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Monetazione dei Vestini
La monetazione dei Vestini riguarda le emissioni dei Vestini, una popolazione di lingua osco-umbra, nell'area tra L'Aquila e il Mar Adriatico all'altezza di Penne. Tradizionalmente i numismatici trattano le monete dei Vestini sono considerate come parte della monetazione greca, nonostante sia una popolazione osco-umbra[1][2].
Contesto storico
[modifica | modifica wikitesto]La monetazione dei Vestini è collocata nel III secolo a.C. Nel 304 a.C., dopo la disfatta subita dagli Equi, i vicini dei Vestini - Marsi, Peligni, Marrucini e Frentani, inviarono ambasciatori a Roma per chiedere un'alleanza, che fu loro concessa attraverso un trattato[3]. Con i Vestini invece l'accordo fu siglato soltanto due anni dopo, nel 302 a.C.[4].
La romanizzazione dei Vestini fu graduale. Dopo il trattato del 302 a.C., le loro città di Aveia e Peltuinum furono semplicemente annesse alla Repubblica romana[5]. Combatterono poi al fianco di Roma alla seconda guerra punica partecipando nel 225 a.C. a un contingente di cavalleria di quattromila armati insieme a Marrucini, Frentani e Marsi[6].
Contesto monetario
[modifica | modifica wikitesto]La monetazione dei Vestini è collocata tra il 275 e il 225 a.C.[7]. Si tratta di una serie monete di bronzo fuse[7].
Le monete sono basate su un asse di 380 g circa, suddiviso in 10 once anziché in 12[7]. Questa suddivisione è caratteristica di una serie di comunità tutte collocate nella costa adriatica. Oltre ai Vestini hanno questa suddivisione alcune comunità dell'Umbria (Ariminum), di Luceria, del Picenum (Hatria) e della Apulia (Venosa)[8] La suddivisione decimale fu usata anche da Capua durante la seconda guerra punica.
In questo caso le frazioni prendono nomi differenti rispetto a quelli utilizzati nella costa tirrenica, dove la libra è suddivisa in 12 once. Si parla in questo caso di semiuncia, uncia, biuncia e teruncia, cioè dal valore di 1/2, 1, 2, o 3 once[9]. Il piede monetario usato è simile a quello delle monetazioni di Ariminum e di Hatria. In altre comunità la libbra di riferimento è diversa, ad esempio è di 341 g in Apulia[8].
Monete
[modifica | modifica wikitesto]La monetazione è costituita da quattro valori: teruncius, biunx, uncia e semuncia. La legenda per tutte le monete della serie è espresso con le prime tre lettere dell'etnico, VES, in alfabeto latino, come nelle monete della vicina Hatria.
- Teruncius
Il teruncius, cioè la moneta da tre once, ha al dritto una zampa di leone accompagnata dell'etnico e al rovescio un aratro, accompagnato dall'indicazione di valore, costituita da tre globuli[10].
Di questo nominale è conosciuto un unico esemplare, che è stato in passato proprietà di Haeberlin. La moneta non è integra e quindi il peso reale, 85,57 g[11], è inferiore al peso teorico che dovrebbe essere di circa 114 grammi.
- Biunx
Il biunx, il nominale da 2 once, ha su un lato una testa di toro raffigurata di fronte: sopra ci sono due globuli, segno di valore. Sull'altro lato è raffigurato un crescente accompagnato dall'etnico[12]. Il peso dei 4 esemplari noti varia tra i 74,3 e i 85,5 grammi[11].
Questa moneta era stata identificata come appartenente ai Vestini già da Eckhel[13].
- Oncia
L'oncia presenta su un lato una conchiglia, del tipo della capasanta, e l'etnico. Sull'altro lato è presente un bipenne e, sulla sinistra, il segno di valore, in questo caso un globulo[14]. Il peso degli esemplari noti varia tra i 31,0 e i 44,2 grammi[11].
- Semioncia
La semioncia ha su un lato una scarpa e il segno di valore, rappresentato da una S arcaica (). Sull'altro lato c'è solo l'etnico[15]. Il peso varia tra i 16,0 e i 23,1 grammi[11].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Eckhel: Doctrina numorum veterum.
- ^ Head, p. 24.
- ^ Livio, IX, 45.
- ^ Devoto, p. 294.
- ^ Devoto, p. 308.
- ^ Polibio, Storie, II, 24.
- ^ a b c HN Italy, pp. 18-19.
- ^ a b Catalli, p. 98.
- ^ I nomi delle frazioni della libbra suddivisa in 12 once sono dati da frazioni: semisse (cioè semi asse: 1/2), triente (1/3), quadrante (1/4), sestante (1/16).
- ^ Vecchi 188, HN Italy 18, Haeberlin pl. A 3
- ^ a b c d Vecchi, p. 40.
- ^ Vecchi 189, HN Italy 19, Haeberlin pl. 73
- ^ Eckhel: Doctrina numorum veterum, p. I, vol. I, p. 99.
- ^ Vecchi 190, HN Italy 20, Haeberlin pl. 73
- ^ Vecchi 191, HN Italy 21, Haeberlin pl. 73
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Alberto Campana: CNAI (Corpus Nummorum Antiquæ Italiæ) pubblicato in varie riprese sulla rivista Panorama Numismatico
- Fiorenzo Catalli, Monete dell'Italia antica, Roma, IPZS, 1995, ISBN 88-240-3977-4.
- Michael H. Crawford, Coinage and Money under the Roman Republic (CMRR), Londra, Methuen, 1985, ISBN 978-0-520-05506-3.
- Giacomo Devoto, Gli antichi Italici, 2ª ed., Firenze, Vallecchi, 1951.
- (EN) Barclay Vincent Head, Vestini, in Historia Numorum: a Manual of Greek Numismatics, 2ª ed., Londra, Oxford, 1911 [1887], pp.24.
- (DE) Ernst Haeberlin, Aes Grave. Das Schwergeld Roms und Mittelitaliens, Francoforte sul Meno, Münzblätter, 1910, pp. 201-202.
- N. K. Rutter, et al, Historia Nummorum - Italy, Londra, British Museum Press, 2001, pp. 18-19, ISBN 0-7141-1801-X.
- David R. Sear, Greek coins and their values, vol. 1, 3ª ed., Londra, 1980, ISBN 978-0-900652-46-2.
- (EN) Margaret Thompson, Otto Mørkholm e Colin M. Kraay (a cura di), An Inventory of Greek Coin Hoards, comunemente citato come IGCH, New York, ANS, 1973, ISBN 978-0-89722-068-2.
- (EN) Italo Vecchi, Bradbury K. Thurlow, Italian Cast Coinage. Italian Aes Grave & Italian Aes Rude, Signatum and the Aes Grave of Sicily, Londra, Vecchi & Sons, 1979, p. 40, ISBN 0-9506836-0-4.