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Cucina nicaraguense
La cucina nicaraguense comprende le abitudini culinarie del Nicaragua. Come in tutta l'America Latina, nel paese viene coltivato il mais sin dai tempi della Mesoamerica. Questo cereale è stato impiegato in diverse modalità e per diversi scopi dagli indigeni, sia alimentari che religiosi o medici, e si sono sviluppate numerose tecniche in merito alla sua lavorazione, preparazione e fermentazione.[1]
Piatti principali
[modifica | modifica wikitesto]Cucina indigena
[modifica | modifica wikitesto]Tradizionalmente i gruppi indigeni nicaraguensi facevano uso di peperoncini (Capsicum solanoidea), achiote (Bixa orellana) e altre erbe aromatiche per insaporire i loro cibi. Al posto del pane di grano si consumavano il cazabe fatto dalla manioca e le tortilla di mais, molto popolari ancora oggi.[2] Nella zona di León è diffuso il quesillo, uno snack che consiste in una tortilla con formaggio e cipolle, mentre a Matagalpa si prepara una tortilla speciale chiamata güirila.[3]
Altri prodotti a base di mais sono le rosquilla, le quesadilla, le empanadita, i perrerreque e le hojaldra. Il mais viene impiegato anche negli stufati, negli encurtidos (sottaceti), nelle insalate e nelle torte.[4]
Un altro alimento base della dieta nicaraguense sono i fagioli, presenti nel gallo pinto (un piatto di riso e fagioli mangiato a colazione e a cena) oppure consumati come contorno per tortilla, salsicce e formaggio.[4]
La carne di maiale viene impiegata in numerose specialità nazionali come il nacatamal, il chancho con yuca (manioca con maiale e insalata), il vigorón (un piatto di manioca con cotiche di maiale fritte e insalata), la moronga o morcilla (una sorta di sanguinaccio preparato con spezie e peperoncino e servito con manioca e tortilla) e salsicce in stile creolo.[2]
Tra i piatti a base di vitello invece si menzionano la carne de baho (strisce di carne essiccata o saltata unite a banane verdi, manioca, peperoni e cipolle, che vengono poi avvolte in foglie di banano) e la sopa de mondongo (una zuppa a base di stomaco della mucca ritenuta foriera di benefici per la virilità). Vi è anche una zuppa di costine con prugne verdi, quequisque o malanga lila (Xanthosoma violaceum), ayote (Cucurbita maxima), chayote (Sicyos edulis), manioca, elotes (mais maturo), chilotes (mais giovane), cavolo e altre verdure. Tra i condimenti principali si citano la hierbabuena (Mentha spicata) e il coriandolo.[2]
La lonza dell'animale può essere grigliata o cotta su una stufa a legna, mentre altri tagli vengono macinati e impiegati nella preparazione dei salpicón.[2] La lingua viene impiegata nelle salse, il cervello e il midollo insaporiscono un brodo fritto con le uova, il fegato viene fritto o servito con una salsa, le mammelle vengono usate per preparare delle salse e i testicoli del toro vengono serviti in una zuppa o fritti. La carne macinata può essere un ingrediente per torte salate assieme a patate e carote, il tutto avvolto in un uovo o in verdure.[5]
Una pietanza associata al periodo della Quaresima è la cujada, una zuppa di involtini di mais fritto avvolto in formaggio, uova, sale e achiote, a cui si aggiungono prugne verdi, mango verde, manioca, banane verdi, patate e occasionalmente sardine. Altre specialità preparate frequentemente nel medesimo periodo sono il riso con il pesce saltato o essiccato e gli almíbar (sciroppi di frutta stagionale). Uno di questi è la cusnaca, fatta con prugne guaturco, zucchero, cannella e latte.[5]
La selvaggina più diffusa è la carne di cervo, oltre a quella di piccione che viene condita con limone e mangiata a colazione. A differenza dei loro antenati, i nicaraguensi hanno smesso di mangiare gli insetti sin dall'epoca coloniale, cosa che invece accade ancora in Messico. Tuttavia, nella parte occidentale del paese non è raro trovare alcuni cacciatori che vendono rettili come le lucertole e i garrobos. Sulla costa atlantica si consumano maggiormente le tartarughe marine.[5]
Cucina creola
[modifica | modifica wikitesto]La cucina creola risente delle influenze caraibiche e africane, soprattutto quelle della cucina giamaicana. Il latte di cocco è il principale ingrediente di quest'area, mentre tra le pietanze si menzionano il rondòn, il guabul e le zuppe di crostacei.[5]
Il pesce viene consumato relativamente poco in Nicaragua. Questo perché le abitudini alimentari indigene sono cambiate a malapena dopo il periodo coloniale. A ciò si aggiunge anche che le principali città del paese non si sono sviluppate sulla costa, ma lungo i fiumi e i laghi.[4]
Dolci e bevande
[modifica | modifica wikitesto]Uno dei dolci più diffusi in Nicaragua è la tres leches, una torta imbevuta in tre tipi diversi di latte diffusa in tutta l'America Latina. Vi sono anche la cajeta de coco (una caramella fatta di manioca e cocco) e il raspado, una sorta di granita con del latte condensato.[6]
Dal mais derivano svariate bevande come il pinol, il pinolillo, la chicha, il chingue, il tibio, la horchata e il posol. Sono disponibili succhi di frutta e caffè, che cresce nelle aree montuose del paese.[4]
Una bevanda rinfrescante analcolica è l'arroz con piña, a base di riso e ananas che vengono bolliti e poi frullati con vaniglia, fragola e zucchero.[3] Si cita anche il fresco de semilla de jicaro, un succo fatto con semi di zucca da vino.[6]
Abitudini culinarie
[modifica | modifica wikitesto]Sulle tavole delle famiglie nicaraguensi più agiate appaiono generalmente formaggio, burro, latte, tortilla e una volta a settimana uno stufato o un piatto speciale, mentre le classi meno abbienti sono solite mangiare riso e fagioli. In genere la colazione delle classi lavoratrici consiste in due fette di pane con burro, un'arancia o una banana e del caffè con zucchero. Il pranzo prevede riso e fagioli con gli avanzi di pane della colazione[7] o in alternativa una zuppa di pollo, mentre a cena si mangia generalmente gallo pinto, tortilla e formaggio fritto.[8]
Tra i nicaraguensi si è soliti condividere il cibo con i propri vicini, specie se si è ricevuto aiuto da essi o se si è preparato un piatto particolare.[8]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ White e Calderón, pp. 45-46.
- ^ a b c d White e Calderón, p. 47.
- ^ a b Newton et al., p. 51.
- ^ a b c d White e Calderón, p. 49.
- ^ a b c d White e Calderón, p. 48.
- ^ a b Newton et al., p. 52.
- ^ Kott, p. 125.
- ^ a b Kott, p. 126.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Steven F. White e Esthela Calderón, Culture and customs of Nicaragua, Westport, Greenwood Press, 2008, ISBN 978-0-313-33994-3.
- (EN) Paula Newton, Rachael Hanley e Andrea Davoust, V!VA Travel Guides Nicaragua, Viva Publishing Network, 16 maggio 2010, ISBN 978-0-9791264-8-2.
- (EN) Jennifer Kott, Nicaragua: Third Edition, Cavendish Square Publishing, LLC, 15 dicembre 2015, ISBN 978-1-5026-0806-2.
Altri progetti
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