Napoli nella cultura di massa
La partita di spareggio Napoli-Lazio del 23 giugno 1929, valida per l'ammissione al primo campionato di Serie A a girone unico, fu il primo incontro di campionato a essere trasmesso in una rudimentale "radiocronaca" (non si può parlare di radiocronaca vera e propria, in quanto quest'ultima venne introdotta in Italia solo qualche anno dopo)[113]; il quotidiano di Napoli Mezzogiorno sportivo aveva infatti inviato allo stadio di Milano (dove si disputò lo spareggio) un giornalista, che durante la partita telefonava alla redazione descrivendo le varie azioni di gioco; il contenuto della telefonata veniva poi trascritto dal giornalista Michele Buonanno che inviava i dispacci a un altro giornalista, Felice Scandone, che ne leggeva il contenuto da un balcone, informando così la folla in trepidante attesa dell'andamento dello spareggio[113]. La partita terminò 2-2 ed entrambe le squadre vennero ammesse al primo torneo di massima serie a girone unico.[114]
Nel video All Now Remix del gruppo rap The Movement, uno dei cantanti indossa la maglia numero 94 di Nathaniel Chalobah. Altri riferimenti si hanno nel film Quel ragazzo della curva B[115], in cui appaiono, nel ruolo di se stessi, i calciatori Andrea Carnevale, Giuseppe Bruscolotti e Bruno Giordano[115], nel film Tifosi[116], dove Nino D'Angelo interpreta un tifoso partenopeo[116], con la presenza nel ruolo di sé stesso di Diego Armando Maradona[116], nel film Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento[117], nel film biografico su Maradona, Maradona - La mano de Dios[118] e in Colpi di fortuna[119] prodotto da Aurelio De Laurentiis, e nel film Diego Maradona.
Presidenti e allenatori
Si riporta di seguito l'elenco dei presidenti, degli allenatori e dei direttori tecnici del Napoli dalla fondazione del club.[120][121]
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Calciatori
Tra i calciatori di rilievo che hanno giocato con la maglia del Napoli risultano Attila Sallustro,[136] che assieme a Marcello Mihalich fu il primo calciatore del Napoli a giocare in Nazionale, Antonio Vojak,[137] Enrico Colombari[138], Amedeo Amadei,[139] l'attaccante svedese Hasse Jeppson prelevato dall'Atalanta e acquistato da Achille Lauro nel 1952 in cambio di 105 milioni di lire,[140] il brasiliano Luís Vinício,[141] Bruno Pesaola,[142] i campioni d'Europa del 1968 Antonio Juliano[143] e Dino Zoff,[144] José Altafini[145] e Omar Sívori[146] (vincitori della Coppa delle Alpi 1966), Giuseppe Savoldi[147] (vincitore della Coppa Italia 1976) e il libero olandese Ruud Krol.[148]
Il 1984 vide la partenza di Krol e contestualmente l'arrivo del calciatore più importante della storia partenopea, Diego Armando Maradona[149] e universalmente riconosciuto come uno dei più talentuosi calciatori di tutti i tempi,[150][151] venne prelevato nell'estate di quell'anno dagli spagnoli del Barcellona per la cifra record di 15 miliardi di lire.[35] Maradona recitò un ruolo decisivo nelle vittorie del club azzurro, il cui palmarès è in buona parte riconducibile al suo periodo di militanza in maglia partenopea: divenne capitano della squadra e nel giro di sette stagioni condusse il club alla vittoria di due scudetti, una Coppa Italia, una Coppa UEFA e una Supercoppa italiana,[152] e una sorta di icona popolare per la città di Napoli, da lui lasciata nel 1991 a seguito di gravi vicissitudini personali.[43] È insieme a Edinson Cavani e a Gonzalo Higuaín l'unico calciatore del Napoli ad aver vinto la classifica cannonieri in Serie A (1987-1988, 15 reti). Nel 2000 il club partenopeo ritirò in suo onore la maglia numero dieci[153].
Maradona venne coadiuvato, nel corso dell'esperienza partenopea, da una serie di calciatori di notevole livello. Tra questi Ciro Ferrara,[154] Bruno Giordano e il brasiliano Careca, che insieme al trequartista argentino costituirono il celebre trio d'attacco Ma.Gi.Ca.
Nella storia recente, i calciatori di maggior rilievo sono stati l'uruguaiano Cavani, capocannoniere della A nel 2013 con 29 gol e vincitore della Coppa Italia 2012, e l'argentino Higuain, vincitore della Coppa Italia e della Supercoppa italiana nel 2014. Inoltre, l'argentino è stato capocannoniere della A nel 2016 con 36 marcature, battendo il record di reti segnate in un campionato a venti squadre, fino a quel momento appartenuto a Nordahl (35 reti nel 1949-50 con il Milan)[155]. Higuain fu ceduto alla Juventus a fine stagione per € 90 milioni[156], nell'operazione di mercato più ricca della storia del calcio italiano[157].
Maglie ritirate
Il Napoli, a partire dall'estate del 2000, ha ritirato la maglia numero dieci indossata da Diego Armando Maradona dal 1984 al 1991, come tributo alla sua classe e al grandissimo contributo offerto in sette stagioni con la casacca partenopea.[158]
Per motivi regolamentari, il numero è stato ristampato sulle maglie azzurre dal 2004 al 2006 quando la squadra militava in Serie C1, torneo per il quale è adottata ancora la numerazione tradizionale dall'1 all'11. L'ultimo calciatore che ha indossato e siglato un gol con questa maglia in una gara ufficiale è stato Mariano Bogliacino nella gara casalinga del 18 maggio 2006 contro lo Spezia, valevole per la finale di ritorno della Supercoppa di C1. Primato che gli appartiene anche per l'ultima apparizione in campionato, il 12 maggio 2006 nella gara in casa del Lanciano. Per quel che concerne esclusivamente il campionato, invece, va al calciatore argentino Sosa il primato di essere stato l'ultimo ad indossare la casacca numero dieci al San Paolo e contemporaneamente a segnare, nella gara contro il Frosinone del 30 aprile 2006.[159]
Capitani
Il primo capitano della squadra partenopea fu il brasiliano naturalizzato italiano Paulo Innocenti[160], la fascia è stata indossata da altri due oriundi, Attila Sallustro[136] e Bruno Pesaola[161]. A parte i due argentini Diego Armando Maradona[162], Roberto Ayala e lo slovacco Marek Hamšík, i restanti capitani sono tutti di nazionalità italiana.
Il periodo più lungo con la fascia di capitano della squadra azzurra è stato quello di Antonio Juliano[143], con dodici stagioni tra 1966 e 1978.
Al 2021, 27 calciatori hanno ricoperto tale ruolo ufficialmente.
Contributo alle Nazionali
Il Napoli e la Nazionale italiana
Al 10 Settembre 2021 sono 51 i calciatori del Napoli ad aver ricevuto la convocazione nella Nazionale maggiore italiana, 36 dei quali hanno effettivamente collezionato almeno una presenza[163]. Il recordman di presenze è Fernando De Napoli (49)[164] insieme a Lorenzo Insigne, quest'ultimo con dieci reti detiene anche il record di marcature in nazionale.
I primi calciatori azzurri a militare in Nazionale furono Marcello Mihalich e Attila Sallustro, che debuttarono il 1º dicembre 1929 contro il Portogallo. La partita terminò 6-1, con reti di Mihalic (che realizzò una doppietta, divenendo anche il primo azzurro a segnare in Nazionale) e di Sallustro. Negli anni trenta fecero il loro esordio anche Antonio Vojak e Pietro Ferraris. Il portiere Giuseppe Cavanna fu convocato per il Mondiale 1934 e si laureò campione del mondo, senza però mai esordire con la nazionale[165].
Bruno Pesaola in Nazionale collezionò l'unico gettone di presenza, come oriundo[142], il 26 maggio 1957[166].
Negli anni sessanta approdarono in azzurro Antonio Juliano e Dino Zoff[144], che conquistarono il titolo europeo nel 1968 e il secondo posto nel Mondiale 1970. Juliano partecipò anche ai mondiali del 1966 e del 1974. In quegli anni fecero il loro esordio anche Stelio Nardin e Ottavio Bianchi.
Negli anni settanta fecero il loro esordio Andrea Orlandini e Salvatore Esposito.
Mauro Bellugi partecipò all'Europeo del 1980[167].
Nella seconda metà degli anni ottanta, inizio anni novanta, il Napoli ebbe un buon numero di convocati, tra i quali: Fernando De Napoli, Salvatore Bagni[168], Ciro Ferrara[169], Massimo Crippa[170], Andrea Carnevale[171], Giovanni Francini[172], Luca Fusi, Gianfranco Zola e Bruno Giordano. Furono convocati in quel periodo, senza però mai esordire, Giuliano Giuliani, Alessandro Renica e Francesco Romano. Salvatore Bagni partecipò al mondiale del 1986, Fernando De Napoli, Ciro Ferrara, Giovanni Francini e Francesco Romano parteciparono all'Europeo del 1988, Fernando De Napoli, Ciro Ferrara e Andrea Carnevale parteciparono al mondiale del 1990.
Nel suo periodo in azzurro Christian Maggio fece il suo esordio contro la Grecia il 19 novembre 2008[173]. Al mondiale del 2010 furono convocati tre giocatori del Napoli contemporaneamente Christian Maggio, Morgan De Sanctis e Fabio Quagliarella.[174] Proprio quest'ultimo il 24 giugno 2010 divenne il primo calciatore del Napoli a segnare con la nazionale italiana in un mondiale, realizzando un gol nella sconfitta per 3-2 contro la Slovacchia.[175]. Christian Maggio e Morgan De Sanctis saranno convocati anche per l'Europeo del 2012.
Nel 2012 esordisce in nazionale Lorenzo Insigne, prodotto del vivaio azzurro, fu convocato al mondiale del 2014 e per l'europeo del 2016. Il 4 giugno 2018 scende in campo per la prima volta con la fascia da capitano, nella partita amichevole pareggiata 1-1 contro i Paesi Bassi a Torino, diventando così il primo giocatore a indossare la fascia di capitano della nazionale durante la militanza nel club partenopeo.[176][177]
Il 24 marzo 2016 fa il suo esordio con la nazionale italiana un altro oriundo Jorginho. Nel 2019 fanno il loro esordio Alex Meret e Giovanni Di Lorenzo, questi ultimi due verranno successivamente convocati insieme a Lorenzo Insigne per il vittorioso europeo del 2020.
Palmarès
Competizioni nazionali
- Coppa Italia: 6
Competizioni interregionali
- Serie C1: 1
- 2005-2006 (girone B)
Competizioni internazionali
- Coppa UEFA: 1
Competizioni giovanili
- Primavera
- Berretti
- 2004-2005
- Allievi
- 1983-1984, 1987-1988, 1989-1990, 1996-1997
- Giovanissimi
- 2004-2005
Onorificenze
Statistiche e record
Partecipazioni ai campionati
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|---|
1º | Divisione Nazionale | 4 | 1926-1927 | 1945-1946 | 80 |
Serie A | 76 | 1929-1930 | 2021-2022 | ||
2º | Serie B | 12 | 1942-1943 | 2006-2007 | 12 |
3º | Serie C1 | 2 | 2004-2005 | 2005-2006 | 2 |
In 93 stagioni sportive a partire dalla fondazione della società nel 1926, compresi 4 tornei di Divisione Nazionale (A).
- Serie A
Il Napoli ha partecipato a 80 campionati di massima serie, 76 dei quali di Serie A a girone unico. In tali stagioni è salito 20 volte sul podio:[72]
- 2 primi posti (1986-1987 e 1989-1990)
- 8 secondi posti (1967-1968, 1974-1975, 1987-1988, 1988-1989, 2012-2013, 2015-2016, 2017-2018, 2018-2019)
- 10 terzi posti (1932-1933,[179] 1933-1934, 1965-1966, 1970-1971, 1973-1974, 1980-1981, 1985-1986, 2010-2011, 2013-2014, 2016-2017)
- Serie B
Il Napoli ha partecipato a 12 campionati di Serie B ottenendo 5 promozioni:[72]
- 1 per vittoria del campionato (1949-1950)
- 4 per piazzamento utile (1961-1962, 1964-1965, 1999-2000, 2006-2007)
- Serie C
Il Napoli ha partecipato a 2 campionati di Serie C1 ottenendo 1 promozione:
- 1 per vittoria del girone B (2005-2006)
- Coppa Italia
Il Napoli ha partecipato a 70 edizioni della Coppa Italia. È arrivato in finale in 10 occasioni:
- 6 finali vinte (1961-1962, 1975-1976, 1986-1987, 2011-2012, 2013-2014, 2019-2020)
- 4 finali perse (1971-1972, 1977-1978, 1988-1989, 1996-1997)
- Coppa Italia Serie C
Il Napoli ha partecipato ad una edizione della Coppa Italia Serie C nel 2005-2006 non ottenendo nessuna vittoria e nessuna finale.
- Supercoppa Italiana
Il Napoli ha partecipato a 4 edizioni della Supercoppa italiana:
- Supercoppa Italiana Serie C1
Il Napoli ha partecipato ad una edizione della Supercoppa di Serie C1 nel 2006 ottenendo una finale.
- 1 finale persa (2006)
Statistiche di squadra
Il Napoli esordì in massima serie (allora denominata Divisione Nazionale) il 3 ottobre 1926[1]. Quella corrente è dunque la sua 92ª stagione sportiva, nelle quali si è piazzata sul podio nel 21,4% dei casi.
La vittoria in campionato con il maggior scarto fu un 8-1 contro la Pro Patria nella Serie A 1955-1956[72], invece la sconfitta con il maggior scarto fu uno 0-11 subìto dal Torino nel campionato federale 1927-1928[72].
Il Napoli e il Vado sono le uniche squadre che hanno vinto la Coppa Italia non militando in massima serie (1961-1962); sempre per quanto riguarda la Coppa Italia, il Napoli detiene il record di vittorie consecutive (20) e, insieme alla Fiorentina e alla Juventus, è l'unica squadra ad aver vinto la Coppa Italia vincendo tutte le partite (13 su 13; accadde nella stagione 1986-1987). È anche:
- l'unico club ad aver vinto in ogni categoria professionistica in serie A, in serie B e in serie C più il campionato riservato alle squadre del centro-sud;
- finora l'unica squadra ad avere disputato sia la Supercoppa italiana maggiore sia quella minore di Lega Pro.
Infine condivide con Torino (1942-1943), Juventus (1959-1960, 1994-1995, 2014-2015, 2015-2016, 2016-2017 e 2017-2018), Lazio (1999-2000) e Inter (2009-2010) il primato di aver vinto sul campo, nella stessa stagione, Scudetto e Coppa Italia (1986-1987)[39][180][181].
Il Napoli vanta inoltre, in coabitazione con Bologna (1931-1932) e Juventus (1932-1933), il record dei punti (33 su 34) ottenuti nelle gare interne in un campionato a 18 squadre con 2 punti per vittoria (16 vittorie e 1 pareggio in 17 partite), realizzato nel torneo 1989-1990[182]. L'unica squadra che riuscì a ottenere punti al San Paolo in quella stagione fu la Sampdoria, che pareggiò 1-1[183]; l'altro record riguarda le marcature in trasferta (53 reti) stabilito nella stagione (2016-17).
Sempre nella stagione 2016-2017, il Napoli ha vinto tutti gli scontri diretti fuori casa contro le squadre di Milano e Roma (1-2 contro il Milan, 1-2 con la Roma, 0-3 con la Lazio e 0-1 con l'Inter), impresa riuscita solo al Grande Torino, e in più l’anno successivo ha conseguito il record di vittorie consecutive nei campionati nazionali, con una striscia di 13 successi in Serie A nella stagione 2017-18 (le ultime cinque della stagione precedente e poi le prime otto della nuova stagione), superando il precedente record di qualche anno prima.[184][185].
Statistiche individuali
Il giocatore con più presenze nella storia del Napoli è Marek Hamšík con 520 partite giocate, di cui 408 presenze in Serie A (anch'esso un primato).
Invece il giocatore con più reti nella storia del Napoli è Dries Mertens con 135 reti realizzate.
Il record di gol in campionato (comprendendo anche i tornei di Divisione Nazionale) appartiene ad Attila Sallustro con 106 reti, mentre i massimi cannonieri in Serie A sono Antonio Vojak e Dries Mertens con 102 reti. Il record di gol in un singolo torneo appartiene a Gonzalo Higuaín, con 36 reti realizzate nella stagione 2015-2016 (record per la Serie A).[186] Il record di gol in una singola partita di campionato appartiene ad Attila Sallustro che siglò cinque reti il 12 maggio 1929 nella gara in casa contro la Reggiana, valevole per il campionato di Divisione Nazionale 1928-1929,[187] Invece in serie A il record è di quattro reti diviso tra Hasse Jeppson in Napoli-Atalanta 6-3 il 27 settembre 1953 nella Serie A 1953-1954,[188] Luís Vinício in Napoli-Palermo 4-1 il 9 giugno 1957 nella Serie A 1956-1957[189], Giuseppe Savoldi in Napoli-Foggia 5-0 il 18 dicembre 1977 nella Serie A 1977-1978 e Dries Mertens in Napoli-Torino 5-3 il 18 dicembre 2016 nella Serie A 2016-2017.[190]
Nelle coppe nazionali, il giocatore più presente è Giuseppe Bruscolotti con 96 partite giocate, mentre Diego Armando Maradona siglò il maggior numero di reti, 29.[191] Il record di gol in un singolo torneo appartiene a Giuseppe Savoldi, con 12 reti realizzate nella Coppa Italia 1977-1978, in cui realizzò anche il record di gol in una singola partita nelle coppe nazionali il 4 maggio 1978 con una quaterna in un Napoli-Juventus 5-0.[192]
Per quanto concerne le competizioni europee (comprendendo anche i tornei non organizzati dall'UEFA), il record di presenze appartiene a Marek Hamšík con 80 apparizioni,[193] mentre il primato di reti compete a Dries Mertens con 27 gol.[194] Il record di gol in una singola partita ufficiale per le gare europee appartiene a Daniel Fonseca, che siglò cinque reti il 16 settembre 1992 nella gara in trasferta contro gli spagnoli del Valencia, valevole per l'andata dei trentaduesimi di finale di Coppa UEFA, unico caso di cinquina esterna realizzata nelle coppe europee da un calciatore in una squadra italiana.[195]
Tifoseria
Storia
Le origini del tifo organizzato a Napoli risalgono agli anni sessanta.[196] Il Napoli è al 2016 la quarta squadra italiana per numero di tifosi[197] con circa 4,6 milioni. A livello internazionale si stima un seguito di circa 35 milioni di tifosi nel mondo e 120 milioni di simpatizzanti[198].
Il tifoso medio del Napoli non appartiene a una classe specifica: secondo il giornalista Mimmo Carratelli, il tifo azzurro «confonde e compatta genti diversissime, i napoletani dei quartieri-bene e quelli dei rioni popolari. Il Napoli è "la squadra di tutti" [...] .»[199].
Quello che accomuna tutti è comunque la passione per la squadra: il tifo raggiunge picchi tali, che in alcune occasioni l'urlo dei tifosi al gol è stato registrato come terremoto dai sismografi dell'Università degli Studi di Napoli Federico II[200].
Gemellaggi e rivalità
Il gemellaggio tra i supporters del Napoli e quelli del Genoa era uno dei più antichi che il calcio italiano poteva vantare. Ebbe inizio il 16 maggio 1982 in seguito al pareggio per 2-2 a Napoli tra le due squadre, nell'ultima giornata della Serie A 1981-1982,[201] che portò alla salvezza del Genoa a scapito del Milan; il rapporto si consolidò nella Serie B 2006-2007 quando, con il pareggio per 0-0 a Genova, entrambe le squadre ottennero la promozione in Serie A[58]. Lo storico gemellaggio tra le due tifoserie è stato anche omaggiato e sostenuto da iniziative commerciali[202], infatti è terminato dopo la partita Napoli-Genoa del 9 aprile 2019 con un comunicato degli ultras partenopei. Esistono gemellaggi anche con le tifoserie di Catania, Palermo[203] (seppur con questi ultimi sussista poi in campo uno storico dualismo sportivo), Juve Stabia, Ancona e Casertana; all'estero ci sono legami con le curve di Borussia Dortmund[204], Celtic[205] e Paris Saint-Germain[206], Stella Rossa.
Rapporti di amicizia con le tifoserie di Benevento, Sora, Barcellona, Tottenham, FCU Craiova e Lokomotiv Plovdiv.
In senso opposto, i tifosi azzurri hanno cattivi rapporti soprattutto con le squadre del Nord[207], in particolare con Verona, L.R. Vicenza,[208][209][210] Atalanta[211] e, per via del succitato gemellaggio tra campani e genoani, Sampdoria[212]. Da parte napoletana, storico è il livore verso la Juventus, la squadra che contende agli azzurri il primato delle simpatie tra i sostenitori calcistici nel Sud Italia, dovuta anche a motivi storici correlati con la città[213], la quale vide nella Vecchia Signora l'espressione sportiva del Piemonte sabaudo[214].
Il Napoli non disputa ufficialmente derby, ma è ugualmente protagonista di tre particolari sfide assimilabili a stracittadine: il derby del Sole, ufficiosamente chiamato anche derby del Sud, giocato contro la Roma, e all'apice della popolarità negli anni 1970 e 1980[215]; il derby delle Due Sicilie, chiamato anch'esso colloquialmente derby del Sud, giocato con i siciliani del Palermo e all'apice della popolarità tra gli anni 2000 e 2010[216][217]; e infine il derby Napoli-Salernitana, giocato con i corregionali della Salernitana. Rilevante anche la rivalità campana in essere negli anni 1980 con l'Avellino[218].
Organico
Rosa 2021-2022
Rosa e numerazione aggiornate al 31 agosto 2021.[219]
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Staff tecnico
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Note
- ^ a b c d Pacileo, Gargano, pag. 14.
- ^ Nicolini, pag. 28.
- ^ Angelo Forgione, Napoli azzurro in onore alla storia della città, su il Blog di ANGELO FORGIONE, 3 maggio 2011. URL consultato il 1º agosto 2017 (archiviato il 2 agosto 2017).
- ^ Il palmarès del Napoli, su sscnapoli.it. URL consultato il 12 luglio 2010 (archiviato il 2 aprile 2013).
- ^ Dato aggiornato al 2021-2022 e comprendente anche i tornei non a girone unico.
- ^ a b Renna, p. 39, il quale, citando un articolo de Il Mezzogiorno del 26-27 agosto 1926, dimostra che l'assemblea che decise il cambiamento di denominazione da Internaples a Napoli avvenne il 25 agosto, e non nella data tradizionale (ma erronea) del 1º agosto, sostenuta tra gli altri da Tramontano, p. 8.
- ^ Dal Naples Football Club all'Internaples, su sscnapoli.it. URL consultato il 14 maggio 2011 (archiviato il 3 aprile 2013).
- ^ a b Nicolini, pag. 24.
- ^ a b Pacileo, Gargano, pag. 15.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 16.
- ^ Garbutt fu il primo allenatore di calcio a venire chiamato mister, vedi Le recensioni – “Mister William Thomas Garbutt”, su panoramatirreno.it, Panorama Tirreno. URL consultato il 19 febbraio 2010 (archiviato il 23 ottobre 2007).
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 18.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 21.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 25.
- ^ a b c Pacileo, Gargano, pag. 26.
- ^ Dall'Associazione Calcio Napoli alla prima Coppa Italia, su sscnapoli.it. URL consultato il 14 maggio 2011 (archiviato il 5 aprile 2013).
- ^ Nicolini, pag. 67.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 29.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 32.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 35.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 50.
- ^ Caremani, pag. 19.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 64.
- ^ Caremani, pag. 24.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 75.
- ^ Dalla Coppa delle Alpi a Corrado Ferlaino, su sscnapoli.it. URL consultato il 14 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ Nicolini, pag. 182.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 76.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 81.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 84.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 89.
- ^ a b Pacileo, Gargano, pag. 92-94.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 99.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 103.
- ^ a b Ferlaino: "15 miliardi spesi bene", su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 3 luglio 1984. URL consultato il 3 febbraio 2010 (archiviato il 25 settembre 2013).
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 113.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 117.
- ^ Napoli ha vinto, e scusate il ritardo, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 12 maggio 1987. URL consultato il 3 febbraio 2010 (archiviato il 18 marzo 2012).
- ^ a b Pacileo, Gargano, pag. 118.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 124.
- ^ Bianchi, fuga con lacrime, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 18 maggio 1989. URL consultato il 3 febbraio 2010 (archiviato il 21 settembre 2013).
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 126.
- ^ a b Pacileo, Gargano, pag. 129.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 131.
- ^ a b Pacileo, Gargano, pag. 133.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 134.
- ^ Pacileo, Gargano, pag. 135.
- ^ Arrivederci Napoli, restano solo i ricordi, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 12 aprile 1998. URL consultato il 5 febbraio 2010 (archiviato il 25 settembre 2013).
- ^ La città è impazzita come per lo scudetto, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 5 giugno 2000. URL consultato il 5 febbraio 2010 (archiviato il 25 settembre 2013).
- ^ Napoli, rabbia e serie B, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 18 giugno 2001. URL consultato il 5 febbraio 2010 (archiviato il 25 settembre 2013).
- ^ Napoli, Corbelli presidente, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 7 luglio 2000. URL consultato il 5 febbraio 2010 (archiviato il 5 aprile 2012).
- ^ Naldi, presidente tifoso 'Farò un grande Napoli', su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 22 giugno 2002. URL consultato il 5 febbraio 2010 (archiviato il 25 settembre 2013).
- ^ Una città tra dolore e speranze "In qualche modo ripartiremo", su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 3 agosto 2004. URL consultato il 3 febbraio 2010 (archiviato il 25 settembre 2013).
- ^ Il Napoli è di De Laurentiis "E ora una grande squadra", su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 5 settembre 2004. URL consultato il 3 febbraio 2010 (archiviato il 10 gennaio 2010).
- ^ Ore 19: vince De Laurentiis, nasce il nuovo Napoli Soccer, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 7 settembre 2004. URL consultato il 3 febbraio 2010 (archiviato il 25 settembre 2013).
- ^ Reja: 'Se non avessi vinto stavolta avrei dato il mio addio al calcio', su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 18 aprile 2006. URL consultato il 3 febbraio 2010 (archiviato il 25 settembre 2013).
- ^ De Laurentiis: 'Pronto a entrare in Lega', su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 24 maggio 2006. URL consultato il 3 febbraio 2010 (archiviato il 16 gennaio 2012).
- ^ a b Il ritorno di Genova e Napoli una grande festa per la A, su ricerca.repubblica.it, repubblica.it, 11 giugno 2007. URL consultato il 3 febbraio 2010 (archiviato il 15 gennaio 2012).
- ^ Napoli, Mazzarri è ufficiale "Decisione indispensabile", su gazzetta.it, 6 ottobre 2009 (archiviato il 22 gennaio 2016).
- ^ Napoli impazzisce di gioia: terzo posto e Champions!, su corrieredellosport.it, 15 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2013).
- ^ Coppa Italia al Napoli Primo k.o. della Juve, su gazzetta.it, 20 maggio 2012. URL consultato il 31 dicembre 2012 (archiviato il 23 maggio 2012).
- ^ Benitez è il nuovo allenatore del Napoli, su sscnapoli.it, 27 maggio 2013. URL consultato il 4 giugno 2014 (archiviato il 1º luglio 2017).
- ^ Finale Coppa Italia, Fiorentina-Napoli 1-3. Doppio Insigne, gol di Vargas e Mertens, su gazzetta.it, 3 maggio 2014 (archiviato il 4 maggio 2014).
- ^ Tabellino Juventus-Napoli, su gazzetta.it. URL consultato il 22 dicembre 2014 (archiviato il 22 dicembre 2014).
- ^ Maurizio Sarri nuovo allenatore del Napoli, su sscnapoli.it. URL consultato il 5 dicembre 2019 (archiviato il 5 dicembre 2019).
- ^ Serie A, il Napoli è campione d'inverno dopo oltre 26 anni d'attesa, su corrieredellosport.it. URL consultato il 5 dicembre 2019 (archiviato il 21 dicembre 2016).
- ^ Napoli-Frosinone 4-0: Higuain riscrive la storia, azzurri in Champions, su repubblica.it, 14 maggio 2016. URL consultato il 5 dicembre 2019 (archiviato il 5 dicembre 2019).
- ^ Sampdoria-Napoli 2-4: agli azzurri la vittoria non basta, restano al terzo posto, su repubblica.it, 28 maggio 2017. URL consultato il 5 dicembre 2019 (archiviato il 5 dicembre 2019).
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- Almanacco illustrato del Calcio 2014, Panini Edizioni, 2014.
Voci correlate
- Stadio Diego Armando Maradona
- Società calcistiche più ricche del mondo secondo Forbes
- Deloitte Football Money League
- European Club Association
- Calcio in Italia
- Sport in Campania
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- (IT, EN, ES, ZH) Sito ufficiale, su sscnapoli.it.
- SSCNapoli (canale), su YouTube.
- (EN) SSC Napoli, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Società Sportiva Calcio Napoli, su LegaSerieA.it, Lega Nazionale Professionisti Serie A.
- (DE, EN, IT) Società Sportiva Calcio Napoli, su Transfermarkt, Transfermarkt GmbH & Co. KG.
- Società Sportiva Calcio Napoli, su int.soccerway.com, Perform Group.
- Società Sportiva Calcio Napoli, su smr.worldfootball.net, HEIM:SPIEL Medien GmbH.
- (EN, RU) Società Sportiva Calcio Napoli, su eu-football.info.
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