Secondo concilio di Efeso
Il Secondo concilio di Efeso, noto tra i teologi cattolici e ortodossi come il latrocinium Ephesi o brigantaggio di Efeso o in greco Ληστρικὴ τῆς Ἐφέσου?, è stato un concilio ecclesiastico cristologico convocato dall'imperatore romano d'Oriente Teodosio II nel 449, sotto la presidenza del Patriarca di Alessandria Dioscoro I.[1][2] A seguito dei contrasti nati durante questo concilio e dei risultati del successivo concilio di Calcedonia, le Chiese cristiane si dividono in «calcedoniane» (che accettano il concilio di Calcedonia e rigettano il Secondo concilio di Efeso) e «pre-calcedoniane» (che accettano il Secondo concilio di Efeso e rigettano il concilio di Calcedonia).
Il contesto storico
[modifica | modifica wikitesto]Eutiche era archimandrita di un monastero nei pressi di Costantinopoli, amico di due Patriarchi di Alessandria, Cirillo (412-444) e Dioscoro (444-451) e protetto dell'imperatore Teodosio II e del suo potente ministro Crisafio; era anche un nemico dell'eresia nestoriana, e in opposizione ad essa sosteneva che in Cristo vi era una sola natura e una sola persona. L'8 novembre del 448 Eutiche fu denunciato come eretico dal vescovo di Dorileo Eusebio davanti a un concilio locale a Costantinopoli; inizialmente Eutiche si rifiutò di difendersi, ma quando cambiò idea, il 22 novembre, il verdetto era stato già deciso, e il patriarca di Costantinopoli Flaviano lo depose per averlo trovato seguace di Valentino e Apollinare.[3]
Il vecchio archimandrita fece appello a papa Leone I, a Dioscoro di Alessandria e direttamente all'imperatore Teodosio II, vicino alle posizioni eutichiane grazie anche all'influenza che su costui aveva il patriarca di Alessandria. L'imperatore ordinò la revisione del processo a Eutiche: una prima sentenza fu emanata da un nuovo sinodo, riunito il 13 aprile 449 a Costantinopoli, dove 34 vescovi confermarono il giudizio del 22 novembre precedente; una nuova riunione si ebbe il 27 aprile seguente, con lo stesso risultato di condanna per Eutiche.[4]
Ma su richiesta di Dioscoro, l'imperatore Teodosio, l'8 agosto 449 convocò ad Efeso un concilio generale per discutere definitivamente della questione.[3]
Svolgimento del concilio
[modifica | modifica wikitesto]La questione sottoposta dall'Imperatore al concilio era se il patriarca Flaviano di Costantinopoli avesse avuto o meno ragione a scomunicare, durante il sinodo riunito a Costantinopoli nel 448, l'archimandrita Eutiche per essersi rifiutato di riconoscere le due nature di Cristo. Il concilio affermò la dottrina dell'unione ipostatica e ribadì la dottrina che Gesù Cristo fosse completamente sia uomo sia Dio; decretò inoltre che in Cristo esiste una natura unica (miaphysis), quella di un umano divino; infine, annullò la scomunica di Eutiche e depose Flaviano.[1]
Il Concilio fu posto sotto la presidenza di Dioscoro[5][6], perché giudicasse la diatriba tra Eutiche e Flaviano. Apertosi il 1º agosto[6] (ma poi traslato l'8 agosto[7]) nella chiesa della Theotokos[5] davanti a 130 vescovi[7], il concilio fu in realtà una farsa, giacché Dioscoro, intrigante e ambizioso politicamente[8], si era conquistato le simpatie di Crisafio e dell'imperatore Teodosio e, per fare pressione sulle decisioni conciliari, si portò da Alessandria i parabalani[5], delle specie di guardie del corpo fanatiche del patriarca. Coalizzatisi con i soldati imperiali[6], i parabalani e Dioscoro imposero ai padri di redigere la professione di fede monofisita, impedendo ai legati papali (il diacono romano Ilario e il vescovo di Pozzuoli Giulio[6]) di leggere la lettera di papa Leone I indirizzata a Flaviano (il cosiddetto Tomus ad Flavianum)[9]. Conclusosi così nel giro di pochissimo tempo, il concilio si concluse con l'accettazione della dottrina monofisita e con la deposizione di Flaviano (che morirà dopo poco in esilio per le percosse ricevute[10]).
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]I risultati del concilio furono duramente contestati da diversi vescovi d'Occidente e Oriente, che lamentarono diverse infrazioni alla prassi conciliare e alla legalità canonica, oltre che alla condizione eretica delle posizioni conciliari; tale concilio, che nelle intenzioni di Teodosio doveva essere ecumenico, non fu pertanto riconosciuto come tale, e fu ufficialmente ripudiato nel successivo concilio ecumenico, quello di Calcedonia del 451.[1] In tale concilio fu decretato che in Cristo esistono due nature, «una natura [physis] divina e una natura umana, unite in una sola persona [hypòstasis], senza divisione o confusione».[1][2][11] Il concilio di Calcedonia originò quello che è noto come Scisma monofisita,[1][2] che divide coloro che accettarono come valido il Secondo concilio di Efeso e quelli che riconobbero le decisioni del concilio di Calcedonia. Nei secoli successivi molti imperatori bizantini tentarono di riconciliare gli schieramenti opposti, senza successo[1][11]. Inoltre alcuni tentativi di compromesso tra le posizioni calcedoniane e non-calcedoniane (si vedano anche l'Henotikon e i Tre Capitoli) ebbero l'effetto opposto, cioè diedero origine ad altri scismi e ad insegnamenti successivamente condannati come eretici, come il monoenergismo e il monotelismo[1][11]. La stessa dottrina dei Tre capitoli originò uno scisma, detto scisma tricapitolino, durato più di un secolo.
Le Chiese contemporanee che non accettano i decreti calcedoniani né i successivi concili ecumenici sono variamente chiamate monofisite[1] (sebbene questo termine sia corretto solo per descrivere una piccola minoranza, viene non di meno usato in senso peggiorativo anche per altre), miafisite,[1] o «pre-calcedoniane»;[12] esse includono l'Ortodossia orientale delle Chiese ortodosse orientali, una comunione di otto Chiese autocefale (la Chiesa copta ortodossa, la Chiesa ortodossa etiopica, la Chiesa ortodossa eritrea, la Chiesa ortodossa siriaca e la Chiesa apostolica armena), tra cui è riconosciuto come più autorevole il Papa di Alessandria, capo della Chiesa ortodossa copta.[12] Coloro che accettarono gli insegnamenti di Calcedonia pur risiedendo in aree dominate dall'Ortodossia orientale furono chiamati dai pre-calcedoniani «melchiti», o «uomini del Re», in quanto gli imperatori erano solitamente calcedoniani.[1] La Chiesa cattolica greco-melchita discende storicamente da queste comunità. Anche la Chiesa greco-ortodossa di Antiochia sostiene di discendere dai melchiti, sebbene non usi più questo termine nei suoi titoli da quando il patriarca Cirillo VI Tanas entrò in comunione con Roma (1724). Poco dopo il Secondo concilio di Efeso, lo schieramento diofisita nominò un proprio Papa di Alessandria in opposizione al copto-ortodosso Dioscoro I; nei secoli successivi, vari Papi si schierarono da una parte o dall'altra, sebbene alcuni accettassero l'Henotikon; infine, furono stabiliti due papati separati, ciascuno dei quali rivendica l'unica legittimità.[1][2]
Elenco dei partecipanti
[modifica | modifica wikitesto]Elenco dei prelati presenti o rappresentati al concilio in base alla lista stabilita da Ernest Honigmann, lista che «contiene tutti i membri rintracciabili del brigantaggio di Efeso».[13]
Con * sono indicati i patriarchi e con ** i metropoliti; gli altri sono vescovi.
- * Dioscoro di Alessandria
- Giulio di Pozzuoli, legato di papa Leone I
- * Giovenale di Gerusalemme
- * Domno di Antiochia
- * Flaviano di Costantinopoli
- ** Stefano di Efeso
- ** Talassio di Cesarea di Cappadocia
- ** Eusebio di Ancira
- ** Giovanni di Sebastea
- ** Ciro di Afrodisia
- ** Erasistrato di Corinto
- Quintilio di Eraclea, in rappresentanza di:
- ** Anastasio di Tessalonica
- Melezio di Larissa, in rappresentanza di:
- ** Domno di Apamea
- Ciriaco di Trocmade, in rappresentanza di:
- ** Teoctisto di Pessinonte
- ** Diogene di Cizico
- ** Basilio di Seleucia di Isauria
- ** Giovanni di Rodi
- ** Teodoro di Tarso
- ** Romano di Mira
- ** Fozio di Tiro
- ** Teodoro di Damasco
- Giuliano di Tavio
- ** Fiorenzo di Lidia
- ** Mariniano di Sinnada
- Meonio (o Musonio)[14] di Nisa
- ** Costantino di Bosra
- Giovanni di Nicopoli di Armenia
- Acacio di Ariaratia, in rappresentanza di:
- ** Costantino di Melitene
- ** Stefano di Gerapoli[15]
- ** Attico di Nicopoli di Epiro
- ** Eustazio di Berito
- ** Nunechio di Laodicea
- ** Olimpio di Costanza di Cipro
- ** Candidiano di Antiochia di Pisidia
- ** Stefano di Anazarbo
- Geronzio di Seleucia di Siria
- Rufino di Samosata
- Indimo di Irenopoli[16]
- Timoteo di Balanea
- Teodosio di Canata
- Eutichio di Adrianopoli di Epiro
- Claudio di Onchesmo di Epiro
- ** Simeone di Amida di Mesopotamia
- Elia di Adrianopoli di Licia[17]
- ** Seleuco di Amasea
- ** Pietro di Gangra
- ** Luca di Durazzo
- Antonio di Licnido
- Marco di Eurea[18]
- ** Vigilanzio di Larissa
- ** Basilio di Traianopoli di Rodope
- Docimasio di Maronea di Rodope
- Costantino di Demetriade
- Alessandro di Sebaste di Tarso
- Sozone di Filippi
- Eusebio di Dobero di Macedonia
- Massimino[19] di Serre di Macedonia
- Ermogene di Cassandria di Macedonia
- Luca di Berrea di Macedonia
- Diogeniano di Remesiana di Dacia
- Giovanni di Messene di Acaia
- Uranio di Emeria di Osroene
- Atanasio di Oponte di Acaia
- Teodoro di Claudiopoli di Isauria
- Leonzio di Ascalona
- Netoras di Gaza[20]
- Fotino di Lidda
- Anastasio di Areopoli
- Paolo di Antedone
- Teodosio di Amatunte[21]
- Paolo di Maiuma
- Zosimo di Menoide
- ** Epifanio di Perge
- Barachio di Sozusa di Palestina
- Eraclio di Azoto
- Giovanni di Tiberiade
- Musonio di Zoara
- Dionisio di Sicomazon
- Caiuma di Feno
- Aiterico di Smirne
- Costanzo di Sebaste
- Zebenno di Pella
- Alipio di Bacata
- Policronio di Antipatride
- Pancrazio di Liviade
- Auxilao dei Saraceni
- Domnino di Platea d'Ellade
- Teodosio di Mastaura
- Ciriaco di Ege
- Flaviano di Adramittio
- Ciriaco di Lebedo
- Leonzio di Magnesia al Meandro
- Eutropio di Pergamo di Asia
- Gennadio di Teos
- Olimpio di Euaza
- Massimo di Tralle
- Giuliano di Ipepa
- Crisante di Bagi
- Policarpo di Tabala[22]
- Paolo di Tripoli
- Meliftongo di Giuliopoli[23]
- ** Onesiforo di Iconio
- Longino di Chersoneso
- Eudossio di Bosporo
- Timoteo di Primopoli
- Pietro di Chersoneso
- Olimpio di Sozopoli
- Paolino di Teodosiopoli[24]
- Fiorenzo di Tenedo e Poroselene
- Basso di Sion
- Daniele di Cadi
- Simmaco di Attuda
- Fileto Cerassiae
- Epifanio di Colossi
- Gennadio di Cnosso
- ** Martirio di Gortina
- Maras di Dionisiade
- Aniano di Capitoliade
- Teopempto di Cabasa
- Calosirio di Arsinoe
- Giovanni di Efesto
- Eraclide di Eracleopoli[25]
- Isacco di Elearchia
- Gemellino di Eritro
- Apollonio di Tanis
- Gennadio di Ermopoli
- Ciro di Babilonia
- Atanasio di Busiri
- Teofilo di Cleopatride
- Pasmenio di Paralo
- Fotino di Teuchira
- Zosimo di Sozusa
- Teodulo di Tesila[26]
- Teodoro di Barca
- Rufo di Cirene
- Zenone di Rinocorura
- Lucio di Zigri
- Ausonio di Sebennito
- Isacco di Taua
- Filocalo di Zagili
- Isaia di Ermopoli Minore
- Barsauma, presbitero e archimandrita
- Longino, presbitero, in rappresentanza di Doroteo di Neocesarea**
- Antimo, presbitero, in rappresentanza di Patrizio di Tiana**
- Aristo, presbitero, in rappresentanza di Eunomio di Nicomedia**
- Olimpio, presbitero, in rappresentanza di Calogero di Claudiopoli**
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]Quando furono resi noti a Roma gli esiti del concilio, cioè la vittoria delle posizioni monofisite, il papa convocò un sinodo romano. In esso, il 20 settembre 449[7], dichiarò nullo il concilio. In una lettera inviata alla sorella dell'imperatore Teodosio II, Pulcheria, lo definì un latrocinium[27]. Teodosio II, però, lo ritenne valido e fece accogliere i suoi atti, che furono quindi inclusi nel Codice teodosiano. Il 13 ottobre[28] Leone ritornò alla carica, ma Teodosio II non s'interessò affatto di ritrattare le decisioni prese ad Efeso. La situazione cambiò nel 450, quando Teodosio morì per un incidente a cavallo. La sorella Pulcheria si sposò con un senatore dalla provata fede nicena, Marciano. I due sovrani, accogliendo la sollecitazione di papa Leone, convocarono un Concilio a Calcedonia per il 451, nel quale fu ripristinata l'antica fede e i promotori del Latrocinium furono duramente condannati.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k Leo Donald Davis, SJ, The First Seven Ecumenical Councils (325-787): Their History and Theology (Theology and Life Series 21), Collegeville, MN, Michael Glazier/Liturgical Press, 1990, pp. 342, ISBN 978-0-8146-5616-7.
- ^ a b c d Joseph F Kelly, The Ecumenical Councils of the Catholic Church: A History, Collegeville, MN, Michael Glazier/Liturgical Press, 2009, p. 226, ISBN 978-0-8146-5376-0.
- ^ a b Battista Mondin, Dizionario dei teologi, p. 233. URL consultato il 25 marzo 2015.
- ^ Sylvain Destephen, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire 3. Prosopographie du diocèse d'Asie (325-641), Paris 2008, pp. 28-29.
- ^ a b c C.Andresen - G.Denzler, Dizionario storico del Cristianesimo, p. 621.
- ^ a b c d Alfonso Maria de Liguori, santo, Storia delle eresie, su Intra Text. URL consultato il 25 marzo 2015.
- ^ a b c Antonio Olmi, Il consenso cristologico tra le chiese calcedonesi e non calcedonesi (1964-1996), p. 95. URL consultato il 26 marzo 2015.
- ^ G.Mura (a cura di), La teologia dei Padri, V, p. 131. URL consultato il 25 marzo 2015.
- ^ H.Jedin, Breve storia dei Concili Ecumenici, p. 38.
- ^ E.Schwartz, Acta Oecomenicorum Conciliorum, II,4,9.
- ^ a b c Jaroslav Pelikan, The Christian Tradition: A History of the Development of Doctrine, Vol. 1: The Emergence of the Catholic Tradition (100-600), Chicago, IL, University of Chicago Press, 1975, p. 442, ISBN 978-0-226-65371-6.
- ^ a b John Anthony McGuckin (a cura di), The Encyclopedia of Eastern Orthodox Christianity, Wiley-Blackwell, 2011, pp. 872.
- ^ (EN) My reconstruction of the original list contains all traceable members of the Robber-Council (p. 37). Ernest Honigmann, The Original Lists of the Members of the Council of Nicaea, the Robber-Synod and the Council of Chalcedon, Byzantion, vol. 16, nº 1, 1942-1943, pp. 20-80; in particolare le pp. 34-37.
- ^ Honigmann lo segnala come Musonio; nella sua prosopografia Destephen lo chiama Meonio (Maionios). Prosopographie chrétienne du Bas-Empire 3. Prosopographie du diocèse d'Asie (325-641), Paris, 2008, pp. 630-631.
- ^ Indicato solo come vescovo di Gerapoli da Honigmann, senza ulteriori informazioni sulla provincia di appartenenza, è assegnato da Destephen (Prosopographie chrétienne du Bas-Empire 3. Prosopographie du diocèse d'Asie) e da Aubert (Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. XXIV, col. 1446) alla sede di Gerapoli di Siria. Le Quien lo inserisce nelle cronotassi di Gerapoli di Siria e di Gerapoli di Frigia.
- ^ Nei documenti sopravvissuti del concilio non è specificato se si tratta di Irenopoli di Cilicia oppure di Irenopoli di Isauria. Nel dubbio, Acerbi inserisce questo vescovo in entrambe le diocesi. Tuttavia Le Quien e l'autore della voce nel Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques (vol. XXV, col. 1493) lo indicano tra i vescovi di Irenopoli di Cilicia.
- ^ Secondo Destephen, Elia è l'unico vescovo conosciuto di questa diocesi. Prosopographie du diocèse d'Asie (325-641), p. 255.
- ^ Le Quien e DHGE XV, 1424-1425 (R.Janin) assegnano questo vescovo a Eurea di Epiro. Acerbi lo indica in Eurea e in Oreo.
- ^ Indicato come Massimino da Honigmann, e come Massimiano da Le Quien (Oriens christianus, vol. II, co. 87).
- ^ Honigmann mette Mariniano al posto di Netoras. Daniel Stiernon (Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. XX, Paris, 1984, col. 173) fa osservare che il nome di Mariniano appare in una sola lista manifestement contaminée. Inoltre Netoras di Gaza è ininterrottamente documentato dal 431 al 458.
- ^ Nella lista di Honigmann non è indicata la provincia romana di appartenenza. Le Quien (Oriens christianus, vol. III, col. 715) e S. Vailhé (Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. II, col. 983) assegnano questo vescovo alla sede di Amatunte di Palestina.
- ^ Indicato come vescovo di Gabala da Honigmann. Sylvain Destephen corregge questa identificazione, dovuta ad un errore nella trasmissione testuale, a causa della lievissima differenza esistente nel greco tra le maiuscole Τ di Tabala e Γ di Gabala. Policarpo di Tabala è ancora documentato nel 451 e nel 458. Prosopographie chrétienne du Bas-Empire 3. Prosopographie du diocèse d'Asie (325-641), Paris, 2008, pp. 815-816.
- ^ Honigmann indica Meliftongo come vescovo Giulianopouleos. Tuttavia, sia Le Quien (Oriens christianus, vol. I, col. 475) che Aubert (Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. XVIII, col. 561), pur ammettendo un vescovo di questo nome sulla sede di Giuliopoli nel 451, non accennano affatto alla sua presenza al concilio di Efeso del 449.
- ^ Per l'identificazione di Teodosiopoli con Perperene cf. Destephen, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire 3. Prosopographie du diocèse d'Asie (325-641), Paris, 2008, pp. 764-765.
- ^ Per l'identificazione della sede Ἡράκλεως indicata da Honigmann, cf. Klaas A. Worp, A Checklist of Bishops in Byzantine Egypt (A.D. 325 - c. 750), in Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 100 (1994), p. 299; e Daniel Stiernon, v. Heracleopolis Magna, in Dictionnaire d'histoire et de géographie ecclésiastiques, vol. XXIV, col. 1424.
- ^ Θεόδουλος Τησιλά. Sede vescovile della Libia Superiore (Acta conciliorum oecumenicorum: index generalis, 1982, p. 5). Forse vescovo di Ticelia.
- ^ Questo Concilio di Efeso, non riconosciuto tra i concili ecumenici, è indicato spesso anche con l'appellativo di Latrocinio di Efeso, definizione coniata da papa Leone in una lettera inviata all'augusta Pulcheria (Ep.44, in Patrologiae cursus completus, Accurante J.-P. Migne, Series Latina, Paris 1841-1864, 54, p. 943).
- ^ H.Jedin, Breve storia dei Concili, p. 38.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Andresen, Carl - Denzler, Georg, Dizionario storico del Cristianesimo, ed.italiana Edizioni Paoline, Cinisello Baslamo 1998.
- Jedin, Hubert, Breve storia dei Concili, ed.italiana Morcelliana, Brescia 1989.
- Patrologiae cursus completus, Accurante J.-P. Migne, Series Latina, Paris 1841-1864, 54.
- Mura, G. (ed.italiana a cura di), La teologia dei Padri, Vol.V, Città Nuova, Roma 1987.
- Olmi, Antonio, Il consenso cristologico tra le chiese calcedonesi e non calcedonesi (1964-1996), Editrice Pontificia Università Gregoriana, Roma 2003.
- Schwartz, E., Acta Oecomenicorum Conciliorum, E.Schartz - J.Strauss, Berlino 1914.
- Acerbi, S., Le liste dei vescovi partecipanti al II Concilio di Efeso (449): Un'Appendix sull'episcopato orientale nella Iª metà del V secolo Archiviato il 18 giugno 2022 in Internet Archive., Erytheia: Revista de estudios bizantinos y neogriegos, 22 (2001), pp. 23-64
- Honigmann, E., The Original Lists of the Members of the Council of Nicaea, the Robber-Synod and the Council of Chalcedon, Byzantion, vol. 16, nº 1, 1942-1943, pp. 20-80; in particolare le pp. 34-37
- Jean-Pierre Paulin Martin, Actes du brigandage d'Ephèse, Amiens, 1874
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Monofisismo
- Eutiche
- Dioscoro I di Alessandria
- Concilio di Calcedonia
- Flaviano di Costantinopoli
- Papa Leone I
- Teodosio II
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Secondo concilio di Efeso, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
- Storia delle eresie - sant'Alfonso Maria de' Liguori Intratext
- Il consenso cristologico Antonio Olmi
- La Teologia dei Padri
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