Tricloruro di lutezio

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Tricloruro di lutezio
Nome IUPAC
cloruro di lutezio(III)
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareLuCl3
Numero CAS10099-66-8
Numero EINECS233-240-1
PubChem24919 e 10221357
SMILES
Cl[Lu](Cl)Cl
Proprietà chimico-fisiche
Densità (g/cm3, in c.s.)3,98
Solubilità in acquasolubile
Temperatura di fusione905 °C
Temperatura di ebollizione1480 °C[1]
Sistema cristallinomonoclino
Proprietà tossicologiche
DL50 (mg/kg)7.074 mg·kg−1 (ratti, orale)
Indicazioni di sicurezza
Simboli di rischio chimico
tossico a lungo termine
Frasi H315 - 319 - 335
Consigli P261 - 264 - 271 - 280 - 302+352 - 304+340 - 305+351+338 - 312 - 321 - 332+313 - 337+313 - 362 - 403+233 - 405

Il tricloruro di lutezio, o cloruro di lutezio(III), è un composto chimico formato da lutezio e cloro con formula LuCl3. Forma cristalli monoclini bianchi igroscopici[2] e anche un esaidrato igroscopico LuCl3·6 H2O.[3]

Il lutezio metallico puro può essere prodotto dal cloruro di lutezio(III) riscaldandolo insieme al calcio elementare:[4]

Il tricloruro di lutezio può essere ottenuto dalla reazione dell'ossido di lutezio o del carbonato di lutezio (Lu2(CO3)3) e del cloruro di ammonio:[1]

Dalla reazione del lutezio metallico con l'acido cloridrico si ottiene il tricloruro esaidrato LuCl3·6 H2O. Questo può essere convertito nella forma anidra per trattamento con il cloruro di tionile.[1]

Il tricloruro di lutezio e il suo esaidrato sono solidi incolori[5] ed entrambi sono solubili in acqua.[6] Il tricloruro di lutezio ha una struttura cristallina monoclina con il gruppo spaziale C2/m (nº 12) corrispondente a quella del cloruro d'alluminio.[1][6]

Il cloruro di lutezio (III) può essere utilizzato per produrre lutezio puro:[7]

  1. ^ a b c d (DE) Georg Brauer, Handbuch der Präparativen Anorganischen Chemie', vol. 2, p. 897, ISBN 3-432-87813-3.
  2. ^ (EN) David R. Lide, Handbook of Chemistry and Physics, 87ª ed., Boca Raton, Florida, CRC Press, 1998, p. 472, ISBN 0-8493-0594-2. URL consultato il 27 giugno 2008.
  3. ^ (EN) Lutetium(III) chloride hexahydrate 542075, su sigmaaldrich.com. URL consultato il 24 luglio 2019.
  4. ^ (EN) Pradyot Patnaik, Handbook of Inorganic Chemicals, Amsterdam, McGraw-Hill Professional, 2004, p. 244, ISBN 0-07-049439-8. URL consultato il 27 giugno 2008.
  5. ^ (DE) Sicherheitsdatenblatt gemäß 1907/2006/EG, Artikel 31 (PDF), su strem.com. URL consultato il 3 aprile 2024.
  6. ^ a b (DE) Jean D’Ans e Ellen Lax, Taschenbuch für Chemiker und Physiker, 2007, p. 544, ISBN 978-3-540-60035-0.
  7. ^ Patnaik Pradyot, Handbook of Inorganic Chemicals, McGraw-Hill Professional, 2002, ISBN 978-0-07049439-8.
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