Anthony van Diemen talvolta citato anche come anche Antonie, Antonio, Anton o Antonius (Culemborg, 1593 – Batavia, 19 aprile 1645), governatore generale delle Indie orientali olandesi.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque nei Paesi Bassi, figlio di Meeus Anthonisz van Diemen[1] e Christina Hoevenaar. Nel 1616 si trasferì ad Amsterdam, nella speranza di accrescere la sua fortuna come mercante, ma ben presto fu dichiarato fallito. Dopo un anno divenne un servitore della Compagnia olandese delle Indie orientali e salpò per Batavia (oggi Giacarta), capitale delle Indie orientali olandesi. Durante il viaggio, l'imbarcazione della classe East Indiaman, Mauritius, fece casualmente scalo su una costa sconosciuta dell'Australia.[2]
Il governatore Jan Pieterszoon Coen trovò in van Diemen le doti di un funzionario di talento e nel 1626 lo nominò Direttore Generale del Commercio e membro del Consiglio per le Indie. Nel 1630 sposò Maria van Aelst. Un anno dopo tornò nei Paesi Bassi come ammiraglio sulla nave Deventer.
Durante il viaggio verso le Indie, nel 1633, Van Diemen avvistò e chiamò l'isola Amsterdam, dal nome della sua nave dell'epoca, Nieuw Amsterdam.
Nel 1635 fu nominato governatore generale delle Indie orientali olandesi e la sua nomina entrò in vigore il 1º gennaio 1636. I nove anni di Van Diemen come governatore generale furono di successo e importanti sia per la colonia che per il successo commerciale della Compagnia Olandese delle Indie orientali. Dedicò gran parte delle sue energie all'espansione del potere della compagnia in tutto il sud-est asiatico. Sotto il suo governo si stabilì il potere olandese a Ceylon (oggi Sri Lanka) via Trincomalee.[3]
Van Diemen è ricordato soprattutto per i suoi sforzi per promuovere l'esplorazione della "Grande Terra del Sud" (Australia), che portarono a "gli ultimi e più ambiziosi viaggi olandesi del secolo".[4] Il primo viaggio sotto la sua energica amministrazione fu intrapreso entro tre mesi dal suo arrivo a Batavia; partendo dalla penisola di Capo York le sue navi dovevano tracciare le coste sconosciute, ma l'impresa finì con un fallimento, quando il suo comandante fu ucciso dagli indigeni della Nuova Guinea, e le navi tornarono indietro. Nel 1639 commissionò due viaggi al nord, alla ricerca delle "Isole Oro e Argento" che i rapporti spagnoli collocavano nel Pacifico settentrionale ad est del Giappone, e inviò Maarten Gerritsz Vries ad esplorare le coste della Corea e della "Tartaria"; anche questi tornarono senza ottenere risultati.[4] Imperterrito, Van Diemen incaricò Francoijs Visscher di elaborare un piano per nuove scoperte. Visscher tracciò tre diverse rotte e van Diemen decise, nell'agosto del 1642, di inviare Abel Janszoon Tasman, accompagnato da Visscher, alla ricerca della Great South Land, che Tasman avrebbe presto soprannominato "Nieuw Holland".
Nel novembre 1642, in direzione est da Mauritius alla latitudine 44 e mancando la costa meridionale del continente australiano, Tasman avvistò terra in quella che oggi è la costa occidentale dell'isola di Tasmania, e seguì la costa meridionale a est. Tasman inviò un gruppo a terra a Blackman Bay, sulla penisola di Tasman, che piantò una bandiera e incontrò alcuni abitanti. Credendo di aver trovato un vasto territorio, Tasman lo chiamò Terra di Van Diemen in onore del suo patrono.[5]
Van Diemen è anche commemorato nel Golfo di Van Diemen, sulla costa dell'Australia settentrionale. Commissionò ad Abel Tasman un ulteriore viaggio nel 1644, ma morì nel 1645 a Batavia, nelle Indie orientali olandesi. La compagnia concesse a sua moglie un'elevata pensione e lei si ritirò nei Paesi Bassi.
Il suo nome è perpetuato nel nome del punto più occidentale dell'Isola del Nord della Nuova Zelanda, Cape Maria van Diemen, nominato da Tasman nel 1643, e da Maria Island al largo della costa orientale della Tasmania. È una delle uniche due località geografiche della Nuova Zelanda ad avere il nome dato loro da Tasman, l'altra è Isole dei Tre Re.
Van Diemen diede anche il suo nome a Fort Antonio nell'odierno Distretto di Tamsui alla foce del fiume Tamsui nel nord di Taipei, Taiwan, che fu costruito dagli olandesi sul sito di un forte spagnolo abbandonato in un'area storica ora conosciuta come Forte Santo Domingo, il cui nome causa una continua confusione sul nome effettivo dell'edificio principale del forte insieme alle sue origini olandesi.
Nel 1842 il velenoso genere Demansia dell'Australia e di Papua meridionale, l'elapido "serpente frusta", fu chiamato in onore di van Diemen da John Edward Gray del British Museum di Londra.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Diemen è una piccola città nei pressi di Amsterdam.
- ^ A quanto pare il gruppo sbarcò brevemente sulla penisola che termina a Northwest Cape, secondo Miriam Estensen, Discovery: The Quest for the Great South Land (1998 p. 167).
- ^ Sinnapah Arasaratnam, Francois Valentijn's Description of Ceylon, London, The Hakluyt Society, 1978, ISBN 0904180069.
- ^ a b Ronald S. Love, Maritime Exploration in the Age of Discovery, 1415-1800 (2006 p. 99).
- ^ Il nome "Terra di Van Diemen" fu mantenuto quando iniziò l'insediamento britannico nel 1803. Divenne sinonimo di orrore in Inghilterra a causa della gravità dei suoi insediamenti di detenuti come Port Arthur e Macquarie Harbour Penal Station. Il nome aveva acquisito un tale odio che quando divenne colonia autonoma nel 1855, uno dei primi atti della nuova legislatura fu di cambiarne il nome in Tasmania. "La Tasmania fu preferita, perché la Terra di Van Diemen era associata, tra tutte le nazioni, alla schiavitù e al senso di colpa" osservò John West all'inizio della sua History of Tasmania (Launceston: Dowling) 1852, vol I p. 4). Ma il vecchio nome rimase per molti anni: i tasmaniani erano indicati come vandemoniani fino all'inizio del secolo.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Van der Kraan, Alfons. "Anthony van Diemen: From Bankrupt to Governor-General, 1593-1636", The Great Circle: Journal of the Australian Association of Maritime History, 26.2, (2004:3-23).
- Van der Kraan, Alfons. "Anthony van Diemen: Patron of Discovery and Exploration, 1636-45", The Great Circle, Journal of the Australian Association of Maritime History, 27.1, (2005:3-33).
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Anthony van Diemen
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Van Diemen, Anton, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Adriano H. Luijdjens, DIEMEN, Anton van, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1931.
- (EN) Anthony van Diemen, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 95409006 · ISNI (EN) 0000 0000 7331 3201 · CERL cnp01179962 · LCCN (EN) no2009205485 · GND (DE) 138781958 · BNF (FR) cb162131743 (data) · J9U (EN, HE) 987007330201605171 |
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