Michel Jobert
Michel Jobert (Meknès, 11 settembre 1921 – Parigi, 26 maggio 2002[1]) è stato un politico francese.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nasce da genitori francesi in Marocco, dove vive fino al 1939 quando si trasferisce a Parigi per intraprendere gli studi universitari. Durante la Seconda guerra mondiale combatte in territorio italiano come ufficiale di artiglieria dell'esercito franco-marocchino.[2] Giunto in Francia, è gravemente ferito nei pressi di Belfort. Studia all'École libre des sciences politiques (l'attuale Institut d'études politiques de Paris) e all'École nationale d'administration (ENA). Magistrato della Corte dei conti. Di orientamento radicale, entra a far parte di alcuni gabinetti ministeriali della Quarta Repubblica, in particolare quello di Pierre Mendès France nei sette mesi in cui questi fu presidente del Consiglio. Nel 1958 si discosta da Mendès, guardando con favore al ritorno di De Gaulle e all'avvento della V Repubblica. Vice direttore (1962-1966) e poi direttore (1966-1968) di gabinetto del Primo ministro Georges Pompidou. È sempre a fianco di Pompidou quando questi è costretto da de Gaulle a lasciare la guida dal governo. Nella primavera del 1969, è il principale organizzatore della campagna presidenziale di Pompidou. E Quest'ultimo, una volta eletto presidente della Repubblica nel giugno 1969, lo nomina segretario generale dell'Eliseo.
Il 6 aprile 1973 Jobert diventa ministro degli Affari esteri nel secondo governo di Pierre Messmer. A causa della sua linea oltranzista, in quel periodo le relazioni tra la Francia e gli Stati Uniti, e segnatamente con il segretario di Stato Henry Kissinger, finiscono per deteriorarsi.[3] Il 2 marzo 1974 è confermato ministro degli Affari esteri nel terzo governo Messmer. Alla morte di Pompidou il 2 aprile 1974, è un convinto sostenitore di Jacques Chaban-Delmas nella battaglia per la conquista dell'Eliseo. L'elezione di Valéry Giscard d'Estaing segna la sua eclissi politica. Fonda così il Movimento dei democratici, minuscola ed effimera formazione di orientamento progressista, che alle elezioni presidenziali del 1981 sostiene la candidatura di François Mitterrand. Quest'ultimo, una volta eletto, nomina Jobert ministro di Stato, ministro del commercio estero nel primo e nel secondo governo di Pierre Mauroy. Jobert adotta una linea protezionista, arrivando a vietare l'importazione in Francia dei videoregistratori prodotti in Giappone.
A causa di dissensi con la linea economica del governo, il 16 marzo 1983 Jobert presenta le sue dimissioni[4]. Nel 1990 si ritira definitivamente dalla politica, per intraprendere la professione di avvocato e scrittore. È autore di numerose opere, fra cui due volumi di memorie. Osservatore caustico, ha lasciato importanti testimonianze televisive sul periodo della presidenza Pompidou.
Muore all'età di 80 anni il 26 maggio 2002[5].
Michel Jobert e il Marocco
[modifica | modifica wikitesto]In occasione dei solenni funerali di Stato di Pompidou a Parigi il 6 aprile 1974, è Jobert, anziché il capo del Cerimoniale, ad accogliere sul sagrato di Notre-Dame il primogenito di Hassan II del Marocco, l'attuale re Mohammed VI, giunto in rappresentanza dell'augusto genitore.
Michel Jobert e l'Italia
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1982, in occasione di alcuni negoziati nell'ambito del GATT, Jobert si è espresso in nome e per conto del governo italiano, su mandato del ministro del Commercio dell'estero rientrato in Italia a causa di una crisi politica.[6]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (FR) Michel Jobert, su deces.matchid.io. URL consultato l'11 settembre 2021.
- ^ Jobert conserverà fino all'ultimo uno stretto legame con gli abitanti delle città toscane che lo avevano accolto (Michel Jobert: Ni dieu ni diable, conversations avec Jean-Louis Remilleux - Albin Michel 1993, pag. 50).
- ^ Nel 1982, Kissinger lo definirà come "Il diabolico Michel Jobert" («Jobert l'Africain», Le Monde, 20 novembre 1993).
- ^ Jobert riteneva di non aver ottenuto i poteri in materia di politica economica che aveca richiesto a Mitterrand (Michel Jobert: Ni dieu ni diable, conversations avec Jean-Louis Remilleux - Albin Michel 1993, pag. 306). Secondo Jacques Attali, le ragioni delle dimissioni risiederebbero nel fatto che Jobert riteneva a torto che non sarebbe stato riconfermato nel terzo governo Mauroy che verrà costituito il 23 marzo 1993. In realtà, Mitterrand avrebbe voluto mantenerlo al governo, ma affidandogli un portafoglio diverso dal commercio estero (Jacques Attali: Verbatim I - 1981-1983, 1993).
- ^ (FR) La mort de Michel Jobert, su leparisien.fr. URL consultato l'11 settembre 2021.
- ^ Si trattava probabilmente di Nicola Capria (Michel Jobert: Ni dieu ni diable, conversations avec Jean-Louis Remilleux - Albin Michel 1993, pag. 322).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Michel Jobert: Ni dieu ni diable, conversations avec Jean-Louis Remilleux - Albin Michel 1993.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Michel Jobert
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Pubblicazioni di Michel Jobert, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 66469147 · ISNI (EN) 0000 0001 1446 6985 · LCCN (EN) n50038592 · GND (DE) 11898554X · BNE (ES) XX952599 (data) · BNF (FR) cb119088705 (data) · J9U (EN, HE) 987007272985605171 |
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