Alain Delon
Alain Fabien Maurice Marcel Delon ([alɛ̃ dəlɔ̃]; Sceaux, 8 novembre 1935 – Douchy-Montcorbon, 18 agosto 2024) è stato un attore, produttore cinematografico e cantante francese con cittadinanza svizzera.
Tra gli attori più apprezzati della storia del cinema,[1][2] Delon era ampiamente riconosciuto come uno dei più grandi sex symbol della sua epoca.[3]
Egli ebbe un profondo impatto culturale nel corso del XX secolo, tanto da influenzare generazioni di attori e registi come Keanu Reeves, Martin Scorsese, Leonardo di Caprio (il quale definì Delon come «l'attore più bello di sempre») e Jean-Paul Belmondo, il quale venne etichettato come suo eterno "rivale" mediatico nella Francia degli anni sessanta.[4] La sua «bellezza derivata dall'aspetto ammaliante, dal viso angelico e dagli occhi di ghiaccio ipnotizzanti», gli ha permesso di interpretare uomini cupi, misteriosi, solitari, che molto spesso si rivelavano persino autobiografici del loro interprete.[5]
Fondamentali per la carriera dell'attore sono state le collaborazioni con i registi René Clément, Luchino Visconti e Jean-Pierre Melville;[6] fra i personaggi più celebri da lui interpretati ci sono il cupo e timoroso Rocco in Rocco e i suoi fratelli (1960), il principe Tancredi ne Il Gattopardo (1963), il killer Jef in Frank Costello faccia d'angelo (1967), il gangster Rogert Startet ne Il clan dei siciliani (1969), lo scrittore fallito Jean-Paul Leroy ne La piscina (1969); è stato inoltre Zorro nell'omonimo film di Duccio Tessari del 1975, il misterioso Robert Klein di Mr. Klein (1976) e il barone di Charlus in Un amore di Swann (1984).
Nel 1985 ha vinto il premio César per il migliore attore per il film Notre histoire; ha inoltre vinto il David di Donatello, l'Orso d'oro alla carriera al Festival di Berlino, mentre nel 1963 ha ottenuto una candidatura ai Golden Globe per il film Il Gattopardo.
Dagli anni settanta ha avuto esperienze anche come produttore cinematografico, tramite la sua Adel Productions, e in qualità di regista come nel thriller Per la pelle di un poliziotto (1981) e nel drammatico Braccato (1983). La sua ultima interpretazione sul grande schermo risale al 2008 nel film Asterix alle Olimpiadi, mentre nel 2017 ha annunciato il ritiro dalle scene.[7]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Giovinezza
[modifica | modifica wikitesto]Alain Fabien Maurice Marcel Delon nacque l'8 novembre 1935 nel comune francese di Sceaux (nell'Hauts-de-Seine). Figlio di Fabien Delon (1904-1977), direttore di un piccolo cinema di quartiere, Le Régina, e Édith Arnold (1911-1995), una giovane commessa di farmacia.[7] La famiglia Delon è originaria di Saint-Vincent-Lespinasse, del Tarn e Garonna; suo bisnonno paterno Fabien Delon (1829-1909), fu decorato con la Legion d'onore nel 1892,[8] mentre sua nonna, Marie-Antoniette Evangelista, sposò Jean-Marcel Delon, un esattore di Prunelli di Fiumorbo. La leggenda familiare vuole gli Evangelista imparentati con i Bonaparte.[9] Nel 1939, quando Alain ha appena 4 anni, i genitori divorziano e il padre praticamente scompare per diversi anni. Nonostante il grande affetto, è proprio la madre ad affidare Alain a una famiglia adottiva, il cui padre è guardia carceraria della prigione di Fresnes. In quel periodo Alain è spettatore della fucilazione del collaborazionista Pierre Laval,[10] esperienza che da un lato lo turba, ma dall'altro lo affascina.
A 8 anni, non potendo più restare con la famiglia adottiva e non potendo tornare dalla madre, vive nel collegio di suore a Issy-les-Moulineaux dove incontrerà uno dei suoi più cari amici, Gérard Salomé, con cui trascorrerà tutta la giovinezza.[11] A causa del suo carattere perennemente ribelle, dovuto per sua stessa ammissione al trauma subito dalla separazione dei genitori, ottiene brutti voti a scuola, e per questo motivo è costretto a cambiare diversi istituti. All'età di 14 anni lascia la scuola; sua madre, risposatasi con un maestro salumiere, Paul Bologne, lo indirizza come apprendista salumiere nella macelleria del patrigno, in cui Alain si trova subito a suo agio, diventando in breve uno dei dipendenti più proficui.[12] Sempre all'età di 14 anni recitò in Le Rapt, un cortometraggio girato dal padre di uno dei suoi amici.
All'età di 17 anni, sovvertendo tutti gli iniziali obiettivi di diventare maestro salumiere e prendere il posto del patrigno, decide di arruolarsi nella marina francese. Dopo un periodo presso il Centro di Addestramento Marittimo di Pont-Réan, continuò il servizio militare nel 1953 presso la Scuola di Trasmissione Bormettes. Dopo essere stato arrestato per furto di equipaggiamento, la Marina francese gli offrì la scelta di lasciare la Marina o prolungare il suo impegno da tre a cinque anni. Marinaio di prima classe, fu assegnato alla compagnia di protezione dell'arsenale di Saigon, in quella che ancora faceva parte dell'Indocina francese. Verso la fine della guerra d'Indocina, fu arrestato per aver rubato una jeep con la quale cadde in un dirupo. Gli fu ritirata la licenza radiofonica e fu espulso dalla Marina. Festeggiò il suo ventesimo compleanno nella cella. Questo periodo militare, per sua amissione, ebbe un profondo impatto sul suo carattere: scoprì la disciplina militare, il senso dell'onore e il rispetto della bandiera della Francia. Si appassionò alle armi e rimase affascinato da Jean Gabin in "Touchez pas au grisbi", film che vide nella capitale indocinese. Dopo 3 anni viene espulso dalla Marina, dopo aver totalizzato ben 11 mesi complessivi di prigione per indisciplina.[13] Tornato in Francia nel 1956, Delon deve affrontare una situazione di ristrettezza economica, svolgendo i lavori più disparati quali il facchino, il commesso, il cameriere nei quartieri malfamati di Montmartre e Halles; per sua stessa ammissione, finì per fare il bohémien sempre a Montmartre.[13]
Grazie alla passione per la giovane attrice Brigitte Auber si allontana da questo mondo e fa la conoscenza dell'attore Jean-Claude Brialy che lo invita al Festival di Cannes, dove la sua bellezza candida e al tempo stesso glaciale non passa inosservata. Si trasferisce a Roma, dove condivide l'appartamento con Gian Paolo Barbieri, che diventerà un famoso fotografo, e gli viene proposto un contratto che lo potrebbe portare a Hollywood a patto di imparare l'inglese. Nonostante Alain inizi un corso di inglese in Francia, il viaggio salta quando il regista e sceneggiatore francese Yves Allégret lo convince a lavorare per lui.
L'esordio nel cinema e i primi successi
[modifica | modifica wikitesto]Allégret fa esordire Alain nel film Godot (1957). Nello stesso anno il giovane attore entra nel cast del film Fatti bella e taci, in cui duetta per la prima volta con Jean-Paul Belmondo, mentre il primo vero ruolo da protagonista arriverà nel 1958 con L'amante pura, sul cui set conosce l'attrice austriaca Romy Schneider con la quale, nonostante la reciproca diffidenza iniziale, intesse una lunga relazione sentimentale. Giovani, belli e di successo, sono la coppia d'oro del cinema francese e il pubblico li segue con interesse sia al cinema sia sui giornali.
Nonostante il film con la Schneider non venga apprezzato dalla critica, Delon è ancora l'attore principale in due pellicole di Michel Boisrond: Le donne sono deboli e Furore di vivere entrambi usciti nel 1959, in cui interpreta la parte del giovane rubacuori, bello e fascinoso. Tuttavia sarà grazie a René Clément che Alain Delon conoscerà il primo vero successo da protagonista, con Delitto in pieno sole, tratto da un romanzo di Patricia Highsmith, che gli vale infatti la consacrazione a star: il film otterrà ottimi incassi e farà conoscere il nome di Delon anche oltre i confini francesi. In un'intervista televisiva, l'attore ha dichiarato che fu lui a imporsi per ottenere il ruolo da protagonista; il regista infatti l'aveva chiamato per un altro ruolo.
L'incontro con Luchino Visconti è una tappa fondamentale per la consacrazione internazionale. Nel 1960 infatti è uno dei protagonisti del capolavoro del regista italiano, Rocco e i suoi fratelli, ove incarna un personaggio puro e tollerante, così lontano da quelli che diventeranno i suoi ruoli tipici. Il film ottiene un successo clamoroso, vincendo il Leone d'argento a Venezia, facendo sì che Visconti prenda Delon sotto la sua ala, diventando uno dei principali mentori per l'attore. Convince infatti sia Delon sia Romy ad affrontare un testo teatrale a Parigi, la prima volta sul palcoscenico per entrambi. In Italia Delon si afferma immediatamente anche in altre opere di grande valore artistico, come L'eclisse (1961) di Michelangelo Antonioni, in cui Delon duetta con Monica Vitti rispolverando il personaggio del rubacuori già adottato in Francia con René Clément; al Festival di Cannes il film vince il Premio della giuria. Nello stesso anno viene chiamato nuovamente da Clément per la commedia Che gioia vivere (1961), incentrato sulle avventure di due giovani alla vigilia della Marcia su Roma.
Partecipa a un episodio della commedia Le tentazioni quotidiane (1962) di Julien Duvivier. L'anno successivo arriva la consacrazione internazionale: con Il Gattopardo di Luchino Visconti Delon interpreta il principe Tancredi Falconeri e recita insieme a personalità come Burt Lancaster e Claudia Cardinale. Premiato con la Palma d'oro al Festival di Cannes, il film ottiene un'eco internazionale e contribuisce a plasmare l'icona di Delon, che si aggiudica una candidatura ai Golden Globe come miglior attore debuttante. In questo periodo Delon, nuova stella cinematografica, sta eclissando Romy che si sta dedicando prevalentemente al teatro.
Il ritorno in Francia
[modifica | modifica wikitesto]Consacrato definitivamente come uno dei più grandi attori del momento, Alain Delon viene spesso citato da più parti come l'uomo più bello del mondo: affermatosi in Italia, l'attore successivamente torna in Francia per affermare la sua icona anche in patria. In questi anni ha l'occasione di recitare con Jean Gabin, da lui considerato il suo idolo e punto di riferimento cinematografico, in Colpo grosso al casinò (1963) di Henri Verneuil: inizialmente il ruolo di Delon venne affidato a Jean-Louis Trintignant, ma Delon, pur di recitare con Gabin, si offre di lavorare gratuitamente, nonostante la contrarietà dei produttori della Metro-Goldwyn-Mayer, accontentandosi dei diritti di sfruttamento all'estero.
Il legame con la Schneider si interrompe bruscamente e, nel 1964, Delon sposa l'attrice Francine Canovas che prenderà il nome d'arte di Nathalie Delon; da lei avrà il figlio Anthony, prima del divorzio avvenuto nel 1969.
Seguiranno i film Il Tulipano Nero (1964) di Christian Jaque, uno dei maggiori successi dell'anno al botteghino e Crisantemi per un delitto (1964), nuovamente di Clément. In quegli anni Delon comincia a recitare anche in tre o quattro pellicole all'anno: le più degne di nota sono Tre passi nel delirio (1967), nell'episodio William Wilson diretto da Louis Malle, e il kolossal Parigi brucia? (1966) ancora di Clément.
Alla metà degli anni sessanta Delon recita per la prima volta in tre produzioni hollywoodiane che ottengono un certo successo di pubblico, L'ultimo omicidio (1965) di Ralph Nelson, accanto ad Ann-Margret e Van Heflin, Né onore né gloria (1966) di Mark Robson, insieme a Anthony Quinn, e Texas oltre il fiume (1966) di Michael Gordon, in cui condivide la scena con Dean Martin.
Tuttavia la vera consacrazione in Francia arriverà grazie a Jean-Pierre Melville che lo chiama per impersonare il sicario Jef in Frank Costello faccia d'angelo (1967): la sua interpretazione del samurai diviene una delle più celebri della sua filmografia e contribuirà a delineare nelle pellicole successive il classico personaggio di duro hard boiled, affascinante e dal destino spesso segnato, indipendentemente dall'appartenenza ora alla malavita ora alla polizia.
Il successo di Alain Delon negli anni settanta fa nascere in Francia una rivalità mediatica con l'altra stella francese, Jean-Paul Belmondo. Oltre che in Italia, viene chiamato a lavorare per grandi produzioni hollywoodiane, ma senza mai sfondare veramente; mentre in Francia è uno degli attori più redditizi assieme a Louis de Funès e al suo collega-rivale Belmondo. In questo stesso periodo tenta l'avventura teatrale ma si lancia anche in altre avventure: compra il ristorante "La Camargue" a Nizza e produce il film L'insoumis diretto da Alain Cavalier.
Gli anni del polar
[modifica | modifica wikitesto]Ormai affermato e molto popolare, Delon diviene uno dei volti principali del genere polar (un genere ibrido fra poliziesco e noir), l'equivalente francese del poliziesco all'italiana. Il punto più alto del polar lo raggiungerà con Il clan dei siciliani (1969) di Henri Verneuil, in cui condivide nuovamente la scena con Jean Gabin: qui Delon veste i panni di Roger Sartet, sicario professionista che s'innamora della moglie del figlio del potente boss Vittorio Malanese (Gabin): il film fu un successo sia in Francia sia negli Stati Uniti d'America e in Canada. Non mancano, per contro, recitazioni di maniera, come in Addio Jeff! (1968) in coppia con Mireille Darc, con la quale intraprende una relazione che durerà fino al 1983. Per il film La piscina (1969), dramma psicologico diretto da Jacques Deray, Delon rifiuta Monica Vitti come partner femminile, imponendo a sorpresa la sua ex compagna Romy Schneider. Nello stesso anno è coinvolto nelle indagini sul misterioso omicidio della sua guardia del corpo, una storia che svela retroscena di sesso e droga nel suo entourage e che finisce per accrescerne la fama di attore difficile.
Tuttavia l'episodio incrina solo momentaneamente la sua immagine: nel 1970 infatti esce Borsalino, primo film interpretato in coppia con Jean-Paul Belmondo, che si rivelerà il più grande successo finanziario dell'anno in Francia (oltre 35 milioni di euro incassati), grazie soprattutto all'affiatamento tra due degli attori più popolari di quel periodo.[14] Borsalino è inoltre il primo film prodotto dallo stesso Delon, tramite la sua Adel Productions. Nello stesso anno collabora nuovamente con Jean-Pierre Melville in I senza nome, in cui è protagonista assieme a Gian Maria Volonté e Yves Montand: all'uscita il film viene accolto con freddezza dalla critica internazionale, ma verrà rivalutato anni dopo ed etichettato come uno dei migliori lavori del regista francese.
Nel 1971 si cimenta anche nel genere comico, anche se con scarsi risultati, con il film L'uomo di Saint-Michael, in cui recita assieme all'ex moglie Nathalie Delon. Lavora al fianco di Charles Bronson, Toshirō Mifune e Ursula Andress nel western Sole rosso, mentre ritrova interesse per il cinema d'autore nel 1972 con La prima notte di quiete, diretto da Valerio Zurlini: nei panni del professore Daniele Dominici, che s'innamora di una sua alunna, Delon regala al pubblico una delle sue interpretazioni più personali, similmente a quanto aveva fatto anni prima per il ruolo di Frank Costello, nonostante alcuni contrasti con il regista Zurlini durante la lavorazione del film. Recita in ruoli altrettanto complessi il L'assassinio di Trotsky (1972) e in Mr. Klein (1976), entrambi di Joseph Losey; nel primo interpreta il sicario Ramón Mercader, celebre per l'uccisione di Lev Trockij, mentre nel secondo interpreta un collezionista d'arte che scopre l'esistenza di un uomo con il suo stesso nome che cerca di rubargli l'identità, ruolo considerato da molti tra i suoi migliori nonostante il fiasco al botteghino.
Nel 1973 assieme a Dalida incide la canzone Paroles, paroles, versione francese della canzone Parole parole cantata da Mina e recitata da Alberto Lupo.
Dalla metà degli anni settanta l'attore francese recita quasi esclusivamente o in polizieschi violenti, in cui i caratteri divengono sempre più stereotipati e monocordi (Morte di una carogna del 1977), oppure in produzioni internazionali di minore rilievo (Airport '80 del 1979). Da segnalare tuttavia nel 1974 Borsalino and Co., il sequel di minor successo di Borsalino, in cui stavolta non divide più la scena con Belmondo bensì con Riccardo Cucciolla, e l'anno dopo Zorro (1975) di Duccio Tessari dove interpreta il celebre giustiziere mascherato. Il film si rivela un enorme successo in Europa, Russia e Cina, e rappresenta la trasposizione cinematografica europea più famosa del personaggio.
L'esordio nella regia e la vittoria del César
[modifica | modifica wikitesto]Nonostante l'opposizione di una certa critica il pubblico continua a seguire i suoi film. Come produttore si ritiene soddisfatto tanto da dichiarare che se nel titolo compare la parola "flic" il successo è assicurato. Uno dei maggiori successi come produttore giunge nel 1976 con Flic Story, assieme a Jean-Louis Trintignant e nuovamente sotto la regia di Jacques Deray.
Negli anni ottanta gira, insieme con l'attrice italiana Dalila Di Lazzaro, il film Tre uomini da abbattere, ancora con la regia di Jacques Deray. Inoltre nel 1981 prende parte alla coproduzione multinazionale del film Nido di spie, rivelatosi uno dei più alti incassi della storia del cinema sovietico, con oltre 47,5 milioni di spettatori.[15] Dello stesso anno è il suo esordio alla regia con Per la pelle di un poliziotto, da lui anche scritto e prodotto, e interpretato con la futura compagna Anne Parillaud: il film ottiene un buon successo al botteghino, anche se non esaltante come si prevedeva.
Con Ornella Muti e Jeremy Irons gira il film di ispirazione letteraria Un amore di Swann (1984), diretto da Volker Schlöndorff e tratto dall'omonima opera di Marcel Proust: il barone di Charlus è un uomo vinto, immerso nei ricordi, sopraffatto dalla nostalgia e dal disprezzo dei tempi moderni, e si aggiunge alla nuova lista di personaggi che l'attore impersonerà per i successivi anni, ovvero quello dei vinti, degli illusi, degli uomini falliti. Per alcuni personaggi, l'attore porta la sua esperienza personale legata alla recente perdita del suo primo amore Romy Schneider, avvenuta nel 1982. Un amore di Swann vince due premi César. L'anno successivo prende parte al film Notre histoire (1985) di Bertrand Blier, per cui riceve l'unico e tardivo premio César in carriera come miglior attore protagonista, in un ruolo che però non è quello di poliziotto ma nemmeno di un delinquente, bensì quello di un meccanico alcolizzato che si infiltra nella vita di una donna, interpretata da Nathalie Baye, che per certi versi è anch'egli un vinto come il barone di Charlus.
Nello stesso anno si trasferisce in Svizzera, ottenendone la cittadinanza verso la fine degli anni novanta, con la nuova compagna che gli ha dato due figli.
Il declino
[modifica | modifica wikitesto]A seguito di alcuni flop commerciali come Il passaggio (1986) e la serie televisiva I pianoforti di Berlino (1988) e della doppia paternità, nei primi anni novanta Delon comincia ad apparire sempre meno sul grande schermo e i ruoli che recita sono prevalentemente secondari. L'unico ruolo da protagonista di questo periodo è ne Il ritorno di Casanova (1992), in cui interpreta il celebre avventuriero in esilio a Venezia: il film viene ben accolto dalla critica ma è un fallimento al botteghino internazionale.
Negli anni novanta gli incassi dei suoi film sono modesti, tanto che nel 1997 l'attore dichiara di volere chiudere la sua carriera, ma in seguito accetta di lavorare nuovamente per il cinema e la televisione.
Di un certo rilievo sono in questo periodo le partecipazioni in Nouvelle vague (1991) di Jean-Luc Godard, in Cento e una notte (1995) di Agnès Varda e nell'ironico Uno dei due (1998) di Patrice Leconte, nuovamente al fianco di Belmondo, film nei quali si allontana definitivamente dal genere polar. Ritrova inoltre Jacques Deray sul set di L'orso di peluche (1994), ma che non ha lo stesso successo delle collaborazioni precedenti. Nel 1995 riceve a Berlino l'Orso d'oro alla carriera.
In questo periodo s'intensifica la sua attività teatrale, dove ottiene maggiori consensi. Dopo l'annuncio del ritiro, nei primi anni duemila l'attore partecipa a una sola pellicola sul grande schermo, Actors, diretto nuovamente da Bertrand Blier, in un divertente coro con alcune delle maggiori stelle del cinema francese di tutti i tempi.
Concluso dopo 15 anni il legame con Mireille Darc, l'attore per un breve periodo ha una relazione con l'attrice Anne Parillaud per poi legarsi verso il 1988 alla modella di origine olandese Rosalie van Breemen, che gli darà due figli, Anouchka, nata nel 1990, e Alain-Fabien, nato nel 1994. La nuova famiglia comporta l'allontanamento definitivo di Delon dal cinema.
La malattia e il ritiro dalle scene
[modifica | modifica wikitesto]Nel 2002 torna a ricoprire un ruolo televisivo dopo ventiquattro anni, accettando la proposta di Jean-Claude Izzo di tornare a indossare i panni del poliziotto tormentato, quelli di Fabio Montale della polizia di Marsiglia, in cui l'attore riesce a tornare al successo. La scelta di Izzo di far impersonare Montale, uomo di idee progressiste, di scegliere come interprete principale Delon, notoriamente simpatizzante della destra, desta non poche polemiche tra l'opinione pubblica.[16] Nel 2004, l'attore prende parte a un'altra miniserie su Frank Riva, personaggio analogo a quello di Montale, ma di successo inferiore.[17]
Nel 2005, in concomitanza con la crisi sentimentale e la separazione dalla compagna Rosalie, Delon rivela alla stampa la sua lotta contro la depressione, malattia che lo ha portato sull'orlo del suicidio.[18] A tal proposito rivela: «Vivo davanti ai miei occhi la scena di quel momento. Il difficile non è farlo, è riflettere per non passare all'azione. Farlo è un gioco da ragazzi».[18] A causa della malattia è costretto a rinunciare alla pièce teatrale Les montagnes russes di Eric Assous. Nel medesimo anno, riceve la Legion d'onore dalle mani del presidente Jacques Chirac per il suo contributo all'arte cinematografica mondiale.[19][20]
Nel 2006 una pausa musicale, l'attore è presente nel CD Parenthèses ... di Françoise Hardy, l'album che la cantante produce insieme a coloro che ritiene dei veri e propri miti della musica francese con i quali esegue duetti per brani altrettanto mitici come La mer o Que reste-t-il de nos amours?. Insieme ad Alain Delon, l'unico attore presente nell'opera, che rimane fedele a se stesso recitando, eseguono il brano Modern Style. E, a proposito di miti, riguardo a Delon è stato scritto che più che un personaggio con una sua psicologia egli viene a rappresentare una figura quasi mitica, un uomo perduto in un mondo che non è più il suo, nello stesso tempo caduto e immortale.[21]
Nel 2008 torna al cinema interpretando con autoironia Giulio Cesare in Asterix alle Olimpiadi. Nel monologo iniziale, Cesare rievoca la sua vita passata, ma non fa altro che rievocare la carriera di Delon stesso che, con un laconico e sfrontato «Ave me», si congeda definitivamente dal grande schermo.[22]
In un'intervista a I migliori anni di Carlo Conti nel 2009, l'attore dichiara di aver sconfitto la depressione che lo aveva afflitto.[23] Afferma, inoltre, di conservare un grande ricordo degli attori e dei registi italiani con cui ha lavorato e, in particolare, cita come suo amico lo scomparso attore Renato Salvatori.[23]
Nonostante il ritiro dal cinema continua a calcare le scene teatrali. Nel 2007, sul set di Sur la route de Madison, dal romanzo I ponti di Madison County di Robert James Waller, ritrova la sua ex compagna Mireille Darc, mentre, nel 2014, recita con la figlia Anouchka Delon nella pièce Une journée ordinaire a Cannes.[24] Inoltre riceve numerosi riconoscimenti alla carriera, come nel 2011 al Festival di Acapulco, mentre nel 2012 ottiene il Lifetime Achievement Award - Parmigiani al Locarno Film Festival.[25] A proposito del suo ritiro, Delon ha dichiarato: «Ho l'età che ho. Ho fatto la carriera che ho fatto. Ora, voglio chiudere il cerchio. Organizzando incontri di boxe, ho visto uomini che si sono pentiti di aver fatto un combattimento di troppo. Per me, non ce ne sarà uno di troppo».[26]
Il 19 maggio 2019, al Festival di Cannes 2019, riceve la Palma d'oro onoraria. Un mese dopo circa viene colto da un ictus, seguito da un'emorragia cerebrale.
La morte
[modifica | modifica wikitesto]Il 18 agosto 2024, Alain Delon muore all'età di 88 anni a causa di un linfoma diffuso a grandi cellule B nella sua casa di Douchy-Montcorbon, nel dipartimento del Loiret, alle 3 del mattino. La notizia viene annunciata in un comunicato congiunto dai tre figli dell'attore, inviato all'Agenzia France-Presse (AFP) poche ore dopo.[27][28][29]
Diverse personalità gli rendono omaggio, tra cui Brigitte Bardot, Claudia Cardinale, Céline Dion, Costa-Gavras (presidente della Cinémathèque française), Jean-Michel Jarre, Jean Dujardin, la cantante Patricia Kaas e anche Carla Bruni.[30] A livello internazionale, gli attori Antonio Banderas, Susana Giménez, Amanda Lear, Mirtha Legrand, Sophia Loren, Ornella Muti, Ottavia Piccolo, Arturo Pérez-Reverte, Chiara Sbarigia il regista Jim Jarmusch omaggiano anche loro l’attore scomparso.[31][32][33][34][35] L'Académie des Arts et Techniques du Cinéma pubblica un comunicato lamentando la perdita di "un'icona eterna del settimo arte". Alberto Barbera, presidente della Mostra del Cinema di Venezia, ricorda "una star popolare che ha lasciato un'impronta indelebile nelle opere dei più grandi autori del cinema europeo."[36][37]. Numerosi politici rendono omaggio all'attore, tra cui Emmanuel Macron, Nicolas Sarkozy, Gabriel Attal, Rachida Dati e Matteo Salvini in Italia.[38][39][40] Emmanuel Macron lo definisce "melanconico, popolare, segreto" e "più che una star: un monumento francese."[41]
La sera stessa della sua morte, diverse reti televisive francesi modificano la loro programmazione per trasmettere film in cui Alain Delon ha recitato durante la sua carriera.[42] Lo stesso accade in Svizzera, Cina, Italia e Iran.[43][44][45][46]
Il giorno seguente, la morte di Alain Delon fa notizia sulla stampa mondiale e riceve una notevole attenzione mediatica.[47][48][49][50][51][52][53][54][55] La Stampa estera lo definisce come "l'ultimo grande mito del cinema francese."[56] Per il New York Times, "l'intenso e incredibilmente bello attore francese interpretava freddi gangster corsi con la stessa convinzione con cui rappresentava gli appassionati amanti italiani." [57]The Guardian loda Alain Delon definendolo "simbolo della bellezza perduta degli anni '60."[58] Secondo il Japan Times, "la sua immagine di idolo e la sua personalità alla James Dean lo hanno reso uno degli attori più acclamati del suo paese."[59] La serie Plus belle la vie (TF1) gli rende omaggio nell'episodio 153 del 22 agosto 2024, ricordando in particolare la serie poliziesca Fabio Montale, girata a Marsiglia.[60]
Dopo sei giorni è stato celebrato il funerale in forma privata, con pochi presenti invitati, nella cappella che lo stesso Delon aveva fatto costruire nella sua tenuta di Douchy-Montcorbon, e dove ha chiesto di essere sepolto.[61][62]
Omaggi
[modifica | modifica wikitesto]Durante la cerimonia di apertura della Mostra di Venezia 2024, sono state proiettate immagini di Gena Rowlands, Roberto Herlitzka e Alain Delon per rendergli omaggio.[63][64][65]
Vita privata
[modifica | modifica wikitesto]Relazioni, figli, interessi
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1958 ha iniziato una relazione con l'attrice Romy Schneider, conosciuta sul set di L'amante pura. La relazione tra i due si concluse nel 1964. Inoltre, nel 1962, ha un flirt con la cantante Nico, ma Delon non ha mai riconosciuto la paternità del figlio, nato nel 1962 e deceduto nel 2023 Christian Aaron Boulogne, il quale dopo i primi anni di vita vissuti con la madre Nico, venne adottato dalla madre di Delon.
Degno di rilievo è il rapporto di Delon con Dalida, cantante italiana naturalizzata francese, con cui negli anni sessanta ha avuto una passionale storia d'amore; in seguito i due resteranno ottimi amici e incideranno nei primi anni settanta il brano Paroles paroles. L'attore dirà di «avere amato terribilmente questa donna».[66]
Il 13 agosto 1964 Delon ha sposato l'attrice Nathalie Delon, dalla quale ha avuto il suo secondo figlio, Anthony Delon, anch'egli attore, che lo renderà nonno della modella Alyson Le Borges. I due divorziano nel 1969. Nei due mesi precedenti al matrimonio Delon ha intrapreso relazione con l'attrice Marisa Mell che, secondo alcune fonti, avrebbe lasciato il giorno prima del matrimonio con Nathalie.[67]
Dal 1968 al 1983 ha avuto una relazione con l'attrice Mireille Darc conosciuta durante le riprese di Addio Jeff. Durante gli ultimi anni di relazione con la Darc, Delon ha portato avanti alcuni flirt con le attrici Veronique Jannot, Sylvia Kristel, Sydne Rome e Dalila Di Lazzaro.
Successivamente l'attore è stato brevemente legato all'attrice Anne Parillaud, dal 1982 al 1984, e a Catherine Pironi.[67]
Nel 1987 ha iniziato una relazione con la modella olandese Rosalie van Breemen dalla quale ha avuto due figli: Anouchka Delon e Alain-Fabien Delon (nato nel 1994). Nel 2001 i due si sono lasciati.[68]
Nel terzo millennio Alain Delon ha trovato una nuova compagna: una donna giapponese di nome Hiromi Rollin.
Alain Delon non ha mai autorizzato nessuna biografia sulla sua persona, nonostante nel tempo siano stati realizzati alcuni documentari inerenti al suo passato tormentato.[68]
Nel 2023 mise all'asta la sua collezione di opere d'arte.[69]. Il suo primo acquisto era stato un disegno di Albrecht Durer (1969).[70]
Posizioni politiche
[modifica | modifica wikitesto]Alain Delon si è definito per molto tempo un gollista e nazionalista, proprio come Brigitte Bardot. Nel 1981 ha sostenuto Valéry Giscard d'Estaing ed è stato inoltre amico di Jean-Marie Le Pen. Nel 2015 ha dichiarato di sostenere il Front National di Marine Le Pen.
Nel 2013 ha suscitato alcune polemiche una sua intervista al canale televisivo francese France 5 in cui affermava che «l'omosessualità è contro natura» e in cui si opponeva alle adozioni da parte di coppie delle stesso sesso.[71] Nel 2015 ha suscitato polemiche citando le controverse parole di Charles de Gaulle, "La Francia è una nazione di razza bianca" e ribadendo il suo sostegno all'estrema destra francese.[72]
Nel 2020 l'attore ha sostenuto Michèle Rubirola della sinistra ambientalista, per la carica di sindaco di Marsiglia.[73] Nel 2022 Delon ha dichiarato di sostenere alle elezioni presidenziali la candidata del centro-destra Valérie Pécresse, definendola l'unica donna valevole per l'Eliseo.[73]
Religione
[modifica | modifica wikitesto]Il suo rapporto è stato talvolta conflittuale con la religione cattolica, nonostante ciò ha ammesso che il cattolicesimo lo ha influenzato e, in più occasioni, si è detto un devoto della Madonna definendola «La donna più importante della sua vita».[74]
Filmografia
[modifica | modifica wikitesto]Attore
[modifica | modifica wikitesto]Cinema
[modifica | modifica wikitesto]- Godot (Quand la femme s'en mêle), regia di Yves Allégret (1957)
- Fatti bella e taci (Sois belle et tais-toi), regia di Marc Allégret (1958)
- L'amante pura (Christine), regia di Pierre Gaspard-Huit (1958)
- Le donne sono deboli (Faibles femmes), regia di Michel Boisrond (1959)
- Furore di vivere (Le chemin des écoliers), regia di Michel Boisrond (1959)
- Delitto in pieno sole (Plein soleil), regia di René Clément (1960)
- Rocco e i suoi fratelli, regia di Luchino Visconti (1960)
- Che gioia vivere (Quelle joie de vivre), regia di René Clément (1961)
- Amori celebri (Amours célèbres), regia di Michel Boisrond (1961)
- L'eclisse, regia di Michelangelo Antonioni (1962)
- Le tentazioni quotidiane (Le diable et les dix commandements), regia di Julien Duvivier (1962)
- Il Gattopardo, regia di Luchino Visconti (1963)
- Colpo grosso al casinò (Mélodie en sous-sol), regia di Henri Verneuil (1963)
- L'amour à la mer, regia di Guy Gilles (1964)
- Il Tulipano Nero (La Tulipe noire), regia di Christian-Jaque (1964)
- Crisantemi per un delitto (Les félins), regia di René Clément (1964)
- Il ribelle di Algeri (L'insoumis), regia di Alain Cavalier (1964)
- Una Rolls-Royce gialla (The Yellow Rolls-Royce), regia di Anthony Asquith (1964)
- L'ultimo omicidio (Once a Thief), regia di Ralph Nelson (1965)
- Né onore né gloria (Lost Command), regia di Mark Robson (1966)
- Parigi brucia? (Paris brule-t-il?), regia di René Clément (1966)
- Texas oltre il fiume (Texas Across the River), regia di Michael Gordon (1966)
- I tre avventurieri (Les aventuriers), regia di Robert Enrico (1967)
- Frank Costello faccia d'angelo (Le samouraï), regia di Jean-Pierre Melville (1967)
- Diabolicamente tua (Diaboliquement vôtre), regia di Julien Duvivier (1967)
- William Wilson, episodio di Tre passi nel delirio (Histoires extraordinaires), regia di Louis Malle (1968)
- Nuda sotto la pelle (Naked under Leather), regia di Jack Cardiff (1968)
- Due sporche carogne - Tecnica di una rapina (Adieu l'ami), regia di Jean Herman (1968)
- La piscina (La piscine), regia di Jacques Deray (1969)
- Addio Jeff! (Jeff), regia di Jean Herman (1969)
- Il clan dei siciliani (Le clan des siciliens), regia di Henri Verneuil (1969)
- Borsalino, regia di Jacques Deray (1970)
- I senza nome (Le cercle rouge), regia di Jean-Pierre Melville (1970)
- Madly, il piacere dell'uomo (Madly), regia di Roger Kahane (1970)
- L'uomo di Saint-Michael (Doucement les basses), regia di Jacques Deray (1971)
- Sole rosso (Soleil rouge), regia di Terence Young (1971)
- L'evaso (La veuve Couderc), regia di Pierre Granier-Deferre (1971)
- La prima notte di quiete, regia di Valerio Zurlini (1972)
- L'assassinio di Trotsky (The Assassination of Trotsky), regia di Joseph Losey (1972)
- Notte sulla città (Un flic), regia di Jean-Pierre Melville (1972)
- L'uomo che uccideva a sangue freddo (Traitement de choc), regia di Alain Jessua (1973)
- Scorpio, regia di Michael Winner (1973)
- La mia legge (Les granges brûlées), regia di Jean Chapot (1973)
- Tony Arzenta (Big Guns), regia di Duccio Tessari (1973)
- Due contro la città (Deux hommes dans la ville), regia di José Giovanni (1973)
- L'arrivista (La race des 'seigneurs), regia di Pierre Granier-Deferre (1974)
- Esecutore oltre la legge (Les seins de glace), regia di Georges Lautner (1974)
- Borsalino and Co. (Borsalino and Co.), regia di Jacques Deray (1974)
- Zorro, regia di Duccio Tessari (1975)
- Flic Story, regia di Jacques Deray (1975)
- Lo Zingaro (Le Gitan), regia di José Giovanni (1975)
- Mr. Klein (Monsieur Klein), regia di Joseph Losey (1976)
- Il figlio del gangster (Comme un boomerang), regia di José Giovanni (1976)
- La gang del parigino (Le gang), regia di Jacques Deray (1977)
- Quel giorno il mondo tremerà (Armaguedon), regia di Alain Jessua (1977)
- L'ultimo giorno d'amore (L'homme pressé), regia di Édouard Molinaro (1977)
- Morte di una carogna (Mort d'un pourri), regia di Georges Lautner (1977)
- Lo sconosciuto (Attention, les enfants regardent), regia di Serge Leroy (1978)
- Airport '80 (The Concorde: Airport '79), regia di David Lowell Rich (1979)
- Histoire d'amour (Le toubib), regia di Pierre Granier-Deferre (1979)
- Tre uomini da abbattere (3 hommes à abattre), regia di Jacques Deray (1980)
- Nido di spie (Tegeran-43), regia di Aleksandr Alov e Vladimir Naumov (1981)
- Per la pelle di un poliziotto (Pour la peau d'un flic), regia di Alain Delon (1981)
- Il bersaglio (Le choc), regia di Robin Davis (1982)
- Braccato (Le battant), regia di Alain Delon (1983)
- Un amore di Swann (Un amour de Swann), regia di Volker Schlöndorff (1984)
- Notre histoire, regia di Bertrand Blier (1984)
- Ventiduesima vittima... nessun testimone (Parole de flic), regia di José Pinheiro (1985)
- Il passaggio (Le passage), regia di René Manzor (1986)
- Ne réveillez pas un flic qui dort, regia di José Pinheiro (1988)
- Nouvelle vague (Nouvelle Vague), regia di Jean-Luc Godard (1990)
- Coreografia di un delitto (Dancing Machine), regia di Gilles Béhat (1990)
- Il ritorno di Casanova (Le retour de Casanova), regia di Édouard Niermans (1992)
- Un crime, regia di Jacques Deray (1993)
- L'orso di peluche (L'ours en peluche), regia di Jacques Deray (1994)
- Les cent et une nuits de Simon Cinéma, regia di Agnès Varda (1995) – cameo
- Le jour et la nuit, regia di Bernard-Henri Lévy (1997)
- Uno dei due (Une chance sur deux), regia di Patrice Leconte (1998)
- Actors (Les acteurs), regia di Bertrand Blier (2000)
- Asterix alle Olimpiadi (Astérix aux jeux olympiques), regia di Frédéric Forestier e Thomas Langmann (2008)
- Belmondo par Belmondo, regia di Régis Mardon – documentario (2016) – se stesso
Televisione
[modifica | modifica wikitesto]- Le chien – film TV (1962)
- Le Bel Indifferent – film TV (1978)
- I pianoforti di Berlino (Cinéma) – serie TV (1988)
- Fabio Montale - Delitti sotto il sole – serie TV (2002)
- Il leone (Le lion), regia di José Pinheiro – film TV (2003)
- Frank Riva – serie TV (2004)
- Un mari de trop – film TV (2010)
Regista e sceneggiatore
[modifica | modifica wikitesto]- Per la pelle di un poliziotto (Pour la peau d'un flic) (1981)
- Braccato (Le battant) (1983)
Teatro
[modifica | modifica wikitesto]- Peccato che sia una sgualdrina di John Ford, regia di Luchino Visconti, Théâtre de Paris di Parigi (1961)
- Les Yeux crevés di Jean Cau, regia di Raymond Rouleau, Teatro del Ginnasio di Parigi (1968)
- Variazioni enigmatiche di Éric-Emmanuel Schmitt, regia di Bernard Murat, Théâtre Marigny di Parigi (1996)
- Variazioni enigmatiche di Éric-Emmanuel Schmitt, regia di Bernard Murat, Théâtre de Paris di Parigi (1998)
- Les Montagnes russes di Éric Assous, regia di Anne Bourgeois, Théâtre Marigny di Parigi (2004)
- I ponti di Madison County da Robert James Waller, regia di Anne Bourgeois, Théâtre Marigny di Parigi (2007)
- Lettere d'amore di A. R. Gurney, regia di Alain Delon, Théâtre de la Madeleine di Parigi (2008)
- Une journée ordinaire di Éric Assous, regia di Jean-Luc Moreau, Théâtre des Bouffes-Parisiens di Parigi (2011)
- Une journée ordinaire di Éric Assous, regia di Anne Bourgeois (2013) – tour francese
Discografia
[modifica | modifica wikitesto]- 1967 – Laetitia – dal film I tre avventurieri
- 1973 – Paroles, paroles (con Dalida) – dal disco Julien versione francese di Parole, Parole
- 1983 – Thought I'd Ring You (con Shirley Bassey)
- 1985 – I Don't Know (con Phyllis Nelson) – dal film Ventiduesima vittima...nessun testimone
- 1987 – Comme au cinéma
- 2006 – Modern Style (con Françoise Hardy) – dal disco Parenthèses...
- 2013 – Les Moulins de mon cœur – dal disco Michel Legrand Anthology versione francese del brano The Windmills of Your Mind
- 2019 – "Je n'aime que toi
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]- Golden Globe
- 1964 – Candidatura al miglior attore debuttante per Il Gattopardo
- Bambi
- 1987 – Vinto
- David di Donatello
- 1972 – David speciale alla carriera
- Festival internazionale del cinema di Berlino
- Festival di Cannes
- Premio César
- 1985 – Miglior attore per Notre histoire
- Premio Flaiano
- 1999 – Premio alla carriera
Influenza culturale
[modifica | modifica wikitesto]È molto famoso in Cina (uno dei pochi attori francesi conosciuti, se non l'unico) perché il film Zorro è stato uno dei primi film europei a essere distribuito in questo Paese. Gli unici ad avere una fama pari alla sua furono Steve McQueen e Sean Connery[75].
Il gruppo musicale inglese The Smiths ha utilizzato un fotogramma tratto dalla scena finale del film Il ribelle di Algeri (L'insoumis) come copertina per il proprio album The Queen Is Dead pubblicato nel 1986. All'attore sono dedicati vari brani musicali, fra cui Un piasarè (Delone) di Andrea Mingardi e La canzone di Alain Delon del gruppo musicale italiano Baustelle, ed è citato nei versi del rapper Salmo nella canzone A volte esagero contenuta nell'album Status di Marracash.
In una intervista pubblicata sul Los Angeles Time, Madonna ha dichiarato che la canzone Beautiful Killer contenuta nell'album MDNA è un omaggio all'attore e al suo carisma. In una intervista pubblicata su TV Magazine, Richard Gere ha dichiarato che, su consiglio del regista e sceneggiatore Paul Schrader, ha visto molte volte il film Delitto in pieno sole (Plein soleil) per trarre ispirazione nell'interpretazione del protagonista di American Gigolò.
Molti ricordano il suo amore per gli animali, in particolare per i suoi cani, che lo avrebbero salvato più volte dalla depressione. Ha avuto decine di cani, che sono stati via via seppelliti nella sua grande tenuta a Douchy[76].
Nel 2009 Alain Delon ha prestato la sua immagine per la pubblicità del profumo Eau sauvage di Christian Dior, usando foto e scene dal film La piscina.
Doppiatori italiani
[modifica | modifica wikitesto]Nelle versioni in italiano dei suoi film, Alain Delon è stato doppiato da:
- Massimo Turci in Le donne sono deboli, Furore di vivere, Delitto in pieno sole[77], Le tentazioni quotidiane, Né onore né gloria, Parigi brucia?, Texas oltre il fiume, Frank Costello faccia d'angelo, Diabolicamente tua, Il clan dei siciliani, Borsalino, I senza nome, Madly, il piacere dell'uomo, L'uomo di Saint-Michael, L'evaso, L'uomo che uccideva a sangue freddo, La mia legge, L'arrivista, Un amore di Swann
- Cesare Barbetti in L'amante pura, Colpo grosso al casinò, Crisantemi per un delitto, Una Rolls-Royce gialla, L'ultimo omicidio, Tre passi nel delirio, Due sporche carogne - Tecnica di una rapina, La piscina, L'ultimo giorno d'amore, Uno dei due
- Gino La Monica in La prima notte di quiete, L'assassinio di Trotsky, Scorpio, Tony Arzenta - Big Guns, Esecutore oltre la legge, Zorro, Morte di una carogna, Il ritorno di Casanova, Cento e una notte, Frank Riva
- Pino Colizzi in Flic Story, Lo Zingaro, Mr. Klein, Tre uomini da abbattere, Per la pelle di un poliziotto, Braccato, Ventiduesima vittima... nessun testimone
- Michele Kalamera in Addio Jeff!, Notte sulla città, Due contro la città, Il figlio del gangster, La gang del parigino - Pierrot le Fou, Quel giorno il mondo tremerà
- Pino Locchi in Che gioia vivere, Borsalino and Co., Il bersaglio
- Luciano Melani in I tre avventurieri, Sole rosso
- Oreste Rizzini in Airport '80, Asterix alle Olimpiadi
- Franco Zucca in Nouvelle vague, Coreografia di un delitto
- Giuseppe Rinaldi ne Il Tulipano Nero
- Achille Millo in Rocco e i suoi fratelli
- Gabriele Antonini in L'eclisse
- Carlo Sabatini in Il Gattopardo
- Mario Cordova in L'orso di peluche
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze francesi
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Annotazioni
[modifica | modifica wikitesto]Fonti
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Alain Delon compie 80 anni tra successi e malinconia, su repubblica.it.
- ^ Gli 80 anni del sex symbol Alain Delon, su tgcom24.mediaset.it.
- ^ Tutti i volti di Alain Delon, il divo bello e dannato del cinema | Corriere TV, su video.corriere.it. URL consultato il 25 agosto 2024.
- ^ (ES) Belmondo, el eterno rival de Alain Delon, su La Vanguardia, 7 settembre 2021. URL consultato il 7 settembre 2021.
- ^ Alain Delon malato di depressione minaccia il suicidio, su ricerca.repubblica.it.
- ^ Provando a capire Alain Delon, su bergamopost.it.
- ^ a b Alain Delon dice addio al cinema, su ilsecoloxix.it. URL consultato il 27 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2017).
- ^ Site LEONORE - Dossier LH/717/13
- ^ (FR) Jean-Louis Beaucarnot, Frédéric Dumoulin, Dictionnaire étonnant des célébrités, First Éditions, 2015, p. 78, ISBN 978-2-7540-7052-2.
- ^ (FR) Marc Lemonier, Guide des lieux cultes du cinéma en France, Horay, 2005, p. 43, ISBN 2-7058-0421-8.
- ^ (FR) BESTOFCINE, le meilleur du cinéma - ALAIN DELON, su bestofcine.free.fr. URL consultato il 19 agosto 2024.
- ^ (FR) Henri Rode, Le fascinant Monsieur Delon, Pac, 1974, p. 11, ISBN 978-2-85336-006-7.
- ^ a b Gli 80 anni di Alain Delon.
- ^ 1970 Box Office in France, su Box Office Story.
- ^ Moscow International Film Festival 1981 awards, su imdb.com. URL consultato il 29 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2013).
- ^ 2001 - Delon di destra interpreta il comunista Montale, e scoppia la polemica (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2017).
- ^ Alain Delon è Frank Riva nella nuova serie di France 2.
- ^ a b Alain Delon: soffro di depressione, penso spesso al suicidio.
- ^ Cinema: 80 anni per Alain Delon, l'eterno seduttore.
- ^ Alain Delon reçoit la Légion d'honneur.
- ^ (FR) Marcos Uzai, Delon, hors la vie, in Cahiers du cinéma, n. 812, Paris, Septembre 2024, p. 5 (Éditorial).
- ^ Forfait di Delon alla prima di Asteix alle olimpiadi.
- ^ a b Carlo Conti incontra Alain Delon.
- ^ Cannes, domani Alain Delon a teatro.
- ^ Locarno, premio alla carriera per Alain Delon.
- ^ Il ritiro di Alain Delon (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2017).
- ^ E’ morto Alain Delon, addio al mito del cinema francese, su La Stampa, 18 agosto 2024. URL consultato il 18 agosto 2024.
- ^ Alain Delon morto, il padre che lo ha abbandonato, il tentato suicidio, la malattia: aveva già preparato la sua camera ardente, su ilgazzettino.it, 18 agosto 2024. URL consultato il 18 agosto 2024.
- ^ Delon disse no a un funerale da divo: sarà seppellito accanto ai suoi 35 cani, su Quotidiano Nazionale, 19 agosto 2024. URL consultato il 19 agosto 2024.
- ^ Morto Alain Delon, Claudia Cardinale: "Adesso il ballo è finito", su tgcom24.mediaset.it. URL consultato il 15 ottobre 2024.
- ^ (FR) Arditi, Fremaux, Bardot, Cardinale, Line Renaud... Le monde de la culture rend un poignant hommage à Alain Delon, su Le Figaro, 18 agosto 2024. URL consultato il 6 ottobre 2024.
- ^ (FR) De Brigitte Bardot à Costa-Gavras, le monde du cinéma pleure son idole, su Le HuffPost, 18 agosto 2024. URL consultato il 6 ottobre 2024.
- ^ Fabien Jannic-Cherbonnel e Valentine Pasquesoone, Mort d'Alain Delon : "un immense acteur s'en va", réagit le chanteur et acteur Patrick Bruel, su France Info, 18 agosto 2024. URL consultato il 18 agosto 2024.
- ^ Charlotte Herzog, Mort d’Alain Delon : retrouvez les réactions et les hommages après le décès de l’acteur français à 88 ans, su Le Monde, 18 agosto 2024. URL consultato il 18 agosto 2024.
- ^ Charlotte Lesage, Mort d'Alain Delon : "La star ultime", "un monstre sacré"... Les hommages à l'acteur se multiplient, su BFM TV, 18 agosto 2024. URL consultato il 18 agosto 2024.
- ^ (FR) Mort d’Alain Delon : une vague d’émotion partout dans le monde, su Le Point, 18 agosto 2024. URL consultato il 6 ottobre 2024.
- ^ Biennale Cinema 2024 | La scomparsa del grande Alain Delon, su La Biennale di Venezia, 18 agosto 2024. URL consultato il 14 ottobre 2024.
- ^ Disparition d'Alain Delon : florilège de réactions politiques, su TV5MONDE, 18 agosto 2024. URL consultato il 18 agosto 2024.
- ^ Patricia Kaas, Paul Belmondo, Sheila… Les hommages à Alain Delon pleuvent par centaines, su Paris Match, 18 agosto 2024. URL consultato il 18 agosto 2024.
- ^ Mort d'Alain Delon : Brigitte Bardot déplore le "vide abyssal" que va laisser l'acteur, su BFM TV, 18 agosto 2024. URL consultato il 18 agosto 2024.
- ^ Macron, 'Delon più che una star, un monumento francese' - Notizie - Ansa.it, su Agenzia ANSA, 18 agosto 2024. URL consultato il 15 ottobre 2024.
- ^ (FR) P. GRATIAN, Mort d’Alain Delon : TF1, Canal+, France 2... Les chaînes de télévision bousculent leurs programmes, su Ouest-France.fr, 18 agosto 2024. URL consultato il 6 ottobre 2024.
- ^ (FR) La télévision et le cinéma rendent hommage à Alain Delon, su watson.ch/fr. URL consultato il 7 ottobre 2024.
- ^ Les fans chinois déplorent le décès de l'icône du cinéma français Alain Delon - Xinhua - french.news.cn, su french.news.cn. URL consultato il 7 ottobre 2024.
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- ^ (FR) Après le décès d’Alain Delon, la presse iranienne se répand en hommages, su Courrier international, 19 agosto 2024. URL consultato il 7 ottobre 2024.
- ^ (FR) Mort d’Alain Delon : l’aura internationale de l’acteur, du Japon aux Etats-Unis en passant par la Roumanie, in Le Monde, 19 agosto 2024. URL consultato il 6 ottobre 2024.
- ^ (FR) Alain Delon ou la “beauté effrontée” d’un “sphinx solitaire”, su Courrier international, 19 agosto 2024. URL consultato il 7 ottobre 2024.
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- ^ (FR) Mort d'Alain Delon : la presse française et internationale rend hommage au "dernier grand mythe du cinéma français" - France Bleu, su ici par France Bleu et France 3, 19 agosto 2024. URL consultato il 6 ottobre 2024.
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- ^ (FR) « Merci, génie », « homme fatal » : la presse internationale salue la mémoire d’Alain Delon, su Le Point, 19 agosto 2024. URL consultato il 6 ottobre 2024.
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- ^ francy279, Aperta ufficialmente l’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, su SMS News Quotidiano, 28 agosto 2024. URL consultato il 14 ottobre 2024.
- ^ Alain Delon évoque Dalida.
- ^ a b Delon-Romy: la lettera shock.
- ^ a b Delon shock: deciderò io quando morire.
- ^ https://www.we-wealth.com/news/alain-delon-vendita-collezione-arte-asta-bonhams
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- ^ È morto Alain Delon, il suo grande amore per i cani e quell’idea che fece infuriare gli amanti degli animali, su lastampa.it.
- ^ In una scena è stato doppiato da Giuseppe Rinaldi
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Alain Delon
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Alain Delon
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Delon, Alain, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Lietta Tornabuoni, DELON, Alain, in Enciclopedia Italiana, V Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1991.
- Delon, Alain, su sapere.it, De Agostini.
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- (EN) Alain Delon, su Models.com, Models.com, Inc.
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- (EN) Alain Delon, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- (EN) Alain Delon, su WhoSampled.
- (EN) Alain Delon, su SecondHandSongs.
- (EN) Alain Delon, su Genius.com.
- Registrazioni audiovisive di Alain Delon, su Rai Teche, Rai.
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- Mauro Gervasini, DELON, Alain, in Enciclopedia del cinema, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2003.
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- (EN) Alain Delon, su TV.com, Red Ventures (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2012).
- (EN) Alain Delon, su AFI Catalog of Feature Films, American Film Institute.
- (DE, EN) Alain Delon, su filmportal.de.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 69115231 · ISNI (EN) 0000 0001 1447 3173 · SBN RAVV089390 · BAV 495/372929 · ULAN (EN) 500702718 · LCCN (EN) n83011368 · GND (DE) 118679406 · BNE (ES) XX1265628 (data) · BNF (FR) cb13893132f (data) · J9U (EN, HE) 987007452960005171 · NDL (EN, JA) 00620571 · CONOR.SI (SL) 48497251 |
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