Partito Socialista Unitario | |
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Simbolo del Partito Socialista Unitario alle elezioni del 1924 | |
Leader | Filippo Turati |
Segretario | Giacomo Matteotti, Giuseppe Saragat, Carlo Rosselli, Claudio Treves |
Stato | Italia |
Fondazione | 4 ottobre 1922[1] |
Derivato da | Partito Socialista Italiano |
Dissoluzione | 19 luglio 1930 |
Confluito in | Partito Socialista Italiano - Sezione dell'Internazionale Operaia Socialista |
Ideologia | Socialdemocrazia[2] Riformismo[1] Socialismo democratico Marxismo revisionista Antifascismo Socialismo liberale Ministerialismo |
Collocazione | Centro-sinistra/Sinistra |
Seggi massimi Camera | |
Testata | La Giustizia |
Il Partito Socialista Unitario (PSU) fu un partito politico italiano di orientamento socialista democratico e gradualista fondato nel 1922.
Nel 1925 assunse il nome di Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI), venendo ridenominato Partito Socialista Unitario dei Lavoratori Italiani (PSULI) nel 1927.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Espulsione della componente gradualista del Partito Socialista Italiano (3 ottobre 1922)
[modifica | modifica wikitesto]La sera del 3 ottobre 1922, pochi giorni prima della Marcia su Roma di Mussolini (27-31 ottobre 1922), il XIX Congresso del Partito Socialista Italiano espulse i gradualisti di Filippo Turati dal partito, con l'accusa di aver violato il divieto di collaborazione con i partiti borghesi, in quanto Turati si era presentato alle consultazioni del re per la costituzione del nuovo governo, che videro il fallimento di un nuovo ministero Giolitti e il nuovo incarico al sen. Luigi Facta.
La mozione massimalista di Giacinto Menotti Serrati e Fabrizio Maffi prevalse di stretta misura, per 32.106 voti contro 29.119[3]. Rassegnato, Turati così espresse il rammarico degli esponenti della mozione gradualista: «Noi ci separiamo da voi: o, forse più esattamente (non vi sembri una sottigliezza), voi vi separate da noi. Comunque ci separiamo. Accettiamo l'esito della votazione.» Terminò con queste parole: «Accomiatiamoci al grido augurale di "Viva il socialismo!", auspicando che questo grido possa un giorno - se sapremo esser saggi - riunirci ancora una volta in un'opera comune di dovere, di sacrificio, di vittoria!»[4]
Fondazione
[modifica | modifica wikitesto]Il 4 ottobre 1922 Turati diede quindi vita insieme a Giacomo Matteotti, Giuseppe Emanuele Modigliani e Claudio Treves al Partito Socialista Unitario, di cui Matteotti fu nominato Segretario[5]. Treves assunse la direzione del quotidiano La Giustizia, la cui sede venne trasferita da Reggio Emilia a Milano e divenne l'organo ufficiale del nuovo partito. Nelle file del PSU confluirono inoltre i due terzi del gruppo parlamentare socialista[3].
Secondo il sito web della Fondazione "Sandro Pertini"[6] alla fondazione del nuovo partito avrebbe contribuito anche il futuro Presidente della Repubblica, che si sarebbe iscritto al PSI già nel 1918, al termine della guerra. Al contrario, dai documenti risulta che Pertini venne eletto consigliere comunale di Stella (il suo paese natale) il 24 ottobre 1920, facendo egli parte di una lista composta da esponenti dell'Unione Liberale Ligure, dell'Associazione Liberale Democratica, del Partito dei Combattenti e del Partito Popolare Italiano. Come testimoniato ancora da quei documenti, egli rimase in carica fino alla primavera del 1922, epoca in cui rassegnò le dimissioni.[7]. Inoltre, il sito web del CESP - Centro Espositivo "Sandro Pertini" di Firenze riporta il testo della lettera, evidentemente retrodatata al mese di giugno 1924 (non è indicato il giorno), che Pertini inviò da Firenze all'avv. Diana Crispi, Segretario della Sezione Unitaria di Savona, con la quale, sull'onda dell'emozione e dello sdegno per il ritrovamento del cadavere di Giacomo Matteotti (16 agosto 1924), chiedeva l'iscrizione al PSU (partito che quindi non contribuì a fondare)[8].
Analoga richiesta, per i medesimi motivi, fu fatta dal liberal-socialista Carlo Rosselli.
Elezioni politiche del 1924
[modifica | modifica wikitesto]Nelle successive elezioni politiche del 1924, svoltesi con il nuovo sistema maggioritario della cosiddetta "Legge Acerbo" (dal nome del parlamentare fascista che la propose), che garantiva alla lista più votata che avesse conseguito almeno il 25% dei voti un enorme premio di maggioranza pari al 65%, il PSU si presentò autonomamente, risultando più votato, con circa 423.000 voti (5,9%) e 24 deputati alla Camera, rispetto alle liste dei socialisti massimalisti di Serrati (4,9%) e dei comunisti (3,8%). Fu l'unica volta, nella storia del socialismo italiano, che una componente gradualista superò in voti, percentuale e seggi, la componente massimalista.
Assassinio di Giacomo Matteotti
[modifica | modifica wikitesto]Nelle elezioni del 1924 i fascisti ottennero la maggioranza assoluta nell'Italia del sud, mentre nelle città del Nord i partiti antifascisti ottennero numerosi successi. Avendo comunque ottenuto il 66% dei voti totali, il listone proposto da Mussolini si aggiudicò 374 deputati, la maggioranza assoluta, indipendentemente dalla Legge Acerbo. Tuttavia, il risultato di dette elezioni fu in gran parte influenzato da una serie di violenze, illegalità ed abusi commessi dalle milizie fasciste contro esponenti e militanti degli altri partiti.
Il 30 maggio 1924, durante la prima seduta della nuova legislatura alla Camera dei deputati, Giacomo Matteotti prese la parola e, citando fatti ed episodi circostanziati di violenza in danno delle opposizioni, contestò con forza la validità delle elezioni, delle quali chiese l'annullamento. Tale incisiva denuncia fu fatale per il segretario del PSU che, il 10 giugno successivo, venne rapito e ucciso da una banda di squadristi fascisti.
Diffusasi la notizia del rapimento del parlamentare socialista, il 13 giugno Mussolini parlò alla Camera dei deputati affermando di non essere coinvolto nella scomparsa di Matteotti, ma anzi di esserne addolorato; al termine il Presidente della Camera Alfredo Rocco aggiornò i lavori parlamentari sine die, annullando di fatto la possibilità di risposta da parte dell'opposizione all'interno del Parlamento.
Secessione dell'Aventino
[modifica | modifica wikitesto]A seguito di ciò, il 26 giugno 1924 i parlamentari dell'opposizione si riunirono in una sala di Montecitorio, oggi nota come sala dell'Aventino (dal nome del colle Aventino su cui secondo la storia romana antica si ritiravano i plebei nei periodi di acuto conflitto con i patrizi), decidendo comunemente di abbandonare i lavori parlamentari finché il governo non avesse chiarito la propria posizione a proposito della scomparsa di Giacomo Matteotti.
Turati cercò, assieme ai rappresentanti delle altre forze democratiche di opposizione, di ottenere dal re la destituzione di Mussolini da Capo del governo, magari con il ritorno all'Esecutivo dell'anziano Giolitti.
Stante l'appoggio del monarca al leader fascista, partecipò, come gli altri parlamentari di opposizione, alla prosecuzione della secessione dell'Aventino[9], attestandosi nella testimonianza dell'opposizione alla violenza fascista ed all'illegalità del governo.[10]
Il 16 agosto dello stesso anno il cadavere di Matteotti fu ritrovato nel bosco della Quartarella, aggravando la già complessa crisi del governo.
Il 3 gennaio 1925, Mussolini si assunse, in maniera retorica, la responsabilità politica, morale e storica delle violenze fasciste e, successivamente, il 9 novembre 1926, fu revocato il mandato parlamentare ai deputati "aventiniani" e furono sciolti tutti i partiti dell'opposizione, instaurando - anche formalmente - la dittatura fascista.
Scioglimento d'imperio
[modifica | modifica wikitesto]Il PSU di Turati fu, forse, il partito più perseguitato dal regime fascista. Oltre all'uccisione del suo segretario Matteotti, fu il primo a essere sciolto d'imperio, il 14 novembre 1925, a causa del fallito attentato a Mussolini da parte del suo iscritto Tito Zaniboni, avvenuto il 4 novembre precedente.
Pietro Nenni propose alla Direzione del PSI di fare di nuovo posto nel partito ai gradualisti, di richiamare all'Avanti! Claudio Treves, ricomponendo così l’unità fra tutti i socialisti, per far fronte comune contro il fascismo. La Direzione, con l’eccezione di Giuseppe Romita, respinse la proposta di Nenni e questi, il 17 dicembre 1925, lasciò l’esecutivo del PSI e la direzione dell'Avanti!, fondando poi, il 27 marzo 1926, insieme a Carlo Rosselli, il settimanale Il Quarto Stato.[11]
Il PSI dal 1925 si divise fra massimalisti autonomisti e fusionisti, cioè fautori dell'unità con i gradualisti. Sulla questione della riunione con i "turatiani" avrebbe dovuto pronunciarsi un congresso convocato per il 14 novembre 1926, che non poté aver luogo, a seguito della soppressione in Italia di tutti i partiti di opposizione, compreso il Partito Socialista Italiano (R.D. n. 1848/26).
A seguito della bocciatura della proposta di Nenni da parte della maggioranza del PSI, già il 26 novembre 1925 si costituì un triunvirato, composto da Claudio Treves, Giuseppe Saragat e Carlo Rosselli che, il 29 novembre successivo, ricostituì clandestinamente il PSU col nome di Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI)[12], riprendendo l'antica denominazione del Partito socialista sancita dal congresso di Reggio Emilia del 1893.
Peraltro, quasi un anno dopo, nella notte tra il 19 e il 20 novembre 1926, Treves e Saragat furono costretti a espatriare clandestinamente in Svizzera (Treves proseguirà per Parigi e Saragat per Vienna), grazie all'organizzazione di Rosselli e Parri, che, per questo e per aver programmato la fuga dall'Italia di Turati e Pertini, verranno arrestati e prima reclusi in carcere, poi inviati al confino (il 27 luglio 1929 Carlo Rosselli sarà protagonista, con Francesco Fausto Nitti ed Emilio Lussu, di una rocambolesca evasione, via mare, dal confino di Lipari).
In esilio
[modifica | modifica wikitesto]Il 12 dicembre 1926, l'anziano Filippo Turati, pur essendo privato del passaporto, riuscì a fuggire in Corsica insieme a Sandro Pertini, con un motoscafo guidato da Italo Oxilia[13].
In Francia, i due furono presto raggiunti da Claudio Treves e, nel 1929 anche da Saragat e da Carlo Rosselli, evaso clamorosamente dal confino di Lipari, anch'egli con il motoscafo di Oxilia[14].
Nel 1927, il partito assunse la denominazione di Partito Socialista Unitario dei Lavoratori Italiani (PSULI).
Nell'agosto 1929, a Parigi, Carlo Rosselli fondò Giustizia e Libertà, un movimento rivoluzionario ed insurrezionale con lo scopo di riunire tutte le formazioni non legate al bolscevismo che intendevano combattere e porre fine al regime fascista, cavalcando la pregiudiziale repubblicana.
Riunificazione nel PSI
[modifica | modifica wikitesto]Infine, il 19 luglio 1930, il PSULI si riunificò con il PSI di Pietro Nenni, in occasione del XXI Congresso socialista, tenutosi in esilio a Parigi.
Filippo Turati morì a Parigi il 29 marzo 1932.
Carlo Rosselli, insieme al fratello Nello, fu ucciso a Bagnoles-de-l'Orne, il 9 giugno 1937, da sicari di una formazione della destra francese filofascista, dopo che Giustizia e Libertà si era ormai trasformata in una formazione politica dotata di autonomia rispetto agli altri partiti in esilio.
Segretari del PSU (poi PSLI e PSULI)
[modifica | modifica wikitesto]- Giacomo Matteotti (8 ottobre 1922 - 10 giugno 1924)
- Segreteria collettiva composta dal triumvirato Carlo Rosselli, Giuseppe Saragat e Claudio Treves (26 novembre 1925 - 19 luglio 1930)
Giuseppe Saragat continuò a militare nel Partito Socialista Italiano (che, nell'agosto 1943 assunse la denominazione di Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria - PSIUP) sino al XXV Congresso del PSI del 10 gennaio 1947, quando, a Palazzo Barberini, in Roma, guidò la scissione della corrente socialdemocratica, dando nuovamente vita al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSLI).[12]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b PSU, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 5 aprile 2024.
- ^ Partito socialista democratico italiano, in Dizionario di storia, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2011. URL consultato il 5 aprile 2024.«Già nel periodo tra le due guerre (1922), l’ala socialdemocratica del movimento operaio italiano, guidata da G. Matteotti, separatasi dal Partito socialista italiano, in cui prevaleva la sinistra massimalista, aveva dato vita a un partito autonomo, il Partito socialista unitario (PSU), il quale si riunificò col PSI nel 1930, nell’esilio di Parigi nel quale viveva parte dell’antifascismo italiano.»
- ^ a b Cfr. Paolo Spriano, Storia del Partito Comunista Italiano, vol. I, Einaudi, Torino, 1967, p. 223-224.
- ^ Cfr. "Critica Sociale", anno XXXII, n. 20, 16-31 ottobre 1922, p. 308-311
- ^ Cfr. Gaetano Arfé, Storia del socialismo italiano (1892-1926), Einaudi, 1965, Torino, p. 312.
- ^ Fondazione Sandro Pertini. Biografia
- ^ Archivio di Stato di Genova, Prefettura di Genova, Sala 21, Pacco n. 283, Elezioni Comunali del 1920; Comune di Stella, Atti dei Consigli Comunali del 1920-22
- ^ Cfr. la richiesta di iscrizione al PSU nel sito web del CESP - Centro Espositivo "Sandro Pertini" di Firenze: «Mio ottimo amico. Ho la mano che mi trema, non so se per il grande dolore o per la troppa ira che oggi l'animo mio racchiude. Non posso più rimanere fuori dal vostro partito, sarebbe vigliaccheria. Pertanto, pronto ad ogni sacrificio, anche a quello della mia stessa vita, con ferma fede, alimentata oggi dal sangue del grande Martire dell'idea socialista, umilmente ti chiedo di farmi accogliere nelle vostre file. Questo ti chiedo dalla terra che diede al delitto il sicario Dumini, per la seconda volta indegna patria di Dante, che, se tra noi tornasse, nuovamente se n'andrebbe fuggiasco, ma volontario, non più per le contrade d'Italia, trasformate oggi in "bolgie caine", bensì oltre i confini, dopo averne ancora una volta ripetuto agli uomini con più disgusto e più amarezza, l'accorata invettiva: «ahi! serva Italia di dolore ostello nave senza nocchiero in gran tempesta non donna di provincia ma bordello». Ti chiedo ancora di volermi rilasciare la Tessera con la sacra data della scomparsa del povero Matteotti [10 giugno 1924 – N.d.E.]: questo potrai facilmente concedermi tu, che sai come da lungo tempo il mio animo nel suo segreto gelosamente custodisca, come purissima religione, la idea socialista. La sacra data suonerà sempre per me ammonimento e comando. E valga il presente dolore a purificare i nostri animi rendendoli maggiormente degni del domani, e la giusta ira a rafforzare la nostra fede, rendendoci maggiormente pronti per la lotta non lontana. Raccogliamoci nella memoria del grande Martire attendendo la nostra ora. Solo così vano non sarà tanto sacrificio. Ti stringo caramente la mano.
tuo Sandro Pertini». - ^ Ariane Landuyt, Le sinistre e l'Aventino. n.p.: Milano, F. Angeli, 1973.
- ^ Sull'eccessiva fiducia nel potere di ribellione morale della società, v. Tranfaglia, Nicola, "Rosselli E L'aventino: L'eredità Di Matteotti.", in Movimento di Liberazione in Italia, (1968): 3-34.
- ^ Leonzio, p. 20, Cfr. capitolo III: Il periodo dell’esilio (1926 – 1943); 5 – Lo scioglimento dei partiti.
- ^ a b Giuseppe Saragat e la socialdemocrazia italiana (PDF), su socialdemocraticieuropei.it. URL consultato il 18 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
- ^ La fuga di Turati
- ^ Giuseppe Manfrin, La romanzesca evasione da Lipari, in: Avanti della domenica, anno 4, n. 42, 18 novembre 2001
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Zeffiro Ciuffoletti, Il PSU. Un partito ritardato o un partito mancato?, in Fabio Grassi e Gaetano Quagliarello (a cura di), Il partito politico dalla grande guerra al fascismo. Crisi della rappresentanza e riforma dello Stato nell'età dei sistemi politici di massa (1918-1925), il Mulino, 1996, ISBN 978-88-150-5207-0.
- Igor Pellicciari, Tra decidere e rappresentare. La rappresentanza politica dal XIX secolo alla Legge Acerbo, Rubbettino, 2004, ISBN 8849809069
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- PSU, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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