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Iside-Sopedet
Iside-Sopedet è una divinità egizia appartenente alla religione dell'antico Egitto, fusione delle dee Iside, Sopedet, Maat e Hathor[1].
Caratteristiche nel Nuovo Regno
[modifica | modifica wikitesto]Iside-Sopedet comparve per la prima volta nel Nuovo Regno come donna dal capo sormontato dal disco solare, dalle due piume tipiche di altre dee e due piume di struzzo aggiuntive. Ebbe un culto nella Cappella Occidentale di Eliopoli, nel Basso Egitto, dove era investita dei titoli di "Datrice d'acqua" e "Dea tutelare delle Due Terre". Ebbe anche la speciale funzione di dea garante della piena del Nilo[1]:
Culto in epoca tolemaica
[modifica | modifica wikitesto]In epoca greco-romana Iside-Sopedet ricevette l'epiteto di "Protettrice di Osiride", venendo rappresentata talvolta con il capo sormontato dal disco solare cornuto tipico di Hathor, altre volte con il piccolo trono proprio di Iside; il legame con Osiride derivò in special modo da tale assimilazione con la dea Iside[1]. Ebbe inoltre un ruolo nell'ambito delle celebrazioni del dio Osiride: durante la festività di Kaaubek/Kikellia[2], Iside-Sopedet veniva invocata come "Datrice d'acqua - Colei che ha portato Osiride a nuova vita". Il culto di Iside, già presente nelle religioni mediterranee, ebbe uno sviluppo durante il regno di Tolomeo III (264–222 a.C.) a favore di quest'ultima come consorte del dio Serapide[1], dio ellenistico nato dalla fusione di Osiride e Hapy con caratteristiche di Ade, Demetra e Dioniso[3]. Questa rivalutazione la fece apparire come dea universale anche mediante la sua fusione con Iside-Sopedet nel periodo successivo. La loro popolarità accrebbe intorno al 235 a.C. grazie al legame con Serapide.
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Maat.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Christian Leitz, Lexikon der ägyptischen Götter und Götterbezeichnungen, collana Orientalia Lovaniensia analecta, 110, vol. 1, Lovanio, Peeters, 2002, pp. 76-77, ISBN 90-429-1146-8.
- ^ Decreto di Canopo e menzione alla festa Kaaubek, su reshafim.org.il. URL consultato il 14 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 29 gennaio 2019).
- ^ Guy Rachet, Dizionario della Civiltà egizia, Roma, Gremese, 1994, p. 286, ISBN 88-7605-818-4.