La Prima Divisione 1923-1924 è stata la 24ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio, disputata tra il 7 ottobre 1923 e il 7 settembre 1924 e conclusa con la vittoria del Genoa, al suo nono e fino a oggi ultimo titolo.
Dopo una serie di annate tormentate, il campionato italiano trovò nel 1923 la sua definitiva razionalizzazione secondo il format previsto nel Progetto Pozzo, elaborato due anni prima. Il torneo si fondò finalmente su due soli gironi composti dalle migliori società italiane, su un regolare meccanismo di sali-scendi con la Seconda Divisione e una lineare serie di finali per l'assegnazione del titolo. Per sancire la pace ritrovata, la Federazione ideò lo scudetto, un simbolo da assegnare, alla fine della stagione, ai campioni d'Italia in carica. L'introduzione di tale fregio aveva anche un secondo fine: con la simbologia ufficiale del triangolino di stoffa, che sarebbe poi diventato per tutti i tifosi il simbolo palpabile del primato nazionale, da quel momento in poi nessuna associazione rivale, come fu al tempo la CCI, avrebbe potuto conferire valore a un titolo alternativo a quello federale.
Il campionato della Lega Nord era strutturato su due gironi interregionali da 12 squadre ciascuno, di cui la prima classificata accede alla finale, mentre l'ultima viene retrocessa e la penultima spareggia per la salvezza contro formazioni cadette. Le due finaliste si sfidano in andata e ritorno, e la vincitrice ratifica il titolo in una finalissima, anch'essa a doppio turno, contro il campione della Lega Sud.
Il torneo meridionale si organizzava in prima istanza sui campionati regionali di Lazio, Campania, Puglia e Sicilia. Alla fase nazionale accedevano i campioni regionali, le seconde classificate dei tornei laziale, campano e pugliese, e l'Anconitana unica iscritta nelle Marche. Le semifinali della Lega Sud erano dunque strutturate su due gironi da quattro squadre, le cui vincitrici si affrontavano in finale per il titolo meridionale.
Come ormai consuetudine, anche l'inizio della nuova stagione vide nel Genoa, squadra leader del calcio italiano dei primordi e campione in carica, la formazione più quotata. I rossoblù partirono forte, rifilando sei reti al Casale, ma alla sesta giornata incapparono, complice l'infortunio di Edoardo Catto nel primo tempo, nella prima sconfitta dopo trentatré giornate consecutive d'imbattibilità, record che sarebbe rimasto inviolato per 69 anni. I grifoni si ripresero subito, ma a dar loro filo da torcere fu la Juventus: il 24 luglio 1923 Edoardo Agnelli era divenuto presidente della società bianconera e aveva dato subito il via a un'aggressiva campagna di rafforzamento condotta a suon di migliaia di lire (sebbene gli statuti federali ancora vietassero il professionismo, la pratica di retribuire gli atleti sottobanco era molto diffusa). I torinesi s'imposero nello scontro diretto del 2 dicembre, a Torino, portandosi ad un solo punto di distacco; al termine del girone d'andata, bianconeri e genoani risultavano in vetta a quota 16 punti, staccando di due lunghezze Alessandria e Livorno: i lusinghieri risultati della Juventus, tuttavia, furono poco tempo dopo annullati dalla giustizia sportiva.
A compromettere la corsa allo scudetto del sodalizio di Agnelli fu, infatti, il controverso tesseramento del terzino bianconero Virginio Rosetta, precedentemente in forza alla Pro Vercelli. A inizio stagione, Rosetta e il suo compagno di squadra Gustavo Gay inviarono una lettera di dimissioni a Luigi Bozino, presidente del club vercellese: la missiva fu accettata, e Gay e Rosetta vennero messi fuori squadra; il primo decise di trasferirsi al Milan, il secondo alla Juventus. Il 24 ottobre la Lega Nord, retta dal dirigente rossonero Ulisse Baruffini, approvò il passaggio di Gay al Milan; tuttavia, quando il 7 novembre 1923 Rosetta chiese di essere messo in lista di trasferimento, Baruffini rimandò ogni decisione al Consiglio di Lega del 1º dicembre. Rosetta, allora, sporse reclamo alla FIGC, che il 24 novembre 1923 lo accolse, stabilendo che tutti i giocatori le cui dimissioni erano state accettate dalla società di appartenenza erano inseriti automaticamente nelle liste.[1] I bianconeri, forti della delibera della Federazione, schierarono in campo Rosetta dal 25 novembre contro il Modena, il Genoa e il Padova, vincendo tutti e tre gli incontri; i tre club battuti fecero ricorso per la posizione irregolare di Rosetta e la Lega Nord diede loro ragione, assegnando d'ufficio a ciascuna squadra la vittoria per 2-0. Contestualmente, il vicepresidente bianconero Craveri sporse reclamo per le sconfitte a tavolino al Consiglio Federale, il quale il 15 dicembre diede ragione alla Juventus, restituendole i tre successi nelle suddette partite.[2]
Il braccio di ferro tra FIGC e Lega Nord continuò per quasi due mesi, allarmando il CONI, retto dal gerarca fascista Aldo Finzi, che decise di intervenire per scongiurare un nuovo scisma dopo quello del 1921 e per evitare che il rendimento della nazionale alle imminenti Olimpiadi ne risultasse compromesso: il CONI emanò dunque un ordine del giorno in cui si pronunciava favorevole alle posizioni della Lega Nord. Il caso si chiuse all'assemblea generale del 9 febbraio 1924 allorquando le società federate, dando ragione alla Lega Nord, sfiduciarono il consiglio federale e lo costrinsero a dimettersi. La Federazione venne quindi commissariata e stabilì il 17 febbraio che Rosetta andava considerato ancora un giocatore della Pro Vercelli e che, essendogli stata revocata la tessera di calciatore, non poteva più giocare per il resto della stagione; la stessa FIGC assegnò la sconfitta a tavolino alla Juventus nelle tre partite vinte sul campo contro Modena, Genoa e Padova, graziando però i bianconeri per le quattro partite successive in cui fu schierato Rosetta, perché avvenute dopo la sentenza del 15 dicembre (le avversarie della Juventus non avevano sporto ricorso, in questo caso) e in ragione della buona fede del club di Agnelli.[3] A fine stagione, i torinesi pagarono 50 000 lire alla Pro Vercelli e Rosetta passò definitivamente ai bianconeri.[4]
Il risultato dell'affaire Rosetta fu che la Juventus si ritrovò tagliata fuori dalla corsa al titolo. Alla vigilia della sentenza conclusiva, alla quindicesima giornata (giocata il 10 febbraio 1924), bianconeri e genoani erano appaiati in vetta a quota 21 punti, staccando di due lunghezze il Livorno. La sconfitta a Novara nella giornata successiva, unita alla sentenza, fece scivolare la Juventus al settimo posto in graduatoria, a dieci punti dalla vetta. Nonostante un calo nel finale, il Genoa riuscì a gestire l'ampio distacco su Padova, Inter e Livorno e a qualificarsi alla finale. Tuttavia, a rimarcare l'importanza del Caso Rosetta sulle sorti del campionato, nella ipotetica classifica finale compilata senza tenere conto della sentenza del 17 febbraio i bianconeri risulterebbero in vetta al girone con un punto di vantaggio sul Grifone, sebbene non sia da escludere che la sentenza possa aver condizionato il rendimento di entrambe le compagini (con il Genoa ormai sicuro del primo posto e la Juventus a metà classifica senza più obiettivi che potrebbero aver perso punti perché demotivate) e dunque non si possa avere la certezza assoluta su quale delle due compagini avrebbe vinto il girone.
L'altro raggruppamento visse invece un testa a testa fra il Bologna, il Torino e la Pro Vercelli. Il primo a balzare in vetta fu il Torino, mentre i felsinei ebbero un inizio altalenante (5 punti nelle prime cinque giornate), ma tre sconfitte consecutive dei granata tra settima e nona giornata permisero ai leoni bianchi di Vercelli di chiudere in vetta il girone d'andata con una lunghezza di vantaggio su Torino e Pisa e tre su Bologna, Legnano e Andrea Doria. Alla quattordicesima giornata, tuttavia, la Pro Vercelli perse sul campo del Verona subendo il sorpasso in vetta del Torino (che tuttavia aveva disputato una partita in più). I vercellesi ebbero a questo punto un calo e, a causa di tre pareggi nelle successive quattro partite, si fecero scavalcare anche dal Bologna proprio alla vigilia dello scontro diretto. Alla terzultima giornata i felsinei compirono l'impresa di espugnare il campo della Pro Vercelli (inviolato in partite di campionato dal 1915) allontanando i bianchi leoni a tre punti quando mancavano solo due giornate dalla fine. Nella giornata successiva, mentre i bianchi leoni rimediarono un'altra sconfitta abdicando da ogni velleità di rimonta, il Bologna, vittorioso sul campo dell'Andrea Doria, sorpassò in vetta il Torino, sconfitto tra le polemiche per 1-0 sul campo dello Spezia in zona retrocessione in una partita che subì numerose interruzioni di gioco per il comportamento antisportivo del pubblico di casa. All'ultima giornata il Torino vinse lo scontro diretto a Bologna ma furono comunque i felsinei a chiudere in vetta per un punto battendo nel recupero il Verona, raggiungendo così la loro seconda finale, dopo quella persa nel 1920-21 contro la Pro Vercelli.
Il Torino fece, allora, reclamo per ottenere il successo a tavolino nel match contro lo Spezia per le intemperanze della tifoseria avversaria, e conseguentemente il primo posto nel girone a spese del Bologna: la Presidenza Federale, comunque, respinse il 17 maggio la richiesta dei piemontesi, confermando i risultati del campo.[5][6] Alcune testimonianze filotoriniste, invece, sostengono che a fine giugno, dopo la Finale Nord, la Federazione avrebbe accolto un ulteriore ricorso del Torino attribuendogli d'ufficio la vittoria per la partita spezzina, senza però annullare la già disputata finale settentrionale. Questa versione dei fatti, tuttavia, non trova alcun riscontro nelle fonti documentali dell'epoca.[7][8]
In zona retrocessione, oltre ai bolognesi della Virtus, finì la Novese: i biancoazzurri conclusero così la brevissima parabola che li aveva portati, due anni prima, alla vittoria del titolo, sebbene nel contesto della tribolata scissione di quella stagione. Complice il blocco delle promozioni nella precedente annata, le società di Seconda Divisione erano inoltre riuscite a strappare, insieme all'ordinaria ascesa delle due migliori classificate fra di esse, la possibilità di giocare una sorta di spareggio tra altre due società della cadetterìa e le penultime classificate dei due gironi del massimo campionato. Novara e Spezia non ebbero comunque alcuna difficoltà a gestire avversari nettamente inferiori; l'unico dato statistico curioso da ricordare è che gli spezzini riuscirono, per il terzo anno consecutivo, a salvarsi dalla retrocessione ricorrendo a uno spareggio, dimostrando indubbiamente di possedere una grande saldezza di nervi, oltre che un discreto pizzico di buona sorte.
Le due squadre rossoblù si trovarono di fronte per la finale di Lega Nord il 15 giugno 1924, dopo una pausa durata tutto maggio per la partecipazione della Nazionale alle olimpiadi di Parigi 1924, sul campo del Genoa di via del Piano a Marassi. La partita fu assai tesa, dentro e fuori dal terreno di gioco; sugli spalti scoppiarono diverse risse fra gli spettatori,[9] mentre il campo venne invaso da alcuni tifosi: uno di questi, l'ex giocatore genoano e allenatore in carica della Cremonese, Giovanni Battista Traverso, dopo un diverbio con il giocatore del Bologna Giuseppe Della Valle, lo colpì con un pugno.[10][11] La partita si risolse a favore dei padroni di casa solamente nel finale, grazie ad un gol di Neri, nonostante una netta supremazia di gioco da parte del Bologna.[12] Il Bologna in seguito sporse reclamo contro l'omologazione del risultato, che però venne respinto dal direttorio della Lega Nord in data 22 giugno; il Genoa venne multato di mille lire per l'invasione di campo, mentre l'allenatore Traverso venne squalificato per quattro mesi.[13]
Il ritorno si svolse in Emilia una settimana dopo, sul campo dello Sterlino colpito da un'inarrestabile pioggia. Il Bologna, come accadde nella partita di andata, mantenne il netto predominio della partita, ma il Genoa rispose prontamente sul campo nella prima frazione di gioco, con un gol in contropiede di Santamaria; il parziale inviperì il pubblico bolognese.[14] Nel primo quarto d'ora della ripresa il Bologna riuscì a pareggiare con un rigore trasformato da Pozzi,[14][15][16][17] e nei successivi trenta minuti la partita si trascinò in maniera convulsa, funestata sia dall'acquazzone che dal comportamento turbolento dei tifosi,[14] al punto che all'arbitro Panzeri di Milano sfuggì totalmente la situazione di mano (una cronaca del giorno dopo lo definirà «naufrago in tempesta»).[18][19] La gara fu sospesa a pochi minuti dalla conclusione, dopo che alcuni sostenitori felsinei ebbero tentato un'altra invasione di campo, scavalcando le reti di recinzione:[20][21] in principio il direttore di gara motivò la decisione sulla base dell'impraticabilità del campo dovuta alle cattive condizioni atmosferiche,[14] ma poi confidò ai cronisti di aver preso tale provvedimento per le intemperanze della tifoseria di casa, e di aver assegnato il rigore del pareggio solo dopo pesanti pressioni[22][23] (nel referto del match, spiegherà testualmente di aver «speciosamente concesso il calcio di rigore al Bologna per evitare incidenti in campo e sulle tribune»).[18][19]
La Lega Nord non omologò il risultato (anche in seguito al reclamo del Genoa) e si riservò la decisione dopo avere interrogato il direttore di gara.[24] Il Consiglio di Lega, rilevando una differente e contraddittoria versione nel rapporto di Panzeri, in particolare «sopra un punto di grave importanza tecnica», diede mandato alla presidenza di Lega, in unione con la commissione tecnica, di approfondire ulteriormente lo svolgimento della partita di Bologna.[25] La vicenda si concluse con la seduta del consiglio di Lega Nord del 16 luglio, nel quale Panzeri fornì i chiarimenti richiesti e venne applicato l'articolo 15 ai danni del Bologna, con la conseguente attribuzione della vittoria a tavolino al Genoa per 0-2 a causa di «gravi intemperanze del pubblico».[26] La stampa bolognese criticò duramente l'operato della giustizia sportiva in occasione delle due finali, accusando la Lega di aver applicato un doppio standard in favore del Genoa e rilevando alterazioni del referto di Panzeri.[27][28]
Il torneo centromeridionale fu caratterizzato da alcune discusse decisioni della Lega Sud, che ne resero infine rocambolesco l'esito. Il torneo laziale fu caratterizzato da una lotta a tre per i due posti in palio per le semifinali tra Alba, Lazio e Fortitudo; l'Alba vinse il girone per un punto, mentre la Lazio e la Fortitudo, secondi a pari merito, dovettero spareggiare tra loro per assicurarsi la qualificazione: prevalse la Lazio. Il girone campano fu caratterizzato dal solito dominio del Savoia di Torre Annunziata, mentre il secondo posto fu conteso tra l'Internaples e la sorpresa Cavese: prevalsero i partenopei per un punto, complici gli incidenti sugli spalti in Stabia-Internaples e Cavese-Stabia (terminate entrambe 1-1 sul campo) che furono sanzionati con lo 0-2 a tavolino a danno della squadra ospitante. Infine nel girone pugliese, caratterizzato come sempre dai disordini nei derby di Bari e di Taranto, con la Lega Sud spesso costretta a farli disputare in campo neutro, si assicurarono la qualificazione l'Audace di Taranto e l'Ideale di Bari. Il girone siciliano vide trionfare il Palermo, mentre quello marchigiano non si disputò, essendo l'Anconitana l'unica iscritta e pertanto già qualificata di diritto alle semifinali. Queste ultime avrebbero dovuto cominciare già il 16 marzo ma furono rinviate al 27 aprile a causa dei reclami di alcune società pugliesi e romane e dei conflitti di competenza tra Comitati Regionali, Lega Sud e FIGC. Infatti il Comitato Regionale Laziale aveva punito la Fortitudo con la sconfitta a tavolino nella partita contro l'Alba ma la Federazione annullò tale decisione facendo ripetere la partita che fu vinta dai fortitudiani, che così agganciarono la Lazio al secondo posto rendendo necessario lo spareggio. I biancocelesti nel frattempo sporsero reclamo chiedendo invano l'annullamento e la ripetizione della partita persa contro il Tivoli, con il risultato che lo spareggio che decretò la qualificazione della Lazio si disputò addirittura una settimana dopo l'inizio delle semifinali.
Queste ultime, partite in ritardo, furono assai combattute. Nel girone B la favorita Alba trovò un'inattesa rivale nell'Audace di Taranto: le due squadre conclusero in testa il girone, rendendo necessario uno spareggio per la qualificazione alla finale che vide infine prevalere i romani. Per quanto riguarda, invece, il girone A, esso fu inizialmente vinto dal Savoia, che prevalse per un punto sulla Lazio, mentre l'Ideale di Bari concluse il girone al terzo posto con tre punti di distacco dagli oplontini. Tuttavia, l'Ideale sporse reclamo alla Lega Sud per la partita Savoia-Ideale, in programma per il 1º giugno ma rinviata al 22 giugno, per via dell'indisponibilità del campo di gioco del Savoia: in quel giorno infatti su quel campo di gioco era in programma una manifestazione festiva militare.[29] Secondo la versione dei fatti sostenuta dal Savoia e riportata dal quotidiano partenopeo Il Mezzogiorno, la Lega Sud aveva disposto il rinvio della partita ma l'Ideale, nonostante ne fosse stata avvisata, partì comunque per Torre Annunziata; la Lega allora inviò un telegramma al Savoia chiedendogli o di pagare agli avversari le indennità di trasferta o di «comporre la vertenza amichevolmente» trovando un campo di gioco alternativo dove giocare l'incontro con la squadra barese, che però non poté aver luogo per l'indisponibilità dei campi dell'Arenaccia e di Agnano, nonché per il fallimento delle trattative con la squadra avversaria; in ogni caso, secondo la tesi oplontina, tale incontro era da intendersi come "amichevole", essendo ormai stato rinviato quello di campionato.[30] L'Ideale chiese che gli fosse assegnata la vittoria a tavolino per forfait, sostenendo la tesi che il Savoia non si sarebbe impegnato a sufficienza per trovare un altro campo di gioco dove disputare la partita ed equivalendo pertanto questa mancanza di impegno al rifiuto di scendere in campo, ma il reclamo fu respinto dalla Lega Sud; il recupero del 22 giugno fu poi vinto dal Savoia per 7-1, ma l'Ideale, ritenendo che la partita non andasse ritenuta valida, per la mancata disputa dell'incontro del 1º giugno, sporse reclamo alla presidenza federale di Torino, rivendicando la vittoria a tavolino con le stesse motivazioni del ricorso presentato alla Lega Sud. In attesa delle decisioni la finale d'andata Alba-Savoia, prevista per il 29 giugno, fu rinviata a data da destinarsi. A inizio luglio il reclamo fu accolto dalla "Presidenza Federale", con la seguente motivazione:[31]
«Ritenuto quantunque non applicabile al Savoia la su accennata disposizione, nella parte che consente alle sole società marchigiane e pugliesi la semplice disposizione di un campo di giuoco, anziché la proprietà, poteva tuttavia il Savoia chiedere, in via di eccezione di poter usufruire di altro campo se il proprio era requisito, ciò che gli venne concesso e gli sarebbe stato facile ottenere; considerato ancora che l'Ideale non poteva essere privato del diritto di poter disputare la gara fissata comunque e su qualsiasi campo, specie di fronte all'analoga autorizzazione della Lega Sud ed alla presenza dell'arbitro designato; che pertanto il Savoia deve imputare a propria colpa e negligenza sia il non avere provveduto ad altro campo ottemperando alle istruzioni della Lega Sud ed alle sollecitazioni dell'Ideale, sia l'aver rifiutato di scendere in campo, cosicché deve ritenersi aver esso disertato il campo stesso con la conseguente vittoria all'Ideale per 2 a 0; la Presidenza in accoglimento del reclamo presentato dall'Ideale, delibera di dare vinta per 2 a 0 alla reclamante ed in base ai considerandi sovra esposti, nonché per forfait del Savoia, la gara 1 giugno 1924 e dà obbligo a quest'ultima di rifondere all'Ideale l'indennizzo su misura pari a quella corrisposta per la gara di andata; e di mandare alla Lega Sud di modificare la classifica in conseguenza e di provvedere all'ulteriore svolgimento del campionato.»
La Presidenza federale assegnò, pertanto, al Savoia la sconfitta a tavolino e ordinò alla Lega Sud di riscrivere la classifica, nella quale Lazio e Ideale di Bari risultavano in vetta a pari merito; fu quindi necessario lo spareggio tra le due formazioni, da svolgersi il 6 luglio sul campo neutro di Ancona, che vide infine prevalere la Lazio (2-1 ai tempi supplementari).[32][33] La Lazio fu pertanto ammessa alla finale contro l'Alba la cui partita di andata era in programma per il 13 luglio; di fronte al ricorso del Savoia, tuttavia, la disputa della finale fu rinviata a data da stabilirsi una volta valutato il ricorso degli oplontini.[34] Nel frattempo il consiglio della Lega Sud rassegnò le dimissioni in segno di protesta nei confronti della Federazione nonché per solidarietà nei confronti del Savoia, pur rimanendo in carica per il disbrigo delle pratiche ordinarie: nello stesso comunicato la Lega, dopo aver dichiarato che la deliberazione federale ledeva i diritti del Savoia in quanto la provata requisizione del campo non poteva che essere ritenuto impedimento dovuto a causa di forza maggiore, attaccò l'Ideale, accusandola di menzogna (avendo dichiarato, contrariamente al vero, di essere già partito per Torre Annunziata quando fu avvisata del rinvio) e di ostruzionismo (avendo il capitano dell'Ideale dichiarato di non voler giocare la partita su nessun altro campo che non fosse quello di Torre Annunziata, contribuendo così alla mancata disputa dell'incontro).[35] La sera del 20 luglio 1924, alla riunione della Presidenza federale svoltasi a Genova, che si protrasse fino ai primi del mattino del giorno successivo, il reclamo del Savoia fu accolto sulla base di un documento della Segreteria Lega Sud che lo sgravava da ogni responsabilità: con il ripristino del risultato acquisito sul campo, il Savoia risultò di nuovo vincitore del girone e riottenne così il diritto di disputare la finale di Lega Sud.[36][37]
Le polemiche, tuttavia, non si spensero affatto con l'esito controverso delle semifinali: nella finale d'andata del 27 luglio, il Savoia si stava imponendo sul campo albino per 2-0, allorché l'arbitro Grossi fischiò la fine dell'incontro con alcuni (tre o cinque a seconda delle versioni) minuti di anticipo, non avendo ben calcolato il tempo da recuperare per la sospensione del gioco dovuta a un'invasione di campo. Il campo fu immediatamente invaso dai tifosi albini che minacciarono l'arbitro (reo di aver concesso un rigore al Savoia per un fallo di mano forse involontario) costringendo i carabinieri a intervenire; nel frattempo Grossi, accortosi subito dell'errore su segnalazione dei guardalinee, tentò di far rientrare in campo le squadre per terminare la sfida, ma i giocatori dell'Alba avevano già abbandonato frettolosamente lo Stadio prima che potessero essere avvisati (secondo la cronaca del quotidiano romano L'Epoca, invece, si rifiutarono di tornare in campo mentre per Il Mezzogiorno stavano per rientrare ma ne furono allontanati dai tifosi).[38][39][40][41] La Lega Sud accolse il reclamo albino annullando il match perché fatto terminare dall'arbitro con troppo anticipo e facendolo ripetere come partita di ritorno. Nel frattempo, la settimana successiva, il Savoia si impose di nuovo sugli avversari per 2-0, questa volta a Torre Annunziata. Nella ripetizione della partita di andata, disputata il 10 agosto, tuttavia prevalsero i romani per 1-0, che così pareggiarono la serie rendendo necessaria la disputa di uno spareggio in campo neutro.[42] Tuttavia il Savoia presentò reclamo contestando l'annullamento dell'incontro del 27 luglio e gli incidenti nella ripetizione del 10 agosto,[43] ma anche l'Alba aveva chiesto pochi giorni prima l'annullamento della partita del 3 agosto per presunto errore tecnico dell'arbitro.[44] A causa del reclamo pendente, lo spareggio non si poté disputare il 17 agosto, in attesa della sentenza del Consiglio della Lega Sud, che tuttavia nella seduta del 20 agosto respinse il ricorso, nonostante l'arbitro Grossi avesse scritto nel referto che andava applicato l'articolo 15 in favore del Savoia per i gravi incidenti.[45] Tale decisione non fu ben accolta dalla stampa partenopea che accusò la Lega Sud, che aveva sede a Roma, di faziosità in favore dell'Alba.[46] Gli oplontini si rivolsero allora al Consiglio Federale, che avrebbe dovuto decidere in merito al ricorso in occasione dell'assemblea di Torino del 24 agosto, ma l'assenza del presidente della Lega Sud e il mancato arrivo da Roma dei documenti in possesso della Lega rese impossibile ogni decisione a proposito.
Nel frattempo la Lega Sud impose ad Alba e Savoia di recarsi comunque a Livorno il 24 agosto per disputare lo spareggio, onde evitare che l'ennesimo reclamo degli oplontini portasse alla perdita di ulteriori domeniche, senza contare che il Genoa stesso premeva affinché si procedesse al più presto alla disputa della finalissima.[47] L'Alba, tuttavia, rifiutò di partire per Livorno non avendo ottenuto dalla Lega Sud l'anticipo dei fondi per la trasferta, e fece pubblicare sul Messaggero del 23 agosto 1924 un annuncio con il quale avvertiva i propri soci calciatori del rinvio dello spareggio con il Savoia a data da destinarsi per cause di forza maggiore. Nel frattempo il Savoia, mentre era già partito per Livorno,[48] ricevette un telegramma dal segretario della Lega Sud contenente l'avviso di non partire se ancora in tempo.[49] In realtà, nonostante tali dichiarazioni, la partita non era stata rinviata, e il 24 agosto si presentarono sul campo del Livorno sia il Savoia che l'arbitro, il quale, dopo aver vanamente atteso per quarantacinque minuti l'eventuale arrivo degli albini, assegnò agli oplontini la vittoria a tavolino per forfait dell'avversario. Questa decisione fu ratificata alcuni giorni dopo dalla Lega Sud che proclamò di conseguenza il Savoia campione dell'Italia Centro-Meridionale.[50][51] Gli oplontini ottennero così l'accesso alla Finalissima per lo scudetto contro il Genoa.
«Il trio difensivo costituisce un buon baluardo, preciso, potente, deciso. Visciano ha parato un'infinità di palloni, sfoggiando un buon senso di postazione e attanagliando ferreamente i bolidi che gli attaccanti rossoblù gli indirizzavano. Dei due terzini, più preciso e potente Lo Bianco, più disordinato ma più irruente Nebbia. Nella linea mediana emerse il biondo Cassese, che però, nel secondo tempo, causa una leggera distorsione, dovette passare all'ala sinistra. Tra gli avanti emersero Bobbio buon distributore e trascinatore e la mezza sinistra Mombelli, che fu il più pericoloso tiratore di tutta la linea…»
La finalissima giunse per il Genoa dopo due mesi di pausa estiva. All'andata, a Genova, i rossoblù si portarono subito in vantaggio di due gol nel primo quarto d'ora della partita ma il Savoia non si arrese e accorciò le distanze al 49' con Bobbio. Al 55' il Genoa segnò con Santamaria la rete del 3-1, risultato con cui si concluse la partita. La sfida di ritorno si disputò allo stadio Oncino di Torre Annunziata il 7 settembre 1924. Qui il Genoa fu accolto tra l'entusiasmo generale dei tifosi, e furono ricevuti anche dal Sindaco Francesco Galli de' Tommasi.[53] La gara di ritorno fu abbastanza equilibrata: il primo tempo finì 0-0. Nella ripresa il Genoa passò in vantaggio con un presunto gol fantasma di Moruzzi al 71',[54][55][56][57][58][59] ma due minuti dopo il Savoia riacciuffò il pareggio con Mombelli. La contesa finì 1-1 e, grazie alla vittoria per 3-1 all'andata, il Genoa vinse il proprio nono e a tutt'oggi ultimo scudetto della sua storia. Il Savoia, invece, poté vantarsi di essere la prima squadra della Lega Sud a concludere imbattuta un match ufficiale contro un club del Nord Italia.
Disputa gli spareggi promozione-retrocessione con squadre di Seconda Divisione.
Regolamento:
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
A parità di punti le squadre erano classificate a pari merito.
In caso di assegnazione di un titolo sportivo (sia per la promozione/ammissione alle finali che per la retrocessione) si effettuava uno spareggio in campo neutro.
Note:
Virtus Bologna inizialmente retrocessa, poi condannata per illecito, radiata e disciolta.
Novara salvo dopo spareggi con squadre di Seconda Divisione.
Disputa gli spareggi promozione-retrocessione con squadre di Seconda Divisione.
Regolamento:
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
A parità di punti le squadre erano classificate a pari merito.
In caso di assegnazione di un titolo sportivo (sia per la promozione/ammissione alle finali che per la retrocessione) si effettuava uno spareggio in campo neutro.
Note:
Spezia salvo dopo spareggi con squadre di Seconda Divisione.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
A parità di punti le squadre erano classificate a pari merito.
In caso di assegnazione di un titolo sportivo (sia per la promozione/ammissione alle finali che per la retrocessione) si effettuava uno spareggio in campo neutro.
Note:
La Salernitanaudax fu poi riammessa.
NOTA: I risultati degli scontri tra Salernitanaudax e Stabia sono oggetto di controversia: i quotidiani dell'epoca, nonché le ricostruzioni degli storici della Salernitana, riferiscono che essi furono cambiati a tavolino, mentre altre ricostruzioni (ad esempio quella del sito RSSSF) riportano i risultati sul campo attribuendo a Salernitanaudax e Stabia rispettivamente due e sei punti in classifica. La versione più attendibile è quella delle sconfitte a tavolino, confermata dai comunicati ufficiali del Comitato Regionale Campano pubblicati sui giornali dell'epoca, nonché da un articolo del quotidiano La Basilicata in cui viene precisato che la Salernitana e lo Stabia chiusero il campionato con rispettivamente tre e cinque punti.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
A parità di punti le squadre erano classificate a pari merito.
In caso di assegnazione di un titolo sportivo (sia per la promozione/ammissione alle finali che per la retrocessione) si effettuava uno spareggio in campo neutro.
Note:
Lazio ammessa alle semifinali dopo spareggio: a Roma, 4 maggio 1924, Lazio-Fortitudo 2-0.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
A parità di punti le squadre erano classificate a pari merito.
In caso di assegnazione di un titolo sportivo (sia per la promozione/ammissione alle finali che per la retrocessione) si effettuava uno spareggio in campo neutro.
Note:
Il Foggia iniziò a disputare gli spareggi interdivisionali con la prima classificata della Seconda Divisione pugliese, ma gli spareggi furono invalidati e fu quindi retrocesso.
Nell'agosto 1924 il Comitato Regionale Pugliese stabilì che il campione regionale di Seconda Divisione, il Bari, non sarebbe stato promosso direttamente in Prima Divisione, ma avrebbe dovuto disputare uno spareggio di qualificazione pre-campionato con l'ultima classificata della Prima Divisione, il Foggia.
Tuttavia, in seguito alle proteste del Bari, che rivendicava la promozione diretta (sulla base del regolamento di inizio campionato), gli spareggi furono annullati mentre erano in corso, e il Bari fu promosso direttamente in Prima Divisione, mentre il Foggia retrocedette direttamente in Seconda.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
A parità di punti le squadre erano classificate a pari merito.
In caso di assegnazione di un titolo sportivo (sia per la promozione/ammissione alle finali che per la retrocessione) si effettuava uno spareggio in campo neutro.
Note:
Il Palermo si qualificò alle semifinali dopo aver giocato uno spareggio con l'ex aequo Messina.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
A parità di punti le squadre erano classificate a pari merito.
In caso di assegnazione di un titolo sportivo (sia per la promozione/ammissione alle finali che per la retrocessione) si effettuava uno spareggio in campo neutro.
Nota: in seguito a un doppio reclamo dell'Ideale, la Presidenza Federale diede inizialmente la sconfitta a tavolino al Savoia per il rinvio del match dell'ultima giornata con i baresi dal 1º al 22 giugno, declassando gli oplontini al terzo posto del girone. Lo spareggio per il primo posto fra Lazio e Ideale (2-1 dts) fu poi invalidato dalla stessa Federazione in seguito all'accoglimento del ricorso del Savoia, il quale riottenne definitivamente la prima posizione in graduatoria e la qualificazione alla finale Centrosud.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
A parità di punti le squadre erano classificate a pari merito.
In caso di assegnazione di un titolo sportivo (sia per la promozione/ammissione alle finali che per la retrocessione) si effettuava uno spareggio in campo neutro.
Note:
Alba Roma ammessa alla finale Lega Sud dopo spareggio: a Napoli, 15 giugno 1924, Alba Roma-Audace Taranto 2-0.
Nota: la gara d'andata si disputò a Roma il 27 luglio e finì 2-0 per il Savoia, tuttavia la Federazione accolse il ricorso dell'Alba annullando il risultato della gara (in quanto l'arbitro aveva fischiato la fine dell'incontro troppo in anticipo invalidandola) e facendola ripetere. La gara d'andata fu ripetuta il 10 agosto e fu vinta dall'Alba. L’Alba rinunciò poi a partecipare allo spareggio di Livorno poiché non ottenne dalla Federazione garanzie sul rimborso delle spese di viaggio.
Savoia campione della Lega Sud e ammesso alla finalissima.
^"La Gazzetta dello Sport", 23 maggio 1924: F.I.G.C. Comunicato ufficiale - Seduta del Direttorio del 17 maggio 1924 - Reclamo Torino F.C. (gara Spezia - Torino del 30-3-1924) «Il Direttorio, sentito l'arbitro della gara Spezia-Torino riguardo ai diversi appunti mossi dal Torino nel suo reclamo; considerato che l'arbitro stesso conferma che lo svolgimento e l'esito della gara sono da ritenersi del tutto regolari, per quanto il contegno del pubblico sia stato, in taluni momenti, deplorevole così da costringerlo a sospendere il giuoco per provvedere tre volte agli opportuni richiami ed ammonimenti; sentito anche il Commissario di Campo che conferma in ogni parte l'esposto dell'arbitro; respinge il reclamo del Torino F.C. conferma la delibera della Lega Nord; e rivolge la più severa e solenne ammonizione allo Spezia F.C. richiamandolo al preciso dovere di curare il contegno della propria squadra e del proprio pubblico. Il Pres. del Direttorio E. Pasteur; il Segr. del Direttorio Avv. L. Bianchetti.»
^Alessandro Mastroluca, La valigia dello sport. La storia del Novecento riletta attraverso imprese e personaggi sportivi indimenticabili, 2012
^Fabrizio Calzia,1001 storie e curiosità sul grande Genoa che dovresti conoscere, 2016
^Il resoconto di Vittorio Pozzo, inviato de "La Stampa", 16 giugno 1924: «Il match di ieri fu caratterizzato, e dirò meglio guastato, dallo stato di nervosismo a cui ho alluso più sopra. Per tutta la durata dell'incontro, le tribune, il «parterre», i posti popolari ed il campo furono simili ad un accumulatore elettrico caricato ad altissima tensione; ogni tanto la pressione trovava sfogo in pugilati, schioppettava qua e là in piccoli fuochi fatui, fatui in più di un senso, di invettive, scatti nervosi, pugni, bastonate. Visi congestionati fuori del campo, gesti impulsivi sul campo, ecco il quadro dell'ambiente.»
^Il resoconto di Bruno Roghi, da "La Gazzetta dello Sport", 16 giugno 1924: «Ma gli animi nella ripresa si accendono. Il pubblico è nervoso. [...] Dalla parte opposta del campo, Della Valle, venuto a diverbio con uno spettatore in campo, è colpito da un pugno. Il colpitore è espulso e condotto fuori dal recinto. Al quale proposito: non conosciamo i motivi dell'incidente disgustoso. Non ci stancheremo però mai di ripetere che un mezzo consente di evitare questi episodi che, indipendentemente dalle cause che li determinano, irritano e disgustano lo spettatore serio e inevitabilmente impressionano i giocatori: esigere, con inesorabile fermezza, che tutti gli estranei siano allontanati dal recinto interno del campo. Questo è uno stretto dovere di ogni arbitro.»
^Dal rapporto originale dell'arbitro, Arturo Bistoletti di Milano: "15 Giugno, GENOVA. GENOA F.B.C. UNA; BOLOGNA F.B.C. ZERO. 16.30-17.15; 17.25-18.18". «Nel detto secondo tempo, mentre il giuoco era fermo ed il pallone doveva essere rimesso in giuoco dalla linea laterale, il giuocatore Della Valle del Bologna venne colpito con un pugno da uno spettatore – individuato nel Sig. TRAVERSO già del Genoa ed ora, credo, allenatore del Cremona FBC. Questo incidente ebbe origine – mi riferì testualmente il Sig. Livraghi, presente allo svolgimento dei fatti – da un equivoco e cioè: Uno spettatore mosse qualche appunto ed anzi sembra insultò il Della Valle, questo, ritenendo che Traverso, seduto oltre i bordi del campo, ma nell’interno della rete, fosse stato l’insultatore, lo insultò dando per tre volte del vigliacco, al chè il Traverso; quest’ultimo, risentitosi, colpì allora con un pugno il Della Valle. Feci immediatamente allontanare il Traverso e tutte le altre persone trovatesi sui bordi del campo, ciò che avvenne immediatamente e la partita riprese il suo svolgimento regolare. Pure Della Valle immediatamente riprese il giuoco, dimostrando – almeno secondo la mia impressione – di non averne risentito per l’incidente occorsogli. Per la regolarità, ci tengo a rendere noto che prima dell’inizio della partita impartii l’ordine agli addetti all’entrata al campo che nessun estraneo, oltre i due trainer, non entrassero nel recinto, ciò che purtroppo non avvenne. Dal canto mio non ritenni il caso – prima dell’incidente – di dover sospendere la partita per far allontanare dal campo gli intrusi e ciò è ben comprensibile, negli addentro allo svolgimento delle partite di calcio, onde non creare con la sospensione di giuoco, atmosfera avversa al mio operato e così allo svolgimento della partita».
^Il resoconto di Vittorio Pozzo, inviato de "La Stampa", 16 giugno 1924: «Una vittoria fortunata: una vittoria ottenuta verso la fine del secondo tempo, quando tutto pareva fare pensare ad un match nullo, e quando il Bologna aveva dimostrato nell'insieme delle azioni di essere senza dubbio la migliore squadra in campo. [...] Venne il secondo tempo, ed il Bologna continuò a prevalere. Fu un dominio più netto, più costante, e più meritato; questa volta un dominio che proveniva direttamente dalla migliore qualità nel giuoco di attacco dei petroniani. Tale giuoco a questo punto era convincente ed avvincente in tutto, meno che nel tiro in goal. A metà campo e sino nelle vicinanze dell'area di rigore non c'era che una squadra: la bolognese.»
^"La Gazzetta dello Sport", 24 giugno 1924: F.I.G.C. Comunicato ufficiale – Seduta consiglio Lega Nord, 21/22 giugno 1924. Partita Genoa - Bologna del 15 giugno 1924. – «Il Consiglio visto il rapporto dell'arbitro, letto il reclamo del Bologna F. C., viste le dichiarazioni del guardialinee sig. Livraghi, del giocatore Della Valle e del sig. Traverso in merito all'incidente occorso sul campo del Genoa; ritenuto che in tale incidente non vi siano gli estremi per l'applicazione dell'art. 15 comma a) del Regolamento Organico, delibera di respingere il reclamo del Bologna F.C. omologando il risultato della gara come segue: Genoa batte Bologna 1-0. Multa di lire 1000 al Genoa per aver permesso l'entrata di estranei nel recinto del campo di gioco; squalifica di quattro mesi come trainer e come giocatore del signor G. B. Traverso, colpevole di avere percosso il giocatore bolognese Della Valle. Il Segretario Lega Nord Olivetti; il Presidente Lega Nord Baruffini.»
^"La Gazzetta dello Sport" del 23 giugno 1924, articolo di Bruno Roghi: [...] «Ed ecco al 12’ Della Valle piombare nell’area di De Prà e scavalcare nettamente De Vecchi. Altri due avversari si fanno incontro al bolognese per chiudergli la possibilità di piazzare il tiro. D’un tratto vediamo a terra Della Valle, vittima probabilmente di uno sgambetto. Panzeri accorda il penalty che è tramutato in goal da Pozzi». [...]
^"Il Lavoro" di Genova, 24 giugno 1924: [...] «Nel secondo tempo, al 10. minuto, per un fallo di Leale su Della Valle, l'arbitro concede un calcio di rigore e Pozzi ha modo di pareggiare». [...]
^"Il Calcio" di Genova, 28 giugno 1924: [...] «Il pareggio è stato merito di Pozzi che al 12º della ripresa ha tramutato in goal un penalty concesso dall'arbitro per avere due genoani nell'area di rigore gettato a terra Della Valle, mentre si apprestava a tirare in porta». [...]
^"Il Piccolo di Genova" del 23 giugno 1924, articolo di Renzo Bidone: [...] «Un fatto di particolare importanza era intervenuto proprio pochi istanti prima che Panzeri prendesse la tanto discussa risoluzione: alcuni dei più eccitati bolognesi avevano scavalcato la rete che separa il pubblico dai giocatori, tentando di invadere il campo.».
^"Corriere della Sera" del 23 giugno 1924, [...] «Abbiamo però motivo di credere che questa non sia la versione ufficiale adottata onde evitare incidenti, e che effettivamente l'arbitro abbia sospeso la partita per lo stato d'animo del pubblico, dove si contavano numerosi elementi eccitati, alcuni dei quali erano riusciti ad introdursi anche nel rettangolo di gioco.».
^"La Gazzetta dello Sport" del 23 giugno 1924, articolo di Bruno Roghi: [...] «Abbiamo potuto a tarda ora conferire coll’arbitro Panzeri. Richiesto della ragione per cui esso aveva creduto di sospendere il match, Panzeri ci dichiarò apertamente di aver troncato la partita dato il proprio anormale stato d’animo in seguito alle intemperanze del pubblico».
^"Il Piccolo di Genova" del 23 giugno 1924, articolo di Renzo Bidone: [...] «Abbiamo saputo da fonte sicura che l’arbitro Panzeri nel rapporto che presenterà alla Lega Nord, circa la partita disputatasi ieri allo Sterlino, dichiarerà di aver dovuto concedere il calcio di rigore contro il Genoa sotto pressioni di persone estranee e di aver condotto a termine la partita, che da quel momento considerava virtualmente finita, soltanto per evitare possibili incidenti.».
^"La Gazzetta dello Sport", 4 luglio 1924: F.I.G.C. Seduta consiglio Lega Nord, 2 luglio 1924. Gara finale di I Divisione Bologna - Genoa del 22 giugno 1924. – «Si demanda al Consiglio di Lega ogni decisione in merito alla gara».
^"La Gazzetta dello Sport", 15 luglio 1924: F.I.G.C. Comunicato ufficiale – Seduta consiglio Lega Nord, 12 luglio 1924. Gara Bologna - Genoa del 22 giugno 1924. – «Rilevando una contraddizione nei diversi rapporti dell’Arbitro sopra un punto di grave importanza tecnica, non ritiene di poter prendere una decisione definitiva. Dà quindi mandato alla Presidenza della Lega perché in unione alla CT interroghi l’arbitro onde ottenere un preciso chiarimento, ed affida alla Presidenza stessa l’incarico di decidere poi con pieni poteri su tutto quanto riguarda la gara in oggetto seguendo le direttive all’uopo già indicate dal Consiglio. Le decisioni della Presidenza si dovranno perciò considerare come ratificate in precedenza dal Consiglio. Il Segretario L.N. Olivetti; il Presidente L.N. Baruffini».
^"La Gazzetta dello Sport", 18 luglio 1924: F.I.G.C. Comunicato ufficiale – Seduta consiglio Lega Nord, 16 luglio 1924. Gara Bologna - Genoa del 22 giugno 1924. – «La Presidenza della Lega udite, in unione alla C.T., le ulteriori dichiarazioni rese dall’arbitro a chiarimento del punto dei suoi rapporti risultato al Consiglio della Lega impreciso e contraddittorio: tenute presenti le nuove dichiarazioni rese dai guardialinee; visto che dai rapporti arbitrali emerge che la gara non ha potuto avere regolare svolgimento per gravi intemperanze del pubblico; giudica, in relazione alle direttive all’uopo fissate dal Consiglio della Lega, che, in applicazione dell’art. 15 comma a) del Regolamento Organico, sia data partiva vinta al Genoa F.C. per 2 a 0. Al Bologna F.C. è inflitta una multa di lire 500 limitando a ciò la punizione in considerazione che i dirigenti del Bologna si adoperarono ottimamente per evitare incidenti. Il Segretario L.N. Olivetti; il Presidente L.N. Baruffini».
^Articolo tratto da "La Voce Sportiva" di Bologna, 10 luglio 1924: "FOOT-BALL – I calci di... Pirein" - «Quanti bolognesi domenica mattina aprendo con ansia il giornale, cercheranno l'attesa notizia, e proveranno un'amara delusione? Sono ancora molte anime ingenue che sperano nella serenità dei timonieri che guidano la barca federale, nella giustizia delle decisioni che risentono sempre dell'ora nella quale esse sono prese. Ed una volta di più sentiremo imprecare, verranno lanciati gli innocui strali che rimbalzeranno sulle duri epidermidi, e poi l'oblio, questo gran livellatore di ogni ingiustizia. Chi ne ha avuto, ne ha avuto, e buona notte suonatori. E la suonata, una volta di più sarà toccata alla squadra rosso-bleu. Sono tre settimane, che un arbitro non sappiamo se incompetente, pauroso o peggio, sospese a sei minuti dalla fine, una partita che per le condizioni climatiche, non avrebbe dovuto aver inizio, ed ancora oggi non sappiamo se troncata fu, per impraticabilità del terreno, o per l'ipotetica invasione del campo. E la sentenza è rimandata da Erode a Pilato, ed intanto i giuocatori sono tenuti sul piede di guerra, in uno stato d'animo non facilmente descrivibile, mentre che, desiderosi di riposo e di frescura come sono, si può immaginare la prova di bel giuoco che daranno se chiamati a giuocare una finale, che non potrebbe anche, finire niente. Nessuno è profeta in patria e non saremo noi a precorrere gli avvenimenti. Però è facile constatare che il metodo dei due pesi e due misure adottato dai dirigenti federali in più di un'occasione e tutt'ora in auge ha nel nostro caso una nuova conferma: un esempio il caso Traverso. Un imbecille, trascrivo le parole di Crema [Cremascoli, giornalista genovese del Guerin Sportivo, ndr], amico del Traverso, si trova nel recinto di giuoco dove, per regolamento nessuno deve stare. Un bel momento a questo bel tipo salta la mosca al naso e sferra un diretto a Della Valle. Questi per dieci buoni minuti se ne va nel mondo dei sogni. E l'arbitro? Porta la sua ballonzolante pancetta sul luogo del fatto e non trova di meglio che cercare di espellere il Traverso, il quale fiutato il vento infido, s'era già squagliato. La decisione è venuta, rapidissima, una settimana, l'accordo è stato perfetto; una sospensione al Traverso da scontare in un periodo nel quale non si giuoca al foot-ball, ed una multa alla Società ospitante, goccia d'acqua tolta da un vaso colmo. E della menomata capacità fisica del giuocatore colpito, con il relativo minor rendimento della squadra e conseguente risultato falsato, chi ne ha tenuto conto? Allo Sterlino invece uno spettatore ha scosso forse un po' fortemente la rete, ha fatto forse un po' la voce grossa, l'arbitro che non dev'essere certamente un Achille, si è impaurito, ha sospeso la partita, ed il consiglio Lega Nord, a tre settimane di distanza non è ancora riuscito a darci il suo illuminato giudizio. I giornaloni sportivi stanno zitti. Il Bologna? Puff. Quantità negligeable».
^Articolo tratto da "La Voce Sportiva" di Bologna del 24 luglio 1924: "La metamorfosi di un rapporto" - «Il deliberato della Presidenza Lega Nord con il quale, applicando I'art. 15, veniva data la vittoria al Genoa per 2 a 0 merita un breve commento. La gran massa del pubblico ignara dei retroscena si è fatta subito una domanda logica: "ci volevano proprio 25 giorni di tempo, tre riunioni di Presidenza, una seduta di Consiglio per prendere tale deliberazione?". La domanda è più che giustificata. Nei motivi di questo ritardo sta tutto il segreto della subdola manovra messa in scena per colpire il Bologna F. C. I 25 giorni rappresentano infatti il tempo occorso nel trasformare sapientemente a favore della tesi genoana, e attraverso quattro diverse versioni, il rapporto dell'arbitro Panzeri. Ed ecco nude e crude, senza commenti, le quattro successive versioni. Il 1º rapporto diceva presso a poco così: "La partita è da considerarsi irregolare fin dall'inizio perché l'impraticabilità del terreno non permetteva la sua effettuazione. Io (cioè: Panzeri) la feci svolgere solamente in seguito alle vive insistenze dei due capitani. Nel 2º rapporto tale frase è confermata integralmente". Nel 3º rapporto, steso però da un membro della Commissione Tecnica e soltanto controfirmato dal Panzeri, le cose cominciano ad ingarbugliarsi: "Il terreno era irregolare all'inizio, ma con l'andar del tempo e col diminuire della pioggia (il match è finito sotto un diluvio) si è fatto regolare: ciò in grazia anche della segatura sparsa (due sacchi di numero!) ed alla permeabilità (se c'è un campo di foot-ball impermeabile è proprio quello dello Sterlino) del terreno stesso". Nel 4º rapporto il tanto desiderato "chiarimento" è venuto: "il terreno era regolare all'inizio ed è stato tale fino al termine dell'incontro". Questa la genesi del rapporto arbitrale. Anche i segnalinee furono uditi due volte e probabilmente anche le loro deposizioni subirono la stessa metamorfosi. Nei riguardi dei segnalinee sarà bene anzi fare un po' di storia retrospettiva. Il mercoledì precedente il match Bologna-Genoa come di consueto si riunì la Commissione Tecnica e questa diede preciso incarico ad un suo membro (il Dott. Bellini di Padova) di far trovare a Bologna due arbitri veneti che funzionassero da segnalinee. Il Dottor Bellini eseguì l'incarico. Nel frattempo dopo molti rifiuti, dopo molte tergiversazioni venne designato a dirigere il match il signor Panzeri, il quale accettò l'incarico ma rifiutò i due segnalinee già designati e pretese di portarne con sé due di sua fiducia. L'avv. Bianchi, Segretario della C.T., cedette all'imposizione e così Panzeri se ne venne a Bologna con i suoi due compari che rispondevano ai nomi di Sessa e Crivelli. [...] È opportuno poi aggiungere che a Bologna giunsero anche i due segnalinee veneti, non preavvisati tempestivamente della loro sostituzione, e che dovettero accontentarsi di seguire il match dall'alto della tribuna! Superfluo ed inutile ogni commento. Da questi fatti fin troppo chiari viene posto nella sua vera luce l'ambiente, i metodi e le persone preposte alla direzione della cosa calcistica in Italia. Ma vano e puerile sarebbe protestare o scandalizzarsi del modo di procedere della Lega Nord e della Commissione Tecnica (della prima è vice-Presidente e della seconda è Presidente il signor Marengo del Genoa): tutti gli sportivi onesti d'Italia hanno da un pezzo giudicato. Del medesimo loro parere è perfino lo stesso Presidente della Lega Nord, avvocato Baruffini, che, nauseato per i sistemi in uso, si è deciso ad abbandonare la carica. Peccato che se ne sia accorto un po' tardi: sempre in tempo, però! A.».
^Taranto - Stagione 1923-1924. La vittoria per 2-0 dell'Alba è un errore del sito, che ha invertito il risultato; a conferma di ciò, si noti che i due marcatori dell'incontro riportati dal sito fossero proprio due giocatori del Savoia: Gaia al 7' su rigore e Borghetto al 33'.
^La cronaca del quotidiano romano Il Mondo del 29 luglio 1924, p. 5, accenna alla fuga dei calciatori dell'Alba in seguito all'invasione del campo dei propri tifosi e alla constatazione dell'errore nel computo del tempo; lo stesso articolo accenna all'attesa inutile dei giocatori savoiardi (che avrebbero voluto giocare i cinque minuti rimanenti). Il Corriere d'Italia del 29 luglio 1924, p. 5, sostenne la tesi che i giocatori albini fossero convinti che la partita fosse terminata e per questo motivo erano già andati via in automobile. Secondo il quotidiano romano L'Epoca del 29 luglio 1924, invece, i giocatori dell'Alba rifiutarono di tornare in campo. Il quotidiano L'epoca ritenne immeritata la sconfitta per 2-0 dell'Alba, sostenendo che i romani costrinsero il Savoia in difesa per gran parte dell'incontro, e contestò il rigore che permise agli oplontini di sbloccare il risultato, sostenendo la tesi dell'involontarietà del fallo di mano.
^All'epoca, a parità di punti in classifica, non veniva considerata né la differenza reti né il quoziente reti. Di conseguenza la vittoria per 1-0 dell'Alba valse due punti in classifica esattamente come la vittoria per 2-0 del Savoia all'andata, rendendo necessario lo spareggio. Non vigeva all'epoca il "punteggio aggregato" in base al quale il Savoia avrebbe vinto per 2-1.
^"La Gazzetta dello Sport" dell'8 settembre 1924: «Al 26.o minuto il Genoa segna il primo goal su tiro alto di Moruzzi. Il pallone rimbalza sotto la traversa. Visciano raccoglie con le mani il pallone, gli sfugge e tocca terra pochi centimetri dentro la rete.».
^"Corriere della Sera" dell'8 settembre 1924: «Il portiere napoletano era messo a ben dura prova, ma non poteva impedire che Catto al 33º minuto segnasse con un forte tiro il punto per i rosso-bleu».
^"Il Lavoro" del 9 settembre 1924: «In un successivo attacco genoano al 26' Moruzzi riprende una debole parata di Visciano e getta il pallone nella rete».
^"La Basilicata" del 9 settembre 1924: «De Vecchi incita e corregge i suoi giuocatori ed il giuoco continua serrato finché Catto tira un fulmineo shoot: il pallone è fermato da Visciano sotto la traversa, ma l'arbitro concede il punto, noncurante dei clamori del pubblico: sono le 18,26».
^Il Mezzogiorno del 9 settembre 1924: «Catto da quindici metri saetta deciso in porta. Il pallone, fortissimo, e con effetto, batte sotto la traversa del goal, nello spigolo interno, e ricade sulle mani di Visciano. Ma oltre la linea bianca».
^ Ubaldo Mutti, Giuseppe Valgoglio, 50 anni di storia azzurra, Brescia, 1961, pp. 11-13, inaugurato nell'agosto 1919, viene poi sostituito nel 1924 dallo Stadium di viale Piave.
^L'incontro fu sospeso all'84' sull'1-1 per scontri fra i tifosi. Il Genoa ottenne la vittoria a tavolino in applicazione dell'art. 40 (responsabilità oggettiva del Bologna). Referto.
^Bagnolese-Internaples 3-3 del 28 ottobre 1923 fu annullata per errore tecnico e ripetuta il 27 gennaio 1924.
^Cavese-Stabia 1-1 sul campo, 0-2 a tavolino (Fonte: 1922-25: La Cavese in Serie A, su cavese.it (archiviato dall'url originale il 30 gennaio 2004).)
Chiesa, La grande storia del calcio italiano, puntata pubblicata sul Guerin Sportivo di novembre 2012.
Chrystian Calvelli, Giuseppe Lucibelli; Raffaele Schettino, Savoia storia e leggenda dall'Oncino al Giraud, Gragnano, Stampa Democratica '95, dicembre 2000.
Elio Tramontano, Da Sallustro a Maradona 90 anni di storia del Napoli, Napoli, Edizioni Meridionali, 1984. ISBN non esistente