Kopi Luwak | |
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Origini | |
Luogo d'origine | Indonesia |
Zona di produzione | Indonesia |
Dettagli | |
Categoria | bevanda |
Il kopi luwak (pronuncia indonesiana: [ˈkopi ˈlu.aʔ]) è un tipo di caffè prodotto con chicchi di bacche ingerite (e solo parzialmente digerite) e poi defecate dallo zibetto delle palme comune. Il nome deriva dall'indonesiano kopi, caffè, e luwak, nome locale di questo viverride.[1][2] In lingua malese è noto come kopi musang.[3] In vietnamita ca-pe-chon.[4] Nelle Filippine è chiamato kape alamid. In lingua inglese rat-ape.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nel XIX secolo, quando l'Indonesia era una colonia olandese, ai lavoratori locali impiegati nelle piantagioni di caffè era vietato il consumo del prodotto. Questi iniziarono quindi a recuperare, lavorare e consumare le bacche di caffè ingerite e defecate dal musang. Più tardi il consumo si estese agli stessi colonizzatori olandesi poiché gradirono il particolare sapore del kopi luwak.[1][2][3]
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]Le bacche del caffè sono parte integrante della dieta dell'animale, così come insetti, piccoli mammiferi, piccoli rettili, uova e nidi di uccelli.[5] I chicchi della bacca di caffè non vengono digeriti ed il passaggio nell'intestino dell'animale rende il kopi luwak un caffè con un aroma caratteristico,[6] dotato di una minore percezione del gusto amaro ed un retrogusto di cioccolato e di selvatico.[3]
Secondo alcuni critici il kopi luwak in realtà non ha alcuna caratteristica particolare e l'interesse verso di esso è dovuto al prezzo ed al metodo di produzione.[1] Ad esempio Tim Carman della sezione Food del Washington Post in un articolo ha definito il Kopi Luwak "a cup of coffee as flavorless as wet cardboard." ("una tazza di caffè insapore come del cartone bagnato").[7]
Costo
[modifica | modifica wikitesto]Il Kopi Luwak è uno dei tipi di caffè più rari e costosi al mondo: negli Stati Uniti è arrivato a costare diverse centinaia di dollari alla libbra.[1] Nel 2008 era venduto a 324 sterline al chilo e, miscelato con caffè Jamaican Blue Mountain, a 50 sterline alla tazza.[8] Nel 2012 era in vendita ad un prezzo di 130 dollari all'etto.[9] La vendita avviene principalmente in Asia Orientale (Giappone e Corea del Sud), Europa e Stati Uniti.[10]
Trattamento degli animali
[modifica | modifica wikitesto]Contemporaneamente alla diffusione del kopi luwak stanno aumentando le preoccupazioni in merito alle condizioni degli animali catturati ed impiegati per la produzione del caffè. Inizialmente, i semi di caffè erano raccolti dagli escrementi degli animali selvatici ma l'insolito processo produttivo e la rarità ne hanno determinato ben presto un aumento di prezzo. Quindi, nel sud-est asiatico sono sorti allevamenti intensivi di zibetti tenuti in gabbia in batteria e alimentati forzatamente.[11] Secondo Chris Shepherd dell'ONG Traffic "Le condizioni[12] sono pessime, simili a quelle dei polli in batteria. Gli zibetti vengono catturati e devono affrontare condizioni terribili. Lottano per stare assieme ma sono divisi e devono sopportare una dieta povera e gabbie minuscole. Il tasso di mortalità è altissimo e per alcune specie di zibetti c'è un rischio di conservazione. È una spirale fuori controllo”.[13] Lo stesso Tony Wild, il commerciante di caffè che ha fatto scoprire all'occidente il kopi luwak, ha deciso di non sostenere questo metodo di produzione per la crudeltà sugli animali e ha lanciato la campagna "Cut the Crap" per fermarne l'utilizzo.[14] In seguito alla campagna a fine 2013 il grande magazzino Harrods ha temporaneamente ritirato il prodotto dai propri scaffali e cambiato fornitori.[15][16]
Nella cultura di massa
[modifica | modifica wikitesto]La bevanda è citata nel film Non è mai troppo tardi (dove Edward Cole, interpretato da Jack Nicholson, ne è un compiaciuto bevitore)[2][17], nell'episodio Una meravigliosa bugia (2x12) della serie tv Gossip Girl, nell'episodio L'ultima risata (3x20) della serie tv CSI - Scena del crimine, nell'episodio Comando: Cancella (7x06) della serie tv Elementary, nell'episodio Gourmet Detective della serie tv Gourmet Detective e nell'episodio (1x17) dell'anime Great Pretender.
Nel videogioco Judgment per PS4 si può gustare virtualmente al café Alps. Bisogna risolvere alcuni indovinelli sul caffè e dopo aver risolto l'ultimo un dipendente del locale vi offrirà un Kopi Luvak spiegando come viene prodotto. Nel gioco si dice che questo caffè possa costare 30.000 yen all'etto e 10.000 yen per una tazzina.
Nel libro di Sandrone Dazieri Uccidi il padre a pag. 61 Dante Torre offre un caffè alla vicequestore Colomba Caselli cui aggiunge alcuni semi di Kopi Luvak per aromatizzare la tazzina.
Nel manga di Paru Itagaki Beastars, nel volume 17 al capitolo 145 ("Un corpo privo di intimità") il kopi luwak viene offerto dallo zibetto Deshico ai membri della Shishigumi, a Louis e Legoshi durante una conversazione su Melon. Nel mondo del manga ha l'effetto di stimolare gli istinti predatori dei carnivori.
Nel libro di Simona Sparaco Equazione di un Amore a pag. 297 (Giunti Editore, collana "Le chiocciole") uno dei personaggi sorseggia una tazza di kopi fumante.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d (EN) Nathan Myhrvold, Kopi Luwak su Encyclopædia Britannica, su britannica.com. URL consultato il 28 agosto 2017 (archiviato il 28 agosto 2017).
- ^ a b c (EN) Yenni Kwok, The World’s Most Expensive Coffee Is a Cruel Cynical Scam, in Time, 2 ottobre 2013. URL consultato il 28 agosto 2017 (archiviato il 24 luglio 2017).
- ^ a b c Lisa Signorile, Kopi Luwak,il caffè più caro e discusso al mondo, in National Geographic. URL consultato il 28 agosto 2017 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2013).
- ^ Anthony Bourdain, Il viaggio di un cuoco, 2001, p. 284.
- ^ (EN) Asian Palm Civet su A-Z Animals, su a-z-animals.com. URL consultato il 31 agosto 2017 (archiviato l'11 luglio 2017).
- ^ (EN) Emelda A. Ongo, Giuseppe Montevecchi e Andrea Antonelli, Metabolomics fingerprint of Philippine coffee by SPME-GC-MS for geographical and varietal classification, in Food Research International, vol. 134, 1º agosto 2020, p. 109227, DOI:10.1016/j.foodres.2020.109227. URL consultato il 20 aprile 2020.
- ^ (EN) Tim Carman, This Sumatran civet coffee is cra...really terrible, in The Washington Post, 4 gennaio 2012. URL consultato il 31 agosto 2017 (archiviato il 18 luglio 2017).
- ^ (EN) "Animal dung coffee at £50 a cup" su BBC News, su news.bbc.co.uk. URL consultato il 28 agosto 2017 (archiviato il 14 dicembre 2016).
- ^ Dario Aquaro, I cibi più costosi per il Natale, dal tartufo a 600 $ all'etto alla bistecca di manzo di Kobe da 2.800 $ - Caffè (Kopi Luwak), in Il Sole 24 Ore, 8 dicembre 2012. URL consultato il 28 agosto 2017 (archiviato il 28 agosto 2017).
- ^ (EN) Norimitsu Onishi, From Dung to Coffee Brew With No Aftertaste, in The New York Times, 17 aprile 2010. URL consultato il 28 agosto 2017 (archiviato il 22 luglio 2017).
- ^ Fulvio Cerruti, Kopi Luwak, la crudeltà in una tazzina di caffè, in La Stampa, 23 settembre 2013. URL consultato il 31 agosto 2017 (archiviato il 5 aprile 2017).
- ^ negli allevamenti ndt
- ^ (EN) Oliver Milman, World's most expensive coffee tainted by 'horrific' civet abuse, in The Guardian, 19 novembre 2012. URL consultato il 31 agosto 2017 (archiviato il 4 giugno 2017).
- ^ (EN) Tony Wild, Civet coffee: why it's time to cut the crap, in The Guardian, 13 settembre 2013. URL consultato il 31 agosto 2017 (archiviato il 10 luglio 2017).
- ^ (EN) Tony Wild, Petizione "Cut the crap, stop stocking kopi luwak" su Change.org, su change.org. URL consultato il 31 agosto 2017 (archiviato il 24 febbraio 2017).
- ^ (EN) Harrods calls for tougher regulation on kopi luwak coffee, in BBC News, 25 ottobre 2013. URL consultato il 31 agosto 2017 (archiviato il 31 agosto 2017).
- ^ (EN) The Bucket List - Quotes -IMDb, su imdb.com. URL consultato il 28 agosto 2017.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Kopi Luwak
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Nathan Myhrvold, kopi luwak, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.