Cloruro di potassio

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Cloruro di potassio
Cloruro di potassio in polvere su di un vetro da orologio
Cloruro di potassio in polvere su di un vetro da orologio
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareKCl
Peso formula (u)74,55
Aspettosolido cristallino bianco
Numero CAS7447-40-7
Numero EINECS231-211-8
PubChem4873
DrugBankDBDB00761
SMILES
[Cl-].[K+]
Proprietà chimico-fisiche
Densità (g/cm3, in c.s.)1,98
Solubilità in acqua330 g/l a 293 K
Temperatura di fusione773 °C (1046 K)
Temperatura di ebollizione1413 °C (1686 K)
Proprietà termochimiche
ΔfH0 (kJ·mol−1)−436,5
ΔfG0 (kJ·mol−1)−408,5
S0m(J·K−1mol−1)82,6
C0p,m(J·K−1mol−1)51,3
Indicazioni di sicurezza
Frasi H---
Consigli P---[1]

Il cloruro di potassio è il sale di potassio dell'acido cloridrico. La sua formula è KCl e come minerale prende il nome di silvite.

A temperatura ambiente si presenta come una polvere cristallina bianca. In natura si rinviene in rocce evaporitiche (che prendono il nome, nell'industria mineraria, di silviniti se ad alto contenuto di silvite) costituite da diversi sali potassici quali silvite, carnallite, kainite e altri, miscelati con halite (NaCl).

Proprietà chimiche

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Come qualsiasi altro cloruro solubile, il cloruro di potassio produce un precipitato bianco in presenza di ioni di argento

Benché il potassio sia meno elettronegativo del sodio, il cloruro di potassio può essere fatto reagire con sodio metallico per produrre potassio metallico; la reazione è un equilibrio chimico, che viene spostato verso destra tramite continua rimozione per distillazione del potassio a mano a mano che questo si forma

questo è il principale metodo di produzione del potassio; l'elettrolisi (usata per produrre il sodio) non funziona per via dell'elevata solubilità del potassio nel suo cloruro fuso.

Il cloruro di potassio si trova in natura nella silvite e può essere estratto dalla silvinite. Viene inoltre estratto dall'acqua marina e purificato per cristallizzazione, flottazione o separazione elettrostatica. È possibile produrre una piccola quantità in laboratorio facendo reagire idrossido di potassio e acido cloridrico.

La maggior parte del cloruro di potassio prodotto è impiegata nella produzione di fertilizzanti. È inoltre la materia prima per la produzione di potassio metallico e idrossido di potassio.

In ambito medico è usato per trattare l'ipokaliemia (diminuzione del livello di potassio plasmatico)[2], l'avvelenamento da digitale[3] e per reintegrare gli elettroliti. Tuttavia tra gli effetti collaterali rientrano la nausea, il vomito e la diarrea. Dosi eccessive o molto concentrate (ossia non diluito in somministrazione endovenosa) causano iperkaliemia, che può produrre parestesia, aritmia cardiaca, fibrillazione e arresto cardiaco.

È una delle sostanze impiegate (solitamente insieme con pancuronio e tiopental sodico) per le iniezioni letali con cui vengono eseguite le condanne alla pena capitale in alcuni Stati.[4]

È un additivo alimentare identificato con la sigla E 508.

Ruolo biologico

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Lo ione potassio (K+) è vitale nel corpo umano e l'assunzione per via orale di piccole quantità di cloruro di potassio è il modo più comune per reintegrarne la concentrazione. Per via del suo gusto amarognolo e non salato, viene normalmente miscelato al normale sale da cucina. A scopi curativi, per il reintegro della concentrazione nella pratica clinica il cloruro di potassio è somministrato in forma diluita per via endovenosa, metodo più utilizzato rispetto all'assunzione orale in quanto le quantità e i tempi di infusione sono più facilmente sottoponibili a controllo medico.

Un eccesso di cloruro di potassio è tossico, può provocare iperkaliemia, aritmie e morte cardiaca improvvisa.

  1. ^ scheda del cloruro di potassio su IFA-GESTIS Archiviato il 16 ottobre 2019 in Internet Archive.
  2. ^ Scheda tecnica del Cloruro di Potassio, su torrinomedica.it. URL consultato il 20 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2011).
  3. ^ Uso del KCl nell'intossicazione da digitale
  4. ^ Joe Schwarcz, Benzina per la mente. Tutta la chimica intorno a noi, Edizioni Dedalo, 2010, p. 122, ISBN 978-88-22-06816-3.

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