Lo spazio è lo spazio delle successioni reali quadrato sommabili, ovvero:
A seconda del contesto, si può considerare come lo spazio delle successioni complesse quadrato sommabili. In tal caso, posto , la definizione è analoga. Lo spazio è uno spazio vettoriale reale, ed è anche uno spazio vettoriale complesso, se lo si pensa come uno spazio di successioni complesse. In entrambi i casi, è uno spazio metrico se si definisce la distanza come
Nella notazione utilizzata nel seguito, l'apice indica un elemento della successione di vettori infinito-dimensionali, mentre il pedice indica una componente di un singolo vettore.
Sia una successione di Cauchy in . Per mostrare che questa successione è convergente, è sufficiente mostrare l'esistenza di un'estratta convergente. Infatti se è una sottosuccessione convergente a , allora per ogni esiste un tale che per ogni
Procediamo quindi usando la definizione di successione di Cauchy per costruire una sottosuccessione , con , tale che
Osserviamo che
e che se allora al limite si ottiene una serie assolutamente convergente, in quanto grazie al calcolo di una serie geometrica vale la stima
Ne consegue che, per ogni , puntualmente esiste finito il limite
con nel caso reale e nel caso complesso. Questo perché sia che sono spazi completi, e quindi ogni serie assolutamente convergente è convergente.[1]
Per concludere, basta quindi dimostrare che converge in norma a
Equivalentemente, attraverso la delta di Kronecker, possiamo definire tale successione in maniera più compatta con la scrittura
Notiamo che la successione appena introdotta è un insieme ortonormale, in quanto
La successione appena definita costituisce una base hilbertiana, detto anche un sistema ortonormale completo, per , in quanto ogni elemento si scrive nella forma
Tale serie è da considerarsi come il limite in norma della successione delle somme parziali. Inoltre, per l'identità di Parseval,
I coefficienti , reali o complessi a seconda dei casi, sono univocamente determinati in quanto
Tali coefficienti sono detti i coefficienti di Fourier. I coefficienti di Fourier si possono caratterizzare tramite il seguente problema. Se è lo spazio generato dal vettore , allora i sottospazi sono chiusi in quanto finito-dimensionali. I coefficienti di Fourier sono quei coefficienti tali che il vettore verifichi l'equazione
Infatti, considerando nel caso reale, posto allora
Andando a derivare rispetto alla variabile si verifica che si raggiunge il valore minimo per . I coefficienti di Fourier costituiscono la soluzione del problema appena esposto anche nel caso complesso. Questo problema è un esempio di un genere di problemi tipici dell'analisi funzionale, ovvero i problemi di minimo. Infatti, in un contesto più generale, l'esistenza della soluzione del problema mostrato è il soggetto del teorema della proiezione.
Tornando a parlare di basi, vogliamo precisare che la "base" di cui abbiamo prima discusso non genera in senso algebrico, ovvero tramite combinazioni lineari finite, bensì in senso analitico, ovvero tramite una convergenza in norma. Formalmente, diremo quindi che non si tratta di una base di Hamel, che è il tipo di base considerata usualmente negli spazi vettoriali di dimensione finita, bensì di una base di Schauder.
Le basi hilbertiane sono utili non solo perché consentono di scrivere più agevolmente gli elementi di uno spazio di Hilbert, ma anche perché permettono di definire facilmente delle isometrie tra spazi di Hilbert. In particolare, si verifica che due spazi di Hilbert sono unitariamente equivalentise e solo se hanno due basi hilbertiane con stessa cardinalità.
Poiché ammette una base hilbertiana numerabile , allora si verifica facilmente che
è un insieme numerabiledenso in . Nota la numerabilità di , allora è numerabile perché in biezione con un prodotto numerabile di insiemi numerabili. Sia quindi un elemento di . Dalla densità di in segue che
La dimostrazione nel caso complesso, a meno di considerare e in , è uguale.
Osserviamo che se al posto di consideriamo un generico spazio di Hilbert con una base hilbertiana numerabile, allora la dimostrazione è la stessa. Abbiamo quindi visto che uno spazio di Hilbert con una base hilbertiana numerabile è separabile. Attraverso il procedimento di ortogonalizzazione di Gram-Schmidt, si dimostra anche che uno spazio di Hilbert separabile ammette una base hilbertiana numerabile. Pertanto, a meno di isomorfismi unitari, è l'unico spazio di Hilbert separabile di dimensione infinita[2]. Questo fatto giustifica l'espressione "lo spazio di Hilbert", in quanto gli spazi di Hilbert separabili sono quelli principalmente considerati in matematica e maggiormente usati nelle applicazioni, come ad esempio in meccanica quantistica. L'importanza di consiste quindi nel fornire un modello particolarmente semplice dello spazio di Hilbert.
Il teorema di Riesz-Fischer asserisce, nella sua forma più generale, che in uno spazio di Hilbert ogni successione in definisce un elemento . Formalmente, diciamo che se è un sistema ortonormale (non necessariamente completo) di e è una successione in , allora
è un elemento . Il teorema è una forma più forte della disuguaglianza di Bessel. Tale disuguaglianza afferma che se è uno spazio di Hilbert, è un sistema ortonormale e ha coefficienti di Fourier , allora
Il teorema di Riesz-Fischer, così come la disuguaglianza di Bessel e l'identità di Parseval, spesso viene formulato in contesti meno astratti, ma fornendo comunque un enunciato equivalente a quello generale. Tali enunciati sono motivati sia da eventuali interessi applicativi, sia da ragioni filologiche. Infatti, parafrasando con un linguaggio matematico moderno, nelle sue Note del 1907 Riesz scrive:
Siano un sistema ortonormale e una successione di reali. La convergenza della serieè una condizione necessaria e sufficiente per l'esistenza di una funzionetale che
per ogni.
Le Note di Riesz apparirono a Marzo. A Maggio, Fischer dimostrò che ogni successione di Cauchy in è convergente in . Nel teorema da lui enunciato, che qui riportiamo, le successioni di Cauchy vengono chiamate "successioni convergenti in media", la convergenza rispetto alla norma di viene detta "convergenza in media verso una funzione" e viene indicato con .
Teorema.Se una successione di funzioni appartenenti a converge in media, esiste in una funzione verso la quale la successione converge in media.
Fischer prova quindi il risultato di Riesz usando la completezza di . La dimostrazione di Riesz, invece, non utilizza direttamente la completezza.
Si può provare che al crescere di cresce anche lo spazio . Formalmente, diciamo che se per qualche , allora per ogni . Questo implica che, data una successione , allora
è un intervallo, che se non vuoto allora è illimitato a destra e contenente . La dimostrazione è semplice e istruttiva. Sia un elemento di , con in quanto altrimenti la tesi è banale. Per ogni
e quindi calcolando l'estremo superiore si ottiene che
ovvero che . Sia ora . Prima di procedere, ricordiamo al lettore che se allora per ogni mentre per ogni . Proveremo che
per dedurre la tesi come prima. Tale disuguaglianza è sicuramente vera se . Proviamo quindi la tesi per tutti gli tali che . Questa ipotesi non è restrittiva in quanto se è non nullo allora per quanto visto prima , e in quanto se è vero che
allora la disuguaglianza cercata si ottiene per la positiva omogeneità delle norme e . Con questa ipotesi di uniforme limitatezza si ha che per ogni , e quindi
per ogni , da cui la disuguaglianza
A questo punto il gioco è fatto, in quanto poiché e allora
Unendo le ultime due disuguaglianze si ha la tesi, e la dimostrazione è conclusa.
Mostriamo un esempio che conferma la veridicità del teorema. La successione
non appartiene ad , ma appartiene a per . Infatti tale successione è limitata, e la serie
Le inclusioni tra gli spazi sono strette, ovvero per ogni . Per la prova è banale, in quanto basta considerare la successione costantemente uguale a . Altrimenti, basta osservare che la successione
Gli spazi sono un caso molto speciale di spazi Lp, dove lo spazio di misura associato è , con l'insieme dei numeri naturali, l'insieme delle parti di e la "misura del conteggio", ovvero la misura che conta il numero di elementi di un insieme (assegnando infinito a insiemi infiniti). Facciamo osservare che, poiché i punti hanno misura unitaria, allora ogni successione è l'unica rappresentante della propria classe modulo la relazione d'equivalenzaquasi ovunque.
In maniera analoga a quella descritta, a partire da un qualunque insieme numerabile (ad esempio gli interi), si può definire come lo spazio delle successioni a potenza p sommabile. Pertanto, secondo la notazione finora usata, . Notare che , o più stringatamente , non è altro che lo spazio euclideo con la norma p.
^Vale anche il viceversa, ovvero uno spazio normato è completo se ogni serie assolutamente convergente è convergente.
^La dimensione hilbertiana di uno spazio di Hilbert è la cardinalità di una sua base hilbertiana. La dimensione hilbertiana non dipende dalla scelta della base.