Mario Berlinguer

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Mario Berlinguer

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato8 maggio 1948 –
24 giugno 1953
LegislaturaI
Gruppo
parlamentare
Socialista
CollegioRoma VI
Incarichi parlamentari
  • Componente e segretario della XI Commissione (lavoro e previdenza sociale)
  • Membro della II commissione permanente (Giustizia e autorizzazioni a procedere)
Sito istituzionale

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato25 giugno 1953 –
4 giugno 1968
LegislaturaII, III, IV
Gruppo
parlamentare
Socialista, dall'11 novembre 1966: PSI-PSDI Unificati
CollegioSassari, Nuoro, Cagliari
Incarichi parlamentari
  • 1956-58: Membro e segretario della III commissione (Giustizia)
  • 1958-59: Membro della IV commissione (Giustizia)
  • 1959-63: Membro della I commissione (Affari costituzionali)
  • 1963-68: Membro della IV commissione (Giustizia)
  • 1964-68: Vicepresidente della commissione inquirente per i procedimenti d'accusa
Sito istituzionale

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXXVII legislatura del Regno d'Italia
Gruppo
parlamentare
Liberal-democratico, poi Unione democratica nazionale
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoUN (1924-1926)
PdA (1943-1947)
PSI (1947-1969)
Titolo di studiolaurea in giurisprudenza
Professioneavvocato, giornalista
Mario Berlinguer
NascitaSassari, 11 marzo 1891
MorteRoma, 6 luglio 1969
(78 anni)
Cause della morteMalattia
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Regno d'Italia
Forza armata Regio esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1915-1918
GuerrePrima guerra mondiale
Altre caricheavvocato
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«Io sono contrario al requisito di qualsiasi titolo di studio per la professione di giornalista, perché considero questo come una discriminazione assurda, una discriminazione di classe, contraria alla libertà di stampa e alla libera espressione delle proprie opinioni»

Mario Berlinguer (pronuncia Berlinguèr[2]; Sassari, 11 marzo 1891Roma, 6 luglio 1969) è stato un avvocato, giornalista, politico e antifascista italiano, padre di Enrico e Giovanni Berlinguer.

Stemma della famiglia Berlinguer tratto dall'Annuario della Nobiltà italiana
Mario Berlinguer (a sinistra) con la moglie Maria Loriga e un sacerdote.

Figlio dell'esponente repubblicano Enrico Berlinguer, nacque da famiglia sarda alla quale Vittorio Amedeo III Re di Sardegna aveva concesso i titoli di "cavaliere" (ai maschi) e di "nobile" (maschi e femmine), con trattamento di Don e di Donna, per concessione a Giovanni e Angelo Ignazio Berlinguer del 29 marzo 1777[3].

Berlinguer entrò giovanissimo nella politica sassarese, aderendo ai gruppi repubblicani[4], collaborò con il quotidiano La Nuova Sardegna[4], di cui il padre era stato tra i fondatori[5] e con altre testate nazionali. Nel 1913 si laureò in giurisprudenza[4] e cominciò a esercitare la professione di avvocato. Favorevole all'entrata in guerra nella prima guerra mondiale, fu volontario al fronte, come ufficiale di fanteria[4].

Nel primo dopoguerra, ostile al movimento fascista, si candidò alla Camera dei deputati (1924) e fu eletto nelle liste dell'opposizione costituzionale. Fu iniziato alla massoneria, il 25 ottobre 1924, nella loggia Giovanni Maria Angioy di Sassari, all'obbedienza del Grande Oriente d'Italia[6] e vi militò sino allo scioglimento, operato il 22 novembre dell'anno dopo, a seguito dell'approvazione della legge fascista che vietava l'attività di ogni loggia massonica sul territorio italiano.

L'8 novembre 1924, insieme con Giovanni Amendola, fu tra i fondatori dell'Unione democratica nazionale[7], un'associazione politica in rappresentanza di quei principi di libertà e di democrazia, "fondamento dell'Unità d'Italia e delle lotte risorgimentali, prevaricati e perseguitati dall'insorgente regime fascista"[8].

Dopo la soppressione di tutti i partiti democratici (6 novembre 1926), Berlinguer si ritirò a vita privata, pur mantenendo rapporti con gli ambienti antifascisti[4]. Nel 1943 diresse cinque numeri del giornale sardista Avanti Sardegna, in cui si invitava l'esercito a rivolgere le armi contro le forze tedesche e poi aderì al Partito d'Azione[9].

Nel periodo successivo alla svolta di Salerno (aprile 1944) e la composizione di un governo transitorio con la partecipazione dei rappresentanti del CLN (secondo governo Badoglio), Berlinguer fu per brevissimo tempo (2-16 giugno 1944) commissario aggiunto all'epurazione[10]. Indi, nella veste di Alto Commissario aggiunto per la punizione dei delitti, impresse il primo indirizzo per la riapertura del processo per il delitto Matteotti[11], rappresentò l'accusa nel processo contro Mario Roatta per l'omicidio di Carlo e Nello Rosselli e fu rappresentante dell'accusa anche nel processo contro Pietro Caruso.

Nominato nel 1945 alla Consulta Nazionale, fu vicepresidente della Commissione giustizia. Il 26 aprile 1945, come primo atto governativo del Comitato di Liberazione Nazionale, Berlinguer firmò l'abolizione della legge mussoliniana della Socializzazione dell'economia.

Dopo lo scioglimento del Partito d'Azione, aderì al Partito Socialista Italiano, nelle cui file fu senatore, dal 1948 al 1953 e deputato, dal 1953 al 1968. Fu tra i firmatari della legge 4 luglio 1959, n. 463, "Estensione dell'assicurazione obbligatoria per la invalidità, la vecchiaia ed i superstiti agli artigiani ed ai loro familiari", della legge 5 marzo 1963, n. 246, "Istituzione di una imposta sugli incrementi di valore delle aree fabbricabili" e della legge 21 luglio 1961, n. 685, "Ammissione dei diplomati degli istituti tecnici alle facoltà universitarie".

Scomparve nel luglio del 1969, dopo lunga malattia e solo pochi mesi dopo che suo figlio Enrico, al Congresso di Bologna del febbraio precedente, era stato eletto vicesegretario generale del PCI e successore "in pectore" di Luigi Longo.

  1. ^ Dichiarazione di voto alla commissione Giustizia della Camera per il disegno di legge sull'ordinamento della professione giornalistica, seduta di mercoledì 24 ottobre 1962
  2. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Berlinguer", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  3. ^ Andrea Borella Annuario della Nobiltà Italiana, XXXI edizione, vol. 1 , Teglio (SO), 2010, Casa Editrice S.A.G.I., pag. 605
  4. ^ a b c d e F. M. Biscione, BERLINGUER, Mario, In: Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. XXXIV (Primo supplemento A-C), Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1988
  5. ^ Francesco Atzeni, I Repubblicani in Sardegna, Edizioni Archivio Trimestrale, Roma, 1988, pag. 8n.
  6. ^ Giovanni Berlinguer libero muratore, in: Gianfranco Murtas, Diario di loggia, EDES, Cagliari, pag. 73
  7. ^ Manifesto dell'Unione Nazionale di Giovanni Amendola Archiviato il 6 novembre 2012 in Internet Archive.
  8. ^ Il Mondo, 18 novembre 1924
  9. ^ Giovanni De Luna, Storia del Partito d'Azione, UTET, Torino, 2006, p. 44
  10. ^ Francesco Bartolotta, Parlamenti e Governi d'Italia, Vol. II, Vito Bianco Editore, Roma, 1971, pagg. 191-192
  11. ^ Archivio storico del Senato della Repubblica, ASSR, Ufficio dell'Alta corte di giustizia e degli studi legislativi, 1.2.257.5.4 Mario Berlinguer, alto commissariato aggiunto per la punizione dei delitti al presidente del Senato (22 agosto 1944).
  • U. Baduel, Una vita, in Enrico Berlinguer, Roma 1985, pp. 13, 19 s., 23, 25 s., 28
  • M. Brigaglia, La classe dirigente a Sassari da Giolitti a Mussolini, Cagliari 1979, pp. 167 s., 229, 236, 239, 241-243
  • S. Colarizi, I democratici all'opposizione. G. Amendola e l'Unione nazionale (1922-1926), Bologna, 1973
  • G. De Luna, Storia dei Partito d'azione (1942-1947), Milano, 1982
  • M. Flores, L'epurazione, in L'Italia dalla Liberazione alla repubblica, Milano, 1977
  • L. Nieddu, Dal combattentismo al fascismo, in Sardegna, Milano, 1979, pp. 298, 310-312
  • F. Pedone, Novant'anni di pensiero e azione socialista attraverso i congressi del PSI- III, Venezia, 1983, pp. 321, 335, 392
  • S. Sechi, Dopoguerra e fascismo in Sardegna, Torino, 1969

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