Coordinate: 42°06′02″N 13°00′27″E

Vivaro Romano

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Vivaro (disambigua).
Vivaro Romano
comune
Vivaro Romano – Stemma
Vivaro Romano – Bandiera
Vivaro Romano – Veduta
Vivaro Romano – Veduta
L'abitato di Vivaro Romano visto dai resti del Castello Borghese
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Lazio
Città metropolitana Roma
Amministrazione
SindacoBeatrice Sforza (lista civica) dal 5-6-2016
Territorio
Coordinate42°06′02″N 13°00′27″E
Altitudine757 m s.l.m.
Superficie12,50 km²
Abitanti153[1] (01-01-2024)
Densità12,24 ab./km²
Comuni confinantiCarsoli (AQ), Oricola (AQ), Orvinio (RI), Pozzaglia Sabina (RI), Turania (RI), Vallinfreda (RM)
Altre informazioni
Cod. postale00020
Prefisso0774
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT058113
Cod. catastaleM095
TargaRoma
Cl. sismicazona 2B (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona E, 2 855 GG[3]
Nome abitantivivaresi
Patronosan Biagio
Giorno festivo3 febbraio
PIL procapite(nominale) 16 504,55
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Vivaro Romano
Vivaro Romano
Vivaro Romano – Mappa
Vivaro Romano – Mappa
Posizione del Comune di Vivaro Romano nella città metropolitana di Roma Capitale
Sito istituzionale

Vivaro Romano (U Juaru in dialetto vivarese), conosciuto ufficialmente come Vivaro fino al 1872,[4] è un Comune montano italiano di 153 abitanti (alla data del 01-01-2024) della Città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio, al confine con l'Abruzzo.

Alla data del 1º gennaio 2024, sulla base della sua popolazione, è il Comune meno abitato della Città metropolitana di Roma Capitale e il terzo di tutta la Regione Lazio, dopo Marcetelli e Micigliano.[5]

Geografia fisica

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La Piana del Cavaliere vista da Oricola con Vivaro Romano sullo sfondo.

Il Comune è arroccato su uno sperone di roccia chiamato Colle Gennaro,[6] propaggine del monte Croce (1.080 m s.l.m.) uno dei rilievi della catena dei monti Lucretili (o monti Lucretini), vicino al confine geografico orientale del Lazio con l'Abruzzo e la Provincia dell'Aquila e affacciato sulla vicina Piana del Cavaliere.

Il territorio comunale è caratterizzato per la presenza di numerose fonti sorgive, alla base della sua fondazione e usate ancora oggi per l'approvvigionamento idrico comunale.

  • Classificazione climatica: zona E, con 2.855 gradi giorno e 14 ore di accensione giornaliera massima degli impianti di riscaldamento dal 15 ottobre al 15 aprile.[7]

Origini ed età romana

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Il territorio dell'attuale Comune di Vivaro Romano fu abitato dagli Equi sin dall'VIII secolo a.C. e proprio dalla storia di questo popolo con i vicini romani nasce l'abitato. Fu in particolare intorno al 302 a.C. che gli Equi, attaccata la colonia romana di Alba Fucens e provocando così uno scontro con la Repubblica Romana, si videro assoggettati alla neonata colonia di Carsioli (o Carseoli).[8]

Con la fondazione della colonia fa la comparsa per la prima volta il nome latino di Vivarium, per il quale esistono due possibili derivazioni: la prima deriverebbe dal significato del latino vivarium come luogo dove mantenere le bestie feroci,[9] ovvero come luogo dove si svolgeva l'intensa attività di allevamento che nutriva la colonia; la seconda e più accreditata deriverebbe dall'enorme quantità di fonti sorgive che arricchisce la zona di Vivaro Romano ancora oggi, tra cui la fonte di San Benedetto ('a Fonte 'e Santu Binjittu in vivarese) che Carseoli sfruttò con la costruzione di una grande acquedotto.[10]

Veduta aerea di Vivaro Romano dalla strada che collega l'abitato al Comune di Vallinfreda.

Vivaro seguì quindi le vicissitudini dell'impero romano; dopo le invasioni barbariche divenne parte del longobardo Ducato di Spoleto. Intorno all'XI secolo entrò nei domini dell'importante Abbazia di Farfa; compare infatti per la prima volta in un documento dei Registri Farfensi come donazione all'Abbazia nel 1012 da parte di tale Transarico figlio di Mainfredo.[11] Tale possedimento fu confermato dall'imperatore Enrico VI di Svevia nel 1118.

Durante il feudalesimo sul paese si avvicendarono diverse signorie: dal XIV secolo spettò agli Orsini, che incominciarono la costruzione del castello nel 1440; a questi successero i Brancaleone intorno al 1474[12], i Cenci, i Vitelli, i Ceuli. Da un documento del novembre 1525 risulta che il signore di Vivaro, Alimonte Brancaleoni, difese con successo il suo privilegio sul paese in una complicata controversia ereditaria contro i Cherubini e i Coppari. In seguito a tali eventi gli abitanti del borgo si costituirono in communitas o universitas, cercando di mantenere la loro indipendenza dai signori del castello, forma associativa che dura ancora oggi grazie all'università agraria, costituita in modo ufficiale nel 1907.[13]

Il Principato dei Borghese

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Il 17 novembre 1609 Papa Paolo V Borghese acquistò il feudo a vantaggio del nipote Marcantonio II Borghese, figlio di Giovanni Battista Borghese, principe di Vivaro, segnando la trasformazione del feudo in un Principato.[14][15]

Nel 1656 il borgo fu duramente colpito dalla pestilenza, tanto che da una popolazione di 600 persone circa si arrivò a 182 vivaresi[16] con una mortalità di quasi il 70%.[17]

Con l'inasprirsi dei rapporti tra lo Stato Pontificio e Napoleone, Vivaro fu coinvolta negli eventi legati alla fuga del Papa e la neonata Repubblica Romana, una delle repubbliche sorelle filo-francesi. Contro di questa Vivaro iniziò una resistenza, dopo l'uccisione nella vicina Macchia del Sèsera di un componente del corpo d'insorgenti;[18] guidata dal fabbro-ferraio Mastro Lavinio Ferruzzi,[19] al quale è oggi dedicata una delle vie principali del borgo, gli insorgenti si asserragliarono nel castello; attaccati dall'esercito francese più volte e presi dalla fame, alla fine la popolazione fu ospitata dalla vicina comunità di Vallinfreda mentre i volontari rimasti, 25 uomini capitanati dal fabbro,[18] resistettero fino a venire sopraffatti dall'esercito francese.[20]

A seguito di questi eventi, gli stessi abitanti di Vivaro decisero di distruggere completamente il castello vendendone i materiali, tanto che il Principe all'epoca titolare della proprietà, Marcantonio IV Borghese, se ne lamenta in una notifica ufficiale del 6 luglio 1799.[12][21]

Con la Restaurazione seguita al Congresso di Vienna, Papa Pio VII Chiaramonti elevò il borgo a Comune,[22] sembra come compenso per la resistenza opposta dai vivaresi all'esercito dei francesi.

A metà dell'Ottocento, Vivaro fu ovviamente attraversata dal movimento del Risorgimento italiano, tanto che accolse per qualche giorno i volontari di Giuseppe Garibaldi dopo gli esiti della battaglia di Mentana, quando Parroco e Priore del Comune era Camillo di Pietro padre del futuro Cardinale Angelo Di Pietro.[22] Alla guida della comunità vivarese si pose Gio. Giacomo Cerini che viene ricordato per aver innalzato l'Albero della Libertà e poi divenuto anche parte della Giunta provvisoria comunale, presieduta da Giuseppe Mazzetti.[23]

Nel 1902 il Cardinale Angelo di Pietro, vivarese di nascita, affrancò il Comune di Vivaro dal debito che ancora aveva nei confronti dei Borghese, prendendo tutti i possedimenti dell'ex feudo e lasciandoli ai vivaresi stessi che ancora oggi lo amministrano attraverso l'università agraria.[24]

Lo stemma comunale.

Lo stemma e il gonfalone del Comune sono stati concessi con il Decreto del Presidente della Repubblica del 28 maggio 2010.[25]

«D'oro, al cespo di rose canine di verde, fiorito di nove di azzurro, gli steli accollati in punta dalla vipera di verde, allumata e linguata di rosso, con la testa in banda e la coda in sbarra poste a destra. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante, d'oro, la scritta in lettere maiuscole, di nero: communitas vivarii 1807. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo di verde con la bordatura di giallo.

La rosa canina è un fiore tipico delle montagne della zona. L'immagine di una vipera può essere collegata all'errata interpretazione dell’origine del nome del paese quale corruzione di Viprarius, ossia "paese delle vipere".[26]

Monumenti e luoghi d'interesse

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Architetture religiose

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Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di San Biagio (Vivaro Romano).

È la chiesa principale di Vivaro Romano,[27] frutto di una ricostruzione totale avvenuta nel 1910 sulla chiesa medioevale precedente. Nei documenti storici appare per la prima volta nel 1505, nella nota delle Decime che la chiesa doveva al Vescovo di Tivoli,[28] tuttavia si ritiene probabile la sua esistenza sin dai tempi dell'incastellamento del Castrum.

Il culto a S. Antonio di Padova è presente nel paese sin dal 1609,[29] con un'immagine all'altare della Madonna nella chiesa parrocchiale di San Biagio. La chiesa votiva tuttavia è molto più recente e la sua costruzione fu promossa dalla fratellanza dedicata al Santo, presente nel paese almeno dal 1896, con inizio dei lavori il 29 agosto 1928 e benedizione il 30 giugno 1929. La cappella è estremamente semplice, grande 6x5 metri e dotata sui lati di grandi finestre per permettere di seguire le funzioni religiose anche rimanendo all'esterno. Un grande lampadario in ferro battuto pende dal soffitto e una nicchia nella parete di fondo ospita la statua del Santo.

Santuario di Maria Santissima Illuminata

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Di fondazione incerta, da ricercare nel XIII secolo,[30] dato che il santuario viene citato per la prima volta nel 1282 in una bolla papale, sorge sul colle di Santa Maria a 3 km dal paese ed era legato alla presenza di un piccolo convento, abolito intorno al 1653 con il Decreto della Sacra Congregazione, relativo alla soppressione dei piccoli conventi.[30]

Il culto dell'Illuminata è legato a una leggenda miracolosa, secondo la quale il dipinto fu trovato da un pastore richiamato da una luce sfolgorante - da cui l'appellativo Illuminata;[31] riportato al paese, il dipinto venne miracolosamente ritrovato per due volte nel luogo della scoperta, segno che quello doveva essere il luogo della sua definitiva dimora.

A ricordo di tale evento si è storicamente svolta una processione, in passato il 5 agosto durante la mattina che nel 1962 il parroco Don Angelo Matini convinse a spostare alla sera della vigilia,[32] con fiaccole e torce che dal Santuario accompagna la Madonna in Paese.

Intorno agli inizi del XX secolo il Santuario fu sottoposto a un restauro complessivo per merito del Cardinale Angelo Di Pietro[33] ed è durante un restauro del dipinto che fu portato alla luce sotto l'immagine seicentesca della Vergine Maria un'immagine molto più antica.

A seguito di un furto avvenuto intorno agli anni '80 fu creata una copia del dipinto, che prese il posto del dipinto trafugato.

Architetture civili

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Fontanile di Piazza della Peschiera

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L'amministrazione comunale nel 1911 fece ricostruire il grande fontanile monumentale di acqua pubblica come servizio agli abitanti in luogo del precedente fontanile fatto costruire intorno alla metà del XIX secolo.[34] Si compone di un abbeveratoio e una lunga panca in pietra con in alzato lo stemma comunale e una targa a ricordo dell'evento.

Conosciuto con il nome di Mola, trattasi di un antico mulino della famiglia vivarese De Angelis costruito nella seconda metà del 1800, funzionante fino ai primi anni del secondo dopoguerra e oggetto di un restauro conservativo nel 2024 nell'ambito del PNRR italiano.[35]

Particolarmente interessante a livello locale per il suo sistema di funzionamento: le macchine utili alla macinazione delle granaglie erano infatti azionate grazie all'energia cinetica verticale dell'acqua, che dalla fonte sorgiva di San Benedetto passa come ruscello ad alimentare un bacino artificiale – la Refòta in dialetto locale – posizionata accanto al mulino e a una quota più alta di circa 3 metri; dal bacino artificiale le macchine venivano azionate lasciando muovere l'acqua con un movimento "a cascata".[36][37]

Appartenente alla stessa famiglia De Angelis, è situato a valle del primo mulino, a quota 590 m s.l.m., lungo lo stesso ruscello,[38] in modo da sfruttarne lo stesso meccanismo. Anche questo oggi non è più utilizzato anche se la località dove si trova viene chiamata ancora oggi con il nome del mulino.

  • Cavea teatrale.
  • Portale seicentesco del Castello.

Architetture militari

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La Torretta del Castello Borghese sul sentiero che porta al secondo piano del Museo Castrum Vivarii.

Castello Borghese

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Lo stesso argomento in dettaglio: Castello Borghese (Vivaro Romano).

La presenza di un primo castello va fatta risalire ai tempo del Regno Longobardo, anche se compare per la prima volta solo nel 1012, come proprietà della potente Abbazia di Farfa[39] e risulta distrutto intorno al 1048. Quando Vivaro entra a far parte delle proprietà della famiglia Orsini risulta ricostruito e allargato, con la costruzione delle mura difensive per l'abitato, un palazzo baronale e all'interno di questo una cappella a S. Michele. Intorno al XVII secolo, durante il Principato della famiglia Borghese, il castello viene arricchito di un portale d'ingresso che ne sancisce la mutata funzione, da infrastruttura militare a palazzo nobiliare, anche se sarà di nuovo utilizzato a scopo difensivo durante un'insorgenza civile nel 1799 a seguito del quale gli stessi abitanti di Vivaro decisero di distruggerlo completamente.

Oggi ospita il piccolo museo locale Castrum Vivarii ed è utilizzato per lo svolgimento di eventi, nonché come grande giardino al centro dell'abitato.

Aree naturali

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Evoluzione demografica

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Evoluzione storica
Anno Popolazione Fonte
1656 182 [17]
1681 439 [40]
1982 242 [41]
1985 199
1995 244 [42]
2005 199 [43]
2006 211
2010 194
2015 171
2020 156 [44]

Abitanti censiti[45]

Etnie e minoranze straniere

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Secondo i dati ISTAT[46] al 31 dicembre 2023 la popolazione straniera residente era di 13 persone di cui 6 maschi e 7 femmine. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano al 31 dicembre 2015:[47]

Tradizioni e folclore

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  • Festa di San Biagio Vescovo e Martire, patrono della città, il 3 febbraio.
  • Lunedì dell'Angelo, una processione accompagna l'effigie della Santa verso il Santuario di Maria Santissima Illuminata.
  • Festa di Maria Santissima Illuminata, durante il quale si svolgono vari festeggiamenti:
    • Il 4 agosto una processione con fiaccolata serale riporta l'effigie di Maria dal Santuario alla chiesa parrocchiale di San Biagio;
    • Il 5 agosto breve processione all'interno del paese e concerto bandistico serale;
    • Il 6 agosto una processione per il paese e successiva messa alla piazza vecchia del paese (Piazza della Peschiera) con l'effigie della Santa e le statue delle vecchie confraternite religiose raffiguranti i diversi compatroni della città. Infine alla sera è tradizione che i festeggiamenti si concludano con uno spettacolo pirotecnico.
  • Commemorazione civile e benedizione dei caduti vivaresi di tutte le guerre con autorità civili, militari e religiose al monumento ai caduti e al monumento in onore dell'appuntato Ippolito Cortellessa, il 6 agosto.

Istituzioni, enti e associazioni

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Università Agraria

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Costituitasi in modo ufficiale con verbale di atto firmato il 19 settembre 1907,[13] l'università agraria di Vivaro Romano amministra e gestisce il dominio collettivo destinato ad uso pubblico di circa 978,96 ha,[48] di cui il 56% circa destinato a pascolo e coltivazioni e il restante di tipo forestale, con boschi di castagno, cerro, orniello, carpino nero e roverella. Ha la sua sede in vicolo della Paglia 4, in prossimità della piazza del paese ed è dotata di uno proprio stemma, costituito come si legge nello statuto:[49]

«Da uno scudo con all'interno un aratro sormontato da una zappa, una falce, una vanga, tenuti insieme da un fiocco tricolore.»

A Vivaro Romano è presente la sola chiesa parrocchiale di San Biagio, facente parte della quarta vicaria della diocesi di Tivoli.[50] Sono presenti poi un Santuario dedicato a Maria Santissima Illuminata e una piccola chiesa votiva a Sant'Antonio Abate all'entrata principale del paese.

Risultano attive quattro confraternite:[51]

  • Confraternita dell’Addolorata
  • Confraternita S. Biagio
  • Confraternita S. Sebastiano
  • Confraternita S. Francesco da Paola

Qualità della vita

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Il reddito pro capite medio dichiarato nel 2022 fu di 16.608 euro,[52] in aumento del 16,67% rispetto alla media di 14.235 euro del 2016.[53] Il 50% della popolazione dichiarava meno di 15.000 euro, mentre il 40,6% si poneva tra i 15.000 e i 26.000 euro; solo il 9,4% dichiarava un reddito medio tra i 26.000 e i 55.000 euro.

È presente una piccola biblioteca comunale, non facente parte di alcun circuito provinciale né regionale, sito all'entrata dell'abitato e composto di una sala lettura e cinque postazioni per lo studio.[54]

Attualmente non sono più presenti scuole attive, causa lo spopolamento progressivo dell'abitato e la mancanza di bambini; in passato erano presenti: un asilo nido, oggi in disuso; la scuola materna di via dei Piani, oggetto di una ristrutturazione complessiva per essere trasformato in un polo civico e spazio di coworking[55] e una scuola elementare divenuta una casa per ferie comunale intitolata a Ippolito Cortellessa.

  • Museo Castrum Vivarii, un museo demo etnoantropologico e storico-archeologico situato presso la Torretta del Castello Borghese e facente parte del sistema museale territoriale Medaniene.[56]

Enogastronomia

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  • I cioncone, fagioli coltivati storicamente intorno alla valle di Mola Penneo.[57]
  • I pizzigli, un tipo di pizzetta fritta con mortadella sopra.
  • Le petacce, un tipo di fettuccina corta di farina di farro e grano, condita con sugo di pomodoro, pecorino, aglio, olio e peperoncino.

Geografia antropica

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Vivaro nel Catasto Gregoriano nel 1858.

Anticamente il Castrum era caratterizzato dalla presenza di quattro portali d'ingresso: Porta Colle Gennaro, Porta Lancia, Porta Paola e Porta Nova[58] i cui nomi comparivano anche nei nomi delle vie, come via di Porta San Gennaro (oggi via di Mastro Lavinio) o le persistenti via di Porta Paola e via di Porta Nuova.

L'impianto dell'abitato ancora all'Unità d'Italia presentava le caratteristiche del fenomeno dell'incastellamento medioevale: il tessuto edilizio concentrato completamente intorno al castello e alla chiesa, lasciando la maggior parte del territorio all'agricoltura, principale se non unica fonte di sostentamento.

Gli sviluppi più importanti del borgo si devono rintracciare a partire dal XX secolo, tanto che ancora oggi un raffronto tra il Catasto Gregoriano (1858) e le mappe contemporanee mostrano come l'abitato sia rimasto pressocché lo stesso fino a quel momento:

  • Il piano stradale fu completamente rivoluzionato: le strade storiche, che a raggiera collegavano il paese ai centri di Vallinfreda, Orvinio e Turania e alla piana dedicata all'agricoltura, furono per la maggior parte abbandonate e la nuova infrastruttura viaria riorientò il paese verso la via Tiburtina e i centri dell'Abruzzo attraverso nuove vie razionali che oggi permettono i collegamenti al Comune solo da due direzioni, Vallinfreda da una parte e la via Turanense dall'altra.
  • Si avviò un processo di densificazione edilizia, con nuove edificazioni a compattare il tessuto preesistente.
  • L'ingrandimento del paese si sviluppò principalmente lungo la direttrice di via della Selva Grande, con edilizia residenziale, e via Roma, che da collegamento verso Orvieto è diventata il principale "ingresso" al paese e lungo la quale si sono concentrate le strutture pubbliche scolastiche o di uso pubblico.

Nel secondo dopoguerra l'odonomastica del paese fu toccata dalla volontà di onorare figure storiche vivaresi o cittadini caduti in guerra. I nomi antichi di alcune vie, basati su elementi storici o elementi naturali, furono abbandonati e comparvero così via Mastro Lavinio (già via di Porta San Gennaro), via Riccardo di Pietro, via Antonio Sforza, Largo Cardinal di Pietro, via Ascenzio Falchi, via Giovanni de Angelis.

Il Piano Regolatore Generale comunale fu adottato dal Consiglio Comunale con deliberazione n.51 del 27 luglio 1986.[59]

Numerose sono le località e i toponimi di Vivaro:

  • Collenaro e Palaterra, rispettivamente la parte alta e bassa dell'abitato, storicamente divise dalla chiesa parrocchiale di San Biagio.
  • Palaparruccia, antica via di confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie; collega Vivaro Romano alla via Tiburtina e Arsoli senza passare per Vallinfreda e Riofreddo.
  • le Molette, il cui toponimo deriva dalla presenza dell'antico mulino De Angelis.
  • gliu Crocione, un'area a circa 900 m s.l.m. caratterizzata per la presenza di una croce di vetta.
  • gl'Irici, la Porelera, la Lacciara, u Frassittu, Ara Caagli, Ara e gliu Casale, Capistregliu, le Cerqui, u Pisciaregliu, Rencastru e Roscetta.

Infrastrutture e trasporti

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Vivaro Romano non è servito direttamente da una stazione ferroviaria. La linea più prossima è la ferrovia Roma-Sulmona-Pescara che collega il Comune con i maggiori centri del Lazio e dell'Abruzzo attraverso le tre più vicine stazioni:

Mobilità urbana

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Il Comune è servito da navette bus Cotral che collegano l'abitato sia alle linee dello stesso gestore che attraversano la SS5 Via Tiburtina Valeria in direzione Roma e/o i Comuni dell'Abruzzo, sia al Comune di Carsoli, dov'è presente la stazione della linea ferroviaria Roma-Pescara.

Amministrazione

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Mandato Nominativo Partito Coalizione Affluenza Note
Inizio Fine
Sindaci eletti dal Consiglio Comunale (1946-1993)
29 luglio 1988 7 giugno 1993 Gino Cortellessa Partito Socialista Italiano PSI-PR-DC-PDS-Lista verde [60]
Sindaci eletti direttamente dai cittadini (dal 1993)
7 giugno 1993 26 aprile 1997 Gino Cortellessa Partito Socialista Italiano PSI-DC-PDS-Indipendenti 78,93% [61]
27 aprile 1997 12 maggio 2001 Lista civica di centro-sinistra 80,37% [62]
13 maggio 2001 27 maggio 2006 Gaetano Cerini Lista civica 87,03% [63]
28 maggio 2006 14 maggio 2011 90,48% [64]
15 maggio 2011 4 giugno 2016 Francesco Mezzaroma Lista civica Rinnovamento Liste civiche 87,43% [65]
4 giugno 2016 2 ottobre 2021 Beatrice Sforza Lista civica Vivere Vivaro 87,27% [66]
3 ottobre 2021 in carica Lista civica Vivere Vivaro Insieme 80,38% [67]

Linea temporale

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Altre informazioni amministrative

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Repubblica Romana

Dal 15 febbraio 1798 al 19 settembre 1799, durante la prima Repubblica Romana sorta nella scia della Rivoluzione francese, in base all’art. CCCLXVIII della Costituzione della Repubblica Romana[68] il generale Louis Alexandre Berthier dell’Armée d'Italie con il proclama n.139 attribuì Vivaro al Cantone di Riofreddo, appartenente al Dipartimento del Tevere,[69] nominando edili aggiunti i vivaresi Flaviano e Biagio Ferruzzi.

Stato Pontificio

Dal 1816 al 1870 il Comune fu parte della Comarca di Roma, suddivisione amministrativa dello Stato Pontificio, facente parte del distretto di Tivoli, governo di Arsoli.

Regno d'Italia

Dal 1870, in seguito alla presa di Roma e conseguente caduta dello Stato Pontificio, il Comune passò nella Provincia di Roma - fino al 1927 come parte del Circondario di Roma abolito poi dalle riforme amministrative fasciste.

Con il Regio Decreto 1114/1872, emanato il 25 novembre 1872 ed entrato in vigore il 01 gennaio 1873[4], a seguito della deliberazione del Consiglio Comunale votata il 1° novembre 1872,[70] il Comune assunse l'attuale nome di Vivaro Romano, in luogo del precedente Vivaro.

Repubblica Italiana

Al referendum istituzionale del 1946 nell'ambito della nascita della Repubblica Italiana, i vivaresi votarono in maggioranza per la Monarchia, con 376 voti su 516 votanti - una maggioranza del 77,69% - e un affluenza del 90,69%,[71] in linea con i risultati della Circoscrizione Roma-Viterbo-Latina-Frosinone di cui Vivaro Romano faceva parte.[72] Per l'Assemblea Costituente il partito maggiormente votato fu la Democrazia Cristiana con 283 voti (61,39%) su 569 elettori e 516 votanti (un affluenza del 90,69%); il Fronte dell'Uomo Qualunque raccolse 67 voti (14,73%); il PSIUP 60 voti (13,02%); pochi voti raccolsero il Blocco Nazionale della Libertà con 13 voti (2,82%), il PRI con 11 voti (2,39), il PCI con 7 voti (1.52%) e i monarchici con 4 voti (0,87%).[73]

Nel 2015 entra a far parte della Città metropolitana di Roma Capitale, ente sostitutivo della vecchia Provincia di Roma.

Fa inoltre parte delle organizzazioni sovracomunali:

Impianti sportivi

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  • Campo sportivo Don Angelo Matini (1908-1999),[74] in località Le Molette, con prato in erba e spogliatoi.
  • Campo polivalente, per calcio a 5, tennis e pallacanestro.
  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 1º gennaio 2024.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ a b REGIO DECRETO 25 novembre 1872, n. 1114 - Normattiva, su normattiva.it. URL consultato il 26 agosto 2024.
  5. ^ Statistiche Vivaro Romano, su comuni-italiani.it. URL consultato il 3 settembre 2024.
  6. ^ Statuto comunale - Parte I, Titolo I, articolo 4., su comunevivaroromano.it. URL consultato il 23 agosto 2023.
  7. ^ Comuni-italiani - Vivaro Romano, su comuni-italiani.it. URL consultato il 5 giugno 2024.
  8. ^ Di Nicola, 1985, pp. 30-32.
  9. ^ Procopio, La guerra gotica, p. 23
  10. ^ Pieralice, 1881, pp. 57.
  11. ^ Presutti, 1929-1930, p. 248.
  12. ^ a b Presutti, 1929-1930, p. 258.
  13. ^ a b Agraria Vivaro Romano – Dominio collettivo dell'Università Agraria di Vivaro Romano, su agrariavivaroromano.com. URL consultato il 22 agosto 2024.
  14. ^ I Signori di Vivaro, su museocastrumvivarii.it. URL consultato il 12 settembre 2024.
  15. ^ (EN) Family tree of Giovanni Battista Borghese, su Geneanet. URL consultato il 12 settembre 2024.
  16. ^ Di cui 63 uomini, 69 donne, 3 anziani e 47 giovani.
  17. ^ a b Presutti, 1929-1930, p. 270.
  18. ^ a b Gori, 1864, p. 48.
  19. ^ Presutti, 1929-1930, p. 255.
  20. ^ Presutti, 1929-1930, pp. 258-259.
  21. ^ Notazione presente nell'Archivio Borghese "Vivaro" n.142.
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  34. ^ Il Fontanile è assente dalle carte del Catasto Gregoriano (Comarca 251) del 1819 ma chiaramente presente nel Cessato Catasto Rustico (U.T.E.) del 1858.
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  58. ^ Porta Colle Gennaro era posta sulla Piazza all'ingresso del Castello in quella che oggi è via Mastro Lavinio; Porta Lancia era posizionata a sud-ovest alla fine di via del Rio; di Porta Paola e Porta Nova rimangono solo gli odonimi delle vie adiacenti.
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  69. ^ Cfr. Luigi Perego Salvioni, Collezione di carte pubbliche, proclami, editti, ragionamenti ed altre produzioni tendenti a consolidare la rigenerata Repubblica Romana, I, Roma, Annali della Repubblica Romana, 1798, p. 377, LCCN 04011827, OCLC 955819918, SBN IT\ICCU\RAVE\003469. URL consultato il 3 giugno 2020.
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  73. ^ Risultato delle elezioni per l'Assemblea Costituente del 02 giugno 1946, Archivio storico delle elezioni del Ministero dell'Interno, su Eligendo. URL consultato il 7 ottobre 2024.
  74. ^ Lo ricorda una targa commemorativa posta nel 2012.
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  • Giacchino Di Nicola, Vivaro Romano - Le Chiese, Tivoli, s.n., 1970.
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