Alfa Romeo Lynx | |
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L'Alfa Romeo Lynx montato sul Breda Ba.19 conservato presso il Museo dell'Aeronautica Gianni Caproni di Trento. | |
Descrizione generale | |
Costruttore | Alfa Romeo |
Tipo | motore radiale |
Numero di cilindri | 7 |
Alimentazione | carburatore Memini Avio N.65 |
Schema impianto | |
Cilindrata | 12,4 l |
Alesaggio | 127 mm |
Corsa | 146 mm |
Distribuzione | OHV 2 valvole per cilindro |
Combustione | |
Combustibile | benzina |
Raffreddamento | ad aria |
Compressore | ventola mescolatrice radiale |
Uscita | |
Potenza | 215 CV (158 kW) al decollo |
Dimensioni | |
Lunghezza | 988 mm |
Diametro | 1.143 mm |
Rapporti di compressione | |
Rap. di compressione | 5:1 |
Note | |
di derivazione Armstrong Siddeley Lynx | |
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L'Alfa Romeo Lynx era un motore aeronautico radiale a 7 cilindri a singola stella prodotto negli anni trenta dall'azienda italiana Alfa Romeo di Milano. Era una versione derivata dall'Armstrong Siddeley Lynx, costruito su licenza della britannica Armstrong Siddeley.
Nel periodo che va dal 1930 al 1934 ne furono realizzati 450 esemplari.
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]I cilindri erano in acciaio e le alette erano ricavate dal blocco. Le teste dei cilindri erano in alluminio fuso, avvitate a caldo e le sedi per le valvole erano riportate, in bronzo d'alluminio.
L'albero a gomito era fucinato in un unico pezzo, a un solo gomito, con contrappesi di bilanciamento.
La biella madre era in due pezzi, con cuscinetto antifrizione, sulla quale erano posizionati gli spinotti delle sei bielle secondarie, cave.
La distribuzione avveniva su due valvole (una per l'aspirazione, una per lo scarico), azionate da aste e bilancieri comandati da un tamburo con tre camme.
La lubrificazione sotto pressione era assicurata da una pompa a ingranaggi a doppio corpo: uno per la mandata e l'altro per il recupero.
L'alimentazione era tramite un carburatore verticale Memini Avio N.65 e la miscela veniva inviata al condotto di distribuzione da una ventola calettata sull'albero motore.
L'accensione avveniva grazie a due magneti Marelli MF 7, su due candele per ciascun cilindro e il circuito d'accensione era completamente schermato.[1]
Velivoli utilizzatori
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Jotti da Badia Polesine, Annuario dell'Aeronautica Italiana, Milano, Libreria Aeronautica, 1934, pag.nn.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Archivio Storico Alfa Romeo - Volume II. Torino, novembre 1998.