Dialetto modenese

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Modenese
Mudnés
Parlato inItalia (bandiera) Italia
RegioniProvincia di Modena
Locutori
Totale~330.000
Tassonomia
FilogenesiIndoeuropee
 Italiche
  Romanze
   Italo-occidentali
    Occidentali
     Galloiberiche
      Galloromanze
       Galloitaliche
        Emiliano-romagnolo
         Emiliano
          Dialetto modenese
Codici di classificazione
ISO 639-2roa
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
Tótt i cristiàn i nàsen lébber e cumpàgn in dignitê e dirétt. I én dutèdi ed ragiòun e d'cusèinsa e i gh'àn da cumpurtères l'un vérs cl'èter in cum s'i fóssen fradèl.

Il dialetto modenese (nome nativo dialàt mudnés) è una varietà dialettale della lingua emiliana parlata nella città di Modena e nella parte centrale della provincia omonima; più specificamente, è articolato in un sottogruppo di parlate che, con il reggiano, forma un complesso più ampio definito emiliano centrale.

Il dialetto modenese è di origine neo-latina, formata dal latino volgare che si è innestato sull'idioma parlato dai precedenti abitanti, i Galli Boi, nel momento dell'occupazione dell'Emilia da parte dei Romani.

Nel sesto secolo d.C. la città viene invasa dai Longobardi; essi introducono, oltre a nuovi lemmi[1] , l'uso di vocali semiaperte, come la á di páss (leggasi pæss). Tuttavia, il triangolo Soliera-Castelnuovo-Brescello resistette a questi influssi linguistici, tant'è che né il dialetto reggiano, né il modenese della parte ovest della provincia, hanno mai subito quest'influenza.

Nel 1859 Vittorio Emanuele II annette il Ducato al Regno di Italia; il dialetto subisce moltissimo l'influenza dell'italiano, influenza che persiste fino ai giorni nostri. Questa "italianizzazione forzata" ha causato un notevole impoverimento del dialetto modenese, che ha perso molti suoi termini arcaici in favore di nuovi italianismi.

Il modenese, nelle sue numerose varianti, è diffuso in quasi tutta la provincia di Modena. Nel comune di Castelfranco Emilia (che comprende anche Piumazzo, comune autonomo fino al 1861) si parla un dialetto bolognese rustico occidentale. Ciò non è particolarmente sorprendente, in quanto la località fece parte della provincia di Bologna fino al 1929, e ancora oggi appartiene all'Arcidiocesi di Bologna. Una particolare forma di transizione modenese-bolognese è parlata a Savignano sul Panaro. A Finale Emilia, infine, si parla un dialetto di tipo ferrarese.

Secondo Ethnologue e l'ISTAT, il numero di persone che conoscono questo dialetto è stimabile intorno ai 330.000 locutori (2005), ossia circa il 51% degli abitanti della provincia di Modena (escluso Castelfranco Emilia); questo numerò è in calo, in quanto il numero dei parlanti era stimato in 380.000 unità nel 1980 (78%) e in 430.000 nel 1950 (99%). Il dialetto è ancora molto diffuso nei piccoli paesi della provincia, sia della Bassa sia dell'Appennino, mentre lo è meno a Modena città e nei comuni più urbani.Nei primi decenni del XXI secolo, il dialetto modenese pare oggetto di rinnovata attenzione degli abitanti della provincia, come dei media e degli enti locali. L'emittente televisiva locale TRC-Telemodena trasmette dal 2004 la trasmissione "Mo pensa te", dedicata al dialetto modenese e all'ambito culturale emiliano-romagnolo, e nel 2016 il comune di Modena ha inserito una versione in dialetto modenese nell'opuscolo turistico della Ghirlandina (accanto all'italiano e alle traduzioni in inglese, russo e cinese[2][3][4]).

Varianti del modenese

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Il modenese propriamente detto, chiamato talvolta modenese di città o modenese urbano, è parlato nel centro storico di Modena. Nei dintorni (comuni di Formigine, Maranello, Castelvetro, Spilamberto, Savignano sul Panaro, Vignola, San Cesario sul Panaro, Castelnuovo Rangone, Nonantola, Ravarino, Bomporto e Camposanto), si parlano vari dialetti modenesi rustici, le cui particolarità aumentano man mano che la distanza dal centro urbano aumenta.

Nel resto della provincia sono diffuse quattro macrovarianti che, pur presentando chiare affinità con il modenese, sono troppo caratterizzate da tratti propri per essere considerate sue parlate rustiche:

Diffusione delle principali varianti del dialetto modenese all'interno della provincia.

Queste varianti sono intelligibili tra loro e, in ogni caso, i confini tra una parlata e l'altra sono sfumati e graduali.

Il sassolese e il fioranese

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Questa varietà è parlata nell'area compresa tra Sassuolo e Fiorano. Essa, pur modenese di genesi, possiede elementi che l'accostano al dialetto della vicina area reggiana Scandiano-Rubiera-Castellarano. Tali caratteristiche sono il dittongo ou in finale di parola e il dittongo ei. "Dunque" è tradotto dounca al contrario del donca nel modenese, "fiore" è tradotto fiour al contrario del modenese fior, "amore" è tradotto amour al contrario del modenese amor, "sopra" è tradotto souver al contrario del modenese sover, "sole" è tradotto soul al contrario del modenese sôl, e "giovane" è tradotto souven al contrario del modenese sôven. Allo stesso modo, "mese" è tradotto meis al contrario del modenese mês, "paese" è tradotto paeis al contrario del modenese paes e "spesa" è tradotto speisa al contrario del modenese spesa.

Il mirandolese

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Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto mirandolese.

Questa varietà è parlata nella bassa vicino a Mirandola, nel nord della provincia; ha subito qualche influenza dal mantovano e dal ferrarese, rendendo la pronuncia delle vocali più aperte. Risulta invece assente nel mirandolese la palatalizzazione della vocale latina tonica a che invece caratterizza il resto della regione.
Scarsa ma importante la produzione letteraria redatta in questo dialetto: si ricorda il celebre Barnardon, uno dei più antichi lunari d'Italia pubblicato tutt'oggi, La divino commedia, traduzione di Gianni Bellini dell'Inferno di Dante.
Note anche le poesie di Brunetta Panzani Quand al Sgnòr al girava pr'il stradi (Vilmo Cappi, 1979) e La coa dal gatt e alti storii.
Di singolare importanza è anche Il nuovo vocabolario mirandolese-italiano di Eusebio Meschieri, pubblicato nel 1932. La prima versione del "vocabolario Mirandolese - Italiano" compilato da Eusebio Meschieri (maestro normale superiore) risale al 1876 (Bologna - Regia Tipografia).

Il carpigiano

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Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto carpigiano.

Questa varietà viene parlata nelle vicinanze di Carpi, nella parte occidentale della provincia; ha subito una forte influenza dal dialetto reggiano e, a sua volta, influenza parecchio il reggiano di Correggio.

Differisce dal modenese soprattutto per quanto riguarda le vocali: quando una vocale accentata ha un suono intermedio tra a ed o oppure tra a ed e, in modenese si sceglierà (graficamente) di scrivere sempre a e si tenderà a pronunciarlo come tale; in carpigiano, invece, si tenderà a scrivere e pronunciare o nel primo caso, e nel secondo.
Degno di nota è il libro Poesie in dialetto carpigiano di Argia Montorsi.

Il frignanese

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Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto frignanese.

Il frignanese è il dialetto dell'Appennino modenese, dai confini con la montagna reggiana e quella bolognese.

Lo spazio vocalico del dialetto modenese di città corrisponde a quello dell'italiano, comprendendo le sette vocali: /a/, /ɛ/, /e/, /i/, /ɔ/, /o/, /u/. Esse possono tutte presentarsi in posizione tonica, mentre, per quanto riguarda la posizione atona, l’inventario si riduce a /a/, /e/, /i/, /o/, /u/, in accordo con quanto accade in italiano. La differenza più significativa rispetto all’italiano è legata alla presenza di una opposizione di durata fonologicamente distintiva delle vocali toniche /a/, /ɛ/, /e/, /ɔ/, /o/ (/V/ vs /V:/, cioè vocale breve vs. vocale lunga). Le vocali /i/ e /u/, invece, si presentano esclusivamente nelle rispettive versioni lunghe (/i:/ e /u:/) in posizione tonica.[5]. Nell'ortografia, tale differenza viene marcata tramite l'uso di accenti e diacritici sulle vocali toniche, anche se a tutt'oggi non esiste una convenzione di scrittura universalmente accettata. Le vocali atone sono sempre brevi e si scrivono e si leggono come in italiano.

Grafia Fonema Esempio Pronuncia Equivalente
â [a:] - a lunga gât (gatto) ['ga:t] mare
ê [ɛ:] - e aperta lunga lêt (letto) ['lɛ:t] zero
ē [e:] - e chiusa lunga prēda (pietra) ['pre:.da] meno
ô [ɔ:] - o aperta lunga bôsch (bosco) ['bɔ:sk] moto
ō [o:] - o chiusa lunga dulōr (dolore) [du.'lo:r] dolore
î [i:] - i lunga marî (marito) [ma.'ri:] vita
û [u:] - u lunga carsû (cresciuto) [kar.'su:] crudo
ä, ë, ö [a] - a breve prima di sequenze ortografiche di due consonanti uguali Sëccia (Secchia) ['sa.ʧa] radice
à [a] - a breve mànd (mondo) ['mand] città
è [ɛ] - e aperta breve lè () ['lɛ] caffè
é [e] - e chiusa breve prém (primo) ['prem] cenere
ò [ɔ] - o aperta breve sò (su) ['sɔ] andò
ó [o] - o chiusa breve rósch (spazzatura) ['rosk] totale

Il sistema consonantico del modenese non si discosta molto da quello italiano, presentando comunque importanti differenze, come l'assenza della fricativa post-alveolare sorda [ʃ]. La differenza più significativa rispetto all'italiano è l'assenza delle consonanti geminate (le cosiddette "doppie") nel sistema fonologico del modenese, anche se l'ortografia tende comunque a presentare lettere doppie, in analogia con le corrispondenze in italiano e per ragioni etimologiche.

G', C', Gh, Ch

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Dal punto di vista dell'ortografia, in finale di parola le lettere /g/ e /c/ aggiungono una h per indicare le occlusive velari, un apostrofo (') per indicare le affricate palatali.

Grafia Fonema Esempio Pronuncia Equivalente
ch [k] Castelfrânch (Castelfranco Emilia) [ka.stel.'fra:ŋk] cosa
c' [ʧ] cc' (spinta) ['koʧ] cera
gh [g] fèregh (fargli) ['fε:.reg] gatto
g' [ʤ] curag' (coraggio) [ku.'ra:ʤ] gelo

Le lettere s z indicano le due fricative alveo-dentali [s] e [s̪]. Spesso nell'ortografia tradizionale si usa un puntino per indicare le fricative alveo-dentali sonore [z] e [z̪].

Grafia Fonema Esempio Pronuncia
s [s] acsè (così) [ak.'sɛ:]
[z] aē (aceto) [a.'ze:]
Grafia Fonema Esempio Pronuncia
z [s̪] zēl (cielo) ['s̪e:l]
ż [z̪] żēl (gelo) ['z̪e:l]

Nella parlata di città le due consonanti sono tipicamente realizzate in modo simile alle fricative alveolari [s] e [z], con un punto di articolazione particolarmente dentalizzato. Bisogna notare come la pronuncia vari sensibilmente da zona a zona: ad esempio, dette consonanti possono essere realizzate come fricative alveolari, corrispondenti a [s] e [z], o come affricate alveolari [ts] e [dz].

Il suono [ʃ] non esiste in modenese, quindi, a differenza dell'italiano, le grafie sci, sce, scio ecc. corrispondono alle pronunce [sʧi], [sʧe], [sʧo] ecc.. Spesso in questi casi si aggiunge un apostrofo per evitare confusione con la pronuncia italiana.

Esempio Pronuncia
s'cèt (schietto) ['sʧɛ:t]
s'ciòp (fucile) ['sʧɔ:p]

La lettera j indica la semivocale [j].

Esempio Pronuncia
tvâja (tovaglia) ['tva:ja]
jj (bagnato) ['moj]

La grammatica modenese presenta alcune differenze da quella dell'italiano standard. Essa presenta molti costrutti di carattere tipicamente francese e altre influenze galliche.

Per quanto riguarda gli articoli, il modenese ha una struttura piuttosto simile all'italiano; tuttavia esistono, in aggiunta agli altri, gli articoli indeterminativi plurali, che corrispondono circa al nostro [del/della/degli/delle].

Determinativo
Singolare
Indeterminativo
Singolare
Determinativo
Plurale
Indeterminativo
Plurale
Maschile al, l' un i, gli d'i
Femminile la, l' ónna, 'na él, éj, j, le d'él

I pronomi dimostrativi sono:

Singolare:

M

  • quást [questo];
  • quáll [quello];
  • chelò, chilò [colui];

F

  • quásta [questa];
  • quálla [quella];
  • chelê, chelê [colei];

Plurale:

M

  • quìst [questi];
  • quî [quelli];
  • chelôr, chilôr [coloro];

F

  • quìsti [queste];
  • quìli [quelle];
  • chelôr, chilôr [coloro];
Pronomi personali
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Per quanto riguarda i pronomi personali, nel modenese la faccenda si fa più complessa: al contrario dell'italiano, occorre sempre esplicitare il soggetto in presenza del verbo. Inoltre i pronomi personali esistono in due forme: la prima forma è uguale all'italiano, mentre la seconda forma è una sorta di rafforzativo che si interpone tra la prima ed il verbo.

Italiano Prima Forma Seconda Forma
Io A
Tu Te / Et
Lui Al / L' / L / El
Lei La / L'
Esso (Imp.) - A
Noi (m.) Nuèter A
Noi (f.) Nuètri A
Voi (m.) Vuèter A
Voi (f.) Vuètri A
Essi Lôr É / I / El
Esse Lôr J / Li / L'

La prima è utilizzata in assenza di verbo e quando il pronome non è il soggetto, la seconda in caso contrario; le due forme possono ricorrere assieme. Esempio:

  • Chi à ciacarê? Mè! - Chi ha parlato? Io! (1ª forma)
  • A sun andê a cà - Sono andato a casa. (2ª forma)
  • Mè a sun andê a cà - Io sono andato a casa. (1ª + 2ª forma)

In certi casi si interpone una I eufonica tra pronome e verbo.

  • A-i-avám pérs al treno - Abbiamo perso il treno.

La forma impersonale si usa nelle locuzioni di questo tipo:

  • A piôv - piove.

Gli aggettivi in italiano hanno due generi (maschile e femminile) e due numeri (singolare e plurale). Concordano per genere e numero col sostantivo a cui si riferiscono.

Classe genere desinenza singolare desinenza plurale
maschile / (röss, rosso) - (röss, rossi)
femminile -a (rössa, rossa) -i (rössi, rosse)

Gli aggettivi possessivi sono:

persona maschile singolare femminile singolare maschile plurale femminile plurale
1ª singolare
2ª singolare
3ª singolare
1ª plurale nòster nòstra nòster nòstri
2ª plurale vòster vòstra vòster vòstri
3ª plurale

Gli aggettivi dimostrativi sono:

Singolare:

M

  • sté, st' [questo];
  • cal, cl' [quello];

F

  • sta, st' [questa];
  • cla, cl' [quella];

Plurale:

M

  • sti [questi];
  • chi [quelli];

F

  • st'al [queste];
  • cal [quelle];

Esempi:

M

  • Sté lébber chè l'è s'cianchê (Questo libro è strappato);
  • Cal lébber l'è s'cianchê (Quel libro è strappato);
  • Sti lébber chè i éin s'cianchêdi (Questi libri sono strappati);
  • Chi lébber i éin s'cianchêdi (Quei libri sono strappati).

F

  • Sta scràna chè l'è ràta (Questa sedia è rotta);
  • Cla scràna l'è ràta (Quella sedia è rotta);
  • St'él scràni chè él-i-èin ràti (Queste sedie sono rotte);
  • Cal scràni él-i-èin ràti (Quelle sedie sono rotte).

Le preposizioni semplici sono:

  • ed, de [di]
  • a [a]
  • da [da]
  • in d, in t [in]
  • cun [con]
  • [su]
  • per, pr' [per]
  • tra [tra]
  • fra [fra]

NOTA: localmente la preposizione "sò" può diventare "ed coo" o, verso il Bolognese, "in vàta".

Le preposizioni articolate sono:

al la i le
ed (de) dal dla di dél
a al a la a i a'l
da dal d la dai da'l
in d' (t') in dal in dla in di in dél
cun cun al cun la cun i cun él
sul sólla sui só'l
par, pr' pr'al per la pr'i pr'él
tra tr'al tra la tra i tra'l
fra fr'al fra la fra i fra'l

Nel modenese, come in italiano, vi sono quattro modi verbali finiti, l'indicativo, il congiuntivo, il condizionale e l'imperativo, e tre modi infiniti, l'infinito, il gerundio ed il participio.

Modo infinito

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L'infinito è la forma del verbo che si trova nei vocabolari, e ne distingue l'appartenenza, a seconda della desinenza all'infinito, ad una coniugazione.
Nel modenese esistono tre coniugazioni verbali: la prima (desinenza -èr accentata), la seconda (desinenza -er non accentata) e la terza (desinenza -ir).
Tuttavia, come in latino, e a differenza dell'italiano, nel modenese esistevano anticamente quattro coniugazioni: la prima coniugazione aveva desinenza -ar; in seguito, causa la palatizzazione della [a] in [e] propria dei dialetti emiliani, essa è collassata interamente in -èr ed è scomparsa.

Modo indicativo

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L'indicativo ha tre tempi, ossia il presente, l'imperfetto ed il futuro; inoltre vi sono i tre tempi composti, che sono passato prossimo (presente + pp), trapassato (imperfetto + pp) e futuro anteriore (futuro + pp).

Essere:

Presente Imperfetto Futuro
Mè a sun i-éra srò
Tè t' è ér srê
Lò 'l è éra srà
Nuèter a sámm i-éren srámm
Vuèter a i-éri srî
Lôr i én éren srân

Avere:

Presente Imperfetto Futuro
Mè a i-ò i-avíva i-avrò
Tè t' ée avìv avrê
Lò 'l â avìva avrâ
Nuèter a i-avámm i-avíven i-avrámm
Vuèter a i-avî i-avívi i-avrî
Lôr i ân avíven avrân

1ª Coniugazione: Cantêr (cantare)

Presente Imperfetto Futuro
Mè a cant cantèva cantarò
Tè t' cant cantèv cantarê
Lò 'l canta cantèva cantarà
Nuèter a cantámm cantèven cantarámm
Vuèter a cantê cantèvi cantarî
Lôr i cànten cantèven cantarân

2ª Coniugazione: Lèżer (leggere)

Presente Imperfetto Futuro
Mè a lèż liżíva liż
Tè t' lèż liżív liż
Lò 'l lèż liżíva liż
Nuèter a liżámm liżíven liżrámm
Vuèter a liżî liżívi liż
Lôr i léżen liżíven liżrân

3ª Coniugazione: Durmîr (dormire)

Presente Imperfetto Futuro
Mè a dòr(e)m durmíva durmirò
Tè t' dòr(e)m durmív durmirê
Lò 'l dòr(e)m durmíva durmirâ
Nuèter a durmámm durmíven durmirámm
Vuèter a durmî durmívi durmirî
Lôr i dòrmen durmíven durmirân

Modo congiuntivo

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Il congiuntivo ha due tempi, ossia il presente e l'imperfetto; inoltre vi sono i due tempi composti, che sono il passato (presente + pp) e trapassato (imperfetto + pp).

Essere:

Presente Imperfetto
(Mè) ch'a sia fóss
(Tè) ch'ét fóss
(Lò) ch'al sia fóss
(Nuèter) ch'a sámma fóssen
(Vuèter) ch'a sìdi fóssi
(Lôr) ch'i sìen fóssen

Avere:

Presente Imperfetto
(Mè) ch'a i-àva i-avéss
(Tè) ch'ét àv avéss
(Lò) ch'al àva avéss
(Nuèter) ch'a i-avámma i-avéssen
(Vuèter) ch'a i-avìdi i-avéssi
(Lôr) ch'i i-àven i-avéssen

1ª Coniugazione: Cantêr (cantare)

Presente Imperfetto
(Me) ch'a canta cantéss
(Tè) ch'ét cant- cantéss
(Lò) ch'al canta cantéss
(Nuèter) ch'a cantámma cantéssen
(Vuèter) ch'a cantèdi cantéssi
(Lôr) ch'i canten cantéssen

2ª Coniugazione: Lèżer (leggere)

Presente Imperfetto
(Mè) ch'a lèża liżéssa
(Tè) ch'ét lèż- liżéss
(Lò) ch'al lèża liżéssa
(Nuèter) ch'a liżámma liżéssen
(Vuèter) ch'a liżìdi liżéssi
(Lôr) ch'i léżen liżéssen

3ª Coniugazione: Durmîr (dormire)

Presente Imperfetto
(Mè) ch'a dòrma durméssa
(Tè) ch'ét dòrem- durméss
(Lò) ch'al dòrma durméssa
(Nuèter) ch'a durmámma durméssen
(Vuèter) ch'a durmìdi durméssi
(Lôr) ch'i dòrmen durméssen

Modo condizionale

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Il condizionale ha un solo tempo, il presente, più un tempo composto, il passato, formato da presente + pp.

Essere:

Presente
Mè a srèv
Tè t' sréss
Lò 'l srèv
Nuèter a srèven
Vuèter a srèssi
Lôr i srèven

Avere:

Presente
Mè a i-avrèv
Tè t' avèss
Lò 'l avrèv
Nuèter a i-avrèven
Vuèter a i-avrèssi
Lôr i avrèven

1ª Coniugazione: Cantêr (cantare)

Presente
Mè a cantarèv
Tè t' cantarèss
Lò 'l cantarèv
Nuèter a cantarèven
Vuèter a cantarèssi
Lôr i càntarèven

2ª Coniugazione: Lèżer (leggere)

Presente
Mè a liżrèv
Tè t' liżréss
Lò 'l liżrèv
Nuèter a liżrèven
Vuèter a liżrèssi
Lôr i liżrèven

3° Coniugazione: Durmîr (dormire)

Presente
Mè a durmirèv
Tè t' durmirèss
Lò 'l durmirèv
Nuèter a durmirèven
Vuèter a durmirèssi
Lôr i durmirèven

Modo imperativo

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L'imperativo ha un solo tempo, il presente, e solo due persone, la 2ª singolare e la 2ª plurale.

Essere:

Imperativo
(Tè) sî!
(Vuèter) sìdi!

Avere:

Imperativo
(Tè) àv!
(Vuèter) avìdi!

1ª Coniugazione: Cantêr (cantare)

Imperativo
(Tè) chantaa!
(Vuèter) cantè!

2ª Coniugazione: Lèżer (leggere)

Imperativo
(Tè) léż!
(Vuèter) lizî!

3ª Coniugazione: Durmîr (dormire)

Imperativo
(Tè) dòr(e)m!
(Vuèter) durmî!

Modo gerundio

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Il gerundio ha un solo tempo, il presente, più un tempo composto formato da presente + pp. Come l'infinito, è impersonale.

Essere Avere
essánd avánd
1ª Coniugazione:
Cantêr (cantare)
2ª Coniugazione:
Lèżer (leggere)
3ª Coniugazione:
Durmîr (dormire)
cantánd liżánd durmánd
  • Admàn (talvolta Dmàn): domani;
  • Bèle: di già;
  • Bicér: bicchiere;
  • : casa;
  • Catēr: trovare;
  • Ciàcri: chiacchiere;
  • Ciòch: rumore;
  • Cultēl: coltello;
  • Desfèr: rompere;
  • Dōp-meżdè (talvolta Dōp prànż o Bassóra): pomeriggio;
  • Dutōr: dottore;
  • Gabiàn: gabbiano;
  • Gninta: niente;
  • Incō: oggi;
  • Mánd: mondo;
  • Marî: marito;
  • Mèdra: madre;
  • Mujéra: moglie;
  • Pamdòr: pomodoro;
  • Pèder: padre;
  • Prēda: pietra
  • Putèin, putèina: bambino, bambina;
  • Patàca: patata;
  • Ragazōl, ragazōla: ragazzo, ragazza;
  • Ravanèl: rapanello;
  • Scràna: sedia;
  • S'cianchēr: rompere;
  • Tèvla: tavolo;
  • Óss: porta;
  • Vèc', vècia: vecchio, vecchia;
  • Zampòun: zampone;
  • Zēl: cielo;
  • Zitè: città.

Qualche frase in modenese:

  • A-n dîr dal caiunèdi!: Non dire stupidaggini!
  • 'Sa vōt? raramente C'sa vōt?: Cosa vuoi?
  • Ca t' gnîs un càncher!: "Che ti venisse un accidente", frase di disprezzo (anche scherzosa) rivolta a qualcuno;
  • Ciapèr la bàla: "Ubriacarsi"
  • Druvèr 'na carióla quànd l'è bèle s'cianchèda: "Usare una carriola quando è già rotta", aspettare troppo ad usare le cose
  • In du' vēt?: Dove vai?
  • L'aqua la fà i caplètt: "L'acqua fa i cappelletti", riferito allo spruzzo di forma circolare che fanno le gocce d'acqua quando piove forte.
  • Tîn bòta: "Tieni botta", resisti.
  • Stàm só d'adòs! "Stammi su d'addosso", lasciami in pace.

L'inféren ed Dante

In d'al mêz d'al camîn d'la nostra vétta
a-m sun catê in d'na furèsta bura,
c'l'a-s s'éra pèrsa la strèda drétta.

Ahi, niànch a dìrel, la strêda l'è dura
ed quèst bôsch, selvâg' e oscûr
c'al sôl pinsêr al fa gnîr pòra!

Tant' él amêr che pòch pió l'è la mòrt;
ma per ciacarêr d'al bèin ch'a g'ò catê,
a drò ed quáll c'a-i-ò vést tentànd la sòrt.

A-n sun mia bòun ed ridîr cum a sun entrê,
tant' a-i-éra asunê a quel pùnt
c'la bòuna strèda a-i-ò abandunê.

Ma po' a sun arivê a i pê ed 'na muntàgna,
là, in duv l'éra finî la vâl
c'la m'avìva rimpî al côr d'ogni magàgna,

a-i-ò guardê in èlt e a-i-ò vést al piân
vistî d'i râg' d'al sôl
c'i culpìssen la fàża d'ogni cristiân...

Inferno - Canto I (Dante Alighieri)

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!

Tant' è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.

Io non so ben ridir com' i' v'intrai,
tant' era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.

Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto,
là dove terminava quella valle
che m'avea di paura il cor compunto,

guardai in alto e vidi le sue spalle
vestite già de' raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne calle...

Trasposizione del Padre Nostro
Pèder nòster, t'è la sò in dal Paradìś
a sprèr che tótt it vóien bèin
e che un gióren et pos éser al Pèder
ed tótta la gìnt e ch'i tô fiô i-t rispèten
e it dagh'n a mèint cum la sò tra'l nóvvli,
anch'in st'al mánd tribulê.
Aiùtes a catèr tótt i dè al pan sóvra la tèvla
e da-s 'na màn a èser bòun e a perdunèr
chi s'à fàt di tòrt, acsè ch'et pòs srèr un òc' sóvra i nòster.
Cmè tótt i bòun pèder aiutes a vìnzer i trést deśidéri
e tìn al mèl luntàn dal mánd.
Amen.
Trasposizione dell'Ave Maria
Ev Maria, pìna ed gràzi,
al Sgnór l'è tégh.
Tè t'è bendátta tr'al dánn
e bendátt l'è 'l frùt dal tô sèin, Geśó.
Santa Maria, Mèdra dal Sgnór,
préga per nuèter pcadór,
adèsa e in dal mumèint dla nòstra mòrt.
Amen.

Lessicografia

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Non esiste una grafia certa del dialetto modenese, come accade per molti dialetti. Le convenzioni qui utilizzate sono un mix estrapolato da varie fonti e non hanno alcuna pretesa di essere definitive.

  1. ^ Vocaboli di origine longobarda:
    • fiàp > flap (floscio);
    • magòun >mago (stomaco)
    • sbrègh > brëhhan (strappo, rottura)
    • scùr > skur (imposta della finestra).
  2. ^ "Mo pensa te": il dialetto spiegato da Andrea Barbi, in Gazzetta di Modena, Modena, 14 aprile 2009. URL consultato il 15 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 10 dicembre 2017).
  3. ^ Mo pensa te, su trc.tv. URL consultato il 15 agosto 2016.
  4. ^ Stefano Luppi, Modena: la “Ghirlandina” si svela in dialetto, in Gazzetta di Modena, Modena, 8 aprile 2016. URL consultato il 15 agosto 2016.
  5. ^ Luca Rognoni, Il sistema fonologico del dialetto modenese, in L'Italia Dialettale, vol. 74.
  • Luca Rognoni, Il sistema fonologico del dialetto modenese. L'Italia Dialettale 74, pp. 135–148, 2013.
  • Vittorio Zucconi, La mê Mòdna, Artioli Editore, 1985.
  • Sandro Bellei, A m'arcòrd - Dizionario enciclopedico del dialetto modenese, Collezioni Modenese, 1999. (Disponibile anche online Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive.)
  • Ermanno Rovatti, Grammatica del dialetto Modenese, Collezioni Modenese, 1999. (Disponibile anche online Archiviato il 27 settembre 2007 in Internet Archive.)
  • Attilio Neri, Vocabolario del dialetto Modenese, Arnaldo Forni Editore, 1981.
  • Giulio Bertoni, Profilo storico del dialetto di Modena, Leo Olshki Éditeur, 1925.
  • Ernesto Maranesi, Vocabolario Modenese-italiano, Mucchi editore, 1983. (copia anastatica dell'originale del 1893)
  • Silvio Cevolani, Vocabolario etimologico del dialetto modenese, Istituto Enciclopedico Settecani - Spilamberto, 2011.
  • Giorgio Rinaldi, Leggere e scrivere in dialetto modenese, Edizioni Il Fiorino, Modena, giugno 2017.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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