Etindiolo | |
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Nome IUPAC | |
diidrossiacetilene | |
Nomi alternativi | |
Etindiolo
acetilendiolo | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C2H2O2 |
Massa molecolare (u) | 58.0361 |
Numero CAS | |
PubChem | 9942115 |
SMILES | C(#CO)O |
Proprietà chimico-fisiche | |
Temperatura di ebollizione | decomposizione |
Indicazioni di sicurezza | |
L'Etindiolo o acetilendiolo è il diolo dell'acetilene di formula HO-C≡C-OH. È un composto gassoso instabile che si trasforma per tautomerizzazione in gliossale H(CO)2H. La molecola è l'unico indiolo strutturalmente possibile.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La molecola dell'etindiolo venne ottenuta per la prima volta da Johan K. Telrow nel 1986 sotto forma di ione positivo durante l'analisi dell'acido squarico effettuate con uno spettrometro di massa.[1]
La molecola neutra venne sintetizzata nove anni più tardi da Günther Maier tramite fotolisi dell'acido squarico in una matrice isolante di argon solido a 10 K.[2]
Sali
[modifica | modifica wikitesto]Come tutti gli alcoli, l'etindiolo può formare dei sali alcossidi detti acetilendiolati o etindiolati di formula generica M+(O-C≡C-O)2-M+ o M2+(O-C≡C-O)2-.
Solitamente però questi sali vengono sintetizzati tramite riduzione del monossido di carbonio: l'etindiolato di potassio venne sintetizzato nel 1834 da Liebig facendo reagire direttamente il monossido di carbonio con il potassio metallico:[3]
All'epoca però si credeva che il composto fosse potassio carbonile (KCO) fino a quando non vennero descritti 130 anni più tardi l'etindiolato di sodio Na2C2O2 (Johannis, 1893), l'etindiolato di bario BaC2O2 (Gunz e Mentrel, 1903), l'etindiolato di stronzio (Roederer, 1906) e di litio, rubidio e cesio (Pearson, 1933).[4]
La struttura di questi sali venne però definita solo nel 1963 da Werner Büchner ed E. Weiss.[5][6]
Gli acetilendiolati possono venir preparati anche facendo reagire il monossido di carbonio con i corrispondenti metalli in ammoniaca liquida, a bassa temperatura.[4]
I sali dell'acetilendiolo reagiscono violentemente con l'ossigeno dell'aria, l'acqua, agli alogeni, gli alogenuri, gli alcoli e qualsiasi sostanza con proprietà acide.[7]
Complessi
[modifica | modifica wikitesto]Lo ione etindiolato (O-C≡C-O)2- può formare complessi come [TaH(HOC≡COH)(dmpe)2Cl]+Cl− (dmpe = bis(1,2-dimetilfosfin)etano).[8] Sono conosciuti altri composti di coordinazione contenenti lo ione etindiolato, anche se non direttamente derivanti dall'etindiolo. Un esempio è il diisopropossietino (CH3)2HC-O-C≡C-O-CH(CH3)2 e il di(tert-butossi)etino (CH3)3C-O-C≡C-O-C(CH3)3.[9]
L'etindiolato assieme ad altri cationi come il deltato (C3O32-) e lo squarato (C4O42-) vengono ottenuti per rimozione di gruppo CO dai composti di coordinazione in cui sono contenuti.[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Johan K. Terlouw, Peter C. Burgers, Ben L. M. van Baar, Thomas Weiske, and Helmut Schwarz (1986), The Formation in the Gas Phase of HO-CC-OH, H2N-CC-NH2, H2N-CC-OH and related Compounds by Selective Reduction of their Cations Archiviato il 19 luglio 2011 in Internet Archive., Chimia, volume 40, pagine 357–359.
- ^ Günther Maier, Christine Rohr, Ethynediol: Photochemical Generation and Matrix-spectroscopic Identification (abstract), in Liebigs Annalen, vol. 1996, n. 3, 2006, pp. 307–309, DOI:10.1002/jlac.199619960303. URL consultato il 24 agosto 2012.
- ^ Justus Liebig (1834), Annalen der Chemie und Pharmacie, volume 11, p. 182. Cited by Raymond N. Vrtis et al (1988), JACS p. 7564.
- ^ a b T. G. Pearson (1933), Carbonyls of Lithium, Rubidium and Caesium. Nature, volume 131, pp. 166–167 (04 February 1933).
- ^ E. Weiss, W. Büchner, Zur Kenntnis der sogenannten «Alkalicarbonyle» I Die Kristallstruktur des Kalium-acetylendiolats, KOC≡COK., in Helvetica Chimica Acta, vol. 46, n. 4, 1963, pp. 1121–1127, DOI:10.1002/hlca.19630460404. URL consultato il 24 agosto 2012.
- ^ E. Weiss, W. Büchner, Zur Kenntnis der sogenannten Alkalicarbonyle. II. Die Kristallstrukturen des Rubidium- und Caesium-acetylendiolats, RbOC≡CORb und CsOC≡COCs., in Zeitschrift für anorganische und allgemeine Chemie, vol. 330, n. 5-6, 1964, pp. 251–258, DOI:10.1002/zaac.19643300504. URL consultato il 24 agosto 2012.
- ^ Charles Kenneth Taylor (1982), The Chemical Behavior of the Alkali Metal Acetylenediolates. Thesis, Pennsylvania State University; also Technical Memo A642321, Penn State University Park Applied Research Lab. 227 pages.
- ^ Raymond N. Vrtis, C. Pulla. Rao, Simon G. Bott, Stephen J. Lippard, Synthesis and stabilization of tantalum-coordinated dihydroxyacetylene from two reductively coupled carbon monoxide ligands, in Journal of the American Chemical Society, vol. 110, n. 22, 1988, pp. 7564–7566, DOI:10.1021/ja00230a062. URL consultato il 24 agosto 2012.
- ^ Anna Bou, Miquel A. Pericàs, Félix Serratosa, Diisopropoxy- and di-tert-butoxyethyne, in Tetrahedron, vol. 37, n. 7, 1981, pp. 1441–1449, DOI:10.1016/S0040-4020(01)92464-0. URL consultato il 24 agosto 2012.
- ^ Alistair S. Frey, F. Geoffrey N. Cloke, Peter B. Hitchcock, Iain J. Day, Jennifer C. Green, Georgina Aitken, Mechanistic Studies on the Reductive Cyclooligomerisation of CO by U(III) Mixed Sandwich Complexes; the Molecular Structure of [(U(η-C8H6{Si'Pr3-1,4}2)(η-Cp*)]2(μ-η1:η1-C2O2), in Journal of the American Chemical Society, vol. 130, n. 42, 2008, pp. 13816–13817, DOI:10.1021/ja8059792. URL consultato il 24 agosto 2012.
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