Antonino Madonia, detto anche Nino (Palermo, 14 settembre 1952), è un mafioso italiano, boss mafioso della famiglia di Resuttana e condannato a 7 ergastoli come responsabile di vari omicidi.
Primogenito del boss di Cosa nostra Francesco Madonia, capo storico del mandamento di Resuttana, morto in carcere a Napoli nel 2007 e uno dei maggiori alleati dei Corleonesi. Anche i fratelli di Antonino appartengono alla stessa famiglia mafiosa: Giuseppe il secondogenito, Salvatore detto "Salvino" e Aldo, il più piccolo dei fratelli, di professione farmacista.
I delitti
[modifica | modifica wikitesto]È il responsabile materiale di numerosi delitti, molti dei quali inseriti nel contesto della seconda guerra di mafia (1981 - 1984), come gli omicidi di Stefano Bontate, Salvatore Inzerillo e Rosario Riccobono[1], ma anche quelli di personaggi legati alla politica e alle istituzioni, tra cui figurano:
- del medico chirurgo Sebastiano Bosio;
- quello del Segretario regionale del PCI e parlamentare Pio La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo;
- della strage della circonvallazione, in cui vennero massacrati il boss detenuto Alfio Ferlito insieme ai tre carabinieri della scorta, Salvatore Raiti, Silvano Franzolin e Luigi Di Barca, e all'autista civile Giuseppe Di Lavore;
- del prefetto di Palermo Carlo Alberto dalla Chiesa, assassinato insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all'agente di scorta Domenico Russo;
- della strage di via Giuseppe Pipitone Federico, in cui morirono il capo dell'ufficio istruzione della procura di Palermo, il giudice Rocco Chinnici, i due carabinieri di scorta (il maresciallo Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Bartolotta) e il portiere dello stabile in cui il giudice abitava, Stefano Li Sacchi, fatti saltare in aria con un'autobomba imbottita di tritolo;
- e del Vice Capo della Squadra Mobile di Palermo Ninni Cassarà, assassinato insieme all'agente di polizia e suo collaboratore Roberto Antiochia.
- della strage di Pizzolungo, che aveva come obiettivo il giudice Carlo Palermo, il quale rimase illeso, ma che uccise gli innocenti Barbara Rizzo e i figli Giuseppe e Salvatore Asta, gemelli di 6 anni[2][3].
Inoltre è stato condannato anche per il fallito attentato all'Addaura del giugno 1989[4] e implicato come possibile esecutore materiale dell'omicidio di Piersanti Mattarella[5].
Madonia faceva parte di un gruppo di fuoco formato da killer spietati che agiva sotto le direttive di Totò Riina. Di quel gruppo facevano parte anche Giuseppe Giacomo Gambino, Pino Greco detto Scarpuzzedda, Mario Prestifilippo, Filippo Marchese, i fratelli Antonino e Giuseppe Marchese, Giuseppe Lucchese, Giovanbattista Pullarà, Vincenzo Puccio, Calogero Ganci e altri.
L'ascesa al potere e l'arresto
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1971 Madonia (appena diciottenne) e il padre Francesco vennero arrestati perché vennero trovati nel fondo Gravina di Pallavicino (di sua proprietà) 400 candelotti di dinamite, alcuni dei quali vennero utilizzati negli attentati dinamitardi contro enti e uffici pubblici di Palermo durante la notte di Capodanno del 1970[6][7][8].
Nel 1984 dopo le rivelazioni dei collaboratori di giustizia Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno fu raggiunto da un mandato di cattura per associazione mafiosa: secondo le indagini dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Nino Madonia risiedeva a Costanza, in Germania, dove era collegato con il finanziere Vito Roberto Palazzolo nel riciclaggio dei narco-dollari della "Pizza connection[9][10]". Venne condannato a 15 anni di reclusione nel maxi-processo di Palermo.
Nel maggio del 1987 viene arrestato insieme al padre e al fratello Giuseppe[11]. Uscito di galera dopo solo un anno, l'allora capo di Cosa nostra Totò Riina gli affida la reggenza del mandamento del quartiere Resuttana di Palermo al posto del padre ormai carcerato.
Nel dicembre del 1989 la polizia arrestò Madonia in un appartamento di via Mariano d'Amelio (dove tre anni dopo avvenne la famosa strage) nel quale fu ritrovato un libro mastro delle estorsioni recapitate a circa 150 imprenditori[12][13]. La lista includeva i nomi di auto-saloni, boutique, ristoranti e piccole fabbriche le cui estorsioni variano dalle 150.000 lire a 7 milioni di lire. Nessuno di coloro i cui nomi erano riportati nella lista degli estorti aiutò gli investigatori a individuare l'identità degli estorsori[14][15]. Da allora si trova in carcere dove deve scontare una serie di condanne all'ergastolo per omicidio plurimo di stampo mafioso.
Nel 2008 ci fu una forte polemica riguardo alla revoca del regime di cui all'articolo 41bis a cui era sottoposto in funzione anche del fatto che durante gli anni di detenzione e malgrado le restrizioni cautelari la famiglia Madonia non ha mai smesso di gestire i propri affari illeciti e ad avere rapporti con Cosa nostra almeno fino al 2006 quando ne fu arrestato il capo Bernardo Provenzano. Al riguardo ci fu un'indagine in quella che è stata chiamata operazione Rebus (condotta dai carabinieri) conclusasi nel 2009 e che ha visto i Madonia a nuovi capi di imputazione assieme a dei complici[16].
Il 19 marzo 2021 viene condannato all’ergastolo dal GUP di Palermo Alfredo Montalto per l'omicidio di Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio[17][18][19].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Giampaolo Tucci, «A questo cornuto dovevamo sparare» E la Cupola decise di uccidere libero Grassi (PDF), su archivio.unita.news, L'Unità, 10 marzo 1993, p. 9.
- ^ Rino Giacalone, Pizzolungo: i misteri di una strage (PDF), su carlopalermo.net, Mensile "S" n. 112, Ottobre 2018.
- ^ Pizzolungo, la strage degli impuniti - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 13 giugno 2001. URL consultato il 22 giugno 2020.
- ^ Cinque condanne e risarcimento per il fallito attentato dell'Addaura - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 28 ottobre 2000. URL consultato il 5 aprile 2022.
- ^ Omicidio Piersanti Mattarella. Repici: Il killer è Nino Madonia. Ma mai processato, su Antimafia Duemila, 5 gennaio 2022.
- ^ Quando la mafia piazzò cinque bombe nella notte di Capodanno del 1971, su PalermoToday, 16 marzo 2020. URL consultato il 21 aprile 2021.
- ^ Bruno Contrada e Letizia Leviti, La mia prigione: Storia vera di un poliziotto a Palermo, Marsilio, 17 ottobre 2010, ISBN 978-88-317-3426-4. URL consultato il 21 aprile 2021.
- ^ I BOSS A CACCIA DI ALIBI NELLE ORE DELLA STRAGE - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 29 maggio 1992. URL consultato il 16 aprile 2021.
- ^ «Così ho investito i soldi dei boss», su L'Espresso, 16 aprile 2015. URL consultato il 22 aprile 2021.
- ^ Blog | Il Sudafrica è campione del mondo/2: la corte di Vito Roberto Palazzolo e i miliardi all’ombra dei boss, su Guardie o ladri, 15 giugno 2010. URL consultato il 22 aprile 2021.
- ^ PALERMO, BOSS FINISCE IN CARCERE TRADITO DAL LIBRO PAGA DELLA MAFIA - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 31 dicembre 1989. URL consultato il 22 aprile 2021.
- ^ Stille, Excellent Cadavers, p. 346-47
- ^ COSI' 800 COMMERCIANTI PAGAVANO IL PIZZO AI BOSS - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it, 10 aprile 1993. URL consultato il 16 aprile 2021.
- ^ A Bullet For a Businessman, Business Week, 4 novembre 1991 Archiviato il 1º dicembre 2004 in Internet Archive.
- ^ Paoli, Mafia Brotherhoods, p. 169
- ^ Impartivano ordini dal carcere duro Cinque arresti nel clan Madonia - Corriere della Sera, su www.corriere.it, 17 aprile 2009. URL consultato il 21 aprile 2024.
- ^ Ergastolo al boss Nino Madonia: dopo 32 anni la sentenza per l'omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, su Il Fatto Quotidiano, 19 marzo 2021. URL consultato il 21 aprile 2024.
- ^ AGI-Agenzia Italia, Il boss Nino Madonia è stato condannato all'ergastolo per il delitto Agostino, su www.agi.it, 19 marzo 2021. URL consultato il 21 aprile 2024.
- ^ Massimo Gramellini, IL RASOIO DELLA GIUSTIZIA, 20 marzo 2021, Corriere della Sera, pag. 1.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Palermo boss finisce in carcere tradito dal libro paga della mafia, su ricerca.repubblica.it.
- Revocato 41 bis a Antonino Madonia, su antimafiaduemila.com.