Janis Joplin

Da Teknopedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Janis Joplin
Janis Joplin nel 1970
NazionalitàStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
GenereRock[1]
Blues[1]
Soul[1]
Periodo di attività musicale1962 – 1970
GruppiBig Brother and the Holding Company
Album pubblicati21
Studio4
Live2
Raccolte15
Sito ufficiale

Janis Lyn Joplin (Port Arthur, 19 gennaio 1943Los Angeles, 4 ottobre 1970) è stata una cantautrice statunitense.

Divenne nota verso la fine degli anni sessanta come cantante del gruppo Big Brother and the Holding Company, e successivamente per i suoi lavori da solista. La sua carriera continuò fino alla morte per overdose all'età di 27 anni. La rivista statunitense Rolling Stone la pone al 46º posto della lista dei 100 artisti più importanti della storia[2] e al 28º della classifica del 2008 dei 100 cantanti più importanti di tutti i tempi.[3]

Riconosciuta e ricordata per l'intensità delle sue interpretazioni, nel 1995 è stata inserita nella Rock and Roll Hall of Fame e nel 2005 è stata insignita del Grammy Award alla carriera postumo.[4]

«Quella ragazza prova le stesse cose che sento io.[5]»

Infanzia e studi

[modifica | modifica wikitesto]
Janis Joplin nel 1960

Janis Joplin nacque a Port Arthur in Texas il 19 gennaio 1943 da Dorothy Bonita East (1913-1998), impiegata in un college, e Seth Ward Joplin (1910-1987), un ingegnere della Texaco.[6] Janis era la maggiore di tre fratelli, Michael (1951) e Laura (1949).

Adolescente inquieta, ancora molto giovane si avvicinò al blues. Iniziò a cantare nel coro cittadino e ad ascoltare artisti come Leadbelly, Bessie Smith, Odetta e Big Mama Thornton. Durante la frequentazione della Thomas Jefferson High School il suo interesse primario era il disegno e, solo successivamente, iniziò a cantare blues e folk insieme ad alcuni amici, accompagnandosi con l'autoharp nei club di Austin, Beaumont e dintorni.

Si diplomò nel 1960 e passò al baccellierato in arti liberali presso il Lamar State College of Technology, oggi Lamar University, di Beaumont. Rimase iscritta fino al 1966, ma frequentò solo 50 ore, anche se nel 1965 sostenne con un profitto quasi massimo (99/100) una prova di esame in problemi sociali.[7][8] Fu ammessa anche alla Università del Texas ad Austin, senza mai completare gli studi. In quel periodo visse in un edificio comunemente chiamato "The Ghetto" che si trovava al 2812 1/2 di Nueces Street.[9] L'affitto era di 40 dollari al mese.[10]

Janis Joplin con i Big Brother

«Janis Joplin è il soul

Il 25 giugno 1964, Joplin e il futuro chitarrista dei Jefferson Airplane Jorma Kaukonen registrarono a North Beach alcuni standard blues, dove in sottofondo si può sentire una macchina da scrivere (la moglie di Kaukonen stava scrivendo, da qui il titolo del bootleg: The Typewriter Tape). Queste session vennero incise con un registratore a bobine mono, e includevano sette brani: Typewriter Talk, Trouble in Mind, Kansas City Blues, Hesitation Blues, Nobody Knows You When You're Down and Out, Daddy, Daddy, Daddy e Long Black Train Blues. Altre registrazioni di quei primi anni si possono trovare nella raccolta Janis, The Early Performances del 1974 e Janis del 1993, incluse le tracce What Good Can Drinkin' Do, Mary Jane e No Reason for Livin'.

Dopo quell'esperienza, Joplin ritornò a Houston per riprendere gli studi. Si aggregò ad un gruppo country & western, ma venne presto contattata da un impresario musicale texano trapiantato a San Francisco, Chet Helms: la formazione californiana dei Big Brother and the Holding Company era alla ricerca di una vocalist, e Helms la incoraggiò a farsi avanti. Joplin ripartì per la California, prese contatto coi Big Brother e si unì al gruppo di San Francisco.[4]

Janis Joplin in concerto

Stabilitasi a San Francisco, visse prima a North Beach e successivamente a Haight-Ashbury, e stabilì poi la propria residenza definitiva a Larkspur nella Contea di Marin,[12] in una casa che integrava l'architettura naturale (gli alberi)[13] all'architettura abitativa (più precisamente in 380 W Baltimore Ave Larkspur, CA 94939).[14] Con i Big Brother and the Holding Company si esibì in diversi concerti effettuati in vari locali della California, e il 17 giugno 1967 vide la sua partecipazione al Festival Pop di Monterey, dove si registrò il trionfo dell'artista che eseguì con personalità un'indimenticabile versione del brano Ball and Chain (Big Mama Thornton).[1]

Nel 1968 incise Cheap Thrills, secondo album del gruppo (tra i brani una cover di Summertime di Gershwin e la celebre Piece of My Heart), lavoro che Rolling Stone colloca al posto 338 nella lista dei 500 album più grandi di sempre[15] e che entrò velocemente nella classifica Billboard raggiungendo il n. 1 e mantenendo tale posizione per otto settimane. Nel 1969 iniziò la carriera solista e scelse come gruppo d'accompagnamento la Kozmic Blues Band, con il quale pubblicò l'album I Got Dem Ol' Kozmic Blues Again Mama! in cui fa mostra delle proprie qualità di performer (Kozmic Blues, Little Girl Blue, Maybe, Work Me, Lord).[16]

Janis Joplin, 1969

La sua ricerca e il suo perfezionismo musicale (nella dinamica dell'improvvisazione) la misero in conflitto con i gruppi musicali con cui si esibiva. Cambiò ancora gruppo scegliendo la Full-Tilt Boogie Band; l'album Pearl fu pubblicato postumo nel gennaio 1971 ed entrò subito in classifica al n. 1 mantenendo tale posizione per nove settimane. Il primo singolo tratto dall'album fu Me and Bobby McGee, seguito da altri brani come Cry Baby, Get It While You Can, Mercedes Benz, Trust Me e My Baby.

Condivise apertamente l'ideale Peace & Love che caratterizzò il movimento hippy; partecipò con altri cantanti e gruppi musicali al Festival di Woodstock e al concerto in memoria di Martin Luther King. Lo stile emancipato di Joplin fu votato alla difesa dell'uguaglianza fra bianchi e neri e sostenuto da una particolare ammirazione per la musica delle sue cantanti blues preferite. Anche per questo, prima della propria morte acquistò una lapide più dignitosa per Bessie Smith,[17] deceduta a seguito di un incidente stradale e non soccorsa subito per via del colore della sua pelle (una versione dei fatti successivamente smentita).

Sempre nel 1969 fu fermata dopo il concerto tenutosi il 17 novembre a Tampa, stato della Florida, schedata e denunciata dalle forze di polizia con le accuse di disturbo dell'ordine pubblico e linguaggio volgare e osceno tenuto sul palco; la corte decretò poi in suo favore, in quanto esercitava la libertà di espressione.[18] Durante un concerto a Francoforte, dopo essere stata "assalita" da una sua fan al suo arrivo nella città, la invitò a salire sul palco, poi insistette affinché salissero sul palco anche altri spettatori per ballare e cantare assieme a lei.[19] È lei la protagonista della canzone di Leonard Cohen Chelsea Hotel #2, nella quale il cantautore canadese rievoca una loro fugace storia avvenuta tra le lenzuola del mitico hotel.[20]

La casa di Haight-Ashbury, San Francisco, California in cui visse Joplin.

Il 4 ottobre 1970 Janis Joplin fu trovata morta nella stanza di un hotel di Los Angeles. L'esame autoptico stabilì una morte accidentale causata da overdose di eroina. Fu trovata 18 ore dopo il decesso con il viso riverso sul pavimento, con fuoriuscite di sangue, ormai coagulato, dal naso e dalla bocca; il corpo era incuneato fra il comodino e il letto e da ciò si dedusse la mancanza di qualsiasi riflesso teso a evitare l'ostacolo.

La ricostruzione della dinamica del decesso permise al suo impresario, Albert Grossman, di riscuotere centomila dollari derivanti da un'assicurazione sulla vita, e negli anni successivi il manager si impegnò a lungo riguardo all'eredità a favore della famiglia Joplin. Il corpo dell'artista fu cremato al Westwood Village Memorial Park Cemetery e le sue ceneri furono sparse nell'oceano Pacifico.[21]

Durante l'adolescenza, Joplin fu pesantemente maltrattata dai compagni del liceo a causa della sua scarsa avvenenza e dei suoi ideali di uguaglianza fra bianchi e neri (nella cittadina texana dove viveva, la presenza del Ku Klux Klan e del razzismo era molto forte). All'università fu addirittura votata come "uomo più brutto del campus"[22]. Le continue vessazioni subite e lo scarso sostegno dei genitori le provocarono ferite che si portò dietro tutta la vita e furono tra le cause principali sia del suo spasmodico bisogno di accettazione e riscatto che dell'abuso di alcool e droga.[23][24]

Apertamente bisessuale, durante la sua breve vita ebbe numerosi amanti più o meno famosi di entrambi i sessi. Tra di essi vi furono Leonard Cohen, Kris Kristofferson, Country Joe McDonald, Jimi Hendrix. Apparentemente non ebbe relazioni con donne famose; quella più lunga e importante fu con l'amante Peggy Caserta, groupie e spacciatrice di lusso.[25] Janis si fidanzò brevemente nel 1965 con Peter De Blanc e nel 1970 con lo scrittore Seth Morgan.[22] Nei primi mesi del 1970 ebbe una relazione con David Niehaus, un giovane insegnante incontrato a Rio de Janeiro. La relazione non durò a lungo per l'impossibilità di Niehaus di tollerare il consumo di eroina di Joplin e il suo rapporto con Peggy Caserta. Durante il periodo in cui Janis cercò di ripulirsi dall'eroina, gli scrisse una lettera per tentare un riavvicinamento, presumibilmente prima del fidanzamento con Morgan. La risposta di Niehaus, in cui accettava di riprendere il rapporto, arrivò troppo tardi: il telegramma non letto fu ritrovato alla reception la mattina seguente la morte di Joplin.[26]

Janis Joplin: Me And Bobby McGee

Album in studio

[modifica | modifica wikitesto]
  • 1968 - Piece of My Heart / Summertime
  • 1969 - Maybe / Work Me, Lord
  • 1969 - Try (Just a Little Bit Harder) / One Good Man
  • 1969 - Try (Just a Little Bit Harder) / Little Girl Blue
  • 1969 - Kozmic Blues / Little Girl Blues
  • 1970 - Get It While You Can / Move Over
  • 1970 - Cry Baby / Mercedes Benz
  • 1970 - Me and Bobby McGee / Half Moon
  • 1971 - Me and Bobby McGee / Get It While You Can
  • 1972 - Down on Me / Bye, Bye Baby

Album dal vivo

[modifica | modifica wikitesto]

Con i Big Brother and the Holding Company

[modifica | modifica wikitesto]

Album in studio

[modifica | modifica wikitesto]

Influenza culturale

[modifica | modifica wikitesto]
  1. ^ a b c d (EN) Richie Unterberger, Janis Joplin- Biography, su allmusic.com, Allmusic. URL consultato il 15 settembre 2011.
  2. ^ 100 Greatest Artists, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 12 novembre 2016.
  3. ^ (EN) 100 Greatest Singers of All Time, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 12 novembre 2016.
  4. ^ a b (EN) Janis Joplin - Biography, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 13 settembre 2011.
  5. ^ Intervista con Chris Strachwitz riportata in Alice Echols, Graffi In Paradiso - La Vita ed i Tempi di Janis Joplin, Arcana, p.269, 2005.
  6. ^ I genitori si sposarono il 20 ottobre 1936, Janis nacque alle 9:30 del mattino. In Edward Willett, Janis Joplin: Take Another Little Piece of My Heart, p 14, Enslow Publishers, Inc, 2008, ISBN 978-0-7660-2837-1.
  7. ^ (EN) Elizabeth Robinson, Notable alumni who attended Lamar University, in Beaumont Enterprise, 15 dicembre 2016. URL consultato il 21 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2018).«JANIS JOPLIN, Singer. Attended Lamar from 1960-66 on and off - completed 50 hours toward a BA in Liberal Arts».
  8. ^ (EN) Janis Joplin's College Blue Book exam on Social Problems, su JanisJoplin.net. URL consultato il 21 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2009). Immagini e trascrizione del tema d'esame.
  9. ^ Edward Willett, Janis Joplin: Take Another Little Piece of My Heart, Enslow Publishers, Inc, 2008, p. 40, ISBN 978-0-7660-2837-1.
  10. ^ Laura Joplin, Love, Janis, Villard Books, 1992, p. 92, ISBN 978-0-679-41605-0.
  11. ^ Jonathan Cott, David Dalton. Janis And London Come Together, Rolling Stone, 31 maggio 1969, 6.
  12. ^ Deborah Landau, Janis Joplin, her life and times, pag 113, Paperback Library, 1971.
  13. ^ All'interno della casa si sentiva l'odore degli alberi di eucalipto circostanti. Come in David Dalton, Piece of my heart: a portrait of Janis Joplin (ristampa), pag 28, Da Capo Press, 1991, ISBN 978-0-306-80446-5.
  14. ^ (EN) janisjoplin.net, foto e indirizzo della casa Archiviato il 25 settembre 2011 in Internet Archive.
  15. ^ (EN) 500 Greatest Albums of All Time, su rollingstone.com, Rolling Stone. URL consultato il 12 novembre 2016.
  16. ^ (EN) Richie Unterberger, I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama!, su allmusic.com, Allmusic. URL consultato il 14 settembre 2011.
  17. ^ Insieme a John Hammond e Juanita Green, Si trattava della sua musa ispiratrice. L'epitaffio che fece incidere fu «The greatest blues singer in the world will never stop singing» in Robert C Cottrell, Icons of American Popular Culture: From P.T. Barnum to Jennifer Lopez, pag 104, M.E. Sharpe, 2009, ISBN 978-0-7656-2299-0.
  18. ^ Al Curtis Hall di Tampa, in Jay Warner, On this day in music history, pag 322, Hal Leonard Corporation, 2004, ISBN 978-0-634-06693-1., le oscenità erano rivolte anche contro le forze di polizia presenti al concerto, in Francis H. Voelker, Ludmila A. Voelker, Mass media: forces in our society, pag 140, Harcourt Brace Jovanovich, 1972, ISBN 978-0-15-555118-3., info contenute nel testo Raynal Pellicer, Mug shots: an archive of the famous, infamous, and most wanted, Abrams, 2009, ISBN 978-0-8109-2109-2.
  19. ^ «Janis called people up on stage to feel and touch and love her» L'episodio, raccontato da un ex soldato è presente in Edward Willett, Janis Joplin: Take Another Little Piece of My Heart, pp. 97-98, Enslow Publishers, Inc, 2008, ISBN 978-0-7660-2837-1.
  20. ^ Larry Starr, Christopher Waterman, Jay Hodgson, Rock: A Canadian Perspective, pag 216, Oxford University Press, 2008, ISBN 978-0-19-542761-5.
  21. ^ (EN) Janis Joplin biography, su janisjoplin.net, janisjoplin.net. URL consultato il 14 settembre 2011.
  22. ^ a b Copia archiviata, su rocknuts.net. URL consultato il 24 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 agosto 2016).
  23. ^ Jussin Franchina, Janis for ever – Un documentario mette a nudo i fantasmi di Janis Joplin: Insicura, bullizzata e ossessionata dal suo Texa, su m.dagospia.com, dagospia.com, 23 novembre 2015. URL consultato il 15 gennaio 2021.
  24. ^ Janis Joplin - Morire di business (O. Farcale), p. 88.
  25. ^ http://www.kainowska.com/sito/janis-joplin-il-sesso-lo-stile-la-droga-il-lato-oscuro/
  26. ^ https://www.telegraph.co.uk/music/artists/how-never-seen-before-letters-reveal-the-inner-world-of-janis-jo/
  27. ^ www.davinotti.com, https://www.davinotti.com/film/janis/23339. URL consultato il 7 dicembre 2023.
  • Amburn, Ellis (1995). Pearl. The obsessions and passions of Janis Joplin; a portrait. New York: Warner Books, 368 pages. ISBN 0-7515-0856-X
  • Dalton, David (1991). Piece of My Heart. A portrait of Janis Joplin. New York: Da Capo Press, 284 pages. ISBN 0-306-80446-8
  • Friedman, Myra (1992). Buried Alive: The Biography of Janis Joplin. New York: Crown Publishing Group, 400 pages. ISBN 978-0-5175-8650-1
  • George-Warren, Holly (2019). Janis: Her life and music. New York: Simon & Schuster, 400 pages. ISBN 978-1-4767-9310-8
  • Landau, Deborah (1974). Janis Joplin. Her life and times. New York: Warner Books, 160 pages.
  • Gottfried Blumenstein: Janis Joplin. Biographie einer Rocksängerin. Musikverlag Lied der Zeit, Berlin 1988, ISBN 3-7332-0040-3
  • Axel von Cossart (Hrsg.): Janis Joplin. Revolte, Musik, Legende. Voco-Edition, Köln 1991, ISBN 3-926566-00-0
  • Thomas Dittrich: Janis Joplin. Asche ins Meer. In: Siegfried Schmidt-Joos (Hrsg.): Am Ende des Regenbogens. Judy Garland, Billie Holiday, Edith Piaf, Janis Joplin. Ullstein, Frankfurt am Main 1985, ISBN 3-548-36516-7
  • Myra Friedman: Die Story von Janis Joplin („Buried Alive“). Hannibal-Verlag, St. Andrä-Wördern 2002, ISBN 3-85445-169-5
  • Heinz Geuen: Janis Joplin. Hemmungslos das Leben spüren. 2. Auflage. Econ Ullstein List Verlag, München 2001, ISBN 3-548-60185-5
  • Holly George-Warren: Janis Joplin – Nothing left to lose; die Biographie. Droemer, München 2019, ISBN 978-3-426-27730-0
  • Laura Joplin (Janis’ Schwester): Love, Janis. Ein wildes kurzes Leben; Biographie mit unveröffentlichten Briefen. Heyne, München 1995, ISBN 3-453-09207-4
  • Ingeborg Schober: Janis Joplin. Dtv, München, 2002, ISBN 3-423-31065-0
  • Сооке, John Byrne. Na cestě s Janis Joplin. Překlad Gita Zbavitelová. Praha: 65. pole, 2016. 403 s. ISBN 978-80-87506-79-0

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN7574301 · ISNI (EN0000 0000 8086 9937 · SBN VEAV015252 · Europeana agent/base/60086 · ULAN (EN500335882 · LCCN (ENn50038070 · GND (DE118849840 · BNE (ESXX940331 (data) · BNF (FRcb138957526 (data) · J9U (ENHE987007441257705171 · NSK (HR000455224 · NDL (ENJA00620898 · CONOR.SI (SL12513891