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Boris III di Bulgaria
Boris III di Bulgaria | |
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Zar di Bulgaria | |
In carica | 3 ottobre 1918 – 28 agosto 1943 |
Predecessore | Ferdinando I |
Successore | Simeone II |
Nome completo | Boris Clemens Robert Maria Pius Ludwig Stanislaus Xavier |
Nascita | Sofia, 30 gennaio 1894 |
Morte | Sofia, 28 agosto 1943 (49 anni) |
Luogo di sepoltura | Monastero di Rila |
Casa reale | Sassonia-Coburgo-Gotha |
Padre | Ferdinando I di Bulgaria |
Madre | Maria Luisa di Parma |
Consorte | Giovanna di Savoia |
Figli | Maria Luisa Simeone |
Religione | cristianesimo ortodosso (precedentemente era cattolico) |
Firma |
Boris III di Bulgaria (nome completo: Boris Clemens Robert Maria Pius Ludwig Stanislaus Xavier di Sassonia-Coburgo-Gotha, in bulgaro Борис Клемент Роберт Мария Пий Станислав Сакскобургготски) (Sofia, 30 gennaio 1894 – Sofia, 28 agosto 1943) è stato zar di Bulgaria dal 3 ottobre 1918 fino alla sua morte.
Boris divenne re dopo l'abdicazione di suo padre, seguita alla sconfitta del Regno di Bulgaria nella prima guerra mondiale. Questa fu la seconda grande disfatta per il Paese in soli cinque anni, dopo la disastrosa seconda guerra balcanica (1913). Con il trattato di Neuilly la Bulgaria venne forzata a cedere i territori conquistati ai propri vicini e a pagare pesanti danni di guerra, mettendo così in crisi la propria stabilità politica ed economica.
In queste circostanze Boris III ascese al trono a soli ventiquattro anni. Sposò la principessa Giovanna di Savoia, figlia di re Vittorio Emanuele III di Savoia, ad Assisi nel 1930.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Infanzia e giovinezza
[modifica | modifica wikitesto]Boris nacque il 30 gennaio 1894 a Sofia, figlio primogenito dell'allora principe Ferdinando di Bulgaria e di sua moglie, la principessa Maria Luisa. Per parte di padre egli era il primo principe ereditario di Bulgaria (e futuro sovrano) nato entro i confini dello stato, pur avendo parentele che lo legavano profondamente alle principali casate regnanti d'Europa.
Sua nonna paterna era Clementina d'Orléans, figlia del re dei Francesi Luigi Filippo, mentre suo padre stesso era cugino di primo grado con la regina Vittoria, con suo marito Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, con l'imperatrice Carlotta del Messico e con suo fratello, il re Leopoldo II del Belgio.
Sua madre, Maria Luisa, era invece la figlia primogenita di Roberto I di Borbone-Parma, duca in esilio di Parma, Piacenza e Guastalla. Boris era quindi nipote dei principi Sisto e Saverio di Borbone-Parma, nonché dell'imperatrice Zita, moglie dell'imperatore Carlo I d'Austria.
Nel febbraio 1896 suo padre trovò il modo di riconciliare la Bulgaria con la Russia con la conversione del principe Boris dalla fede cattolica a quella ortodossa, mossa avversata con decisione da Maria Luisa, moglie di Ferdinando, la quale non solo era molto pia, ma era imparentata con la famiglia imperiale austriaca, una delle più cattoliche in Europa. Per ovviare a questo problema, Ferdinando scelse dunque di crescere tutti gli altri suoi figli secondo la fede cattolica. Lo zar Nicola II di Russia divenne quindi padrino di Boris e lo incontrò per la prima volta durante il viaggio della famiglia reale bulgara a San Pietroburgo nel luglio 1898.
Boris ricevette la sua prima educazione nella cosiddetta "Scuola di palazzo" fondata dal padre Ferdinando nel 1908 per la sola istruzione dei suoi figli. Successivamente Boris si diplomò alla Scuola Militare di Sofia e prese parte alle guerre balcaniche. Durante la prima guerra mondiale prestò servizio come ufficiale di Stato Maggiore dell'esercito bulgaro sul fronte macedone. Nel 1916 venne promosso colonnello e divenne addetto al gruppo d'armate del Feldmaresciallo tedesco von Mackensen, oltre che nella III armata bulgara, per le operazioni contro la Romania.
L'impegno di Boris fu molto apprezzato, sebbene i rapporti con Mackensen e il comandante della III armata, il luogotenente generale Stefan Tošev non fossero sempre ottimi. Per il suo coraggio e l'esempio personale che dimostrò durante lo scontro, seppe guadagnarsi il rispetto delle truppe, oltre che dei comandanti tedeschi e bulgari, tra i quali spiccava certamente Erich Ludendorff, che si incontrò diverse volte con Boris per complimentarsi con lui.[1] Nel 1918 divenne maggiore generale e, all'abdicazione del padre, ascese al trono il 3 ottobre 1918 col nome di Boris III.
Zar di Bulgaria
[modifica | modifica wikitesto]L'anno successivo all'ascesa di Boris al trono, Aleksandăr Stambolijski dell'Unione Agraria Popolare Bulgara venne eletto primo ministro. Molto amato dalle classi contadine, Stambolijski arrivò a un enorme potere popolare che prescindeva dalla sua carica istituzionale. Nel 1923 Boris approvò quindi il primo colpo di Stato bulgaro per porre fine al governo di Stambolijski. Il 1925 vide una breve guerra di confine, conosciuta col nome di "incidente di Petrič", contro la Grecia, che però venne risolto dall'allora Società delle Nazioni. Sempre nel 1925 vennero organizzati due attentati alla vita di Boris, entrambi falliti, sebbene la matrice venne rivelata di natura comunista e agraria.
Il 19 maggio 1934 l'organizzazione militare bulgara Zveno, con un colpo di Stato, stabilì una dittatura e abolì i partiti politici in Bulgaria. Re Boris venne così ridotto allo stato di re fantoccio.[2] L'anno successivo fu lo stesso Boris III a organizzare un colpo di Stato, risoltosi in modo a lui favorevole, che gli permise di riprendere il controllo del Paese e di mettere a capo del governo un esecutivo che lo sosteneva. L'ambito politico tornava così a essere appannaggio dello zar. Venne infatti reintrodotta una parvenza di governo parlamentare, che non prevedeva però la restaurazione dei partiti politici.[3]
Matrimonio
[modifica | modifica wikitesto]Nell'ottobre del 1930 Boris sposò la principessa Giovanna di Savoia, figlia del re d'Italia Vittorio Emanuele III di Savoia, dapprima ad Assisi (alla presenza fra gli altri di Benito Mussolini) e poi con una cerimonia ortodossa a Sofia. Da questo matrimonio nacque una figlia, Maria Luisa, nel gennaio del 1933 e, nel 1937, un figlio maschio, l'erede al trono Simeone. Tra le varie cose, lo zar Boris ottenne la copertina del Time Magazine il 20 gennaio 1941, in cui apparve in piena uniforme.[4][5]
Seconda guerra mondiale
[modifica | modifica wikitesto]Allo scoppio della seconda guerra mondiale la Bulgaria si dichiarò neutrale. Nonostante questo, una consistente parte dell'esecutivo indirizzò lo stato verso la politica della Germania (con la quale già la Bulgaria era stata alleata nel corso della prima guerra mondiale). Proprio grazie al tacito supporto della Germania, nel settembre 1940 Boris III riuscì a strappare la regione della Dobrugia meridionale alla Romania; nel 1941, pur riluttante, Boris III accettò di unirsi a Adolf Hitler nel secondo conflitto mondiale insieme a Italia e Giappone, nel tentativo di riprendersi la Macedonia, già assegnata alla Bulgaria durante la prima guerra balcanica, poi però persa con la seconda, a favore di Grecia e Serbia.
Boris non intendeva però offrire un supporto incondizionato alla Germania. Per questo motivo si oppose alla presenza di truppe tedesche in Bulgaria, lungo la ferrovia che conduceva in Grecia. Il 21 gennaio 1941 Boris firmò la Legge per la difesa della Nazione (Закон за защита на нацията – ЗЗН), un editto antisemita che il Parlamento bulgaro aveva già approvato il 24 dicembre 1940.[6] All'inizio del 1943 gli ufficiali nazisti chiesero quindi a Boris di deportare in Polonia gli ebrei trovati in Bulgaria, ma tale richiesta provocò un enorme risentimento popolare. Il vice presidente del parlamento bulgaro Dimităr Pešev e il capo della Chiesa ortodossa bulgara, l'arcivescovo Stefan[7][8] organizzarono quindi una grande manifestazione di protesta che dissuase Boris dal permettere di estradare 50.000 ebrei del suo Paese.[9]
Inizialmente il governo bulgaro retto da Boris III gli richiese una rottura delle relazioni con la Germania per fermare tali deportazioni. Fu allora che il governo tedesco promise che, in caso di collaborazione, metà dei deportati sarebbe stata impiegata nel campo dell'agricoltura, mentre un quarto sarebbe stato impiegato come lavoratore semilibero e il rimanente quarto avrebbe avuto la possibilità di lavorare nelle industrie belliche della regione della Ruhr. Pur con queste promesse, il governo bulgaro continuò a non fidarsi del Terzo Reich e utilizzò canali diplomatici svizzeri per consentire agli ebrei bulgari di fuggire in Palestina o in Argentina.[10] Dopo qualche tempo, tuttavia, Boris acconsentì alla richiesta tedesca di estradare 11.343 ebrei dai territori della Macedonia e della Tracia egea occupata della Bulgaria. Queste persone furono deportate nel campo di sterminio di Treblinka e nella quasi totalità assassinate.[11]
Temendo una sollevazione popolare, Boris III si rifiutò poi di accondiscendere alle richieste della Germania nel dichiarare guerra all'Unione Sovietica. Il 9 agosto 1943 Hitler invitò Boris a uno storico e tormentato incontro a Rastenburg, nella Prussia orientale, dove lo zar Boris giunse in aeroplano da Vraždebna domenica 14 agosto.[12] Mentre la Bulgaria aveva dichiarato guerra "simbolicamente" ai distanti Regno Unito e Stati Uniti d'America, all'incontro Boris si rifiutò ancora una volta di dichiarare guerra all'Unione Sovietica, adducendo due ragioni fondamentali: la prima era che molti bulgari avevano fortissimi sentimenti russofili, la seconda che la posizione militare e politica della Turchia nella vicenda era ancora poco chiara ed egli non poteva rischiare di essere invaso da sud.[13][14] La guerra "simbolica" con gli alleati occidentali, ad ogni modo, si dimostrò un disastro per i cittadini di Sofia, in quanto la città venne bombardata pesantemente tra il 1943 e il 1944, a partire da pochi mesi dopo la morte di Boris.
Morte
[modifica | modifica wikitesto]Tornato a Sofia dall'incontro con Hitler, re Boris III morì dopo giorni di agonia per insufficienza cardiaca, forse avvelenato per mano nazista.[13] Secondo il diario dell'attaché a Sofia al tempo, il colonnello von Schoenebeck, i due medici tedeschi che visitarono il re dopo la morte –Sajitz e Hans Eppinger – affermarono entrambi di aver trovato nel suo corpo il medesimo veleno che il dottor Eppinger aveva già trovato due anni prima esaminando il cadavere del primo ministro greco Ioannis Metaxas, un veleno lento che poteva uccidere nel giro di settimane e che causava l'apparire di macchie scure sulla pelle della vittima prima della morte.[15]
Secondo David Irving, invece, l'avvelenamento fu attribuito da Hitler a un complotto al quale non furono estranei Mafalda di Savoia e Filippo d'Assia.[16] La tesi prevalente, accolta dalla stessa famiglia reale, è che Boris fu ucciso dai comunisti: la regina Giovanna, ad esempio, accetta questa versione dei fatti nelle sue memorie. Boris venne succeduto dal figlio Simeone II, di appena sei anni, sotto la reggenza di un consiglio di reggenza capeggiato dal fratello di Boris, il principe Kyril di Bulgaria.
Dopo i funerali di Stato nella cattedrale di Aleksandr Nevskij di Sofia, il feretro di Boris III venne portato in treno tra le montagne e sepolto nel monastero di Rila il più grande della Bulgaria. Intanto, dopo aver preso il potere nel settembre del 1944, i comunisti si imposero sul governo filomonarchico e diedero disposizioni affinché il corpo del sovrano venisse esumato e sepolto segretamente nel cortile del Palazzo Vrana presso Sofia, da dove poi le sue spoglie vennero ulteriormente traslate in un luogo rimasto sconosciuto. Dopo la caduta del regime comunista, un tentativo di scavo fatto nel Palazzo Vrana portò alla luce il cuore dello zar che ivi era rimasto sepolto in un'apposita urna. Il cuore venne dunque riportato dalla vedova nel 1993 nel monastero di Rila e nuovamente inumato.
Boris III è l'unico sovrano bulgaro a essere morto e sepolto in patria.
Discendenza
[modifica | modifica wikitesto]Dal matrimonio tra Boris e Giovanna di Savoia nacquero due figli:
Ascendenza
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze bulgare
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]Titoli e gradi militari stranieri
[modifica | modifica wikitesto]- Colonnello del Reggimento di fanteria dei Balcani dell'imperatore Guglielmo II, dell'Esercito Imperiale Tedesco
- Colonnello del 22º reggimento di fanteria del duca Carlo Edoardo, dell'Esercito del Ducato di Sassonia-Coburgo-Gotha
- Colonnello del Reggimento di fanteria Azov e del 17º reggimento di fanteria del granduca Vladmir Alexandrovich, dell'Esercito Imperiale Russo
Posizioni militari onorarie
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Ludendorff, "Ludendorff's own story, August 1914-November 1918: the Great War from the siege of Liège to the signing of the armistice as viewed from the grand headquarters of the German Army Volume I", Harper 1919, , page 301.
- ^ Tsar's Coup Archiviato il 12 gennaio 2008 in Internet Archive. Time Magazine 4 February 1935. retrieved 10 August 2008
- ^ Balkans and World War I Archiviato il 12 luglio 2007 in Internet Archive. SofiaEcho.com
- ^ King Boris III Archiviato il 23 novembre 2010 in Internet Archive. Time Magazine 20 January 1941. Retrieved 14 April 2010.
- ^ World War: Lowlands of 1941 Archiviato il 14 settembre 2012 in Archive.is. Time Magazine 20 January 1941. Retrieved 14 April 2010.
- ^ Qui le immagini della legge
- ^ NOTES FROM HISTORY: 'The man who saved the Jews' The Sofia Echo 13 March 2006. Retrieved 14 April 2010.
- ^ Balkans into Southeastern Europe, pg. 154
- ^ BULGARIA Archiviato il 26 settembre 2011 in Internet Archive. United States Holocaust Memorial Museum 1 April 2010. Retrieved 14 April 2010.
- ^ A History of Israel: From the Rise of Zionism to Our Time by Howard M. Sachar, Alfred A. Knopf, N.Y., 2007
- ^ [1]United States Holocaust Memorial Museum Retrieved 04 December 2016.
- ^ "Bulgarian Rule Goes to Son, 6. Reports on 5-day Illness Conflict", United Press dispatch in a cutting from an unknown newspaper in the collection of historian James L. Cabot, Ludington, Michigan.
- ^ a b Tzar Boris III – Famous Bulgarians Information, Invest Bulgaria, visitato il 3 ottobre 2011
- ^ Copia archiviata, su thesavvyexplorer.com. URL consultato il 25 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2012). Belogradchik, Bulgaria visitato 3 ottobre 2011
- ^ "Wily Fox: How King Boris Saved the Jews of Bulgaria from the Clutches of His Axis Allie Adolph Hitler", AuthorHouse 2008, 213
- ^ David Irving, La guerra di Hitler, Settimo sigillo, 2001, pp. 724 e 725
- ^ A Szent István Rend tagjai
- ^ [2]
- ^ Royal House of Georgia Archiviato il 17 ottobre 2013 in Internet Archive.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giovanna di Bulgaria, Memorie, Milano, Rizzoli, 1964 (sulle ipotesi circa la morte del re Boris, v. pp. 161 ss.).
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Boris III di Bulgaria
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Boris III re dei Bulgari, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Alessandro de Bosdari, BORIS III, re dei Bulgari, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930.
- Francesco Cataluccio, BORIS III re dei Bulgari, in Enciclopedia Italiana, II Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1948.
- Boris III, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Boris III, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Boris III, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 64024407 · ISNI (EN) 0000 0000 5509 9846 · BAV 495/131805 · LCCN (EN) n85157841 · GND (DE) 119165538 · BNE (ES) XX1404348 (data) · BNF (FR) cb120505167 (data) · J9U (EN, HE) 987007273902405171 |
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