Utente:Giulio Mainardi/Prove
Gabriele Valle
[modifica | modifica wikitesto]Gabriele Valle (all'anagrafe Gabriel Fabrizio[1]; Lima, ...) è un filosofo e linguista peruviano di origini italiane.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nasce a Lima da una famiglia di origini genovesi.
Grazie a una borsa di studio, nel 1989 frequenta un corso di letteratura italiana in Italia, all'Università degli studi di Genova. Si laurea in lettere e filosofia alla Pontificia Università Cattolica del Perù e all'Università di Trento.
Nel 1992, tornato a Lima, vince il secondo premio al concorso di traduzione panlatino indetto dall'Unione latina. Lavora come giornalista per tredici anni, iniziando al quotidiano Expreso(ES); l'esperienza è breve ma rimane segnato dalle lezioni di Manuel D'Ornellas(ES), allora direttore del giornale, sull'importanza di comunicare con una lingua trasparente e scorrevole. Passa poi al quotidiano El Comercio, dove si ferma a lungo e di cui dirige per due anni il supplemento culturale. Contemporaneamente lavora come traduttore pubblico per il Ministero degli esteri peruviano, prestando servizio anche all'ambasciata italiana.
Nel 2007 si trasferisce stabilmente in Italia, dove si occupa di filosofia del linguaggio, traduzione e dialettologia ispanica. Insegna all’Istituto accademico per interpreti e traduttori di Trento e scrive per l'Istituto Treccani.
Itanglese
[modifica | modifica wikitesto]Nel suo rapporto con l'Italia, Valle ha dedicato una particolare attenzione al fenomeno dell'itanglese. Provenendo da un paese di lingua spagnola, nella quale la penetrazione degli anglicismi è molto minore che in italiano, e in cui i parlanti calcano o adattano con maggiore libertà i forestierismi, Valle ritiene che il grande uso degli anglicismi nell'italiano odierno sia un fenomeno anomalo, manifestazione di un problema sociolinguistico che comporta un generale isterilimento della lingua. Le sue posizioni sono vicine al neopurismo di Migliorini e al purismo strutturale di Castellani, che ammettono i forestierismi, purché utili e adattati alle strutture (ortografiche e fonotattiche) della lingua ricevente.
Nel 2015 apre il sito Italiano Urgente, dedicato al tema; è invitato da Massimo Fanfani al Circolo linguistico di Firenze, e in televisione riceve le lodi di Francesco Sabatini, già presidente dell'Accademia della Crusca.
Nel 2016 pubblica i contenuti del sito in forma di libro. Al volume scrive la prefazione Tullio De Mauro, linguista di posizioni storicamente anglofile e minimizzatrici degli allarmi sul tema, ma via via moderatesi di fronte alla crescita sempre maggiore del fenomeno.
Opere
[modifica | modifica wikitesto]- G. Valle, L'esempio della sorella minore. Sulla questione degli anglicismi: l'italiano e lo spagnolo a confronto, in Studium, a. CIX, n. 5, ottobre–novembre 2013, pp. 742–767.
- G. Valle, Italiano urgente. 500 anglicismi tradotti in italiano sul modello dello spagnolo, prefazione di T. De Mauro, Trento, Reverdito, 2016, ISBN 978-88-342-0024-7.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ In italiano, Valle usa prevalentemente la forma italiana del nome, Gabriele.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Italiano Urgente, su italianourgente.it. URL consultato il 15 maggio 2024.
- Gabriele Valle, su treccani.it, Treccani. URL consultato il 15 maggio 2024.
Altre cose
[modifica | modifica wikitesto]Arenario | |
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Titolo originale | Ψαμμίτης |
Autore | Archimede |
Genere | trattato |
Sottogenere | matematica |
Lingua originale | greco antico |
L'Arenario (in greco Ψαμμίτης Psammítēs; in latino Arenarius) è un trattato dell'antico matematico siceliota Archimede. In esso l'autore si propone di stimare il massimo numero di granelli di sabbia che potrebbero essere contenuti nell'universo.
Per fare ciò, Archimede inventa un sistema per trattare numeri estremamente grandi.
L'opera è indirizzata a Gelone II, re di Siracusa.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Arenario, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 29 gennaio 2023.
- Heinrich H. Fleck, ᾿Αρχιμήδης - Ψαμμίτης / Archimede - Arenario, Versione italiana commentata con testo a fronte, revisione IV, novembre 2022. Consultato il 29 gennaio 2023.
[[Categoria:Scritti di Archimede]
Leuto | |
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Parlato in | |
Locutori | |
Totale | |
Altre informazioni | |
Scrittura | Tenguario |
Tipo | SVO (più comunemente; ordine non obbligatorio) |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue pianificate Lingue ausiliarie Esperanto Esperantidi Leuto |
Statuto ufficiale | |
Regolato da | Accademia del leuto |
Estratto in lingua | |
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 . . | |
Traslitterazione omno humas nas̆es líbero e igwalo rel digneca e dirictas. li estes dotito os racjona e cons̆jenca e debes ağim omny vers altrys el spíritwa de frateca. | |
Il leuto (AFI: /lɛ̍uto/; autoglottonimo leuθa [ˈle̞uθa]) è una lingua artificiale pensata per la comunicazione internazionale, appartenente alla famiglia degli esperantidi.
Canterbury (pronuncia inglese /ˈkæntəbri/ , o anche /ˈkæntəbɛri/; all'italiana /kanˈtɛrburi/[1]; nome italiano storico Cantuaria[2]) è il centro storico di una città del Regno Unito, nell'Inghilterra meridionale, situata non lontano da Londra. Sede del distretto della Città di Canterbury, conta 55 240 abitanti secondo il censimento del 2011.
SCRIVERE QUI SOPRA
Nuova pagina delle prove? PAGINA DELLE PROVE!
Pagine create
(O, per meglio dire, iniziate)
[modifica | modifica wikitesto]Qui di seguito un elenco delle pagine da me create (dopo la registrazione in data 2/1/2014). Sono elencate solo le voci dell'enciclopedia, senza tenere conto dei template, delle pagine di reindirizzamento, delle categorie, eccetera.
La maggior parte sono semplici abbozzi; su alcune voci ho investito invece molto più tempo e impegno (ad esempio pirausta, odontotiranno, Armida (personaggio), ipnale).
La lista qui sotto era più bella senza i numeri, ma ho dovuto introdurli perché sennò facevo troppa fatica a tenere il conto; sono comunque piuttosto soddisfatto dall'aspetto ottenuto.
In totale (all'ultimo aggiornamento) 519 pagine: ossia lo 0,0274% delle voci di Teknopedia (bello questo template!).
- Abir Al-Sahlani
- Acheron Fossae
- Acidalia Planitia
- Adagio (espressione)
- Adamas Labyrinthus
- Adamastore
- Adefagia
- Aegina Farrum
- Ahsabkab Vallis
- Alajen Vallis
- Albazzano
- Alcyone Tholus
- Alex Agius Saliba
- Alexander Alexandrov Yordanov
- Alexander Ross
- Alberto Barton
- Alfredo Andreini
- Álvaro Amaro
- Ampia struttura anulare
- Anaideia
- Andrea Chiti-Batelli
- André Pichot
- Andris Ameriks
- Angmar Montes
- Angustus Labyrinthus
- Apolunio
- Arabia Terra
- Arcadia Planitia
- Arenario
- Armida (Dvořák)
- Armida (personaggio)
- Arrakis Planitia
- Artemis Chasma
- Artemis Corona
- Arwen Colles
- Asim Ademov
- Athena Tessera
- Athos Goidanich
- Atidzhe Alieva-Veli
- Atropos Tessera
- Attila Ara-Kovács
- Ausonia Montes
- Autobiografia (Chesterton)
- Avalon Chasma
- Avernus Dorsa
- Azazello
• • •
- Baltis Vallis
- Banco (personaggio)
- Barcana
- Behemoth (Il maestro e Margherita)
- Beta Regio
- Bilbo Colles
- Bolsena Lacus
- Bulicame Regio
- Burloni barbagrigia
• • •
- Caladan Planitia
- Camelot Chasma
- Capaneus Mensa
- Capriglio (Tizzano Val Parma)
- Carcassone Montes
- Carlo Cordié
- Ceraunomanzia
- Cerberus Tholi
- Cervello in una vasca
- Ceti Chasma
- Charles Sarolea
- Chasma Australe
- Chasma Boreale
- Chaucer (Chesterton)
- Christine Anderson
- Clara Aguilera
- Clemence Dane
- Clorinda (personaggio)
- Clotho Tessera
- Colles Nili
- Comunicazione interstellare
- Cordova Mons
- Cratere Achille
- Cratere Agnesi
- Cratere Agrippina
- Cratere Antinoo
- Cratere Arrhenius (Luna)
- Cratere Arrhenius (Marte)
- Cratere Asimov
- Cratere Avicenna
- Cratere Avogadro
- Cratere Berlioz
- Cratere Bernhardt
- Cratere Bianchini (Marte)
- Cratere Callas
- Cratere Calvino
- Cratere Caravaggio
- Cratere Caruso
- Cratere Cassini (Marte)
- Cratere Castiglione
- Cratere Cerulli
- Cratere Chesterton
- Cratere Circe
- Cratere Crotone
- Cratere Debussy
- Cratere Deledda
- Cratere Deslandres
- Cratere d'Este
- Cratere Disney
- Cratere Duccio
- Cratere Liszt
- Cratere Lovecraft
- Cratere Melanzio
- Cratere Milton
- Cratere Monteverdi
- Cratere Mozart
- Cratere Newton (Marte)
- Cratere Odisseo
- Cratere Pasteur (Marte)
- Cratere Penelope
- Cratere Petrarca
- Cratere Polifemo
- Cratere Proust
- Cratere Puccini
- Cratere Rabelais
- Cratere Scarlatti
- Cratere Schiaparelli (Marte)
- Cratere Telemo
- Cratere Tolkien
- Cratere Tintoretto
- Cratere Tiziano
- Cratere Verdi
- Cratere Vivaldi
- Cratere Von Kármán (Luna)
- Cratere Von Kármán (Marte)
- Cratere Wagner
- Cratere Whitman
- Cratere Zenobia
- Cydonia Labyrinthus
• • •
- Dale Ahlquist
- Dali Chasma
- Damian Boeselager
- Dante Alighieri (Ximenes)
- Decheratto
- Diana Chasma
- Divario retributivo di genere
- Dodecheratto
- Dracontopode
• • •
- Ecaz Labyrinthus
- Ecceità
- Echoriath Montes
- Edgar Jepson
- Edith Hamilton
- Edward Wotton
- Egeria Farrum
- Elysium Chasma
- Empiromanzia
- Endecheratto
- Entomottero
- Erebor Mons
- Erebus Montes
- Eretici (saggio)
- Éric Andrieu
- Eridania Planitia
- Eridano (mitologia)
- Estinzione dell'umanità
- Eugène Thivier
- Eugenetica e altri malanni
- Eurus Undae
• • •
- Faramir Colles
- Fastigio
- Fenianismo
- Fiducia supplicans
- Fillosoma
- Frances Blogg
- François Alfonsi
- François Grin
• • •
- Gabaon
- Gabriele Valle
- Gandalf Colles
- Ganiki Planitia
- Garry Wills
- Geomicrobiologia
- GeoNames
- George Wittet
- Geryon Montes
- Gioventù nuova
- Giulio Valerio
- Giuseppe Malmusi
- Giuseppe Maria Bozzoli
- Gli alberi dell'orgoglio
- Gli usi della diversità
- Grande filtro
- Guillaume Geefs
• • •
- Hábrók
- Handir Colles
- Hans Benndorf
- Hebes Chasma
- Hebes Mensa
- Hecate Chasma
- Hecates Tholus
- Helen Planitia
- Hestia Rupes
- Hyblaeus Chasma
- Hydrae Chasma
- Hyperboreus Labyrinthus
• • •
- Iamatologia
- Idraote
- Il cavaliere pazzo e altre poesie
- Il fantasma di una pulce
- Il genio del male
- Il gigante sepolto
- Il pianeta dei venti
- Il poeta e i pazzi
- Il pozzo e le pozzanghere
- Il ritorno di don Chisciotte
- Il sunto e la cronaca concisa del tempo
- Il tacchino e il turco
- Imero
- Impressioni irlandesi
- Introduzione al Libro di Giobbe
- Ipnale
- Ipotesi dello zoo
- Ippocrene
- Ippomanzia
- Irensaga Montes
- Ismeno (Gerusalemme liberata)
- Isola di Tritone
• • •
- James Clarence Mangan
- Jean-Baptiste Roman
- Joseph McCabe
- Julius Kronberg
- Juno Chasma
- Justitia Tholus
• • •
- Kaitain Labyrinthus
- Kallistos Vallis
- Kant e l'ornitorinco
- Kimtinh Vallis
• • •
- Lachesis Tessera
- L'ammiraglio alla deriva
- Lampadi
- Larissa Chasma
- La sorpresa
- La tentazione di sant'Antonio
- Le confessioni (film)
- Leda Planitia
- Lepanto (poesia)
- L'imputato (saggio)
- L'incubo (scultura)
- Lisa Tuttle
- Lista di aggettivi e nomi etnici relativi agli oggetti celesti
- Lo stagno di fuoco
- L'osteria volante
- Louhi Planitia
- Luce diurna e incubo
- Lungoterminismo
- L'uomo che sapeva troppo (raccolta di racconti)
- L'uomo comune
- L'utopia degli usurai
• • •
- Madame Bovary (film 2014)
- Magdalena Adamowicz
- Magia: commedia fantastica
- Maglia (cartografia)
- Magnetoguaina
- Mangala Valles
- Mare Humorum
- Mare Ingenii
- Mare Sirenum
- Mare Spumans
- Mare Undarum
- Margaret Cole
- Mary Augusta Ward
- Massimo Fanfani
- Mathilde Androuët
- Mazaly Aguilar
- Maz Kanata
- Medusae Fossae
- Merlock Montes
- Michael Shermer
- Mindolluin Montes
- Mithrim
- Mithrim Montes
- Moira Tessera
- Mongibello Mons
- Moria Montes
• • •=== N ===
- Nemesis Tesserae
- Neve penitente
- Nikos Androulakis
- Nimloth (elfa)
- Nimloth Colles
- Niobe Planitia
- Nommo Valles
- Norna Tesserae
- Nyx Mons
• • •=== O ===
- Odontotiranno
- Oeta Chasma
- Ofiotauro
- Ogygia Chasma
- Oliver Sheppard
- Olivier van Deuren
- Olympia Undae
- Opere di Gilbert Keith Chesterton
- Orfne
- Ortodossia (saggio)
- Ossa Chasma
• • •
- Parmossa
- Pavonis Chasma
- Pelion Chasma
- Pirausta
- Pixie Chasma
- Poe Dameron
- Policoria
- Porta dell'India
- Portale dell'India
- Prati di asfodelo
- Prestere
- Promethei Chasma
• • •=== Q ===
- Quattro candide canaglie
- Quel che non volete
- Quello che ho visto in America
• • •=== R ===
- Radunitsa Labyrinthus
- Raffaele Liberatore
- Rapporto Grin
- Rasmus Andresen
- Reginald McKenna
- Requiem (Berlioz)
- Rerir Montes
- Rianalisi
- Rima Cleopatra
- Robert Louis Stevenson (Chesterton)
- Robert Michelson
- Robin Hanson
- Rossak Planitia
• • •
- Salmo 3
- Salmo 4
- Salmo 5
- Salmo 6
- Salmo 7
- Salmo 8
- Salmo 9
- Salmo 10
- Salmo 11
- Salmo 12
- Salmo 13
- Salmo 14
- Salmo 15
- Salmo 16
- Salmo 17
- Salmo 18
- Salmo 19
- Salmo 20
- Salmo 21
- Salmo 24
- Salmo 25
- Salmo 26
- Salmo 27
- Salmo 28
- Salmo 29
- Salmo 30
- Salmo 31
- Salmo 32
- Salmo 33
- Salmo 34
- Salmo 35
- Salmo 36
- Salmo 37
- Salmo 38
- Salmo 39
- Salmo 40
- Salmo 41
- Salmo 42
- Salmo 43
- Salmo 44
- Salmo 45
- Salmo 46
- Salmo 47
- Salmo 48
- Salmo 49
- Salmo 52
- Salmo 53
- Salmo 54
- Salmo 55
- Salmo 56
- Salmo 57
- Salmo 58
- Salmo 59
- Salmo 60
- Salmo 61
- Salmo 62
- Salmo 63
- Salmo 64
- Salmo 65
- Salmo 66
- Salmo 67
- Salmo 68
- Salmo 69
- Salmo 70
- Salmo 71
- Salmo 72
- Salmo 73
- Salmo 74
- Salmo 75
- Salmo 76
- Salmo 77
- Salmo 78
- Salmo 79
- Salmo 80
- Salmo 81
- Salmo 82
- Salmo 83
- Salmo 84
- Salmo 85
- Salmo 86
- Salmo 87
- Salmo 88
- Salmo 90
- Salmo 91
- Salmo 92
- Salmo 93
- Salmo 94
- Salmo 95
- Salmo 96
- Salmo 97
- Salmo 98
- Salmo 99
- Salmo 100
- Salmo 101
- Salmo 102
- Salmo 103
- Salmo 104
- Salmo 105
- Salmo 106
- Salmo 107
- Salmo 108
- Salmo 109
- Salmo 111
- Salmo 112
- Salmo 113
- Salmo 114
- Salmo 115
- Salmo 116
- Salmo 117
- Salmo 118
- Salmo 120
- Salmo 121
- Salmo 122
- Salmo 123
- Salmo 124
- Salmo 125
- Salmo 128
- Salmo 129
- Salmo 131
- Salmo 132
- Salmo 133
- Salmo 134
- Salmo 135
- Salmo 136
- Salmo 138
- Salmo 139
- Salmo 140
- Salmo 141
- Salmo 142
- Salmo 143
- Salmo 144
- Salmo 145
- Salmo 146
- Salmo 147
- Salmo 148
- Salmo 149
- Salmo 150
- San Tommaso d'Aquino (Chesterton)
- Schia
- Scitale
- Scrofa di Crommio
- Scudo solare
- Sedna Planitia
- Selwyn Jepson
- Semele Tholi
- Sicorace (personaggio)
- Sif Mons
- Sinestia
- Società chestertoniana americana
- Società chestertoniana italiana
- Soldi dall'elicottero
- Statite
- Styx Dorsum
- Sydney Grundy
• • •
- Tai-pe Valles
- Taniquetil Montes
- Tartarus Montes
- Telemo
- Tempio del loto
- Teoria del ferro di cavallo
- Themis Regio
- Thetis Regio
- Thomas Derrick
- Thomas Penny
- Tintagil Catena
- Tim Tolkien
- Tiptologia
- Toledo Montes
- Tre leggi di Clarke
- Tremende bazzecole
- Trotula Corona
- Tuonela Planitia
- Tupilak
- Tura (ingegneria civile)
- Tursa Tholus
- Tyche Tessera
• • •=== U ===
- Ultima legge di Shermer
- Ultimum Chasma
- Una nuova era del pensiero
- Uomo scorpione
• • •=== V ===
- Vasilisa Regio
- Vesper Vallis
- Victor Whitechurch
- Vino di serpente
- Vupar Tholus
• • •
- Wilde Patera
- William Blake (Chesterton)
• • •=== X ===
- Xanthe Montes
- Xulab Vallis
• • •
- Yorkshire Museum
- Yuki-Onne Tessera
• • •=== Z ===
- Zarqa (fiume)
- Zephyria Mensae
- Zirka Tessera
• • •
Voci da fare
[modifica | modifica wikitesto]Voci che vorrei creare, quando riesco a trovare il tempo (se non ci pensa prima qualcun altro):
Eridano, il fiume mitologico
Tradurre molti miti minori da qui e le gold-digging ant.
Riempire la lista di divinità della mitologia greca.
Grafica elenco
[modifica | modifica wikitesto]Spazio d'appoggio:
<div style="font-family:Old London; font-size:100%; text-align:center; margin-left: -4em; color:#000000">• • •</div> <div style="font-family:Old London; font-size:200%; text-align:center; margin-left: -2em; color:#000000">=== B ===</div>
SPAZIO D'APPOGGIO PER ROBE VARIE
[modifica | modifica wikitesto]————
Abwissa loqwit, e seo leksi estin als ɣrandos petri, kui tacatrin omnor altror loqwes: «E kuam unkom vulaun facár? Nee ekzistan o méθodi por obtenér taam. Lio nure et fantasia, o oniraga sen unko poveybleca. Nu kredan timatrás nim na lim? Fuli, nulli altros. Vero pova jacat altru. Nee trovon taloku unkam bonom, por li, por ni, por unkys. Meljoro estaut ke omnos li vadaun dormás. Jame et tarda».
Il mio lettore che ɛ́ arrivato fin qʋi sará probabilmente un pɔ’ perplɛsso sulla ragjonevolezza e sulle opportunitá di qʋesta riforma gráfica. Tutti qʋesti accɛnti, puntini e léttere apɛrte gli rallɛ́ntano la lettura, la appesantíscono, lo costríngono a fermarsi sulle síngole parɔle perdɛndo il filo del discorso.
Ɛ́ inevitábile che sia cosí; sarɛbbe strano il contrarjo! Dirɛi che ɛ́ persino gjusto che sia cosí. Chi per tutta la vita, fin da bambino, ɛ́ stato abituato a scrívere e lɛ́ggere sɛmpre in un cɛrto mɔdo, pɔrta profondamente radicate dentro di sé, in mɔdo istintivo oltre che cɔnscjo e razjonale, le forme e i meccanismi di qʋel sistɛma gráfico. Se ci dícono a voce un nome o una parɔla italjana che non abbjamo mai sentito e non conoscjamo, di sɔ́lito sappjamo comunqʋe come scríverla da súbito, in mɔdo istintivo, sɛnza biʃogno di ragjonare su qʋali símboli scritti, o combinazjoni di símboli scritti, sɛ́rvono per rappreʃentare qʋella data seqʋɛnza di sʋɔni. Ɛ́ gjɔcofɔrza, qʋindi, che un sistɛma divɛrso, appena introdotto, cáuʃi una sensazjone di disturbo e di difficoltá, di rallentamento: cɔzza contro decɛnni di abitúdine consolidata e mai messa in discussjone.
Tuttavia, qʋesto non ɛ́ un problɛma. Il nɔstro cervɛllo, anche nei sʋɔi automatismi e aspɛtti incɔnsci, ɛ́ molto dúttile e vivace: impara, si adatta e si abítua alla svɛlta. Faccjo un eʃɛmpjo prático. Un gjorno, dopo un pajo d’ore passate al computjɛre a preparare un tɛsto (d’argomento geográfico) scritto secondo un’ortografia riformata (non eʃattamente qʋesta proposta, ma una versjone precedɛnte non trɔppo divɛrsa), mi capitɔ́ di scrívere alcuni brɛvi appunti a mano, per tutt’altra cɔsa; e nello scrívere la mia mano aggjunse automaticamente, sɛnza biʃogno che ci pensassi [...]
Il mio lettore che ɛ́ arrivato fin qʋi sará probabilmente un pɔ’ perplɛsso sulla ragjonevolețța e sulle opportunitá di qʋesta riforma gráfica. Tutti qʋesti accɛnti, puntini e léttere apɛrte gli rallɛ́ntano la lettura, la appesantíscono, lo costríngono a fermarsi sulle síngole parɔle perdɛndo il filo del discorso.
Ɛ́ inevitábile che sia cosí; sarɛbbe strano il contrarjo! Dirɛi che ɛ́ persino gjusto che sia cosí. Chi per tutta la vita, fin da bambino, ɛ́ stato abituato a scrívere e lɛ́ggere sɛmpre in un cɛrto mɔdo, pɔrta profondamente radicate dentro di sé, in mɔdo istintivo oltre che cɔnscjo e rațjonale, le forme e i meccanismi di qʋel sistɛma gráfico. Se ci dícono a voce un nome o una parɔla italjana che non abbjamo mai sentito e non conoscjamo, di sɔ́lito sappjamo comunqʋe come scríverla da súbito, in mɔdo istintivo, sɛnța biʃogno di ragjonare su qʋali símboli scritti, o combinațjoni di símboli scritti, sɛ́rvono per rappreʃentare qʋella data seqʋɛnța di sʋɔni. Ɛ́ gjɔcofɔrța, qʋindi, che un sistɛma divɛrso, appena introdotto, cáuʃi una sensațjone di disturbo e di difficoltá, di rallentamento: cɔțța contro decɛnni di abitúdine consolidata e mai messa in discussjone.
Tuttavia, qʋesto non ɛ́ un problɛma. Il nɔstro cervɛllo, anche nei sʋɔi automatismi e aspɛtti incɔnsci, ɛ́ molto dúttile e vivace: impara, si adatta e si abítua alla svɛlta. Faccjo un eʃɛmpjo prático. Un gjorno, dopo un pajo d’ore passate al computjɛre a preparare un tɛsto (d’argomento geográfico) scritto secondo un’ortografia riformata (non eʃattamente qʋesta proposta, ma una versjone precedɛnte non trɔppo divɛrsa), mi capitɔ́ di scrívere alcuni brɛvi appunti a mano, per tutt’altra cɔsa; e nello scrívere la mia mano aggjunse automaticamente, sɛnța biʃogno che ci pensassi [...]
La Società chestertoniana italiana (in sigla SCI) è un'associazione italiana il cui scopo è divulgare l'opera di Gilbert Keith Chesterton, uno dei più produttivi scrittori inglesi del XX secolo[3]. La società è stata cofondata da Paolo Gulisano e Marco Sermarini.
Sermarini è l'attuale presidente della società, mentre Gulisano occupa la carica di vicepresidente.
La SCI ha collaborato in più occasioni con la Società chestertoniana americana nell'organizzazione di incontri internazionali legati alla personalità di Chesterton[4][5].
Nel 2013 la Società ha partecipato al Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini organizzato dal movimento Comunione e Liberazione[6].
La Società contribuisce ad attività benefiche in Sierra Leone[7][8].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Pronuncia «intenzionale» /ˈkanterburi/.
Luciano Canepari, Canterbury, in Il DiPI: dizionario di pronuncia italiana, Bologna, Zanichelli, 1999, ISBN 88-08-09344-1. - ^ Altri nomi italiani storici, meno usati, sono stati Cantorberi e Conturbia; molto più rare altre varianti.
W. Schweickard, Deonomasticon Italicum, volume 1 (Derivati da nomi geografici (A–E)), Tubinga, De Gruyter, pp. 365–366, ISBN 3484502959. - ^ Chi siamo, su Uomovivo - Blog ufficiale della Società chestertoniana italiana. URL consultato il 1º aprile 2016.
- ^ (EN) Discover and Rediscover G.K. Chesterton, su The American Chesterton Society. URL consultato il 1º aprile 2016.
- ^ (EN) G.K. Chesterton connects Minnesota and Italy, su The Catholic Spirit. URL consultato il 1º aprile 2016.
- ^ Incontri col Presidente della Società Chestertoniana Italiana al Meeting di Rimini, su L'ancora. URL consultato il 1º aprile 2016.
- ^ Kanu, l’africano che ha portato Chesterton in Sierra Leone, su Tempi. URL consultato il 1º aprile 2016.
- ^ Distributismo in atto, su Uomovivo - Blog ufficiale della Società chestertoniana italiana. URL consultato il 1º aprile 2016.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Il sito ufficiale della Società chestertoniana italiana.
- Il gruppo ufficiale della Società su Facebook.
[[Categoria:Gilbert Keith Chesterton]
Coso per mettere il corsivo nel titolo della voce:
{{DISPLAYTITLE:Titolo con ''qualcosa in corsivo''}}
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Nuova proposta per le lingue dell'India
[modifica | modifica wikitesto]In considerazione del fatto che il metodo IAST permette una traslitterazione univoca e senza perdite, si userà normalmente la grafia IAST per il titolo e il testo della voce, citando eventualmente nell'incipit, se ritenuto rilevante, l'adattamento in inglese o in altre lingue. È opportuno comunque assicurare l'esistenza di rinvii dalle grafie alternative.
Naturalmente, qualora nei dizionari o nelle fonti siano attestati traduzioni o adattamenti italiani, questi hanno la precedenza e devono essere adoperati sia per il titolo sia per il corpo della voce.
Esempi di titoli di voce:
- Dove è attestato un termine italiano corrispondente:
- ‹Sutra del Loto› e non ‹Saddharmapuṇḍarīka-sūtra›;
- ‹Nirvana› e non ‹Nirvāṇa›;
- ‹Prana› e non ‹Prāṇa›.
- Dove non è attestato un termine corrispondente:
- ‹Mahābhārata› (voce); ‹Mahabharata› è un rinvio;
- ‹Upaniṣad› (voce); ‹Upanishad› è un rinvio;
- ‹Śruti› (voce); ‹Shruti› è un rinvio.
Per le traslitterazioni secondo lo IAST (al netto di altre necessità grafiche[1]), quando si tratta di nomi comuni si avrà cura di adoperare il corsivo, in quanto forestierismi[2]; quando si tratta di nomi propri si userà invece il tondo. Al netto di altre necessità grafiche, gli adattamenti italiani, in quanto normali parole della lingua, vanno invece sempre in tondo (es. ‹avatara›, ‹indù›, ‹nirvana›, ‹sutra›, ecc.).
I casi di non sicura risoluzione (adattamenti rari o antichi, parole ibride, altri casi speciali o incerti) saranno discussi singolarmente, come di consueto, nelle pagine di discussione e dei progetti; per le voci, si userà frattanto – finché non si sia giunti a una soluzione condivisa – la grafia secondo lo IAST.
Il punto esclarrogativo[3] (‽), in inglese interrobang[4], è un raro carattere tipografico; graficamente, rappresenta l'unione di due simboli, il punto interrogativo e il punto esclamativo, sovrapposti e con il punto in comune. Nella lettura, tale punto equivale a una pausa della lunghezza di un punto fermo, cui si aggiungono le intonazioni tipiche della domanda e della sorpresa.
Il nome inglese interrobang è una parola macedonia, il cui etimo è da ricercare nelle espressioni interrogative point ("punto interrogativo") e bang ("punto esclamativo" nel gergo dei tipografi e programmatori anglosassoni).
La codifica Unicode per questo simbolo è U+203D, mentre la sua versione capovolta (⸘), da usare in lingue come lo spagnolo, ha codice U+2E18. Diversamente dal punto esclarrogativo normale, quello capovolto è disponibile digitalmente solo dal 2008, ossia da quando è stata pubblicata la versione Unicode 5.1.0.[5] Esistono anche le forme sempre a singolo carattere ma non sovrapposte: U+2048 ⁈ (punto di domanda esclamativo) e U+2049 ⁉ (punto esclamativo di domanda).
Storia e uso
[modifica | modifica wikitesto]Questo carattere fu inventato nel 1962 da Martin K. Speckter,[6] presidente della Martin K. Speckter Associates Inc., un'azienda pubblicitaria newyorkese che sperava di attirare meglio l'attenzione della gente con un nuovo segno di punteggiatura. Dopo averne proposto l'utilizzo su una rivista, egli ricevette diversi consigli per il nome del nuovo simbolo: il preferito fu interrobang,[7] un'unione della parola latina interrogatio (cioè domanda) e dell'inglese bang (cioè punto esclamativo).
Questo segno di interpunzione (‽) si è presentato come alternativa alle scritture !? e ?!, che erano state usate fino alla sua invenzione per ottenere lo stesso effetto: dare la stessa idea di sorpresa, stupore o incredulità;[6] talvolta se ne usavano anche più coppie in sequenza, per accentuare le idee che ciascuna di esse comunicava. In realtà, malgrado il fatto che sia stato inventato anche il relativo carattere Unicode (il cui codice è U+203D), il punto esclarrogativo è usato molto di rado: gli si preferiscono le scritture precedenti, che possono essere realizzate con caratteri presenti su una comune tastiera, senza richiedere l'inserimento di codici o simboli non-ASCII.
Nonostante questo, le due scritture precedenti possono talvolta dare alla frase significati ambigui che il carattere di Speckter non darebbe. Ad esempio, la frase Che cos'è il 5!? si potrebbe interpretare sia come una domanda sorpresa sul 5, sia come una semplice questione sul 5! (cinque fattoriale); con l'uso del punto esclarrogativo, invece, non ci sarebbero malintesi. D'altra parte, in questo caso specifico, il punto esclarrogativo (così come le scritture alternative) non è appropriato, in quanto la domanda non è chiaramente tale da ammettere un tono di sorpresa.[non chiaro]
In spagnolo
[modifica | modifica wikitesto]In spagnolo è d'uso far precedere le esclamazioni e le domande da punti esclamativi e interrogativi capovolti: due esempi sono ¡Qué día bonito! (Che bella giornata!) e ¿Qué hora es? (Che ore sono?). Prima dell'invenzione del punto esclarrogativo si adoperava lo stratagemma di mettere il punto esclamativo capovolto all'inizio e l'interrogativo dritto alla fine della frase o viceversa (a seconda dell'enfasi da dare alla frase), come mostrato dagli esempi sottostanti:
¡Quién te has creído que eres? = ¿Quién te has creído que eres! = Chi credi di essere‽
La prima forma accentua l'idea di domanda, mentre la seconda quella di esclamazione.
Con il punto esclarrogativo è possibile scrivere la frase nella forma: ⸘Quién te has creído que eres‽ = Chi credi di essere‽
In inglese, il punto esclarrogativo capovolto può essere trovato anche sotto il nome di gnaborretni, ovvero interrobang scritto al contrario.[8]
Nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]- Interrabang – film diretto da Giuliano Biagetti (1969)
- Interbang!? – serie TV del 1984
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Per esempio, l'uso di mettere in corsivo i titoli di libri e opere letterarie.
- ^ Ciò è particolarmente necessario, in quest'ambito, per distinguere adeguatamente le traslitterazioni dagli adattamenti. Inoltre, si corre altrimenti il rischio che un lettore impreparato scambi gli adattamenti per traslitterazioni approssimative e li ipercorregga.
- ^ Ed Bott, Carl Siechert e Craig Stinson, Windows 10: La guida ufficiale, traduzione di Furio Piccinini, Paolo Poli, Virginio Sala, Milano, Hoepli, 2017.«Per certi aspetti, la tastiera virtuale è più versatile della sua controparte fisica. La digitazione di simboli tipografici, come il punto esclarrogativo [...] non richiede l'uso dei codici ANSI.»
- ^ Angela Ferrari, Letizia Lala, Fiammetta Longo, Filippo Pecorari, Benedetta Rosi e Roska Stojmenova, Il punto interrogativo, in La punteggiatura italiana contemporanea. Un’analisi comunicativo-testuale, Roma, Carocci, pp. 183-199, ISBN 9788843092642.«intorno agli anni Sessanta è stato proposto un simbolo, l'interrobang (‽) − di cui è stato creato anche il codice Unicode (U+203D) −, presentato come alternativa alle scritture !? e ?!, ma che ha avuto ben scarsa diffusione»
- ^ UnicodeData 5.1.0 (TXT), su unicode.org. URL consultato il 6 aprile 2017.
- ^ a b Martin K. Speckter, 73, Creator of Interrobang, The New York Times, 16 febbraio 1988 (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2016).
- ^ (EN) Keith Houston, The Interrobang, part 1 of 2, su shadycharacters.co.uk.
- ^ (EN) Unicode Character INVERTED INTERROBANG (U+2E18), su fileformat.info. URL consultato il 6 aprile 2016.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «Giulio Mainardi/Prove»
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Venere
[modifica | modifica wikitesto]Venere | |
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Nuvole nell'atmosfera di Venere, rivelate dall'osservazione ai raggi ultravioletti (missione Pioneer Venus, 1979) | |
Stella madre | Sole |
Classificazione | Pianeta terrestre |
Parametri orbitali | |
(all'epoca J2000) | |
Semiasse maggiore | 108208926 km 0,72333199 au |
Perielio | 107476002 km 0,71843270 au |
Afelio | 108941849 km 0,72823128 au |
Circonf. orbitale | 6,8×108 km 4,545 au |
Periodo orbitale | 224,70059 giorni (0,6151970 anni) |
Periodo sinodico | 583,92 giorni (1,598687 anni) |
Velocità orbitale | |
Inclinazione orbitale | 3,39471° |
Inclinazione rispetto all'equat. del Sole | 3,86° |
Eccentricità | 0,00677323 |
Longitudine del nodo ascendente | 76,68069° |
Argom. del perielio | 54,85229° |
Satelliti | 0 |
Anelli | 0 |
Dati fisici | |
Diametro medio | 12103,7 km |
Superficie | 4,6×1014 m² |
Volume | 9,28×1020 m³ |
Massa | 4,8685×1024 kg
|
Densità media | 5,204×103 kg/m³ |
Acceleraz. di gravità in superficie | 8,87 m/s² (0,904 g) |
Velocità di fuga | 10,4 km/s |
Periodo di rotazione | 243 giorni |
Velocità di rotazione (all'equatore) | 1,81 m/s |
Inclinazione assiale | 177,36° |
Temperatura superficiale | |
Pressione atm. | 93000 hPa |
Albedo | 0,65 |
Dati osservativi | |
Magnitudine app. |
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Venere[N 1] è il secondo pianeta del Sistema solare in ordine di distanza dal Sole, con un'orbita quasi circolare che la porta a compiere una rivoluzione in 224,7 giorni terrestri. Prende il nome da Venere, dea romana dell'amore e della bellezza, e il suo simbolo astronomico è la rappresentazione stilizzata della mano della dea che sorregge uno specchio (; Unicode: ♀).
È l'oggetto naturale più luminoso nel cielo notturno, dopo la Luna, con una massima magnitudine apparente di -4,6, e per questo motivo è conosciuta fin dall'antichità. Venere è visibile soltanto poco prima dell'alba o poco dopo il tramonto e per questa ragione è stata spesso chiamata da popoli antichi la "Stella del Mattino" o la "Stella della Sera", fino a quando Pitagora identificò in Venere il responsabile di entrambe le apparizioni.[2]
Classificata come un pianeta terrestre, a volte è definita il "pianeta gemello" della Terra, cui è molto simile per dimensioni e massa. Per altri aspetti, tuttavia, è piuttosto differente dal nostro pianeta. Venere infatti possiede un'atmosfera costituita principalmente da anidride carbonica, molto più densa di quella terrestre, con una pressione al livello del suolo pari a 92 atmosfere. La densità e la composizione dell'atmosfera creano un imponente effetto serra, che rende Venere il pianeta più caldo del sistema solare.
Venere è avvolta da uno spesso strato di nubi altamente riflettenti, composte principalmente da acido solforico, che impediscono la visione in luce visibile della superficie dallo spazio. Il pianeta non è dotato di satelliti o anelli e ha un campo magnetico debole, rispetto a quello terrestre.
Osservazione
[modifica | modifica wikitesto]Poiché il pianeta si trova vicino al Sole, può essere visto di solito soltanto per poche ore e nelle vicinanze del Sole stesso: durante il giorno la luminosità solare lo rende difficilmente visibile. È invece molto brillante subito dopo il tramonto (Vespero) sull'orizzonte a ovest oppure poco prima dell'alba (Lucifero) verso est, compatibilmente con la sua posizione.
Ha l'aspetto di una stella lucentissima di colore giallo-biancastro, di gran lunga più brillante di qualsiasi altra stella nel firmamento. L'osservazione al telescopio è migliore quando Venere non è completamente immersa nell'oscurità ma piuttosto nelle luci del crepuscolo o in pieno giorno, in quanto il contrasto col cielo è minore e consente una migliore percezione dei deboli dettagli e delle ombreggiature dell'atmosfera; inoltre, il pianeta in questi casi è più alto sull'orizzonte e la stabilità dell'immagine è migliore, in quanto meno disturbata dal riverbero dell'atmosfera terrestre. Particolarmente utili nell'osservazione telescopica di Venere è l'uso di filtri colorati per selezionare la luce a diverse lunghezze d'onda, o di filtri neutri e polarizzatori per ottimizzare la quantità di luce nelle osservazioni crepuscolari, permettendo di evidenziare maggiormente le tenui caratteristiche dell'atmosfera venusiana[3]
L'orbita del pianeta è interna rispetto a quella della Terra, quindi lo vedremo muoversi alternativamente a est e a ovest del Sole. La sua elongazione (la distanza angolare tra un pianeta e il Sole) può variare tra un valore massimo a ovest e un valore massimo a est, e può arrivare fino a 47°. Le variazioni della sua elongazione massima sono dovute più alla variazione della distanza tra Terra e Sole che alla forma dell'orbita di Venere e quando l'elongazione è ampia Venere può restare visibile per diverse ore. Periodicamente passa davanti o dietro al Sole entrando quindi in congiunzione: quando il passaggio avviene dietro si ha una congiunzione superiore, mentre quando avviene davanti si ha una congiunzione inferiore e la faccia illuminata del pianeta non è visibile dalla Terra in nessun momento del giorno. Il diametro apparente di Venere durante una congiunzione inferiore è di circa 64 secondi d'arco.[4]
L'eclittica sull'orizzonte è il fattore più importante per la visibilità di Venere. Nell'emisfero boreale l'inclinazione è massima dopo il tramonto nel periodo dell'equinozio di primavera oppure prima dell'alba nel periodo dell'equinozio d'autunno. È importante anche l'angolo formato dalla sua orbita e l'eclittica: infatti Venere può avvicinarsi alla Terra fino a 40×106 km e raggiungere un'inclinazione di circa 8° sull'eclittica avendo un forte effetto sulla sua visibilità.
A parte il Sole, la Luna e (con difficoltà) Giove,[5] Venere è l'unico corpo celeste che è visibile a occhio nudo anche di giorno, sia pure a condizione che la sua elongazione dal Sole non sia troppo piccola e che il cielo sia abbastanza terso.
Storia delle osservazioni
[modifica | modifica wikitesto]Conosciuta probabilmente già nella preistoria, Venere fu osservata poi da tutte le culture antiche, come i babilonesi che la chiamarono Ištar, in onore della dea dell'amore, dell'erotismo e della guerra nella mitologia babilonese. Egizi, Greci e Romani distinguevano invece le apparizioni mattutine e serali in due corpi distinti, chiamandolo rispettivamente stella del mattino o stella della sera, e per questo Venere era chiamata Lucifero quando appariva prima dell'alba, e Vespero quando appariva a ovest al calar del Sole. Per via del suo splendore, in molte culture, tra cui quella Maya, Venere rappresentava una divinità ed era l'astro più studiato nei suoi movimenti in cielo.
Fu Galileo Galilei il primo che studiò Venere, osservandola con il suo cannocchiale. Egli riuscì ad osservare le fasi, e che queste erano simili a quelle della Luna, dimostrando la correttezza della teoria eliocentrica predetta qualche decennio prima dall'astronomo polacco Niccolò Copernico, che sosteneva che Venere era posta tra la Terra e il Sole e ruotava attorno a quest'ultimo. A maggior sostegno della teoria c'era anche l'osservazione di Galileo del diametro apparente di Venere durante le sue diverse fasi, a seconda della sua distanza dalla Terra.[6] Tuttavia, per non venir accusato di eresia dall'inquisizione per contraddire la teoria tolemaica, Galileo coprì la sua scoperta in una frase criptica in latino: "Mater Amorum aemulatur Cinthyae figuras", che vuol dire "La madre degli amori [Venere] imita le forme di Cinzia [la Luna]".[7]
Nel 1677, Edmund Halley suggerì di misurare la distanza Terra-Sole con osservazioni da diversi luoghi della Terra, in particolare in occasione dei transiti di Venere. Successive spedizioni in vari luoghi del mondo permisero di misurare la parallasse del Sole in 8,85 secondi d'arco. I transiti storici di Venere furono particolarmente importanti al riguardo, inoltre uno di questi, nel 1761, permise all'astronomo russo Mikhail Lomonosov di ipotizzare la presenza di un'atmosfera su Venere.[8]
Lo spesso strato di nubi e l'alta luminosità del pianeta furono in passato un serio ostacolo per cercare di individuare il suo periodo di rotazione con gli strumenti disponibili a quel tempo. Cassini e Francesco Bianchini osservarono Venere, e mentre il primo ipotizzò un periodo di 24 ore, Bianchini teorizzò un periodo di 24 giorni.[9] Tuttavia William Herschel si accorse che il pianeta era ricoperto da uno spesso strato di nubi, e il periodo di rotazione rimase un enigma, anche se nel XVIII secolo, molti astronomi pensavano che esso fosse di 24 ore, conformandosi alla teoria precedente di Cassini.[10] Giovanni Schiaparelli fu il primo che ipotizzò un diverso periodo, teorizzando che, come Mercurio, anche Venere fosse in rotazione sincrona, "bloccata" dal Sole. Schiapparelli infatti concluse i suoi studi l'11 agosto 1878 scrivendo: "Addio bella Afrodite, ormai la tua rotazione non sarà più un segreto"[11]
Nel 1932 W. Adams e T. Dunham mediante osservazioni spettroscopiche nell'infrarosso, scoprirono linee di assorbimento del carbonio, che permisero di ipotizzare che l'anidride carbonica era predominante nell'atmosfera venusiana.[6]
Nel 1961, durante una congiunzione, fu osservato il periodo di rotazione di Venere con il radiotelescopio di Goldstone, in California, anche se solo nel 1964 fu confermata definitivamente la sua rotazione retrograda. Intanto, nel 1962, il Mariner 2 aveva raggiunto con successo il pianeta, inviando i primi dati su temperatura superficiale e composizione atmosferica di Venere.
Transiti
[modifica | modifica wikitesto]Un transito di Venere è un evento molto raro, ed avviene quando il pianeta si interpone fra la Terra e il Sole, oscurandone una piccola parte del disco. Solo gli ultimi due transiti, quelli del 2004 e del 2012, sono stati osservati con strumenti scientifici moderni e con le conoscenze attuali del pianeta dopo l'esplorazione delle sonde spaziali. Tuttavia in passato i transiti di Venere furono considerati molto importanti per diversi fattori, tra cui quello della esatta misurazione della distanza Terra-Sole. I transiti avvengono a coppie, con un intervallo di otto anni da un transito all'altro di ciascuna coppia, e intervalli di 121,5 e 105,5 anni tra una coppia e un'altra.[12]
C'è qualche menzione di transiti di Venere sul Sole in epoche antiche, come quella dello scienziato persiano Avicenna, che nel 1032 riporta di aver osservato Venere come una macchia che passava sopra il Sole, concludendo che il pianeta fosse più vicino al Sole di quanto lo sia la Terra.[13] L'astronomo spagnolo Ibn Bajja menzionò anch'esso un transito di Mercurio e Venere sul Sole nel XII secolo, tuttavia studi storici di Bernard R. Goldstein e altri nel XX secolo non hanno confermato tali transiti che sarebbero stati osservati ad occhio nudo, concludendo che molto probabilmente essi avevano osservato delle macchie solari.[14]
La prima previsione di un transito di Venere fu di Keplero nel 1631, anche se nessuno all'epoca riuscì ad osservarlo perché non visibile dall'Europa. Keplero non aveva previsto il transito che avvenne 8 anni dopo, cosa che fece il giovane astronomo britannico Jeremiah Horrocks, che nel 1639 osservò per primo un transito di Venere davanti al Sole.[14] Da Horrocks in poi sono stati osservati solo altri sei transiti nel corso della storia, tra cui quello del 1761 che permise all'astronomo russo Lomonosov di predire l'esistenza di un'atmosfera su Venere. In quegli anni però lo studio di diversi astronomi era diretto alla stima della distanza Terra-Sole, su suggerimento di Halley avvenuto agli inizi del XVIII secolo e diretto ai giovani astronomi dell'epoca, che avrebbero potuto essere ancora in vita in occasione dei transiti del 1761 e del 1769.[15] Molti astronomi di diverse nazioni viaggiarono per vari luoghi del mondo, da dove sarebbero stati visibili i transiti previsti. Particolarmente sfortunato fu l'astronomo francese Guillaume Le Gentil, che dopo aver perso il transito del 1761 visibile in India perché a bordo di una nave in movimento, perse quello di otto anni dopo perché quel giorno il cielo si rannuvolò. Tornato in Francia ebbe anche la brutta sorpresa di trovarvi la moglie risposata mentre lui era stato dato per morto dalle autorità. Il famoso navigatore britannico James Cook fece il suo primo viaggio diretto a Tahiti perché mandato dalla Royal Society a studiare un transito di Venere.[16] Nel 1771 un altro astronomo francese, Jérôme Lalande, utilizzando i dati dei transiti precedenti, stimò in 153 milioni di chilometri la distanza della Terra dal Sole, distanza poi corretta nel secolo successivo da Simon Newcomb in 149,67 milioni di km, grazie alle osservazioni dei transiti del 1874 e del 1882.[17]
Missioni spaziali
[modifica | modifica wikitesto]È oggi noto che Venere possiede una superficie rovente sulla quale insiste un'atmosfera corrosiva con un'altissima pressione.
In passato questi dati erano tuttavia sconosciuti e ciò lasciò campo aperto a qualsiasi ipotesi. Carl Sagan teorizzò, per esempio, che Venere fosse coperta da un oceano non di acqua, ma di idrocarburi. Altri studiosi ritenevano che il pianeta fosse ricoperto da paludi mentre altri ancora ipotizzavano un mondo desertico. Gli scienziati sovietici delle missioni Venera erano così propensi ad aspettarsi un oceano che sulla sonda Venera 4, lanciata nel 1967, installarono un morsetto fatto di zucchero bianco raffinato che, a contatto con l'acqua (o un altro fluido dotato della giusta composizione e temperatura), si sarebbe sciolto facendo scattare l'antenna che con questo stratagemma si sarebbe salvata dall'affondamento della sonda.[18] Ma su Venere la sonda Venera 4 non solo non trovò un oceano, ma non raggiunse neppure la superficie. Smise infatti di trasmettere quando la pressione atmosferica superò le 15 atmosfere, soltanto una frazione delle 93 atmosfere presenti sulla superficie del pianeta.[19]
Si trattava, comunque, di un risultato straordinario: per la prima volta un veicolo costruito dall'uomo aveva comunicato dati relativi all'analisi delle condizioni di un ambiente extraterrestre. I sovietici studiarono quindi una sonda più resistente. La squadra di V. G. Perminov ipotizzò dapprima che tale sonda dovesse resistere a una pressione di 60 atmosfere, quindi di 100 e infine di 150 atmosfere.[18] Per tre anni, la squadra di Perminov testò le sonde in condizioni estreme e, per simulare l'atmosfera di Venere, costruì la più grande pentola di Papin del mondo - in pratica una pentola a pressione gigantesca - in cui le sonde venivano immesse finché non si schiacciavano o fondevano.[18]
Venera 7 fu costruita per sopportare una pressione di 180 atmosfere, e lanciata il 17 agosto 1970; il 15 dicembre dello stesso anno trasmise il segnale tanto atteso. La prima sonda costruita dall'uomo era atterrata su un altro pianeta e aveva comunicato con la Terra.[20] Nel 1975 i sovietici inviarono la sonda Venera 9 equipaggiata con un disco frenante per la discesa nell'atmosfera e di ammortizzatori per l'atterraggio, che trasmise immagini in bianco e nero della superficie di Venere, mentre le sonde Venera 13 e 14 rimandarono le prime immagini a colori di quel mondo.[21][22]
Nel 1978 gli statunitensi lanciarono diverse sonde separate verso Venere, nell'ambito del progetto Pioneer Venus, per lo studio in particolar modo dell'atmosfera venusiana. Negli anni ottanta i sovietici proseguirono invece con le sonde Venera: le Venera 15 e 16 lanciate nel 1983 e dotate di radar ad apertura sintetica, mapparono l'emisfero nord del pianeta rimanendo in orbita attorno ad esso. I sovietici lanciarono anche, nel 1985, le sonde Vega 1 e 2, rilasciarono moduli sulla superficie, prima di andare verso l'incontro con la cometa di Halley, l'altro oggetto di studi di quelle missioni. Vega 2 atterrò nella regione Aphrodite raccogliendo un campione di roccia contenente anortosite - troctolite, materiale raro sulla Terra ma presente negli altopiani lunari.[23]
Nel 1990 la NASA, utilizzando lo Space Shuttle, lanciò verso Venere la Sonda Magellano, dotata di radar che permise una mappa quasi completa del pianeta, con una risoluzione nettamente migliore rispetto alle precedenti missioni, lavorando per ben 4 anni prima della caduta e della conseguente distruzione nell'atmosfera venusiana, anche se qualche frammento potrebbe essere arrivato in superficie.[24]
Negli ultimi decenni, per risparmiare combustibile, Venere è stata spesso usata come fionda gravitazionale per missioni dirette verso altri pianeti del sistema solare, come nel caso della Galileo, diretta verso Giove e le sue lune, e la Cassini-Huygens, diretta all'esplorazione del sistema di Saturno e che effettuò due fly-by con Venere tra il 1998 e il 1999, prima di dirigersi verso le regioni esterne del sistema solare.[25]
Venus Express, lanciata nel 2006, ha eseguito una mappatura completa della superficie, e nonostante fosse inizialmente prevista una durata della missione di due anni, essa è stata estesa fino al dicembre del 2014.[26]
Missioni attuali e future
[modifica | modifica wikitesto]PLANET-C, o Venus Climate Orbiter, è una sonda giapponese che, seguendo la tradizione nipponica, è stata ribattezzata dopo il lancio col nome di Akatsuki ed è stata lanciata il 20 maggio 2010 dal Tanegashima Space Center. Avrebbe dovuto entrare in orbita attorno a Venere nel dicembre del 2010, con lo scopo di studiare la dinamica dell'atmosfera venusiana, ciononostante, a causa di un problema col computer di bordo, la manovra fallì. Non avendo subito gravi danni la sonda è riuscita ad entrare in orbita attorno al pianeta nel dicembre 2015.[27]
Tra le missioni candidate per il decennio 2013-2022, nell'ambito del Programma New Frontiers della NASA, la Venus In-Situ Explorer era una delle candidate possibili da scegliere, tra vari progetti esplorativi proposti.[28] La missione comprendeva lo studio chimico-fisico della sua crosta e l'analisi della sua atmosfera, con campioni del suolo venusiano da prelevare e studiare sul posto, visti gli alti costi che comporta riportare sulla Terra eventuali campioni. Inizialmente programmata per essere lanciata nel 2013, venne poi data la priorità alla missione OSIRIS-REx, che sarà lanciata nel 2016 e si dedicherà all'esplorazione degli asteroidi.[29]
Venera-D è un progetto dell'Agenzia Spaziale Russa, che inizialmente prevedeva l'atteraggio di un lander sulla superficie nel 2014. Tuttavia in fase di riprogettazione della missione, dopo i fallimenti delle sonde Phobos, il progetto perse priorità rispetto ad altre missioni, all'interno del programma spaziale russo e, dopo che il lancio è stato rimandato al 2024, nell'agosto del 2012 si è deciso di posticipare la missione al 2026.[30]
Il 26 novembre del 2013 la NASA ha lanciato anche il Venus Spectral Rocket Experiment (VeSpR), un telescopio spaziale in orbita attorno alla Terra per lo studio dell'atmosfera di Venere nell'ultravioletto, non possibile dalla Terra in quanto l'atmosfera terrestre assorbe la maggior parte dei raggi UV.[31] Lo scopo degli scienziati è individuare la quantità di atomi di idrogeno e deuterio rimasti nell'atmosfera venusiana, per ricostruire la storia del pianeta e capire se effettivamente esisteva una grande quantità di acqua nel passato come gli astronomi ipotizzano.[32]
Parametri orbitali e rotazione
[modifica | modifica wikitesto]L'orbita di Venere è quasi circolare, con un'eccentricità orbitale inferiore all'1% e una distanza media dal Sole di 108 milioni di chilometri.[33] Venere è il pianeta che maggiormente si avvicina alla Terra e in occasione delle congiunzioni inferiori la distanza media tra Venere e la Terra è di circa 41 milioni di chilometri. Essendo l'orbita di Venere quasi circolare la vicinanza minima tra la Terra e Venere avviene quando il nostro pianeta si trova al perielio e la sua distanza dal Sole è di 147 milioni di chilometri circa. In queste occasioni quando Venere è in congiunzione inferiore si avvicina a meno di 40 milioni di chilometri, e nei periodi di massima eccentricità orbitale dell'orbita terrestre, la distanza minima di Venere dalla Terra è di 38,2 milioni di chilometri[33]
Con una velocità orbitale di 35 km/s, Venere impiega 224,7 giorni a compiere una rivoluzione attorno al Sole, mentre il periodo sinodico, ossia il periodo nel quale si ritrova nella stessa posizione nel cielo terrestre rispetto al Sole, è di 584 giorni. L'inclinazione orbitale rispetto all'eclittica è di 3,39º[33]
La rotazione di Venere, rimasta sconosciuta fino alla seconda metà del XX secolo, avviene secondo il moto retrogrado (in senso orario), cioè al contrario di come avviene normalmente per la maggior parte degli altri pianeti del sistema solare. La rotazione è molto lenta, infatti un giorno dura circa 243 giorni terrestri, superiore al periodo di rivoluzione attorno al Sole, con una velocità all'equatore di appena 6,5 km/h. Alcune ipotesi sostengono che la causa sia da ricercarsi nell'impatto con un asteroide di dimensioni ragguardevoli.[34] All'inizio del 2012, analizzando i dati della sonda Venus Express, si è scoperto che la rotazione di Venere sta ulteriormente rallentando, con un periodo di rotazione che è stato misurato in 243,0185 giorni[35], 6 minuti e mezzo superiore alla precedente misurazione di 16 anni prima effettuata dalla sonda Magellano[36]
A causa della rotazione retrograda il moto apparente del Sole è opposto a quello terrestre, quindi chi si trovasse su Venere vedrebbe l'alba a ovest e il tramonto a est. Poiché il pianeta impiega 225 giorni terrestri per compiere un'intera rivoluzione attorno al Sole su Venere il giorno è più lungo dell'anno. Tuttavia tra un'alba e l'altra trascorrono soltanto 117 giorni terrestri perché mentre il pianeta ruota su se stesso in senso retrogrado esso si sposta anche lungo la propria orbita, compiendo il moto di rivoluzione che procede in senso opposto rispetto a quello di rotazione. Ne deriva che lo stesso punto della superficie si viene a trovare nella stessa posizione rispetto al Sole ogni 117 giorni terrestri.[37]
Caratteristiche fisiche
[modifica | modifica wikitesto]Venere è uno dei quattro pianeti terrestri del sistema solare. Questo significa che, come la Terra, è un corpo roccioso. In dimensioni e massa è molto simile alla Terra ed è spesso descritta come il suo "gemello"[38]. Venere sta subendo la stessa evoluzione che ha avuto la Terra nella sua formazione. Il diametro di Venere è inferiore a quello terrestre di soli 650 km e la sua massa è l'81,5% di quella terrestre. A causa di questa differenza di massa, sulla superficie di Venere l'accelerazione di gravità è mediamente pari a 0,88 volte quella terrestre. A titolo di esempio, un uomo di 70 kg che misurasse il proprio peso su Venere, mediante un dinamometro tarato sull'accelerazione di gravità terrestre, registrerebbe un valore pari a circa 62 kg (utilizzando come unità di misura i chilogrammi forza).
A dispetto di queste somiglianze, le condizioni sulla superficie venusiana sono molto differenti da quelle terrestri a causa della spessa atmosfera di anidride carbonica, la più densa tra tutti i pianeti terrestri: l'atmosfera di Venere, infatti, è costituita per il 96,5% da anidride carbonica, mentre il restante 3,5% è composto soprattutto da azoto.[39] La notevole percentuale di anidride carbonica è dovuta al fatto che Venere non ha un ciclo del carbonio per incorporare nuovamente questo elemento nelle rocce e nelle strutture di superficie, né esistono organismi (come le piante sulla Terra) che la possano assorbire in biomassa. È proprio l'anidride carbonica ad aver generato un potentissimo effetto serra, a causa del quale Venere è divenuta così caldo che si ritiene che gli antichi oceani del pianeta siano evaporati, lasciando una asciutta superficie desertica con molte formazioni rocciose.[40] Il vapore acqueo si è poi dissociato a causa dell'alta temperatura e a causa dell'assenza di una magnetosfera, il leggero idrogeno è stato diffuso nello spazio interplanetario dal vento solare.[41]
La pressione atmosferica sulla superficie del pianeta è pari a 92 volte quella della Terra ed è dovuta per la maggior parte all'anidride carbonica e ad altri gas serra. Il pianeta è inoltre ricoperto da un opaco strato di nuvole di acido solforico, altamente riflettenti, che insieme alle nubi dello strato inferiore[42] impediscono la visione della superficie dallo spazio. Questa impenetrabilità ha originato molteplici discussioni, perdurate fino a quando i segreti del suolo di Venere furono rivelati dalla planetologia nel ventesimo secolo.
La mappatura della sua superficie è stata possibile attraverso i dati forniti dalla sonda Magellano tra il 1990 e il 1991. Ne è risultato un suolo con evidenze di estensivo vulcanismo; anche la presenza di zolfo nell'atmosfera poteva essere un indizio di eruzioni recenti.[43][44] Però l'assenza di flussi lavici accanto alle caldere visibili rimane un problema.
Il pianeta mostra pochi crateri da impatto, il che depone a favore di una superficie relativamente giovane, sui 300-600 milioni di anni.[45][46] La mancata evidenza di attività tettonica viene collegata alla notevole viscosità della crosta, dovuta all'assenza dell'effetto lubrificante provocato dall'acqua, il che rende più difficile la subduzione. Ci può tuttavia essere una perdita di calore interno in seguito a importanti eventi periodici di affioramento.[45]
Struttura interna
[modifica | modifica wikitesto]Anche se vi sono poche informazioni dirette sulla sua struttura interna e la geochimica venusiana a causa della mancanza di dati sismici e della conoscenza del suo momento di inerzia[47] le somiglianze in termini di dimensioni e di densità tra Venere e la Terra suggeriscono che i due pianeti possano avere una struttura interna simile: un nucleo, un mantello e una crosta. Si ritiene che il nucleo venusiano, come quello della Terra, sia almeno parzialmente liquido dal momento che i due pianeti hanno avuto un processo di raffreddamento simile.[48] Le dimensioni leggermente inferiori di Venere suggeriscono che le pressioni siano significativamente più basse al suo interno rispetto a quelle terrestri.
La differenza principale tra i due pianeti è l'assenza di tettonica delle placche su Venere dovuta probabilmente alla diversa composizione della litosfera e del mantello venusiani (assenza di acqua = viscosità maggiore = grado di accoppiamento maggiore litosfera/mantello) rispetto a quelli terrestri. L'omogeneità della crosta di Venere determina una minore dispersione di calore dal pianeta, che infatti presenta un flusso di calore con valori di circa la metà inferiori a quelli terrestri. L'assenza di un campo magnetico potrebbe essere legata all'assenza di un nucleo solido all'interno del pianeta.[49]
Si ritiene che Venere sia soggetto a periodici episodi di movimenti tettonici, dove la crosta sarebbe subdotta rapidamente nel corso di pochi milioni di anni, con intervalli di alcune centinaia di milioni di anni di relativa stabilità. Questo contrasta fortemente con la condizione più o meno stabile di subduzione e di deriva continentale che si verifica sulla Terra.[50] Tuttavia la differenza è spiegabile con l'assenza su Venere di oceani che agirebbero come lubrificanti nella subduzione.[51] Le rocce superficiali di Venere avrebbero meno di mezzo miliardo di anni poiché l'analisi dei crateri di impatto suggerisce che le dinamiche di superficie avrebbero modificato la superficie stessa (eliminando gli antichi crateri) negli ultimi miliardi di anni.[52]
Superficie
[modifica | modifica wikitesto]La superficie di Venere mostrata dalle sonde Venera appariva costituita principalmente da rocce di basalto, ed è stata successivamente mappata in dettaglio alla fine del XX secolo; la sonda Magellano ha elencato circa un migliaio di crateri di meteoriti: un numero basso se confrontato a quello della Terra.[43][44] La scarsa presenza di crateri e il fatto che essi siano relativamente grandi, oltre i 3 km di diametro, si spiega con la densa atmosfera venusiana che impedisce l'arrivo in superficie dei meteoriti più piccoli, disgregandoli prima dell'impatto al suolo.[53]
Circa l'80% della superficie di Venere è formato da pianure vulcaniche che per il 70% mostrano dorsali da corrugamento, e per il 10% sono proprio lisce.[54] Il resto è costituito da due altopiani definiti continenti, uno nell'emisfero nord e l'altro appena a sud dell'equatore.
Il continente più a nord è chiamato Ishtar Terra, dalla dea babilonese dell'amore Ishtar, e ha circa le dimensioni dell'Australia. I Monti Maxwell, il più alto massiccio montuoso su Venere, si trovano nell'Ishtar Terra. La superficie di Venere è, rispetto a quella della Terra e di Marte, generalmente pianeggiante, in quanto solo il 10% della superficie si estende oltre i 10 km d'altezza, contro i 30 chilometri che separano invece i fondi oceanici terrestre dalle montagne più alte.
Il continente a sud è chiamato Aphrodite Terra, dalla dea greca dell'amore, e ha circa le dimensioni del Sud America. La maggior parte di questo continente è ricoperta da un intrico di fratture e di faglie.[55]
Venere è senza dubbio il pianeta del sistema solare con la maggior quantità di vulcani: ne sono stati individuati in superficie circa 1500 di dimensioni medio-grandi, ma potrebbero esserci fino a un milione di vulcani minori.[56] Alcune strutture vulcaniche sono peculiari di Venere, come quelle chiamate farra (a forma di focaccina), larghe da Errore in {{M}}: parametro 1 non è un numero valido. e alte da Errore in {{M}}: parametro 1 non è un numero valido.; fratture radiali a forma di stella, chiamate novae; strutture con fratture sia radiali che concentriche chiamate aracnoidi per la loro somiglianza con le tele di ragno; e infine le coronae, anelli circolari di fratture, a volte circondate da una depressione. Tutte queste strutture hanno un'origine vulcanica.[57]
La superficie di Venere appare geologicamente molto giovane, i fenomeni vulcanici sono molto estesi e lo zolfo nell'atmosfera dimostrerebbe, secondo alcuni esperti, l'esistenza di fenomeni vulcanici attivi ancora oggi[56]. Tuttavia, questo solleverebbe un enigma: l'assenza di tracce del passaggio di lava che accompagni una caldera tra quelle visibili.
Quasi tutte le strutture di superficie di Venere prendono il nome da figure femminili storiche o mitologiche.[58] Le uniche eccezioni sono rappresentate dai monti Maxwell, il cui nome deriva da James Clerk Maxwell, e da due regioni chiamate Alpha Regio e Beta Regio. Queste tre eccezioni si verificarono prima che l'attuale sistema fosse adottato dall'Unione Astronomica Internazionale, l'ente che controlla la nomenclatura dei pianeti.[59]
Atmosfera
[modifica | modifica wikitesto]Osservazione
[modifica | modifica wikitesto]Molto tempo prima dell'arrivo delle sonde sovietiche sul suolo di Venere, erano già state acquisite le prove che il pianeta disponeva di un'atmosfera:
- Anzitutto, prima e dopo la congiunzione inferiore, il pianeta presenta una "falce" con le estremità molto angolate rispetto al normale angolo teorico di 180º (osservabile, ad esempio, nella Luna). Questa è la prova dell'esistenza di un'atmosfera, dal momento che il prolungamento delle punte della falce è dovuto alla riflessione della luce solare anche nell'emisfero non esposto al Sole, in virtù di un fenomeno di diffusione, o crepuscolo, provocato dall'atmosfera.[60]
- Quando Venere occulta una stella l'occultamento non è istantaneo ma progressivo. Cioè quando il disco del pianeta inizia a sovrapporsi a quello della stella la luce della stella è ancora parzialmente visibile. Ciò si verifica perché la luce è in grado di penetrare parzialmente l'atmosfera. Analogamente quando la stella ricompare la luminosità non riappare improvvisamente (cosa che si verifica invece nel caso dell'occultamento di una stella da parte della Luna) ma in modo continuo.[61]
Ma fu durante il transito del 1761 che l'astronomo russo Mikhail Lomonosov poté effettuare la prima osservazione diretta dell'atmosfera di Venere.[62] Al telescopio, infatti, il pianeta, visto davanti al Sole, mostrava un margine non netto ma sfumato, cioè appariva circondato come da un alone: la prova palese dell'esistenza di un'atmosfera.[18]
Composizione
[modifica | modifica wikitesto]L'atmosfera di Venere è molto diversa da quella della Terra, sia in composizione che in densità: è costituita infatti al 96,5% di anidride carbonica, mentre il 3,5% restante è azoto.[63]. La massa dell'atmosfera venusiana è circa 93 volte quella dell'atmosfera terrestre, mentre la pressione sulla superficie del pianeta è circa 92 volte quella della Terra, equivalente alla pressione presente a circa mille metri di profondità in un oceano terrestre.[64]
La densa atmosfera, composta essenzialmente di CO2, genera insieme alle nubi di anidride solforosa il più forte effetto serra del sistema solare, portando la temperatura della superficie del pianeta a valori di oltre 460 °C.[64][65] Questo rende la superficie di Venere più calda di quella di Mercurio,[66] e quindi di qualunque altro pianeta del sistema solare.[67] Questo nonostante Venere sia due volte più distante dal Sole e riceva quindi solo il 25% dell'irraggiamento rispetto al pianeta più interno. A causa dell'assenza di acqua, su Venere non vi è umidità sulla superficie, che a causa di temperatura e condizioni atmosferiche è stata spesso descritta come "infernale".[68][69][70]
Gli studi hanno evidenziato come, all'inizio del sistema solare, l'atmosfera di Venere fosse probabilmente molto più simile a quella terrestre, e che vi fosse una presenza abbondante di acqua sulla superficie. Il progressivo aumento della radiazione solare causò un aumento dell'evaporazione, e siccome il vapore acqueo è un potente gas serra, si innescò un processo di retroazione positivo. Tale processo diventò sempre più rapido, fino a diventare incontrollabile: come risultato gli oceani di Venere evaporarono completamente, e le temperature al suolo raggiunsero valori di 1500 K. In seguito la radiazione solare ha progressivamente fotodissociato il vapore acqueo in idrogeno e ossigeno. L'idrogeno tuttavia non può essere trattenuto efficacemente da Venere, ed è stato progressivamente perso tramite processi di fuga atmosferica, mentre l'ossigeno rimasto si è ricombinato con il carbonio, portando alla composizione atmosferica odierna.[71] Sebbene non sia possibile la vita sulla superficie di Venere, alcuni scienziati ipotizzano che essa potrebbe esistere negli strati di nubi a 50-60 chilometri d'altezza, dove i valori di temperatura e pressione atmosferica sono simili a quelli terrestri.[72][73][74]
Tempo atmosferico
[modifica | modifica wikitesto]Venere è un mondo con una situazione climatica estrema e invariante. L'inerzia termica e lo spostamento del calore da parte dei venti nella parte più bassa dell'atmosfera fanno sì che la temperatura della superficie di Venere non cambi significativamente tra giorno e notte, nonostante la rotazione estremamente lunga del pianeta: quindi la superficie di Venere è isotermica, cioè mantiene una temperatura costante tra il giorno e la notte e tra l'equatore e i poli.[75][76][77][78] L'inclinazione assiale del pianeta è di 177,36° il che determina l'apparente rotazione inversa del pianeta. L'angolo è comunque molto prossimo a 180° e contribuisce a rendere poco evidenti i cambiamenti stagionali.[79]
L'unica variazione apprezzabile si ha con l'aumento dell'altitudine: il punto più freddo della superficie di Venere è nel suo punto più alto, ossia sui Maxwell Montes, con una temperatura di 380 °C, dove la pressione è pari a 45 bar.[1][80] Nel 1990 la Sonda Magellano effettuando riprese radar rilevò una sostanza molto riflettente che si trovava sulla cima dei picchi montuosi più alti, simile nell'aspetto alla neve che si trova sulle montagne della Terra. Questa sostanza potrebbe formarsi in un processo simile a quello che causa la neve sulla Terra, sebbene la sua temperatura sia molto più alta. Essendo troppo volatile per condensare sulla superficie si eleva in forma gassosa verso cime più alte e più fredde su cui cade poi come precipitazione. La natura di questa sostanza non è conosciuta con certezza, ma alcune speculazioni propongono che si possa trattare di tellurio elementare o persino di solfuro di piombo (galena).[81]
Il tellurio è un metallo raro sulla Terra, ma potrebbe essere abbondante su Venere. Secondo alcuni scienziati il tellurio potrebbe assumere, sui picchi montuosi di Venere dove la temperatura è più bassa rispetto alle altre zone della superficie, la forma di una specie di neve metallica.[82]
I venti sulla superficie sono lenti, con una velocità di pochi chilometri all'ora, ma, a causa dell'alta densità dell'atmosfera, essi esercitano una notevole forza contro gli ostacoli e sono in grado di spostare polvere e pietre sulla superficie. Basterebbe solo questo a rappresentare un ostacolo al movimento di un uomo sulla superficie anche se il calore e la pressione non fossero già un problema.[83] Nello strato più alto delle nubi invece, i venti soffiano con grande intensità, fino a 300 km/h, e sferzano l'intero pianeta con un periodo di 4-5 giorni.[84] Questi venti si muovono a velocità che sono fino a 60 volte la velocità di rotazione del pianeta, mentre sulla terra i venti più forti soffiano solo al 10% o 20% della velocità di rotazione terrestre.[85]
Al di sopra del denso strato di CO2 si trovano spesse nubi costituite prevalentemente di anidride solforosa e da goccioline di acido solforico.[86][87] Queste nuvole riflettono circa il 60% della luce solare nello spazio e impediscono l'osservazione diretta della superficie di Venere nello spettro visibile. A causa dello strato di nubi, nonostante Venere sia più vicino al Sole di quanto lo sia la Terra, la superficie venusiana non ne è altrettanto riscaldata o illuminata. A mezzogiorno la luminosità di superficie corrisponde grosso modo a quella osservabile sulla Terra in una giornata molto nuvolosa.[18] Le nubi coprono l'intero pianeta e sono quindi più simili a una spessa coltre di nebbia che alle nuvole terrestri. Per questo motivo un ipotetico osservatore che si trovasse sulla superficie non sarebbe mai in grado di vedere direttamente il Sole, ma potrebbe soltanto intravederne la luminosità. In assenza dell'effetto serra causato dall'anidride carbonica dell'atmosfera la temperatura sulla superficie di Venere sarebbe abbastanza simile a quella terrestre.[88]
Le nubi di Venere sono soggette a frequenti scariche elettriche (fulmini) e la loro composizione ne favorisce la formazione più frequentemente che sulla Terra.[89] L'esistenza di fulmini è stata controversa fin da quando le sonde sovietiche Venera avevano osservato scariche elettriche nella parte bassa dell'atmosfera che si succedevano con cadenze che sembravano decine o centinaia di volte più frequenti dei lampi sulla Terra. Gli scienziati sovietici chiamarono questo fenomeno "il drago elettrico di Venere".[18] In seguito, nel 2006 e nel 2007, la sonda Venus Express osservò chiaramente un'onda elettromagnetica di elettroni. Era la prova che un fulmine si era appena scaricato. La sua apparenza intermittente indicava una traccia associata con attività climatica. Il tasso di fulmini è, secondo le stime più prudenti, almeno la metà di quello sulla Terra.[89]
Magnetosfera
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1967 Venera-4 ha scoperto che Venere possiede un campo magnetico molto più debole di quello terrestre. Questo campo magnetico viene generato da un'interazione tra la ionosfera e il vento solare,[90][91] contrariamente a quanto avviene nel caso del nostro pianeta il cui campo nasce dall'effetto dinamo delle correnti convettive all'interno del mantello. Il campo venusiano si dimostra essere troppo debole per fornire una adeguata protezione dal vento solare. Le particelle dell'alta atmosfera vengono infatti continuamente strappate al campo gravitazionale del pianeta per disperdersi nello spazio.[92] La mancanza di un campo magnetico intrinseco a Venere è un dato sorprendente, visto che è simile alla Terra per dimensioni, e inizialmente si era previsto anche per questo pianeta un effetto dinamo all'interno del mantello. Una dinamo richiede tre cose: un liquido conduttivo, la rotazione del nucleo e la convezione. Il nucleo è ipotizzato elettricamente conduttivo e, nonostante la lentezza della rotazione, le simulazioni mostrano che questa sarebbe sufficiente per produrre una dinamo.[93][94] Questo implica che la dinamo manca a causa dell'assenza di convezione. Sulla Terra la convezione si verifica nel mantello a causa della temperatura inferiore di questo rispetto a quella del nucleo. Su Venere un evento di rifacimento globale può avere interrotto la tettonica a zolle e quindi eliminato le correnti convettive. Ciò ha causato l'innalzamento della temperatura del mantello e ridotto così il flusso di calore proveniente dal nucleo. Come risultato non c'è una geodinamo interna che può produrre un campo magnetico. Una possibilità è che Venere non abbia un nucleo interno solido[95] o che non ci sia un gradiente di temperatura all'interno in modo che tutta la parte liquida del nucleo sia approssimativamente alla stessa temperatura. Un'altra possibilità è che il suo nucleo sia già completamente solidificato. Lo stato del nucleo dipende in larga misura dalla concentrazione di zolfo che non è nota.
Satelliti
[modifica | modifica wikitesto]Venere non ha satelliti naturali,[96] sebbene l'asteroide 2002 VE68 mantenga una relazione quasi orbitale col pianeta[97] e una ricerca del 2006 di Alex Alemi e David Stevenson del California Institute of Technology, sui modelli del Sistema Solare primordiale, faccia ipotizzare che Venere avesse inizialmente almeno una luna creata da un gigantesco evento da impatto, come similmente si ipotizza per la formazione della luna terrestre. Questo satellite si sarebbe inizialmente allontanato per via delle interazioni mareali, allo stesso modo della Luna,[98] ma un secondo gigantesco impatto avrebbe rallentato, se non invertito la rotazione di Venere, portando la luna venusiana a riavvicinarsi e infine collidere col pianeta.[99][100] Una spiegazione alternativa alla mancanza di satelliti è costituita dai forti effetti mareali del Sole che potrebbero destabilizzare grossi satelliti orbitanti attorno ai pianeti terrestri interni.[96]
Colonizzazione e terraformazione di Venere
[modifica | modifica wikitesto]Considerando le sue condizioni estremamente ostili, una colonia sulla superficie di Venere è fuori portata con le attuali tecnologie e anche la sola esplorazione umana è più ardua rispetto a quelle sulla Luna e su Marte, anche perché Venere è stata studiata meno: in superficie calore e pressione non hanno permesso a sonde spaziali di funzionare che per brevi periodi, ma non si conoscono bene nemmeno i dettagli del suo strato atmosferico situato a 50 chilometri d'altezza, dove la pressione atmosferica e la temperatura sono simili a quelle terrestri.[101]
In passato sono state avanzate varie teorie, come quella della terraformazione, eliminando l'anidride carbonica dell'atmosfera per diminuire l'effetto serra, oppure tramite uno scudo solare,[102] entrambi metodi per diminuire la temperatura in superficie, mentre per il problema dell'acqua, è stato proposta anche l'introduzione di grandi quantità d'idrogeno, che si legherebbe all'ossigeno formando acqua.[103]
Una delle ipotesi di terraformazione tra le più attuabili consisterebbe nell'introduzione, nelle parti alte dell'atmosfera, tramite una o più sonde, di alghe azzurre, uno degli organismi autotrofi più autosufficienti che esistano sulla Terra e che, tramite fotosintesi, nel giro di circa 20 000 anni potrebbero portare alla fissazione del carbonio della CO2 atmosferica con conseguente riduzione/scomparsa dell'effetto serra e liberazione di grandi quantità di ossigeno.[senza fonte]
Un'altra teoria prevede l'esistenza di città galleggianti e ambienti abitabili aerostatici, come proposto da Geoffrey A. Landis, approfittando del fatto che l'aria respirabile, costituita da ossigeno e azoto, è più leggera dell'atmosfera venusiana e produrrebbe una spinta verso l'alto, mantenendo in sospensione una cupola abitata. Come detto mancano però studi sull'alta atmosfera, in quanto a quelle altezze la quantità di acido solforico presente potrebbe essere particolarmente dannosa.[101]
Venere nella cultura
[modifica | modifica wikitesto]Nell'antichità
[modifica | modifica wikitesto]Essendo uno degli oggetti più luminosi nel cielo, Venere è conosciuta sin dall'antichità e ha avuto un significativo impatto sulla cultura umana.
È descritta dai Babilonesi in svariati documenti in scrittura cuneiforme, come il testo detto la Tavoletta di Venere di Ammi-Saduqa. I Babilonesi chiamarono il pianeta Ishtar, la dea della mitologia babilonese (connaturata con la dea Inanna dei Sumeri), personificazione dell'amore ma anche della battaglia. Gli Egizi identificavano Venere con due pianeti diversi, e chiamavano la stella del mattino Tioumoutiri e la stella della sera Ouaiti. Allo stesso modo, i Greci distinguevano tra la stella del mattino Φωσφόρος (Phosphoros, Fosforo) e la stella della sera Ἕσπερος (Hesperos, Espero); tuttavia, nell'epoca ellenistica si comprese che si trattava dello stesso pianeta. Espero fu tradotto in Latino come Vespero e Fosforo come Lucifero ("portatore di luce"), termine poetico in seguito utilizzato per l'angelo caduto allontanato dal cielo.
Gli Ebrei chiamavano Venere Noga ("luminoso"), Helel ("chiaro"), Ayeleth-ha-Shakhar ("cervo del mattino") e Kochav-ha-'Erev ("stella della sera").
Venere era importante per la civiltà Maya, che sviluppò un calendario religioso basato in parte sui suoi movimenti, e si basava sulle fasi di Venere per valutare il tempo propizio per eventi quali le guerre.
Il popolo Maasai definì Venere Kileken, e ha una tradizione orale, incentrata sul pianeta, denominato "Il bambino orfano".
Venere ha un ruolo significativo nelle culture degli australiani aborigeni, come i Yolngu nell'Australia del Nord. Gli Yolngu si radunavano per aspettare la comparsa di Venere, che chiamavano Barnumbirr, e che, secondo la tradizione, permetteva di comunicare con i propri cari morti.
Nell'astrologia occidentale, influenzata dalle connotazioni storiche legate alle divinità dell'amore, si ritiene che Venere influenzi questo aspetto della vita umana. Nell'astrologia indiana del Veda, Venere è nota come Shukra, ovvero "chiara, pura" in sanscrito. Gli antichi astronomi cinesi, coreani, giapponesi e vietnamiti chiamavano il pianeta "la stella (o astro) d'oro", collegandolo al metallo nella teoria dei cinque elementi cinesi. Nella spiritualità lakota Venere è associata con l'ultima fase della vita e con la saggezza.
Nella fantascienza
[modifica | modifica wikitesto]Letteratura
[modifica | modifica wikitesto]L'impenetrabile strato di nuvole che ricopre Venere ha dato agli scrittori di fantascienza del passato totale libertà di speculare sulle condizioni della sua superficie. Il pianeta è stato spesso rappresentato come significativamente più caldo della Terra, ma, nonostante questo, ancora abitabile dagli uomini. Il genere ha raggiunto il suo picco tra il 1930 e il 1950 circa, quando gli scienziati avevano rivelato alcune caratteristiche di Venere, ma non si era ancora consapevoli delle aspre condizioni della sua superficie.
Già nel 1865 Achille Eyraud scrisse Voyage to Venus, in cui una spedizione umana parte con un'astronave dotata di "motore a reazione".[104] Nel romanzo di H.G. Wells La guerra dei mondi del 1898, ripreso poi in versione radiofonica da Orson Welles nel 1938, il narratore ritiene che i marziani potrebbero essere sbarcati su Venere dopo l'invasione fallita alla Terra. Paradossalmente, il primo adattamento cinematografico del romanzo, La guerra dei mondi, si apre con una mostra dove il narratore descrive tutti i pianeti del sistema solare, con l'eccezione di Venere. Olaf Stapledon nel suo romanzo del 1930 Infinito, narra di una colonizzazione su Venere da parte della razza umana dopo un processo di terraformazione del pianeta per liberare ossigeno dagli oceani di Venere, e dopo aver sterminato i venusiani, indigeni del luogo.[105] Il tema della terraformazione di Venere è ripreso anche da Frederik Pohl e Cyril M. Kornbluth nel 1952, nel romanzo I mercanti dello spazio.
Tra i più noti autori di opere su Venere c'è senza dubbio Edgar Rice Burroughs, coi romanzi del ciclo di Venere (Carson di Venere): da I pirati di Venere del 1934 proseguendo con altri 5 romanzi, di cui l'ultimo, Il mago di Venere, pubblicato postumo nel 1964.[106][107] Completamente ambientato su Venere è anche il secondo dei libri della trilogia dello spazio di C. S. Lewis, intitolato Perelandra (1943). Robert A. Heinlein ha ambientato la sua serie Storia futura su Venere, ispirato dalla tesi del chimico Svante Arrhenius sulla presenza di una palude fumosa sulla quale la pioggia cadeva incessantemente. A tale ipotesi si è rifatto anche Ray Bradbury nel racconto breve Pioggia senza fine. Isaac Asimov nel suo romanzo del 1954 Lucky Starr e gli oceani di Venere descrisse invece il pianeta come ricoperto da un immenso oceano ricco di vita acquatica e completamente avvolto dalle nubi, dove erano state costruite delle città sottomarine dotate di illuminazione artificiale.[108]
Mentre la conoscenza scientifica di Venere avanzava, svelando le reali condizioni superficiali di Venere, gli autori di fantascienza persero in gran parte l'interesse per il pianeta, intimiditi dalle condizioni infernali della sua superficie[109]. Tuttavia alcuni, come Arthur C. Clarke, cercarono di tenere il passo con le nuove informazioni.
J.R.R. Tolkien narra nel Silmarillion del viaggio di Eärendil con un Silmaril nelle volte del cielo, rappresentazione del pianeta Venere. Il secondo romanzo della serie di Venus Prime di Paul Preuss, intitolato Maëlström (1988), è ambientato su Venere, mentre in 3001: Odissea finale (1997), ancora di Arthur C. Clarke, narra della terraformazione di Venere da parte della razza umana, con il protagonista incaricato di portare acqua sul pianeta ottenendolo dal ghiaccio dei nuclei cometari.[110]
Cinema e televisione
[modifica | modifica wikitesto]In campo cinematografico e televisivo sono rari i casi dove Venere è meta di viaggi spaziali o il luogo su cui si svolge un'opera fantascientica, e la Luna e Marte sono stati largamente preferiti come scenari nella maggior parte dei casi. Come per le opere letterarie, è prima del 1965 che Venere viene maggiormente menzionato in campo cinematografico, talvolta ispirandosi alla dea Venere e descrivendo il pianeta come popolato da donne o società matriarcali, ad esempio come nella parodia Viaggio al pianeta Venere del 1953, dove i protagonisti, Gianni e Pinotto, finiscono con un razzo su Venere, che risulta popolato da sole donne mentre gli uomini sono da tempo banditi, oppure come ne La regina di Venere, dove alcuni astronauti, precipitati sul pianeta, fanno la conoscenza della spietata regina Yllana.[111] In Sojux 111 Terrore su Venere, il pianeta è la destinazione di un viaggio dopo la scoperta che l'evento di Tunguska del 1908 fu causato dallo schianto di un'astronave aliena proveniente da Venere, scoprendo poi, una volta arrivati in superficie, che la civiltà venusiana si era autodistrutta, e che il pianeta era diventato piuttosto ostile. Nel film del 1972 Doomsday Machine, diretto da Lee Sholem, viene organizzato un viaggio verso Venere nel tentativo di salvare la razza umana dalla distruzione dell'umanità[112]
Nell'episodio "Cold Hands, Warm Heart" della seconda stagione della serie televisiva The Outer Limits, un astronauta, interpretato da William Shatner, il futuro Capitano Kirk dell'astronave Enterprise, dopo essere stato in orbita attorno a Venere torna sulla Terra dove sperimenta strani sogni nei quale vede un alieno fuori dalla navicella. Nell'universo fantascientifico di Star Trek, Venere, così come le conoscenze delle sonde spaziali avevano rivelato, era un pianeta di classe N, che nel XXIV secolo era sede di stazioni di terraformazione. Venere era anche meta per voli di addestramento degli studenti dell'accademia della Flotta Stellare, come peraltro testimonia Chakotay, nell'episodio Futuro anteriore nella terza stagione di Star Trek: Voyager, che era stato due mesi su Venere per imparare a guidare una navetta in mezzo a tempeste atmosferiche[113]
Il tema della terraformazione viene ripreso anche nell'anime Venus Wars, basato sull'omonimo manga di Yoshikazu Yasuhiko, mentre in chiave più prettamente scientifica viene mostrato nella miniserie Space Odyssey: Voyage To The Planets prodotto dalla BBC nel 2004, dove il pianeta è la prima destinazione del vascello scientifico interplatenario Pegasus. Il cosmonauta Yvan Grigorev diviene il primo umano a mettere piede sul pianeta nel corso di un breve atterraggio che ha la durata programmata di una sola ora a causa delle condizioni ambientali ostili.[114]
Dubbi linguistici
[modifica | modifica wikitesto]L'aggettivo venusiano, derivante dal latino Venus[115], è spesso utilizzato in riferimento a Venere; tuttavia la forma più corretta sarebbe quella, oggi poco utilizzata, di venereo, derivata dal Latino venereus o venerius[115]; il termine raro citereo, dal latino Cytherea derivante dal nome dell'isola di Citèra sacra alla dea Afrodite[116], è ancora occasionalmente usato.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- Note al testo
- ^ Il nome del pianeta è di genere femminile, ma non è infrequente l'uso, anche in testi scientifici, di riferirsi a Venere accordando aggettivi e participi passati al maschile. Per maggiori dettagli e riferimenti, consulta la pagina di discussione.
- Fonti
- ^ a b c Basilevsky A. T. e Head J. W., The surface of Venus, in Reports on Progress in Physics, vol. 66, n. 10, 2003, pp. 1699–1734, Bibcode:2003RPPh...66.1699B, DOI:10.1088/0034-4885/66/10/R04.
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Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Terraformazione di Venere
- Battere la Diana
- Formazione di Venere
- Crateri di Venere
- Lista delle strutture superficiali di Venere
- Lucifero (astronomia)
- Orbita citerocentrica
- Orbita citerosincrona
- Orbita citerostazionaria
- Tavoletta di Venere di Ammi-Saduqa
- Sistema solare
- Transito (astronomia)
- Venere (astrologia)
- Venere nella fantascienza
Altri progetti
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- Wikibooks contiene testi o manuali su Venere
- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «Venere»
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Venus Profile by NASA's Solar System Exploration
- (EN) The Soviet Exploration of Venus, Image catalog
- (EN) The Nine Planets: Venus, su nineplanets.org.
- (EN) NASA page about the Venera missions, su heasarc.gsfc.nasa.gov.
- (EN) Magellan mission home page, su www2.jpl.nasa.gov.
- (EN) Pioneer Venus information from NASA, su heasarc.gsfc.nasa.gov.
- (EN) Detailed information about transits of Venus, su eclipse.gsfc.nasa.gov.
- (EN) Geody Venus, a search engine for surface features
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- (EN) Chasing Venus, Observing the Transits of Venus Smithsonian Institution Libraries
- (EN) Venus Crater Database Lunar and Planetary Institute
- (EN) Calculate/show the current phase of Venus (U.S. Naval Observatory)
- Una Venere crudele (PDF), su ulisse.sissa.it.
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