Indice
Carles Puigdemont
Carles Puigdemont i Casamajó | |
---|---|
9º Presidente della Generalitat de Catalunya | |
Durata mandato | 12 gennaio 2016 – 28 ottobre 2017 |
Vice presidente | Oriol Junqueras i Vies |
Predecessore | Artur Mas i Gavarró |
Successore | Soraya Sáenz de Santamaría (commissario straordinario) |
Coalizione | Junts pel Sí |
Europarlamentare | |
Durata mandato | 2 luglio 2019 – 10 giugno 2024 |
Legislatura | IX |
Gruppo parlamentare | Non iscritti |
Coalizione | Junts per Catalunya - Lliures per Europa |
Circoscrizione | Spagna |
Membro del Parlamento della Catalogna | |
In carica | |
Inizio mandato | 10 giugno 2024 |
Legislatura | XV |
Coalizione | Junts |
Circoscrizione | Barcellona |
Durata mandato | 17 gennaio 2018 – 30 luglio 2018 |
Legislatura | XIII |
Coalizione | JxCat |
Circoscrizione | Barcellona |
Durata mandato | 10 giugno 2006 – 27 ottobre 2017 |
Legislatura | IX, X, XI, XII |
Coalizione | CDC (fino al 2016) PDeCAT (dal 2016) |
Circoscrizione | Gerona |
Sindaco di Gerona | |
Durata mandato | 1º luglio 2011 – 11 gennaio 2016 |
Predecessore | Anna Pagans |
Successore | Albert Ballesta |
Coalizione | Convergenza e Unione |
Dati generali | |
Prefisso onorifico | The Right Honourable |
Partito politico | Junts per Catalunya (dal 2020) Precedenti: CDC (1983-2016) Partito Democratico Europeo Catalano (2016-2020) |
Titolo di studio | Diploma di scuola superiore |
Professione | Giornalista |
Firma |
Carles Puigdemont i Casamajó (pron. catalana: [ˈkarɫəs ˌpudʒðəˈmon i kazəməˈʒo] · ; Amer, 29 dicembre 1962) è un politico e giornalista spagnolo, presidente della Generalitat de Catalunya dal 12 gennaio 2016 al 28 ottobre 2017, giorno del commissariamento regionale.[1]
Eletto Presidente della Generalitat nel 2016,[2] dopo un'esperienza da sindaco di Gerona (2011-2016) e una lunga carriera giornalistica, è membro del Partito Democratico Europeo Catalano e dunque fermo sostenitore dell'indipendenza catalana. In seguito al referendum sull'indipendenza del 1º ottobre 2017, il 27 ottobre dello stesso anno dichiara l'indipendenza della Catalogna dalla Spagna;[3] ciò determina l'immediata applicazione, da parte del Primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, dell'articolo 155 della Costituzione, in base al quale la Catalogna viene commissariata e Puigdemont destituito con tutto il suo governo.[1] Denunciato per ribellione, sedizione e appropriazione indebita di denaro, per sottrarsi all'arresto Puigdemont si rifugia in Belgio insieme ad altri quattro ex consiglieri.[4][5] In seguito alla vittoria nelle elezioni regionali del 2017, il neo-presidente del Parlamento catalano Roger Torrent (ERC) annuncia l'intenzione di voler nuovamente Puigdemont nel ruolo di Presidente della Generalitat,[6][7] cosa però impossibile data l'assenza dello stesso dalla Catalogna (e al suo posto viene eletto Quim Torra).[8] Dal 25 marzo al 6 aprile 2018 si è trovato in stato d'arresto in Germania presso il penitenziario di Neumünster.[9][10] Alle elezioni europee del 26 maggio 2019 viene invece eletto europarlamentare: tuttavia, non essendo rientrato in Spagna per giurare[11], il suo mandato viene riconosciuto dal Parlamento europeo solo in seguito a una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea nel dicembre 2019.[12]
È considerato dagli indipendentisti il presidente dell'autoproclamata "Repubblica Catalana", la quale però non dispone di istituzioni o di qualche effettività, né gode di alcun riconoscimento giuridico o diplomatico.[3][13]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Carles Puigdemont è nato il 29 dicembre 1962 ad Amer da Xavier Puigdemont i Oliveras e Núria Casamajó i Ruiz, pasticcieri, secondo di otto fratelli.[14][15] Il nome gli venne dato in onore di suo nonno, Carles Casamajó, combattente della guerra civile spagnola scomparso, e mai ritrovato, nel 1943 dopo l'esilio in Francia.[16] Suo bisnonno e suo zio furono entrambi sindaci di Amer.[17]
Da giovane lavorò nella pasticceria di famiglia e suonò il basso in un gruppo pop rock locale,[14][18] manifestando però presto una passione per il giornalismo: a sedici anni, mentre studiava presso il collegio monastico di Gerona, era già reporter per il giornale Diari de Girona, occupandosi prevalentemente di cronaca sportiva, mentre pochi anni dopo fondò il giornale Espelt.[19] In seguito iniziò a studiare filologia catalana all'Università di Girona, ma non si laureò per dedicarsi alla carriera giornalistica.[20]
La notte tra il 24 e il 25 gennaio 1983 fu vittima di un grave incidente automobilistico quando, sulla strada di ritorno da Girona ad Amer, la sua SEAT Marbella andò violentemente a sbattere contro un camion: lo scontro gli lasciò diverse cicatrici in volto tutt'oggi visibili.[17][21]
Carriera giornalistica
[modifica | modifica wikitesto]Iniziò la carriera giornalistica come corrispondente di Amer per il Diari de Los Sitos. Nel 1982 venne assunto dal quotidiano El Punt, collegato al partito politico Convergenza e Unione, come correttore di bozze,[22] dove divenne, in seguito, capo redattore.[20] In quegli anni cominciò a seguire corsi sul giornalismo elettronico e sull'utilizzo delle nascenti reti sociali, specializzandosi successivamente in ambito tecnologico.[17] Promosse, inoltre, vari progetti di comunicazione su Internet per la provincia di Girona.[21]
Nel 1993 intraprese una serie di viaggi per gli Stati dell'Unione europea al fine di raccogliere vari pareri da parte della stampa internazionale sulla Catalogna dal punto di vista storico, dalla rivolta di Prats de Molló (1926) ai Giochi della XXV Olimpiade (1992): il risultato fu, l'anno dopo, il libro Cata... que? Catalunya vista per la Premsa internazionale ("Cata... cosa? La Catalogna vista dalla stampa estera"), pubblicato in associazione col settimanale Presència, nel quale vengono affrontati molti temi della storia catalana come la figura di Josep Tarradellas, l'indipendentismo, l'uso della lingua e le relazioni con la Spagna.[22][23]
Fu, dal 1999 al 2002, direttore dell'Agencia Catalana de Notícies.[22] Nel 2004 fondò il mensile in inglese Catalonia Today, del quale fu direttore generale fino al 2016, quando lasciò l'incarico alla moglie.[15][20] È attualmente membro dell'Associazione dei giornalisti catalani e ha pubblicato diversi saggi sulla comunicazione e le nuove tecnologie.[17]
Carriera politica
[modifica | modifica wikitesto]Inizi
[modifica | modifica wikitesto]Fin da giovanissimo strenuo sostenitore della causa indipendentista,[24] Puigdemont fu un membro fondatore della sezione di Girona della Joventut Nacionalista de Catalunya ("Gioventù nazionalista di Catalogna");[22] nel 1983 si iscrisse al partito Convergenza Democratica di Catalogna, nel quale resterà fino al suo scioglimento nel 2016.
Nel 1992, in occasione delle Olimpiadi di Barcellona, fece parte di un'organizzazione di nazionalisti catalani vista come parte della cosiddetta "Operation Garzón", pur non condividendone alcuni aspetti.[18][25] Tra il 2002 e il 2004 fu il direttore della Casa della Cultura di Girona.[22] Nel 2006, infine, fu eletto deputato del Parlamento della Catalogna, impegnandosi così a tempo pieno nella politica.[26]
Sindaco di Girona
[modifica | modifica wikitesto]Nel 2007, Puigdemont si presentò alle elezioni comunali a Gerona come rappresentante della coalizione Convergenza e Unione, sostituendo il precedente candidato Carles Mascort (ritiratosi dopo alcune minacce di morte),[14] ma perse e rimase all'opposizione.[25] Tuttavia, alle successive elezioni comunali, il 1º luglio 2011, riuscì a rompere l'egemonia del Partito dei Socialisti di Catalogna, che durava da trentadue anni, e a essere eletto sindaco (alcalde in spagnolo e in catalano) della città.[26] Durante il suo mandato, però, non ebbe la maggioranza assoluta (31.53%), e dovette stipulare accordi con le altre fazioni politiche. Tra le proposte del suo programma politico vi erano forti investimenti nel settore turistico, la promozione del Temps des Flors e l'apertura della città come ambientazione di alcune scene della serie TV Il Trono di Spade.[27]
Appena due settimane dopo, il 15 luglio, dopo una conferenza dell'assessore alla Sanità, fu aggredito da un gruppo di manifestanti contrari ai tagli effettuati in quel settore.[28]
Nel 2012 venne denunciato dallo Stato per uso improprio di denaro pubblico per aver comprato dei treni speciali della Renfe Operadora in occasione della manifestazione per l'indipendenza catalana tenutasi nel settembre di quell'anno.
Nel maggio 2015 venne rieletto sindaco. A luglio subentrò a Josep Maria Vila d'Abadal come presidente dell'Associació de Municipis per la Independència ("Associazione dei comuni per l'indipendenza").[25][26] Il 27 settembre fu nuovamente eletto deputato al Parlamento catalano nella lista indipendentista Junts pel Sí ("Insieme per il Sì"), arrivando terzo (dopo Lluís Llach e Anna Caula).[29] A novembre venne indagato dall'Audiència Nacional per il suo sostegno alla dichiarazione di inizio del processo di indipendenza catalana, conseguenza del processo partecipativo di qualche mese prima.[27]
Presidente della Generalitat de Catalunya
[modifica | modifica wikitesto]Il 9 gennaio 2016, a causa di una grave crisi del governo di Artur Mas, vengono indette nuove consultazioni, con due giorni di tempo per trovare un nuovo Presidente; nel caso non si fosse trovato un candidato capace di mettere d'accordo il JxSí e il CUP, si sarebbe andati a elezioni anticipate.[30] Il nome proposto è quello di Carles Puigdemont, che il giorno dopo viene eletto Presidente della Generalitat de Catalunya con 70 voti a favore, 63 contrari e due astenuti.[31][32] L'elezione di un indipendentista dichiarato, favorevole alla secessione ma contrario alla convocazione di un referendum unilaterale sulla questione,[30] riaccende il dibattito sulle secolari aspirazioni indipendentistiche della Catalogna dalla Spagna.[2][26]
Puigdemont si insedia come Presidente il 12 gennaio, destando scalpore giurando fedeltà solo al "popolo catalano" e non al Re Felipe VI e alla Costituzione spagnola.[33][34] Il giorno seguente annuncia la composizione del suo Governo e la nomina di Oriol Junqueras (leader di ERC) come suo vice.[35]
La nuova legislatura affronta inizialmente diversi problemi a causa del dissesto delle finanze pubbliche, tanto che nel giugno 2016 la CUP rifiuta di approvare il bilancio dello Stato; in risposta, Puigdemont annuncia un voto di fiducia per fine settembre.[36] L'8 luglio partecipa all'ultimo congresso del CDC, che viene sciolto per fondare, due giorni dopo, il nuovo Partito Democratico Europeo Catalano, con l'obiettivo di rendere la Catalogna uno Stato indipendente membro dell'Unione europea.[37][38]
Il 29 settembre, nel discorso tenuto in occasione del voto di fiducia annunciato a giugno, Puigdemont annuncia l'intenzione di convocare un referendum popolare per l'indipendenza catalana entro il settembre 2017, indipendentemente dal parere del Governo spagnolo e in contrasto con quanto da lui stesso precedentemente sostenuto.[30][39] Grazie a questo annuncio, il Presidente riacquista la fiducia della CUP (ma perde il sostegno del CSQP, dubbioso sulla possibilità economica dell'iniziativa), venendo confermato in carica con 72 voti su 135.[40]
Referendum per l'indipendenza catalana
[modifica | modifica wikitesto]Preparativi
[modifica | modifica wikitesto]Nel dicembre 2016, Puigdemont convoca il Pacte Nacional pel Referèndum per cominciare ufficialmente i preparativi per il referendum indipendentista.[41] In seguito, insieme al suo vice Junqueras e al consigliere per gli affari esteri Raül Romevae, comincia quindi la campagna elettorale per presentare il referendum e pubblicizzarlo anche al di fuori della Catalogna. In particolare, il 24 gennaio 2017, tiene un discorso in catalano davanti al Parlamento europeo nel quale comunica i motivi e le ragioni per le quali la Catalogna vuole essere riconosciuta come Stato indipendente e sostiene l'intenzione catalana di voler far parte dell'Unione Europea. In conclusione, annuncia che entro la fine dell'anno «la Catalogna deciderà liberamente del proprio futuro tramite un referendum legittimo, legale, con tutte le garanzie democratiche, efficace e vincolante».[42]
Il 22 maggio 2017 Puigdemont si reca a Madrid per incontrare il Primo ministro spagnolo Mariano Rajoy e cercare un accordo condiviso sul referendum, inutilmente.[43] A questo punto si inaspriscono definitivamente i rapporti tra Spagna e Catalogna, e le ostilità vengono messe provvisoriamente da parte solo dopo l'attentato di Barcellona del 17 agosto, in seguito al quale, il 26 agosto, Puigdemont, Rajoy e Re Felipe VI hanno manifestato insieme contro il terrorismo.[44]
A giugno, Puigdemont annuncia il 1º ottobre (quarant'anni esatti dal rientro in Catalogna di Josep Tarradellas, primo presidente della Generalitat del post-franchismo)[45] come data ufficiale del referendum e determina inoltre che, a differenza della consultazione del 2014, questo referendum sarà vincolante in quanto strumento «sostenuto da una larga maggioranza politica e sociale» della Catalogna.[46] Il 6 settembre il Parlamento catalano approva la legge regionale istitutiva del referendum con 72 voti a favore (Junts pel Sí e CUP), 11 astenuti (Catalunya Sí que es Pot - Podemos) e nessun voto contrario. I rappresentanti dei partiti contrari al referendum e all'opzione separatista (PP, PSC-PSOE e Ciudadanos), infatti, non partecipano alla votazione, abbandonando l'aula per non dare alcun avallo a un atto che considerano illegale.[47][48]
Come risposta, il Tribunale costituzionale sospende il referendum e le norme correlate,[49] accogliendo il ricorso d'urgenza presentato da Mariano Rajoy, che chiedeva l'annullamento per incostituzionalità della legge regionale catalana che aveva istituito il referendum.[50] A questa sentenza si aggiunge l'intervento della Procura Generale (Fiscalía), che denuncia per disobbedienza e prevaricazione Puigdemont e tutti i membri dell'Ufficio di presidenza del Parlamento regionale della Catalogna che avevano approvato la messa all'ordine del giorno della legge istitutiva del referendum,[51] e ordina a tutte le forze di polizia, compresi i Mossos d'Esquadra, di impedire ogni tentativo di svolgimento del referendum e di sequestrare urne, materiale di propaganda e computer destinati a questo scopo.[52][53]
Votazione del 1º ottobre 2017
[modifica | modifica wikitesto]Il 1º ottobre, tuttavia, il referendum si tiene ugualmente. La legge regionale catalana prevedeva che, in caso di vittoria del Sì, il Parlamento della Catalogna procedesse con la dichiarazione formale di indipendenza, e che invece, in caso di vittoria del No, venissero convocate elezioni anticipate per rinnovare il Parlamento stesso.[47]
L'intera giornata è caratterizzata da scontri tra popolazione e polizia, che ha l'ordine di Madrid di impedire ogni forma di votazione sequestrando urne e rendendo inagibili diversi seggi (compreso quello di Sant Julià de Ramis, nel quale avrebbe dovuto votare Puigdemont, che si reca invece a Cornellà del Terri);[54][55] tuttavia, a causa del mancato intervento dei Mossos d'Esquadra, schierati con i catalani, un discreto numero di persone riesce comunque a votare. Il Governo catalano ha lamentato l'uso di proiettili di gomma e circa 800 feriti tra i civili.[56][57]
I risultati sono pubblicati in nottata: 2.286.217 votanti (43,03% degli aventi diritto), di cui 2.044.038 SÌ (92,01%) e 177.547 NO (7,99%).[58] Il Governo spagnolo, tuttavia, rifiuta categoricamente di riconoscerli, considerando il referendum, ritenuto illegale, come "non svoltosi affatto".[59]
Dichiarazione d'indipendenza della Catalogna e applicazione dell'articolo 155
[modifica | modifica wikitesto]In conseguenza di questo risultato, Puigdemont annuncia il 10 ottobre come giorno della dichiarazione d'indipendenza. In tale data, davanti al Parlamento catalano, dichiara pubblicamente e unilateralmente l'indipendenza della Catalogna, sospendendola però, subito dopo, per alcune settimane per cercare un accordo con Madrid:[60][61]
«Arribats en aquest moment històric, i com a president de la Generalitat, assumeixo en presentar-los els resultats del referèndum davant del Parlament i dels nostres conciutadans, el mandat que Catalunya esdevingui un estat independent en forma de república.
Això és el que avui pertoca fer. Per responsabilitat i per respecte.
I amb la mateixa solemnitat, el Govern i jo mateix proposem que el Parlament suspengui els efectes de la declaració d’independència per tal que en les properes setmanes emprenguem un diàleg sense el qual no és possible arribar a una solució acordada.»
«Arrivati a questo momento storico, io, come Presidente della Generalitat, mi assumo, nel presentare i risultati del referendum davanti al Parlamento e ai nostri concittadini, il mandato che la Catalogna diventi uno Stato indipendente in forma di repubblica.
Questo è ciò che va fatto oggi. Per responsabilità e per rispetto.
E con la stessa solennità, il Governo e io proponiamo che il Parlamento sospenda gli effetti della dichiarazione di indipendenza in modo che nelle prossime settimane ci impegniamo a cercare un dialogo senza il quale non è possibile arrivare a una soluzione concordata.»
La sospensione dell'indipendenza, simile a quella slovena del 1990, causa stupore nella stampa internazionale e richieste di chiarezza da parte di Rajoy, che dà a Puigdemont cinque giorni per specificare se abbia dichiarato o meno la scissione dalla Spagna.[62][63] Il 16 ottobre, il Presidente della Generalitat torna a chiedere "due mesi di dialogo" al Governo spagnolo, che rifiuta perché ritiene "non chiaro" se l'indipendenza sia stata dichiarata o meno, e offre a Puigdemont altri tre giorni per chiarire, pena il commissariamento.[64][65] Il 19 ottobre, Puigdemont annuncia che, in caso di rifiuto del dialogo e di applicazione dell'articolo 155 della Costituzione spagnola (con conseguente destituzione dell'intero Governo catalano), l'indipendenza catalana verrà dichiarata; Rajoy risponde etichettando queste parole come un "ricatto", e annuncia la convocazione delle Corti Generali (il Parlamento spagnolo) per due giorni dopo.[66][67] Il 21 ottobre Rajoy annuncia la destituzione del Governo catalano per il 27 ottobre, giorno della firma del Senato.[68]
Il 27 ottobre, quasi in contemporanea, Puigdemont dichiara effettiva l'indipendenza della Catalogna dalla Spagna e la nascita della Repubblica Catalana,[3] mentre Rajoy, dopo il voto favorevole del Senato, applica l'Articolo 155 della Costituzione, che prevede il controllo diretto su una comunità autonoma. Il 28 ottobre la Catalogna è ufficialmente commissariata e Puigdemont destituito con tutto il suo Governo; al suo posto, come commissario straordinario, si insedia la vice di Rajoy Soraya Sáenz de Santamaría,[1][69] e nuove elezioni vengono annunciate per il 21 dicembre.[70]
Dopo la destituzione
[modifica | modifica wikitesto]Partenza per Bruxelles
[modifica | modifica wikitesto]Il 30 ottobre il Procuratore Generale di Spagna José Manuel Maza[71] annuncia una querela contro l'ex-Presidente e il suo staff per i reati di ribellione, sedizione e appropriazione indebita di denaro; Puigdemont, però, lo stesso giorno, per sottrarsi all'arresto espatria a Bruxelles "in esilio volontario",[4][72] da dove annuncia di voler ritornare in Spagna solo in cambio della garanzia di un giusto processo.[5] Il 3 novembre le autorità spagnole emettono contro di lui un mandato d'arresto europeo.[73] Il 5 novembre Puigdemont si consegna alla polizia belga, e gli viene concessa la libertà condizionale;[74] il giorno dopo, viene annunciato che il 17 novembre si terrà la prima udienza del processo contro di lui,[75] che viene poi aggiornata al 4 dicembre per decidere di un'eventuale estradizione.[76]
Il 4 dicembre la decisione sull'estradizione viene nuovamente rinviata a dieci giorni dopo;[77][78] tuttavia, l'indomani viene annunciato il ritiro del mandato d'arresto europeo (ma non di quello spagnolo, che resta valido),[79][80] con la procedura per l'estradizione che viene definitivamente annullata due settimane dopo.[81] Il 7 dicembre, a Bruxelles, prende parte a una manifestazione di piazza in suo sostegno.[82]
Elezioni regionali del 21 dicembre 2017 e conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]Il 25 novembre, da Oostkamp, annuncia ufficialmente la sua candidatura alle elezioni del 21 dicembre con la nuova lista Junts per Catalunya,[83] con l'intento dichiarato di tornare in Catalogna in caso di vittoria;[84] nelle settimane seguenti, in campagna elettorale, rilascia diversi video e interviste nei quali accusa apertamente Madrid di agire con toni persecutori.[85][86] Rajoy intanto annuncia che, se necessario, sarà pronto ad applicare di nuovo l'articolo 155 dopo le elezioni.[87]
Il 21 dicembre, nonostante il partito anti-indipendenza Ciudadanos risulti la prima forza politica (25,37% di voti e 37 seggi), la coalizione indipendentista (composta da JUNTSxCat, ERC-CatSí e CUP) ottiene il 47,49% dei voti e la maggioranza assoluta in Parlamento, con 70 seggi; in particolare, JUNTSxCat porta allo schieramento il 21,65% dei voti e 34 seggi.[88]
Due giorni dopo, in un'intervista a Reuters, Puigdemont annuncia di voler tornare in Catalogna per il giorno dell'insediamento presidenziale, in quanto Presidente eletto; inoltre, torna a chiedere dialogo a Rajoy sulla situazione catalana, ma "a Bruxelles o in un altro Paese della UE che non sia la Spagna" per evitare il rischio di venire arrestato.[89][90] Il Primo Ministro spagnolo, tuttavia, rifiuta, dicendosi "disponibile al dialogo, ma non con Puigdemont",[91] considerando vincitori delle elezioni non gli indipendentisti, ma gli unionisti di Ciudadanos.[92] Il 31 dicembre, nel tradizionale discorso di fine anno, Puigdemont pretende la restaurazione del suo governo e la scarcerazione di tutti i membri arrestati il precedente 2 novembre,[93] in particolare del vice-presidente Oriol Junqueras.[94][95]
Il 17 gennaio 2018, dopo l'elezione di Roger Torrent (ERC) a Presidente del Parlamento,[96] il blocco indipendentista annuncia l'intenzione di voler nuovamente Puigdemont nel ruolo di Presidente della Generalitat, pur senza la possibilità della sua presenza fisica (un suo rientro in Spagna porterebbe infatti all'arresto immediato);[6][7][97] tuttavia, Rajoy annuncia che, in caso di rielezione di Puigdemont, l'articolo 155 (quindi il commissariamento regionale) resterebbe in atto.[98] Nel frattempo, non potendo fisicamente recarsi in Parlamento, al posto di Puigdemont e degli altri eletti in carcere o all'estero viene simbolicamente posto un cartello raffigurante un nastro giallo.[99] Il 22 gennaio Torrent conferma la candidatura di Puigdemont,[100] che lo stesso giorno si reca a Copenaghen, su invito dell'università cittadina, per partecipare a un dibattito sulla situazione politica catalana,[101] lasciando per la prima volta il Belgio dal giorno dell'"auto-esilio".[102] Il 28 gennaio il Tribunale costituzionale annuncia che l'investitura di Puigdemont a Presidente, prevista per il 30 dello stesso mese, può avvenire solo con la presenza fisica del candidato, e quindi non "per via telematica o per delega a un altro parlamentare";[103] di conseguenza, il giorno dopo Puigdemont chiede a Torrent di tutelare la propria immunità parlamentare per poter rientrare temporaneamente in Spagna senza essere arrestato.[104] Tuttavia, il 30 gennaio Torrent decide di rinviare l'investitura presidenziale a data da destinarsi, pur confermando Puigdemont come candidato.[105]
Nel tentativo di risolvere lo stallo, Puigdemont rinuncia "momentaneamente" all'incarico, proponendo come suo sostituto prima Jordi Sànchez (incandidabile perché in carcere da ottobre)[106][107] e poi Jordi Turull (arrestato due giorni dopo),[108] ma nessuno dei due viene eletto e la carica rimane nelle mani della Sáenz de Santamaría.[109][110]
Il nuovo mandato europeo e l'arresto in Germania
[modifica | modifica wikitesto]Il 23 marzo la Spagna emana nuovamente un mandato di arresto europeo contro Puigdemont, che due giorni dopo viene fermato in Germania,[111][112][113] dove era giunto dopo un viaggio a Helsinki in seguito al quale aveva fatto momentaneamente perdere le sue tracce;[114][115] il trasferimento nel penitenziario di Neumünster causa a Barcellona e in altre città catalane numerose manifestazioni di protesta e scontri di piazza.[9][116] Il 6 aprile, pagando una cauzione di €75.000, viene rilasciato con obbligo di firma.[10]
Il 4 maggio il Parlamento catalano approva la cosiddetta "legge Puigdemont", che permetterebbe a un candidato Presidente di essere eletto a distanza;[117] tuttavia, questa viene sospesa dalla Corte costituzionale spagnola pochi giorni dopo.[118] Il 12 maggio, in un'intervista al quotidiano La Stampa, torna ad accusare Rajoy di governare in modo autoritario e si dichiara pentito di non aver dichiarato l'indipendenza immediatamente il 10 ottobre, essendosi "illuso di poter trovare un dialogo", e sostiene di voler tornare alle elezioni il prima possibile (causando aspre polemiche).[119][120] Nel frattempo, dopo mesi di stallo, viene eletto come suo successore Quim Torra.[8]
Il 1º giugno la procura dello Schleswig-Holstein torna a chiedere l'estradizione di Puigdemont;[121] in Spagna, intanto, Rajoy viene sfiduciato e sostituito dal socialista Pedro Sánchez, il quale si dice disponibile a dialogare con la Generalitat riguardo alla situazione catalana (guadagnandosi così il sostegno di PDeCAT ed ERC).[122][123] Il 20 giugno Puigdemont firma, congiuntamente con il suo predecessore Artur Mas e il suo successore Quim Torra, un documento con il quale chiedono a re Felipe VI di tornare sulla "via del dialogo" tra Spagna e Catalogna;[124] tuttavia, il gesto si rivela vano e due giorni dopo, in vista dell'apertura dei Giochi del Mediterraneo a Tarragona, la Generalitat annuncia la rottura di ogni rapporto col Re.[125]
Il 10 luglio la Corte Suprema spagnola sospende dal Parlamento Puigdemont e altri cinque esponenti separatisti incarcerati, i quali erano stati simbolicamente sostituiti dal nastro giallo e i cui voti avvenivano per delega.[99][126] Il 12 luglio la giustizia tedesca ordina la definitiva estradizione in Spagna dell'ex-Presidente per il reato di malversazione (e non di ribellione, come chiesto dalla Spagna);[127] tuttavia, una settimana dopo la sentenza viene completamente ribaltata, il mandato di arresto europeo viene annullato e Puigdemont riacquista la totale libertà di movimento (Spagna esclusa).[128]
Il ritorno in Belgio e l'elezione al Parlamento europeo
[modifica | modifica wikitesto]Tornato a Waterloo, crea il cosiddetto Consiglio per la Repubblica, un'organizzazione politica privata con l'obiettivo di sostenere l'indipendenza catalana, con sede nella sua villa (ribattezzata "Casa de la República").[129][130] Nel frattempo, presenta, insieme a Quim Torra e Jordi Sànchez, una nuova coalizione indipendentista continuatrice di Junts per Catalunya: la Crida Nacional per la República.[131]
Dopo essere stato dichiarato ufficialmente candidabile dalla Corte Suprema spagnola,[132] Puigdemont viene eletto europarlamentare alle elezioni europee del 26 maggio 2019[133]; la situazione resta giuridicamente incerta[11] (a causa dell'impossibilità a recarsi a Madrid per il giuramento senza essere arrestato) fino al 19 dicembre 2019, quando una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea certifica che l'ex-presidente catalano era eurodeputato a tutti gli effetti sin dal 2 luglio 2019.[12]
Arresto in Italia
[modifica | modifica wikitesto]Puidgemont è stato nuovamente arrestato, questa volta all'aeroporto algherese di Fertilia in Italia, la sera del 23 settembre 2021:[134] l'eurodeputato doveva partecipare ad Alghero al festival internazionale della cultura catalana ospitato per il 2021 dalla città sarda, alla presenza del governatore sardo Christian Solinas.[135] Tradotto nel carcere di Sassari, a pochi chilometri da Alghero, è stato scarcerato il giorno seguente.[136] Il successivo giorno 4 ottobre la Corte d'appello di Sassari ha sospeso l'esecutività del mandato di arresto europeo in territorio italiano, accogliendo le richieste della procura generale della Repubblica di Sassari e della difesa, in attesa della definizione del procedimento pendente relativo all'immunità.
Ritorno in Spagna
Dopo 7 anni di esilio in Belgio, nell'agosto del 2024 Puidgemont é ritornato a Barcellona nonostante il mandato di arresto, accolto da migliaia di sostenitori. [137]
Legge di amnistia ed elezione al Parlamento della Catalogna
[modifica | modifica wikitesto]Vita privata
[modifica | modifica wikitesto]Ha vissuto per anni a Girona con la moglie Marcela Topor, giornalista di origini rumene sposata nel 2000, e le due figlie Magalí e Maria; durante il suo periodo da Presidente della Generalitat, tuttavia, ha risieduto a Sant Julià de Ramis.[54][138] Dopo la destituzione, si trasferisce prima nell'Hôtel Chambord di Bruxelles,[139] poi in un appartamento di Ottignies-Louvain-la-Neuve,[140] nell'Hotel Brugge di Oostkamp[83] e in una villa a Waterloo.[129][141] Dal 25 marzo al 6 aprile 2018 è stato recluso nel penitenziario di Neumünster,[9][10] per passare successivamente a Berlino[142] e infine, riacquistata la libertà di movimento in Europa, tornare a Waterloo.[143] Conoscitore di cinque lingue (catalano, spagnolo, inglese, francese e rumeno) e grande appassionato di tecnologia,[21] è stato uno dei primi politici catalani ad aprire un proprio profilo Twitter.[14][17]
Posizioni politiche
[modifica | modifica wikitesto]«Puigdemont is not seeking power - he took this job with a single idea in mind, to lead Catalonia to independence. His top priorities are independence, independence and independence.»
«Puigdemont non ambisce al potere, ha accettato questo lavoro [Presidente della Generalitat, ndr.] con una sola idea in mente: guidare la Catalogna all'indipendenza. Le sue principali priorità sono l'indipendenza, l'indipendenza e l'indipendenza.»
Puigdemont è da sempre un fermo sostenitore dell'indipendentismo catalano,[24] convinto che la Catalogna debba essere un Paese a sé stante membro legittimo dell'Unione europea, e non una semplice regione spagnola; per ottenere ciò, punta a una soluzione diplomatica concordata ed è contrario agli scontri civili. Nei primi mesi del suo Governo era contrario all'idea di un referendum unilaterale, ma la sua posizione è successivamente cambiata.[30] Come modello da seguire, ha proposto l'esempio del federalismo svizzero.[144]
In un'intervista concessa al giornale spagnolo Diario16, si definisce "progressista da sempre" e "vicino ai valori della socialdemocrazia".[145]
L'indipendentismo catalano è un fulcro che va a incidere su diverse sue posizioni politiche. Nel manifesto elettorale di Junts per Catalunya, afferma di voler aumentare le delegazioni catalane all'estero, raddoppiare il numero di giudici ed elargire maggiori fondi ai Mossos d'Esquadra e ai comuni; inoltre, vuole creare un fondo di investimento agricolo per i prodotti "made in Catalogna" (con prestiti agevolati) e aumentare i poteri dell'Agenzia catalana del turismo.
Economicamente, Puigdemont è un liberale. Infine, è favorevole alla digitalizzazione dell'apparato burocratico e allo sviluppo di energie rinnovabili.[146][147]
Pubblicazioni
[modifica | modifica wikitesto]- (CA) Cata…què?, prologo di Artur Mas, Barcellona, La Campana, 1994, ISBN 978-84-86491-88-8.
- (CA) La crisi catalana: una oportunitat per a Europa, con Olivier Mouton (coautore), Barcellona, La Campana, 2018, ISBN 978-84-16863-46-4.
- (CA) Re-Unim-Nos. Reflexions sobre el retorn a la unitat, Barcellona, La Campana, 2019, ISBN 978-84-16863-60-0.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Redazione Online, Catalogna, la vice di Rajoy alla guida del governo. Puigdemont: «No alla forza ma ci opponiamo all’art. 155», su Corriere della Sera, 28 ottobre 2017. URL consultato il 31 ottobre 2017 (archiviato il 30 ottobre 2017).
- ^ a b Redazione ANSA, Catalogna, Puigdemont eletto presidente: 'E ora indipendenza', su ANSA, 10 gennaio 2016. URL consultato il 27 ottobre 2017 (archiviato il 27 ottobre 2017).
- ^ a b c La Catalogna dichiara l’indipendenza. Rajoy: «Destituito Puigdemont», su Il Secolo XIX, 27 ottobre 2017. URL consultato il 31 ottobre 2017 (archiviato il 30 ottobre 2017).
- ^ a b Puigdemont a Bruxelles. Denunciato per ribellione, sedizione e malversazione, su Euronews, 30 ottobre 2017. URL consultato il 31 ottobre 2017 (archiviato il 30 ottobre 2017).
- ^ a b Puigdemont: "Senza garanzie non torno", ma il giudice spagnolo lo convoca, su Rai News, 31 ottobre 2017. URL consultato il 1º novembre 2017 (archiviato il 2 novembre 2017).
- ^ a b Giacomo Galanti, Catalogna, accordo tra i partiti indipendentisti per votare Puigdemont presidente regionale, su L'Huffington Post, 16 gennaio 2018. URL consultato il 17 gennaio 2018 (archiviato il 16 gennaio 2018).
- ^ a b Luca Veronese, Puigdemont, strada in salita verso la presidenza, su Il Sole 24 Ore, 17 gennaio 2018. URL consultato il 17 gennaio 2018 (archiviato il 17 gennaio 2018).
- ^ a b Luca Veronese, Quim Torra, un fedelissimo di Puigdemont alla guida della Catalogna, su Il Sole 24 Ore, 14 maggio 2018. URL consultato il 15 maggio 2018 (archiviato il 14 maggio 2018).
- ^ a b c L'ex presidente catalano Puigdemont arrestato in Germania. A Barcellona esplode la protesta, in Rai News. URL consultato il 25 marzo 2018 (archiviato il 25 marzo 2018).
- ^ a b c Puigdemont uscito dal carcere tedesco. Per libertà pagata cauzione di 75mila euro, su Rai News, 6 aprile 2018. URL consultato il 7 aprile 2018 (archiviato l'8 aprile 2018).
- ^ a b Andrea Lupi e Pierluigi Morena, Catalogna, Puigdemont eletto in Europa. Che per giurare a Madrid rischia di farsi arrestare, su il Fatto Quotidiano, 4 giugno 2019. URL consultato il 25 giugno 2019.
- ^ a b Catalogna: Puigdemont riconosciuto eurodeputato dal Pe il 13/1 - Europarlamento 2019, su ANSA.it, 6 gennaio 2020. URL consultato il 22 gennaio 2020.
- ^ (CA) CatalunyaDiari.cat, El dur atac de Puigdemont a Felip VI que no agradarà a la Casa Reial, su CatalunyaDiari.cat. URL consultato il 10 dicembre 2018.
- ^ a b c d Grau Ramió + Mas.
- ^ a b (CA) Sara González, Puigdemont, de la pastisseria dels pares a la plaça Sant Jaume, su ara.cat, 9 gennaio 2016. URL consultato il 7 novembre 2017 (archiviato l'8 novembre 2017).
- ^ Riera i Font.
- ^ a b c d e (CA) David Céspedes, Qui és Carles Puigdemont?, su DiarideGirona.cat, 10 gennaio 2016. URL consultato il 6 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2017).
- ^ a b (CA) Marta Costa-Pau e Gerard Bagué, De l’austeritat a Zènit: retrat del nou president de la Generalitat, su ara.cat, 15 gennaio 2016. URL consultato l'8 novembre 2017 (archiviato il 7 novembre 2017).
- ^ (CA) David Céspedes, El passat periodístic i musical del nou president de la Generalitat, su DiarideGirona.cat, 14 gennaio 2016. URL consultato l'8 novembre 2017 (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2017).
- ^ a b c (ES) Sílvia Oller, Carles Puigdemont, de alcalde de Girona a president de la Generalitat, su La Vanguardia, 9 gennaio 2016. URL consultato l'8 novembre 2017 (archiviato il 10 gennaio 2016).
- ^ a b c Porta.
- ^ a b c d e (CA) el perfil del candidat, su CarlesPuigdemont.cat. URL consultato il 14 novembre 2017 (archiviato il 30 ottobre 2017).
- ^ (CA) Carles Puigdemont, Cata…què?, su LaCampanaEditorial.com. URL consultato il 9 novembre 2017 (archiviato il 24 settembre 2017).
- ^ a b c Minder, pp. 122-125.
- ^ a b c (CA) Josep Maria Fonalleras, 'Puigdi' arriba al tron, su El Periódico de Catalunya, 9 gennaio 2016. URL consultato il 14 novembre 2017 (archiviato il 24 settembre 2017).
- ^ a b c d Silvia Ragusa, Catalogna, Carles il sindaco-presidente con la secessione nel cuore: “Via le mani da qui, fondiamo uno Stato nuovo”, su Il Fatto Quotidiano, 10 gennaio 2016. URL consultato il 14 novembre 2017 (archiviato il 15 novembre 2017).
- ^ a b (CA) Jordi Grau Ramió, Puigde... què?, su ElPunt.cat, 10 gennaio 2016. URL consultato il 14 novembre 2017 (archiviato il 15 novembre 2017).
- ^ (CA) Jordi Nadal, Puigdemont, agredit per uns manifestants antiretallades, su ElPunt.cat, 15 luglio 2011. URL consultato il 30 gennaio 2020.
- ^ (CA) Pere Cardús, Qui és Carles Puigdemont?, su VilaWeb.cat, 9 gennaio 2016. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato il 23 settembre 2017).
- ^ a b c d Frosina, pp. 404-405.
- ^ Silvia Ragusa, Catalogna, colpo di scena: accordo tra indipendentisti. Mas si ritira, nuovo governatore sarà Puigdemont, su il Fatto Quotidiano, 9 gennaio 2016. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato il 1º dicembre 2017).
- ^ Redazione Online, Catalogna, accordo per il governo: lascia Mas, Puigdemont nuovo leader, su Corriere della Sera, 9 gennaio 2016. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato il 5 ottobre 2017).
- ^ Catalogna: Puigdemont giura, ma non a Re e costituzione Spagna, su swissinfo.ch, 12 gennaio 2016. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato il 2 dicembre 2017).
- ^ (CA) "Fiel al pueblo catalán", en la portada de EL PERIÓDICO DE CATALUNYA, su El Periódico de Catalunya, 12 gennaio 2016. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato il 23 settembre 2017).
- ^ (CA) El president Puigdemont nomena els nous membres del Consell Executiu, su Premsa.GenCat.cat, 13 gennaio 2016. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato dall'url originale l'8 settembre 2017).
- ^ (CA) El president Puigdemont anuncia que se sotmetrà a la qüestió de confiança el pròxim 28 de setembre, su Premsa.GenCat.cat, 27 luglio 2016. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato dall'url originale l'8 settembre 2017).
- ^ (ES) Quico Sallés, Partit Demòcrata Català, el nombre elegido para ser el partido heredero de CDC, su La Vanguardia, 10 luglio 2016. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato il 12 agosto 2017).
- ^ (CA) Oriol March e Maiol Roger, Puigdemont reclama que el Partit Demòcrata Català es posi al servei de la societat per fer la independència, su ara.cat, 10 luglio 2016. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato il 2 dicembre 2017).
- ^ (CA) Carles Puigdemont, President Puigdemont: "El referèndum és per expressar opinions legítimes, no per fer diferències", su Premsa.GenCat.cat, 29 settembre 2016. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2017).
- ^ (ES) Sergio Vázquez Jodar, Carles Puigdemont supera la cuestión de confianza, su La Vanguardia, 29 settembre 2016. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato il 23 settembre 2017).
- ^ (ES) Josep Gisbert, El Govern busca apoyos para crear el Pacte Nacional pel Referèndum, su La Vanguardia, 23 dicembre 2016. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato il 29 agosto 2017).
- ^ Àngels Fita e Jordi Minguell, L’indipendentismo catalano si presenta al Parlamento europeo, su ANCItalia.org, 29 gennaio 2017. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato il 1º dicembre 2017).
- ^ (CA) La conferència de Puigdemont a Madrid sobre el referèndum, en directe, su El País, 22 maggio 2017. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato il 29 agosto 2017).
- ^ Barcellona, oggi manifestazione contro il terrorismo: per la prima volta ci sarà il Re, su Rai News, 26 agosto 2017. URL consultato il 1º dicembre 2017 (archiviato il 1º dicembre 2017).
- ^ Concita De Gregorio, Puigdemont, il "Bolívar per caso" della Catalogna: "Madrid non ci fermi", su la Repubblica, 3 luglio 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato il 4 dicembre 2017).
- ^ La Catalogna sfida Madrid: referendum per l'indipendenza il primo ottobre, su la Repubblica, 9 giugno 2017. URL consultato il 7 settembre 2017 (archiviato il 7 settembre 2017).
- ^ a b Il referendum in Catalogna, spiegato bene, in il Post, 22 settembre 2017. URL consultato il 2 dicembre 2017 (archiviato il 1º dicembre 2017).
- ^ (ES) El secesionismo consuma la ruptura, in El País, 7 settembre 2017. URL consultato il 7 settembre 2017 (archiviato il 6 settembre 2017).
- ^ (ES) El Constitucional suspende el referéndum del 1-O y apercibe a los cargos independentistas, in La Vanguardia, 7 settembre 2017. URL consultato il 15 settembre 2017 (archiviato l'8 settembre 2017).
- ^ (ES) Rajoy: “No habrá referéndum de autodeterminación en Cataluña”, in El País, 7 settembre 2017. URL consultato il 7 settembre 2017 (archiviato il 7 settembre 2017).
- ^ (ES) La Fiscalía se querellará contra los miembros de la Mesa del Parlament que han admitido a trámite la Ley del Referéndum, in El Mundo, 6 settembre 2017. URL consultato il 17 settembre 2017 (archiviato il 17 settembre 2017).
- ^ (ES) La Fiscalía se querella contra Puigdemont y el Govern y ordenará a Mossos, Policía, Guardia Civil intervenir las urnas, in El Mundo, 7 settembre 2017. URL consultato il 15 settembre 2017 (archiviato il 15 settembre 2017).
- ^ (ES) La Guàrdia Urbana requisa material del referéndum en Barcelona, in El Periódico, 16 settembre 2017. URL consultato il 16 settembre 2017 (archiviato il 16 settembre 2017).
- ^ a b (ES) Un tractor en el colegio electoral de Puigdemont en Sant Julià de Ramis (Girona), su 20 minutos, 1º ottobre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato il 4 dicembre 2017).
- ^ (CA) Redacció, Puigdemont vota a Cornellà del Terri, su DiarideGirona.cat, 3 ottobre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato il 4 dicembre 2017).
- ^ Omero Ciai, Ilaria Carra e Concita De Gregorio, Referendum Catalogna, scontri e violenze ai seggi. Rajoy: "Messinscena". Puigdemont: "Ora indipendenza", su la Repubblica, 1º ottobre 2017. URL consultato il 2 dicembre 2017 (archiviato il 5 dicembre 2017).
- ^ Luca Veronese, Catalogna, chiuse le urne. Feriti e cariche della polizia durante il voto, su Il Sole 24 Ore, 1º ottobre 2017. URL consultato il 2 dicembre 2017 (archiviato il 3 dicembre 2017).
- ^ F.Q., Referendum Catalogna, più di 2 milioni di voti: 90% per il Sì. Puigdemont: “Ora mediazione”. Ue: “E’ questione interna”, su il Fatto Quotidiano, 2 ottobre 2017. URL consultato il 2 dicembre 2017 (archiviato il 3 dicembre 2017).
- ^ Catalogna, Rajoy: «Non c'è stato alcun referendum», su Il Messaggero, 1º ottobre 2017. URL consultato il 2 dicembre 2017 (archiviato il 3 dicembre 2017).
- ^ (CA) Carles Puigdemont i Casamajó, Compareixença del president Puigdemont davant del ple del Parlament (PDF), su Premsa.GenCat.cat, 10 ottobre 2017. URL consultato il 2 dicembre 2017 (archiviato il 10 ottobre 2017).
- ^ Catalogna, Puigdemont: «Indipendenza sospesa per avviare il dialogo», su Il Secolo XIX, 10 ottobre 2017. URL consultato il 2 dicembre 2017 (archiviato il 2 dicembre 2017).
- ^ Carles Puigdemont ha tempo fino a lunedì per dire a Rajoy se ha dichiarato l’indipendenza della Catalogna, su il Post, 11 ottobre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato il 4 dicembre 2017).
- ^ Lucia Capuzzi, Spagna. Il premier Rajoy: la Catalogna chiarisca se ha dichiarato l'indipendenza, su Avvenire, 11 ottobre 2017. URL consultato il 2 dicembre 2017 (archiviato il 3 dicembre 2017).
- ^ Omero Ciai, Catalogna, la partita a poker tra Rajoy e Puigdemont, su la Repubblica, 16 ottobre 2017. URL consultato il 2 dicembre 2017 (archiviato il 3 dicembre 2017).
- ^ F.Q., Catalogna, Puigdemont: “Dialoghiamo”. Madrid: “Risponda o commissariamento”. Arresto per leader indipendentisti, su il Fatto Quotidiano, 16 ottobre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato il 4 dicembre 2017).
- ^ Catalogna, Puigdemont: "Indipendenza se Madrid sospende autonomia". Rajoy: "Sabato avvieremo la procedura", su la Repubblica, 19 ottobre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato il 4 dicembre 2017).
- ^ Catalogna, Madrid: Puigdemont non ha risposto, pronti a commissariare, su Rai News, 19 ottobre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato il 3 dicembre 2017).
- ^ Catalogna, Madrid destituisce il governo di Puigdemont, su Il Messaggero, 21 ottobre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato il 4 dicembre 2017).
- ^ Luca Veronese, Catalogna, Santamaría delegata presidente, Puigdemont a rischio arresto. Diretta, su Il Sole 24 Ore, 28 ottobre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2017).
- ^ Romolo Tosiani, La Catalogna vota l’indipendenza, Rajoy scioglie il parlamento e convoca le elezioni anticipate, su La Stampa, 27 ottobre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato il 4 dicembre 2017).
- ^ Elisabetta Rosaspina, Catalogna, morto all’improvviso il grande accusatore di Puigdemont, su Corriere della Sera, 17 novembre 2017. URL consultato il 4 dicembre 2017 (archiviato il 5 dicembre 2017).
- ^ Lucio Di Marzo, E Puigdemont crea un "governo catalano in esilio" in Belgio, su il Giornale, 9 novembre 2017. URL consultato il 14 dicembre 2017 (archiviato il 14 dicembre 2017).
- ^ Giudice firma il mandato d'arresto europeo per Puigdemont e i 4 ministri a Bruxelles, in Rai News. URL consultato il 4 novembre 2017 (archiviato il 3 novembre 2017).
- ^ Redazione Internet, Crisi spagnola. Il giudice del Belgio concede la libertà condizionata a Puigdemont, su Avvenire, 6 novembre 2017. URL consultato il 4 dicembre 2017 (archiviato il 5 dicembre 2017).
- ^ Catalogna, Puigdemont a processo in Belgio: il 17 novembre la prima udienza, su Il Messaggero, 6 novembre 2017. URL consultato il 4 dicembre 2017 (archiviato il 5 dicembre 2017).
- ^ Redazione ANSA, Udienza Puigdemont aggiornata al 4/12, su ANSA, 17 novembre 2017. URL consultato il 4 dicembre 2017 (archiviato il 5 dicembre 2017).
- ^ Il tribunale di Bruxelles rinvia al 14 dicembre la decisione sull'estradizione di Puigdemont, su L'Huffington Post, 4 dicembre 2017. URL consultato il 4 dicembre 2017 (archiviato il 6 dicembre 2017).
- ^ Francesco Olivo, Ma come è finita in Catalogna?, su La Stampa, 4 dicembre 2017. URL consultato il 4 dicembre 2017 (archiviato il 4 dicembre 2017).
- ^ Redazione, La Spagna ha ritirato il mandato d'arresto europeo per Puigdemont, su Il Foglio, 5 dicembre 2017. URL consultato il 5 dicembre 2017 (archiviato il 5 dicembre 2017).
- ^ Omero Ciai, Puigdemont, revocato mandato d'arresto europeo, ma la misura resta in vigore in Spagna, su la Repubblica, 5 dicembre 2017. URL consultato il 5 dicembre 2017 (archiviato il 6 dicembre 2017).
- ^ Redazione ANSA, Belgio chiude la procedura su Puigdemont, su ANSA, 14 dicembre 2017. URL consultato il 15 dicembre 2017 (archiviato il 14 dicembre 2017).
- ^ F.Q., Catalogna, 50mila in piazza a Bruxelles a sostegno di Puigdemont: “L’Ue ci ascolti”, su il Fatto Quotidiano, 7 dicembre 2017. URL consultato il 12 dicembre 2017 (archiviato l'11 dicembre 2017).
- ^ a b Redazione ANSA, Puigdemont, al voto per l'indipendenza, su ANSA, 25 novembre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato il 1º dicembre 2017).
- ^ Catalogna, Puigdemont: "Se vinco le elezioni torno a Barcellona", su TGcom24, 16 novembre 2017. URL consultato il 15 dicembre 2017 (archiviato il 15 dicembre 2017).
- ^ (CA) Carles Puigdemont, Parla, Canta, Defensa't, su Instagram, 5 dicembre 2017. URL consultato il 14 dicembre 2017.
- ^ Catalogna: Puigdemont denuncia "persecuzione politica", su swissinfo.ch, 6 dicembre 2017. URL consultato il 14 dicembre 2017 (archiviato il 15 dicembre 2017).
- ^ Catalogna: Rajoy, se necessario art.155 anche dopo elezioni, su ANSA, 18 dicembre 2017. URL consultato il 19 dicembre 2017 (archiviato il 22 dicembre 2017).
- ^ Elena De Stabile, Indipendentisti catalani avranno maggioranza assoluta. Ma il primo partito è Ciudadanos, su la Repubblica, 21 dicembre 2017. URL consultato il 26 dicembre 2017 (archiviato il 25 dicembre 2017).
- ^ (EN) Clement Rossignol, Farah Salhi, Let me come back, Catalan leader tells Spain, su Reuters, 23 dicembre 2017. URL consultato il 26 dicembre 2017 (archiviato il 26 dicembre 2017).
- ^ Puigdemont chiede a Rajoy di tornare: “Sono stato eletto presidente della Catalogna. Mi spetta”, su La Stampa, 23 dicembre 2017. URL consultato il 26 dicembre 2017 (archiviato il 26 dicembre 2017).
- ^ Redazione Internet, Catalogna. Rajoy: il voto non cambia nulla, non dialogo con Puigdemont, su Avvenire, 22 dicembre 2017. URL consultato il 26 dicembre 2017 (archiviato il 26 dicembre 2017).
- ^ Catalogna, Rajoy: "Mano tesa a Barcellona. Con gli unionisti che hanno vinto le elezioni", su la Repubblica, 22 dicembre 2017. URL consultato il 26 dicembre 2017 (archiviato il 25 dicembre 2017).
- ^ Catalogna, arrestati il vicepresidente Junqueras e sette ministri del governo Puigdemont, su TGcom24, 2 novembre 2017. URL consultato il 2 gennaio 2018 (archiviato il 2 gennaio 2018).
- ^ (CA) Carles Puigdemont, Missatge de Cap d'Any del MHP Carles Puigdemont 2017, su YouTube, 30 dicembre 2017. URL consultato il 1º gennaio 2018.
- ^ Catalogna, Puigdemont: "Esigo che la Spagna restauri il mio governo", su TGcom24, 31 dicembre 2017. URL consultato il 2 gennaio 2018 (archiviato il 3 gennaio 2018).
- ^ Catalogna, oggi s'insedia il nuovo Parlamento: Roger Torrent è il nuovo presidente, su Il Messaggero, 17 gennaio 2018. URL consultato il 17 gennaio 2018 (archiviato il 17 gennaio 2018).
- ^ In Catalogna vogliono eleggere un presidente a distanza, su il Post, 17 gennaio 2018. URL consultato il 17 gennaio 2018 (archiviato il 18 gennaio 2018).
- ^ globalist, Rajoy: "Se Puigdemont rieletto a distanza, Catalogna rimarrà commissariata", su Globalist.it, 15 gennaio 2018. URL consultato il 17 gennaio 2018 (archiviato il 18 gennaio 2018).
- ^ a b (EN) Guy Hedgecoe, Secessionist parties in control as Catalan parliament reopens, su The Irish Times, 17 gennaio 2018. URL consultato il 13 luglio 2018 (archiviato il 13 luglio 2018).
- ^ Redazione, A volte ritornano: Puigdemont candidato alla presidenza in Catalogna, su Il Foglio, 22 gennaio 2018. URL consultato il 22 gennaio 2018 (archiviato il 22 gennaio 2018).
- ^ (DA) Adam Hannestad e Simone Kamp, Debatten er i gang: Massiv interesse for at høre Carles Puigdemont på KU, su Politiken.dk, 22 gennaio 2018. URL consultato il 22 gennaio 2018 (archiviato il 23 gennaio 2018).
- ^ Puigdemont a Cøpenaghen. Il Tribunale: «No all’arresto», su Il Sole 24 Ore, 22 gennaio 2018. URL consultato il 22 gennaio 2018 (archiviato il 23 gennaio 2018).
- ^ Redazione Online, Catalogna, l’elezione di Puigdemont può avvenire solo in Spagna, su Corriere della Sera, 28 gennaio 2018. URL consultato il 1º febbraio 2018 (archiviato il 13 luglio 2018).
- ^ Catalogna, Puigdemont chiede lʼimmunità per la sua investitura, su TGcom24, 29 gennaio 2018. URL consultato il 1º febbraio 2018 (archiviato il 2 febbraio 2018).
- ^ Francesco Olivo, Puigdemont, rinviato il voto sulla presidenza. Gli indipendentisti circondano il parlamento, su La Stampa, 30 gennaio 2018. URL consultato il 1º febbraio 2018 (archiviato il 2 febbraio 2018).
- ^ Catalogna, Puigdemont rinuncia a candidatura presidente: ci saranno due governi, su Il Messaggero, 1º marzo 2018. URL consultato il 5 marzo 2018 (archiviato il 6 marzo 2018).
- ^ Catalogna, Puigdemont rinuncia alla presidenza e designa Sanchez, su la Repubblica, 1º marzo 2018. URL consultato il 5 marzo 2018 (archiviato il 5 marzo 2018).
- ^ Redazione ANSA, Turull domani presidente Catalogna, su ANSA, 22 marzo 2018. URL consultato il 23 marzo 2018 (archiviato il 23 marzo 2018).
- ^ Catalogna, fumata nera: Turull non raggiunge il quorum per la presidenza, su la Repubblica, 22 marzo 2018. URL consultato il 23 marzo 2018 (archiviato il 23 marzo 2018).
- ^ globalist, Madrid arresta Jordi Turull: era candidato presidente della Catalogna, su Globalist.it, 23 marzo 2018. URL consultato il 25 marzo 2018 (archiviato il 24 marzo 2018).
- ^ Francesco Olivo, Catalogna, finisce in Germania la fuga del latitante Puigdemont, su La Stampa, 26 marzo 2018. URL consultato il 31 marzo 2018 (archiviato il 1º aprile 2018).
- ^ Redazione Online, Catalogna, Puigdemont fermato in Germania, in Corriere della Sera. URL consultato il 25 marzo 2018 (archiviato il 25 marzo 2018).
- ^ Puigdemont arrestato in Germania: il giudice tedesco conferma gli arresti, su Il Messaggero, 26 marzo 2018. URL consultato il 26 marzo 2018 (archiviato il 26 marzo 2018).
- ^ Paola Del Vecchio, «Arrestate Puigdemont», e lui lascia la Finlandia in segreto, su Il Mattino, 25 marzo 2018. URL consultato il 31 marzo 2018 (archiviato il 25 marzo 2018).
- ^ Maurizio Stefanini, Chi è Mikko Kärnä, il sostenitore finlandese che ha messo nei guai Puigdemont, su Il Foglio, 26 marzo 2018. URL consultato il 31 marzo 2018 (archiviato il 29 marzo 2018).
- ^ Redazione Online, Catalogna, migliaia in piazza contro il mandato d’arresto di Puigdemont, in Corriere della Sera. URL consultato il 25 marzo 2018 (archiviato il 25 marzo 2018).
- ^ Catalogna: Parlament vota legge Puigdemont contro veto Madrid, su TVSvizzera.it, 4 maggio 2018. URL consultato l'8 maggio 2018 (archiviato l'8 maggio 2018).
- ^ Redazione ANSA, Catalogna: legge Puigdemont sospesa 9/5, su ANSA, 7 maggio 2018. URL consultato l'8 maggio 2018 (archiviato il 7 maggio 2018).
- ^ Francesco Oliva, Intervista a Puigdemont: “Spagna autoritaria, faremo la repubblica catalana”, su La Stampa TopNews, 12 maggio 2018. URL consultato il 13 maggio 2018 (archiviato il 13 maggio 2018).
- ^ Polemiche su Puigdemont dopo l’intervista a La Stampa: “Scopriamo da un giornale che vuole sciogliere il Parlamento”, su La Stampa, 13 maggio 2018. URL consultato il 13 maggio 2018 (archiviato il 13 maggio 2018).
- ^ Puigdemont, procura generale tedesca chiede estradizione anche per ribellione, su la Repubblica, 1º giugno 2018. URL consultato il 1º giugno 2018 (archiviato il 2 giugno 2018).
- ^ Omero Ciai, Spagna, Rajoy sfiduciato. Sánchez nuovo premier, su la Repubblica, 1º giugno 2018. URL consultato il 2 giugno 2018 (archiviato il 1º giugno 2018).
- ^ Redazione ANSA, Sánchez, pronto al dialogo su Catalogna, su ANSA, 31 maggio 2018. URL consultato il 2 giugno 2018 (archiviato il 1º giugno 2018).
- ^ (CA) Daniel G. Sastre, Xabi Barrena e Roger Pascual, Torra, Puigdemont i Mas demanen per carta al Rei que encapçali el "diàleg", su El Periódico de Catalunya, 20 giugno 2018. URL consultato il 23 giugno 2018 (archiviato il 23 giugno 2018).
- ^ Spagna: la Catalogna annuncia la rottura dei rapporti con Re Felipe, su L'Unione Sarda, 22 giugno 2018. URL consultato il 23 giugno 2018.
- ^ Spagna, Puigdemont e altri 5 sospesi dal Parlamento regionale della Catalogna, su Rai News, 10 luglio 2018. URL consultato il 13 luglio 2018 (archiviato il 13 luglio 2018).
- ^ Germania, Carles Puigdemont sarà estradato in Spagna: per malversazione ma non per ribellione, su Rai News, 12 luglio 2018. URL consultato il 13 luglio 2018 (archiviato il 12 luglio 2018).
- ^ Alessandro Oppes, Catalogna, niente estradizione per Puigdemont: il giudice ritira il mandato di cattura internazionale, su la Repubblica, 19 luglio 2018. URL consultato il 27 agosto 2018 (archiviato il 28 agosto 2018).
- ^ a b (CA) Xavi Tedó, Consell de la República i Assemblea de Representants: així funcionarà el Govern a l'exili, su Ara.cat, 28 febbraio 2018. URL consultato il 27 agosto 2018 (archiviato il 21 agosto 2018).
- ^ (CA) Sara González e Irene Ramentol, Puigdemont es retroba amb Torra i els consellers a l'exili a Bèlgica, su NacíoDigital.cat, 28 luglio 2018. URL consultato il 27 agosto 2018 (archiviato il 3 agosto 2018).
- ^ Redazione, Puigdemont fonda un nuovo partito: Crida Nacional per la República, su MiglioVerde.eu, 18 luglio 2018. URL consultato il 27 agosto 2018 (archiviato il 28 agosto 2018).
- ^ Europee, Corte suprema spagnola: "Carles Puigdemont può candidarsi", su TGcom24, 6 maggio 2019. URL consultato il 25 giugno 2019.
- ^ Redazione ANSA, Vittoria indipendentisti catalani, Puigdemont a Parlamento UE, su ANSA, 27 maggio 2019. URL consultato il 25 giugno 2019.
- ^ Arrestato in Sardegna l'ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont, su rainews.it. URL consultato il 24 settembre 2021.
- ^ Carles Puigdemont arrestato in Sardegna, oggi l’udienza. L’avvocato: «Non può essere portato in Spagna», su Pen, 24 settembre 2021.
- ^ Puigdemont libero. Solinas lo attende fuori dal carcere, su corriere.it.
- ^ https://www.reuters.com/world/europe/catalan-separatist-leader-puigdemont-appears-barcelona-event-despite-arrest-2024-08-08/
- ^ (ES) Josep Maria Casas, Carles Puigdemont se instala en su chalet de Sant Julià de Ramis, su EconomíaDigital.es, 6 febbraio 2016. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato il 4 dicembre 2017).
- ^ (FR) Carles Puigdemont séjourne à l’hôtel Chambord de Bruxelles, su BX1.be, 31 ottobre 2017. URL consultato il 3 dicembre 2017 (archiviato il 3 dicembre 2017).
- ^ Giovanna Faggionato, Perché Puigdemont non ha convinto l’Ue, su lettera43.it, 10 dicembre 2017. URL consultato il 12 dicembre 2017 (archiviato il 12 dicembre 2017).
- ^ Redazione, Puigdemont non è superstizioso e prende casa a Waterloo, luogo della disfatta di Napoleone, su eunews.it, 2 febbraio 2018. URL consultato l'8 febbraio 2018 (archiviato il 7 febbraio 2018).
- ^ (DE) Isabella Kolar e Oliver Neuroth, Was geschieht mit Carles Puigdemont? Knast oder Palast, su DeutschlandfunkKultur.de, 8 maggio 2018. URL consultato il 9 maggio 2018 (archiviato il 10 maggio 2018).
- ^ Michele Tantussi, L’ex presidente catalano Carles Puigdemont è tornato in Belgio, su il Post, 28 luglio 2018. URL consultato il 27 agosto 2018 (archiviato il 28 agosto 2018).
- ^ Puigdemont: "Catalogna come la Svizzera", su Rai News, 18 marzo 2018. URL consultato il 20 marzo 2018 (archiviato il 20 marzo 2018).
- ^ Entrevista de Diario16 en exclusiva a Puigdemont en Bruselas. URL consultato il 22 gennaio 2020.
- ^ ElectionDay.net, Manifesto elettorale di Junts per Catalunya, su Imgur, 17 dicembre 2017. URL consultato l'8 maggio 2018.
- ^ (CA) Argumentari, su JuntsperCatalunya.cat, 21 dicembre 2017. URL consultato l'8 maggio 2018 (archiviato dall'url originale il 9 maggio 2018).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (CA) Jordi Grau Ramió, Puigdemont, el President @KRLS, con Andreu Mas (coautore), Barcellona, Editorial Pòrtic, 2016, ISBN 978-8-498093-69-8.
- (EN) Raphael Minder, A Conservative Divorce, in The Struggle for Catalonia: Rebel Politics in Spain, Londra, Hurst&Company, 2017, pp. 113-126, ISBN 978-1-849048-0-33.
- Costantino Murgia (a cura di), Secessione e democrazia costituzionale. Note a margine della vicenda istituzionale catalana, in Scritti in onore di Sara Volterra, sezione a cura di Laura Frosina, Torino, G. Giappichelli Editore, 2017, pp. 389-414, ISBN 978-8-892168-00-8.
- (CA) Carles Porta, L'amic President, Barcellona, La Campana, 2016, ISBN 978-8-416457-23-6.
- (CA) Josep Riera i Font, Em dic Carles, Barcellona, Ara Llibres, 2016, ISBN 978-0-933050-78-5.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Articolo 155 della Costituzione della Spagna del 1978
- Indipendentismo catalano
- Legge di transizione giuridica e costitutiva della Repubblica
- Partito Democratico Europeo Catalano
- Referendum sull'indipendenza della Catalogna del 2017
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Carles Puigdemont
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Carles Puigdemont
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (CA) Sito ufficiale, su carlespuigdemont.cat.
- Carles Puigdemont (canale), su YouTube.
- (EN) Opere di Carles Puigdemont, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Carles Puigdemont, su Goodreads.
- Carles Puigdemont, su europarl.europa.eu, Parlamento europeo.
- (EN) Carles Puigdemont, su IMDb, IMDb.com.
- (CA) Sito presidenziale, su president.exili.eu (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2017).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 14004078 · ISNI (EN) 0000 0000 5919 6926 · LCCN (EN) n94081176 · GND (DE) 1121802540 · BNE (ES) XX1005511 (data) · BNF (FR) cb17908604n (data) · J9U (EN, HE) 987008729398505171 |
---|
- Politici spagnoli del XXI secolo
- Giornalisti spagnoli del XXI secolo
- Nati nel 1962
- Nati il 29 dicembre
- Nati in provincia di Gerona
- Sindaci in Spagna
- Presidenti della Generalitat de Catalunya
- Deputati al Parlamento della Catalogna
- Politici di Convergenza Democratica di Catalogna
- Politici del Partito Democratico Europeo Catalano
- Indipendentismo catalano
- Europarlamentari della Spagna della IX legislatura