Torre San Patrizio
Torre San Patrizio comune | |
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Mura di Torre San Patrizio | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Marche |
Provincia | Fermo |
Amministrazione | |
Sindaco | Luca Leoni (lista civica) dal 27-5-2019 (2º mandato dal 10-6-2024) |
Territorio | |
Coordinate | 43°11′02.29″N 13°36′39.6″E |
Altitudine | 224 m s.l.m. |
Superficie | 11,93 km² |
Abitanti | 1 950[1] (31-8-2020) |
Densità | 163,45 ab./km² |
Frazioni | Santa Maria d'Ete, San Venanzo |
Comuni confinanti | Fermo, Monte San Pietrangeli, Monte Urano, Montegranaro, Rapagnano |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 63814 |
Prefisso | 0734 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 109040 |
Cod. catastale | L279 |
Targa | FM |
Cl. sismica | zona 2 (sismicità media)[2] |
Cl. climatica | zona D, 1 988 GG[3] |
Nome abitanti | torresi |
Patrono | San Patrizio |
Giorno festivo | 17 marzo |
Cartografia | |
Posizione del comune di Torre San Patrizio nella provincia di Fermo | |
Sito istituzionale | |
Torre San Patrizio (La Torra o La Tora in dialetto fermano[4]; più modernamente La Torre) è un comune italiano di 1 950 abitanti della provincia di Fermo nelle Marche.
Geografia fisica
[modifica | modifica wikitesto]Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il primo insediamento umano risale al periodo piceno, come testimoniato dal rinvenimento di tombe e corredi funerari risalenti al VII e VI secolo a.C. durante scavi archeologici condotti in località San Patrizio nel 1934. Altri fortuiti ritrovamenti di reperti archeologici di epoca repubblicana e imperiale fanno suppore che la Turris Patritia fosse un pagus.
Non si trovano fonti fino all'XI secolo quando in una "precaria" del luglio 1059 viene citato "et in Colle Patritio". Successivamente viene elencato tra le cose più notabili della città di Fermo già fin dall'anno 1000, con il toponimo "Collis Sancti Patritii" connettendolo con il suo patrono San Patrizio.
Il ministerium de plebe Sancti Cassiani, confinante con quello di San Severino, comprendeva i castelli di Cerreto e Alteta e forse anche Gabbiano oltre il confine montegiorgese fino al torrente Ete Morto. Tale ministero figura in un solo documento redatto nell'aprile del 1100 del codice 1030 dove Masso vicedominus chuede al vescovo Azzo dei benefici: "idest ipso castello de filiis, quondam Teuzonis a vocabulo iuxta fluvio Tenna qui est infra ministerio de plebe Sancti Cassiani [...] et cum ipsa ecclesia Beata Sancta Maria que est de ipso castello [...] et cum medietate de ipsa ecclesia Beato Sancto Virgilio [...] et cum ipsa quarta parte de Beato Sancto Polo [...] habet finis de capo via de Loriano qui vadit in Sancto Severino et pergit in Tenna et vadit in putio de Cabiano er pergit in Eta, de pede via de Eta Morta qui vadit Sancro Petro de Patrinioni et vadit in vado del a Preta et vadit in Lauro et pergit in Eta , ab unno (sic) lato fine fluvio medio Eta, ab alio lato fine medio fluvio Eta Morta. Viene ipotizzato che il ministero dovesse comprendere anche il territorio di Monte San Pietrangeli e Ripa di Cerreto[5]
Adalberto di Adamo, con una precaria di agosto 1091 chiede in usufrutto vitalizio al vescovo Azzo diversi appezzamenti di terreno sulla sponda sinistra del fiume Tenna. Troviamo la pieve nell'elenco dei Firma servitia debitalia all'ultimo posto[6]. Di nuovo viene documentata nel nelle Rationes cinque volte dal 1290 al 1299 dove a versare la prima e ultima rata è il pievano Andrea, come un cappellano Andrea è ricordato per l'ecclesie S. Cassiani nel 1291, nel 1292 ne è pievano Girardo e dal 1290 al 1299 il cappellano di S. Cassiano risulta omonimamente un Girardo[6]. La prima chiara localizzazione geografica della Pieve di San Cassiano viene documentata nel 1406 e nel 1407 specificando che è ubicata nel territorio di Torre San Patrizio. L'ipotesi attuale è che la pieve sorgesse a nord dell'abitato nell'attuale contrada San Cassiano dove fino a metà anni cinquanta sorgeva una chiesina dedicata ai SS. Ippolito e Cassiano dei quali le reliquie sono state traslate nella chiesa del SS. Salvatore[6]. La chiesina dei SS Ippolito e Cassiano è riportata nelle relazioni del visitatore apostolico del 1573[7], sul poggio ove sorgeva in origine la chiesa ora si trova una casa colonica abbandonata. I due santi venivano invocati durante la processione delle <<rogazioni>>, nella sosta che si effettuava presso la porta del lato nord del paese (ex porta marina)[6].
Nel 1229 gli homines di Torre San Patrizio vengono citati nei patti di Fermo per insubordinazione sociale.
Doveva già essersi eretto a libero comune nel 1258 quando Manfredi re di Sicilia assoggettò con proprio editto "Turris Sancti Patritii" insieme ad altri comuni al dominio fermano.
Torre San Patrizio nello scontro tra guelfi e ghibellini si schiererà con quest'ultimi. Prova dell'adesione alle istanze ghibelline è il fatto che il 25 settembre del 1301 Pietro Caetani, nipote di Papa Bonifacio VIII, rettore della Marca di Ancona infliggerà al podestà di Torre San Patrizio la fortissima multa di 1000 marchi d'argento.
Il 13 dicembre del 1414 dopo aver preso il castello di Rapagnano, Galeazzo Malatesta si attesta con il suo accampamento lungo il fiume Ete Morto tra i castelli di Torre San Patrizio e Monte Urano. Il [..] dicembre assoggetta il castello di Torre San Patrizio e in seguito senza colpo ferire il 22 dicembre occupa Monte Urano[8]. L'8 giugno 1416 il comune di Fermo recupera il possesso del castello di Torre San Patrizio che torna alla signora di Lodovico Migliorati[9].
Nel 1433 con l'arrivo nella marca fermana di Francesco Sforza e la sua investitura a signore di Fermo da parte di papa Eugenio IV anche Torre San Patrizio passa sotto il controllo del nuovo signore.
A settembre 1435 a Fermo viene fissata una tassa sui focolai contro la quale tra gli altri protestano alcuni cittadini appena insediati nei castelli del contato tra i quali Vanne di Torre San Patrizio. La protesta si spingerà fino a Todi dove tiene campo Francesco Sforza il quale non accoglie le richieste[10][11].
L'8 novembre 1443 il generale Paolo di Sangro al comando delle truppe del re di Aragona muovendo dal castello di Montegiorgio pone in assedio, espugna e brucia il castello di Torre San Patrizio per poi attaccare il 27 novembre il castello di Monte Urano che seguirà la medesima sorte[12].
Il 15 aprile 1445 con pubblico bando viene dato ordine di pagare entro 8 giorni le quote per il restauro delle cinta murarie di Torre San Patrizio e Monte Urano prevedendo un contributo secondo le condizioni economiche da 10 a 40 soldi[13]. All'origine di questa disposizione la tradizione vuole far risalire l'associazione del leone sforzesco (dorato sormontante un ramo di cotogno) nello stemma cittadino dove inizialmente era presente soltanto una torre.
Nel 1466 viene realizzato presso la chieda della Madonna delle Rose un affresco ritraente "Madonna col Bambino in trono tra San Nicola da Tolentino e San Bernardino da Siena, in alto il Redentore benedicente" dal pittore Pierpalma da Fermo ed è una delle due sole opere firmate dell'artista. L'opera che inizialmente venne attribuita a Pietro Alemanno successivamente assegnata a Pietro Alima e ha rappresentato per anni il fulcro del corpus pittorico e stilistico di questo artista. Recentemente si è correttamente attribuita l'opera al maestro crivellesco Pierpalma da Fermo[14][15].
Nel 1494 con la scusa dell'accoglienza data a Torre San Patrizio ai mietitori fuoriusciti da Ascoli Piceno viene giustificato l'invio di un contingente ascolano in aiuto dei tolentinati[16].
Il 1497 vede Torre San Patrizio come campo di battaglia e di scorrerie per scontri tra Fermo e Ascoli Piceno che supportava la vicina Monte San Pietrangeli. Nei fatti, Monte San Pietrangeli predava il mulino e distruggeva i campi di grano delle vicine Torre San Patrizio, Francavilla d'Ete e Petriolo. Sfruttando l'instabilità del momento il conte Antonio di Tolentino attaccò i contendenti distruggendone i raccolti. Seguì una rappresaglia di Monte San Pietrangeli che però finì con la rotta degli assaltatori e i contadini dei paesi circostanti che razziarono bestiame per 200 ducati 20 some di grano dal mulino che venne poi distrutto per rappresaglia dell'attacco precedente.[17]
Nel 1498 Monte San Pietrangeli con l'istigazione e il supporto di Ascoli Piceno e Montolmo riprese le scorrerie in danno di Torre San Patrizio, Petriolo e Francavilla d'Ete. La città di Fermo pose a difesa dei castelli vessati il genovese Andrea Doria, inviato del conte di Urbino, con 50 fra uomini d'arme e balestrieri a cavallo, La situazione si capovolse in sfavore del castello di Monte San Pietrangeli tanto che il 22 maggio 1498 risultava assediato da Andrea Doria con 2000 fanti e 400 cavalieri[18]. Tolto l'assedio a Monte San Pietrangeli e partito il Doria, durante l'estate si assiste alla discesa da Chiaravalle di Ercole Bentivoglio forte di 400 lance che dopo 6 giorni giorni di battaglia rinuncia a prendere il castello di Torre San Patrizio. Da cui si porterà prima su Montegranaro razziandone il bestiame e catturando due ragazzi per poi muoversi su Grottazzolina e Alteta dove viene respinto da entrambe e infine dirigendosi a Falerone per poi risalire Chiaravalle. Ripasserà in seguito da Torre San Patrizio per guadare il Tenna alla volta di Monterubbiano[19].
Nella seconda metà di agosto 1515 a seguito di un tentativo di Battista Guerrieri di prendere la signoria fermana si addivenne a uno scontro tra le truppe di questi e le forze guidate da Girolamo Brancadoro proprio sotto le sue mura di Torre San Patrizio. Le forze del Guerrieri subirono una pesante sconfitta e i fuggischi ripararono a Monte San Pietrangeli, consegnando la signoria fermana a Lodovico Euffreducci[20].
Il 16 dicembre 1544 su istanza del napoletano Maestro Francesco Boni si decise di chiamare i Frati Minori Conventuali redigendo una delibera di consiglio ricordata attraverso una pergamena conservata presso il convento di Montegiorgio che menziona come in precedenza vi fosse un solo sacerdote[21].
Nel 1550 Torre San Patrizio viene annoverata tra i castelli di proprietà di Fermo che vi invia un podestà e un magistrato rinnovandone le cariche ogni sei mesi.
Nel triennio 1594 - 1597 padre Orazio Civalli, Ministro provinciale dell'ordine dei Frati Conventuali delle Marche compie una visita triennale della quale stila una relazione e per "La torre di S. Patrizio" riporta la presenza di una chiesa nella quale vie è molta devozione per un crocifisso[22].
Monumenti e luoghi d'interesse
[modifica | modifica wikitesto]Architettura civile
[modifica | modifica wikitesto]- Mura di cinta frammentarie - Con porta d'ingresso del Sole (XV - XVI secolo) a lieve sesto acuto e beccatelli (mozza) e altra porta Marina (XIV - XV secolo) ora abbattuta.
- Fonte Duglio
Architettura religiosa
[modifica | modifica wikitesto]Chiese
[modifica | modifica wikitesto]- Chiesa di San Francesco (originaria XV Sec. con ultimo rifacimento nel XVIII secolo) - Dallo studio degli atti notarili del XV e XVI secolo, presenti presso l'archivio di stato di Fermo, effettuato da Matteo Mazzalupi (2024) lo storico ha ricostruito come ai primordi dell'insediamento religioso dovesse esserci un edicola stradale di probabile soggetto mariano di proprietà comunale definita come "Santissima coma" fin dalle prime testimonianze (1497). Nel 1503 doveva esser già trasformata in chiesa come attestato da un contratto del 1499 per la fornitura di un ingente quantità di laterizi ai "sindici" ovvero gli amministratori laici che ne gestivano le finanze. Nel 1508 ritroviamo il titolo di "Santa Maria della Concezione" anche se la sottostante via conserva il nome di "Via della Cona" per poi venir citata con il titolo alternativo di "Santa Maria delle Grazie" nel 1537. Nel frattempo doveva crescere la devozione al crocifisso tanto che in un lascito viene identificata come “Sancte Marie Gratiarum et Crucifisso”. Tuttavia nel XVIII Sec. aveva il titolo di chiesa del SS crocifisso come ricordato da un' un’epigrafemurata al di sopra della porticina a sinistra dell’altare: “ALTARE HOC SS. JESU CHRISTO / CRUCIFIXO IN HONOREM SS. FRANCISCI / ET CLARAE ERECTUM PRIVILEGIO QUO/TIDIANO PERPETUO AC LIBERO PRO OM/NIBUS DEFUNCTIS AD QUOSCUMQUE SA/CERDOTES VIGORE BREVIS BENEDICTI / XIV DIE IV OCTOBRIS MDCCLI INSIGNITUM / ATQUE A MINISTRO GENERALI ORDINIS DI/E XII MENSIS FEBRUARII MDCCXCIII DESI[gn]ATUM” (“Questo altare, eretto al santissimo Gesù Cristo crocifisso in onore dei santi Francesco e Chiara, fu insignito del privilegio quotidiano perpetuo e libero per tutti i defunti e per qualsiasi sacerdote in forza di un breve di Benedetto XIV del 4 ottobre 1751 e fu scelto dal ministro generale dell’ordine il12 febbraio 1793”). Attualmente riporta il titolo di San Francesco. All'interno il venerato crocifisso ligneo (circa 1480 - 1500) espresisone artistica di un intagliatore tedeschizzante, attualmente esposto dietro l’altare dell’attuale chiesa di San Francesco. In passato, su richiesta dei contadini locali, allo scopo di propiziare la pioggia, il crocifisso veniva portato nella chiesa parrocchiale di San Salvatore e venerato dalla gente del paese. L'altare principale è dedicato ai SS Francesco e Chiara. All’interno, “Madonna addolorata e san Giovanni” – frammento di affresco 100×130 di Vincenzo Pagani[23][24] e alcune tele da fine XVI sec. al XVIII sec. L'ipotesi avanzata da Paola Pierangelini e Walter Scotucci che l'affresco dovesse essere la base per il crofisso ha trovato recentemente conferma nel confronto dimensionale recentemente effettuato tra le due opere eseguito da Matteo Mazzalupi (2023). La chiesa, con l’annesso convento, subì il decreto imperiale di Napoleone Bonaparte del 13 settembre 1810. Successivamente l'amministrazione comunale intese affidarla ai passionisti nel periodo 1858-1862. Tale presennza cessò per effetto delle soppressioni del 1861 con l'espulsione di alcuni religiosi e il trasferimento di altri[25].
- Chiesa di San Salvatore (XIII secolo rimaneggiata nel XVIII secolo) - Sopra l'altare laterale di destra vi è una tela a olio che rappresenta "Madonna con Bambino, Sant'Antonio Abate e San Tommaso da Villanova" di ambito marchigiano di autore settecentesco anonimo raffigurante La Madonna col Bambino al centro circondati da angeli sospesi sulle nuvole, tra l'elemosina di San Tommaso di Villanova a destra e Sant'Antonio abate a sinistra; l'altare laterale di sinistra estasi di Sant'Agostino e in lontananza martirio di san Bartolomeo apostolo. All'interno sono presenti anche un'acquasantiera - a fusto - bottega marchigiana del XV/ XVI sec.
- Chiesa di San Patrizio, in precedenza dedicata a San Vincenzo Ferrer eseguita da maestranze locali nel XVIII sec, di proprietà privata.
- Chiesa di San Pietro, di origini medievali si trovava nella contrada omonima e risulta ormai diruta.
- Chiesa della Madonna delle Rose (XV secolo) - L'edificio religioso, dedicato alla Madonna delle Rose, presenta un'unica navata caratterizzata dalla presenza di un affresco entro una nicchia cuspidata firmato da Pierpalma da Fermo ritraente "Madonna col Bambino in trono tra San Nicola da Tolentino e San Bernardino da Siena, in alto il Redentore benedicente" del 1466, presente un'acquasantiera ricavata da un capitello decorato a treccia romanica. Di proprietà della Confraternita del Santissimo Sacramento.
Conventi
[modifica | modifica wikitesto]- Convento di San Francesco - Su delibera del 1544, eseguita nel 1571, fu costruito il convento per venerato crocifisso ligneo ad oggi ampiamente rimaneggiato e adibito ad edificio scolastico fin dal XIX secolo[21][26].
- Monastero femminile di San Pietro in monteriano, oggi ad eccezione della chiesa diruta risulta scomparso. Una delle ipotesi di localizzazione, lo identifica con i resti della chiesa di san Pietro in contrada San Pietro; inizialmente proprietà dall'Abbazia di Farfa come riportato nell'elenco dei beni farfensi perduti nella Marca che venne redatta nella prima parte entro il primo quarto dell'XI secolo e nella seconda parte da Gisone di Montegiorgio entro il 1070. Dopo il possesso dell'abazia di Farfa se ne era appropriato l'abate di San Savino[27][28][29].
Società
[modifica | modifica wikitesto]Evoluzione demografica
[modifica | modifica wikitesto]Abitanti censiti[30]
Cultura
[modifica | modifica wikitesto]A Torre San Patrizio è ambientato "La nostra casa sull'Adriatico"[31][32] di Margaret Collier (1846-1929)[33], un vero e proprio diario (dal 1873 al 1885, con introduzione di Joyce Lussu, che fu nipote dell'autrice) in cui la scrittrice inglese racconta la sua vita nella provincia italiana all'indomani dell'Unità d'Italia. Sposatasi il 19 aprile 1873 con il colonnello romano Arturo Galletti de Cadilhac (1843 - 1912)[34], Margaret Collier e suo marito decisero di andare a vivere a Torre San Patrizio in località San Venanzo (ora chiamata "Villa Zara"). Tuttora è visibile (solo dall'esterno) la casa dove vissero Margaret e suo marito.
Al figlio della scrittrice, l'ingegnere Roberto Clemens Galletti de Cadilhac che fu pioniere nello studio della telegrafia senza fili, è dedicato il teatro comunale.
Infrastrutture
[modifica | modifica wikitesto]Strade
[modifica | modifica wikitesto]I collegamenti più importanti sono:
- SS 210 Fermana-Faleriense, collegamento est-ovest da Porto San Giorgio ad Amandola;
- Dorsale Marche-Abruzzo-Molise "Mezzina", collegamento nord-sud in costruzione funzionante in alcuni tratti tra cui quello che va da Montecosaro a Fermo.
Amministrazione
[modifica | modifica wikitesto]Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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4 giugno 1985 | 21 maggio 1990 | Dino Cognigni | Democrazia Cristiana | Sindaco | [35] |
21 maggio 1990 | 24 aprile 1995 | Alberto Regno | Partito Comunista Italiano Partito Democratico della Sinistra |
Sindaco | [35] |
24 aprile 1995 | 14 giugno 1999 | Alberto Regno | Centro-sinistra | Sindaco | [35] |
14 giugno 1999 | 14 giugno 2004 | Sauro Apolloni | Lista civica | Sindaco | [35] |
14 giugno 2004 | 8 giugno 2009 | Sauro Apolloni | Lista civica | Sindaco | [35] |
8 giugno 2009 | 26 maggio 2014 | Giuseppe Barbarella | Lista civica | Sindaco | [35] |
26 maggio 2014 | 27 maggio 2019 | Giuseppe Barbarella | Lista civica | Sindaco | [35] |
27 maggio 2019 | 10 giugno 2024 | Luca Leoni | Lista civica | Sindaco | [35] |
10 giugno 2024 | in carica | Luca Leoni | Lista civica | Sindaco | [35] |
Gemellaggi
[modifica | modifica wikitesto]Il comune di Torre San Patrizio è gemellato con:
Altre informazioni amministrative
[modifica | modifica wikitesto]Fa parte dell'AST 4 di Fermo.
Sport
[modifica | modifica wikitesto]La società sportiva Torrese (che sì è fusa con la squadra di calcio di Monte San Pietrangeli) ed ha formato l'ASD Monte e Torre calcio, milita nell'attuale campionato calcistico di Terza Categoria. Oltre alla Torrese è presente anche il Torre San Patrizio calcio (anch'essa in Terza Categoria) e la Torrese calcio amatori (UISP).
La società sportiva Torre Volley (pallavolo femminile) attualmente in serie B2, ha partecipato al campionato di B1 negli anni 2011-2012.
Nel paese è presente anche una società di calcio a 5, la Torrese calcio a 5, che milita in Serie C1.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 agosto 2020 (dato provvisorio).
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
- ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino, UTET, 1990, p. 660.
- ^ Delio Pacini, Per la storia medievale di Fermo e del suo territorio: diocesi, ducato, contea, marca : secoli VI-XIII, collana Fonti per la storia fermana, Andrea Livi Editore, 2000, pp. 118 - 119, ISBN 978-88-7969-148-2.
- ^ a b c d Delio Pacini, Per la storia medievale di Fermo e del suo territorio: diocesi, ducato, contea, marca : secoli VI-XIII, collana Fonti per la storia fermana, Andrea Livi Editore, 2000, pp. 193 - 194, ISBN 978-88-7969-148-2.«Con la precaria dell'agosto 1091 (?), Adalberto di Adamo chiede in usufrutto vitalizio al vescovo Azzo centodieci moggi di terra siti in diverse località sulla sponda sinistra del Tenna, con le decime di ipsa plebe Sancti Cassiani, che in questo periodo dava nache il nime a un distretto della diocesi Fermana. Infatto nell'aprile del 1100 Maso vicedomiunus chiede al medesimo Azzo alcuni beni infra ministerio de plebe Sancti Cassiani cola la chieda di S. Maria, la metà della chiesa di S. Virgilio ela quarta parte di quella di San Paolo, che dovevano essere tre cappelle dipendenti dalla pieve.»
- ^ Vis, Apost., c. 348, 1573.«plebs nuncupata»
- ^ Antonio Di Nicolò, Cronaca della Città di Fermo, Fermo, Andrea Livi Editore, 2008, p. 168, ISBN 8879692321.
- ^ Antonio Di Nicolò, Cronaca della Città di Fermo, Andrea Livi Editore, 2008, p. 171, ISBN 8879692321.
- ^ Simonetta, Muratori, Libro III, 1434.«Allorchè Francesco Sforza trovavasi a Todi, che aveva avuto dal papa in titolo di vicariato, ivi conchiuse un trattato di alleanza con i Fiorentini e Veneziani a mediazione di Eugenio IV; e questa lega fatta per abbattere la potenza del duca di Milano fruttò ad esso il marchesato della Marca di Ancona, e di altre città. In tal tempo alcuni cittadini del contado fermano si condussero allo Sforza chiedendo la esonerazione di pagamento di nuove tasse da lui imposte.»
- ^ Antonio Di Nicolò, Cronaca della Città di Fermo, Fermo, Andrea Livi Editore, 2008, p. 197, ISBN 8879692321.«[...] nel contado 5 ducati per ogni incasato. Quando si cominciò la riscossione nel contado, protestarono alcuni abitanti arrivati di recente, tra i quali Vanne di Torre San Patrizio, alcuni notai di Petritoli e molti uomini Mogliano, di Monte San Pietro e altre parti tra i quali Sante di Giovanni da Mogliano e Antonello di Antonio da Loro. Dicendo che non erano tenuti a versare quella tassa.»
- ^ Antonio Di Nicolò, Cronaca della Città di Fermo, Fermo, Andrea Livi Editore, 2008, p. 208, ISBN 8879692321.
- ^ Antonio Di Nicolò, Cronaca della Città di Fermo, Fermo, Andrea Livi Editore, 2008, p. 212, ISBN 8879692321.
- ^ M.MAZZALUPI, Un pittore in più (e due in meno) per il Quattrocento marchigiano, in «L’Appennino camerte», XC, 16, 16 aprile 2011, p. 9.
- ^ M.MAZZALUPI, Due cataloghi, la paleografia e un nome. La vera identità di un pittore marchigiano del Quattrocento, in «Ricerche di Storia dell'Arte», 107, 2012, pp. 75-87
- ^ Annali della Città di Fermo, Fermo, Andrea Livi Editore, 2009, p. 77, ISBN 8879692461.
- ^ Annali della città di Fermo, Fermo, Andrea Livi Editore, 2009, p. 79, ISBN 8879692461.
- ^ Annali della Città di Fermo, Fermo, Andrea Livi Editore, p. 83, ISBN 8879692461.
- ^ Annali della, Fermo, Andrea Livi Editore, 2009, p. 86, ISBN 8879692461.
- ^ Annali della Città di Fermo, Fermo, Andrea Livi Editore, 2009, p. 110, ISBN 8879692461.
- ^ a b Ilario Altobelli da Treia, Genealogia seraphica.«Inter alia scripta quae asservantur in conventu Montis Georgii extat in carta pergamena consilium hominum Turris Sancti Patritii factum anno 1544, die XVI decembris in quo resolutum fuit ut ad instantiam magistri Francisci de Bonis neapolitani, daretur locus fratribus minoribus conventualibus, et scribitur totum consilium per extensum, et in eo loco permanet tantum unus sacerdos”»
- ^ Orazio Civalli, Visita triennale di F. Orazio Civalli maceratese dell'ordine de' minori conventuali ministro provinciale nella marca anconitana parte istorica ossia Memorie storiche riguardanti i diversi luoghi di essa provincia raccolte dall'autore nel tempo del suo provincialato, 1796.«Lungo alla Foresta piccolo. Nella Chiesa vi è molta divozione per un Crocifisso che ivi è di rilievo che sta in atto moriente con una pietà miserabile.»
- ^ Walter Scotucci e Paola Pierangelini (a cura di), Nella terra di Vincenzo Pagani. Itinerari storico-artstici nel Cinquento marchigiano, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale Distributore, 1999, p. 97, ISBN 9788882151829.
- ^ Paola Pierangelini e Walter Scotucci, Vincenzo Pagani nel territorio di Ascoli e Fermo, in Stefano Papetti (a cura di), Atlante dei beni culturali dei territori di Ascoli Piceno e di Fermo. Beni artistici. Pittura e scultura, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale Distributore, 2003, pp. 96 - 105, ISBN 9788882155858.
- ^ Alessandro Ciciliani CP, CHIESA, CONGREGAZIONE PASSIONISTA E CANONIZZAZIONE DEL FONDATORE (PDF), collana Ricerche di Storia e Spiritualità Passionista, vol. 70, 2017, pp. 25 - 26.
- ^ Giovanni Parisciani, Giovanni Parisciani – I frati minori conventuali delle Marche (sec. XIII-XX), Errebi, 1982.«Torre S. Patrizio (Ap) – S. Maria [Dioc: Fermo] Su delibera del 1544, eseguita nel 1571, si ebbe questo “luogo alla foresta, piccolo ma devoto” per un venerato crocifisso. Con due soli frati nel 1620 fu unito a Fermo. Così nel 1631. Soppresso ma restituito nel 1653 rialzò pian piano le sue sorti, arrivando a 8 figliolanze con una chiesa nuova e un decente convento intorno ad un chiostro. Con la soppressione del 1810-20, il convento fu però venduto e la chiesa affidata a preti del luogo. Presentemente è sede di scuola e di asilo, gestito dalla Suore Missionarie di Assisi.»
- ^ Delio Pacini, Per la storia medievale di Fermo e del suo territorio: diocesi, ducato, contea, marca : secoli VI-XIII, collana Fonti per la storia fermana, Fermo, Andrea Livi Editore, 2000, p. 335, ISBN 978-88-7969-148-2.
- ^ Delio Pacini, Per la storia medievale di Fermo e del suo territorio: diocesi, ducato, contea, marca : secoli VI-XIII, collana Fonti per la storia fermana, Andrea Livi Editore, 2000, p. 308, ISBN 978-88-7969-148-2.«A noi invece, senza allontanarci troppo da San Savino, che sorgeva sul colle Vissiano di Fermo, pare più verosimile collocare il monastero di S. Pietro a Monte Urano, l'antico Montaranum della valle del Tenna, che certamente fosse possesso farfense ed in cui esistono una contrada ed una chiesa intotolate a S. Pietro, verso Torre San Patrizio»
- ^ Delio Pacini, Per la storia medievale di Fermo e del suo territorio: diocesi, ducato, contea, marca: secoli X-XIII, collana Fonti per la storia fermana / Fondazione Cassa di risparmio di Fermo, Andrea Livi Editore, 2000, p. 368, ISBN 978-88-7969-148-2.«Anche ai suoi figli, << quos plures habebat >>, Ildebrando donò vari beni, tra i quali una curtem de Fassenaria che si tovava nella valle del Tenna, in territorio di Monte Urano, non lontano dal convento femminile di S. Pietro in Monteriano, che pure fu possesso farfense e di cui resta il ricordo nella chiesa di S. Pietro, oggi in territorio di Torre San Patrizio. sulla strada di confine con Monte Urano.»
- ^ Statistiche I.Stat - ISTAT; URL consultato in data 28-12-2012.
- ^ Margaret Collier, La nostra casa sull'adriatico., Ancona, Il lavoro editoriale, 1997.ISBN 8876632395
- ^ Margaret Collier, La nostra casa sull'Adriatico. Tradizioni e superstizioni dalla Londra vittoriana a Torre San Patrizio, traduzione di Jasmina Cizmic, Giaconi Editore, 2021, pp. 158, Brossura.
- ^ Era figlia di Sir Robert Porret Collier, alto magistrato e Consigliere dell’Ammiragliato di “Gran Gabinetto”, più tardi divenuto Lord Monkswell, il quale, prima di entrare nella Camera Alta, era stato deputato alla Camera dei Comuni dal 1852 al 1871 per la città di Plymouth, come suo padre prima di lui. Sua madre era Lady Isabel Rose, «una dama bella e colta, che riceveva con grazia le personalità dell’epoca, scriveva libri per bambini, dipingeva i suoi piatti di ceramica e disegnava i suoi gioielli». «L’ambiente culturale dei Collier era quello liberale dei darwiniani e dei whigs, che esaltava i movimenti risorgimentali italiani e preparò a Garibaldi, quando andò a Londra nel 1864, la più clamorosa manifestazione popolare di entusiasmo mai vista in Inghilterra». La sua famiglia apparteneva all'ambiente non conformista della Londra vittoriana ed era solita ospitare nel proprio salotto intellettuali e politici progressisti, come il famoso scienziato Thomas Henry Huxley (le cui due figlie Ethel e Marion sposarono in successione John, il fratello maggiore di Margaret), Bertrand Russel, Virginia Woolf e Sir Mountstuart Grant Duff, gentiluomo scozzese al servizio della Regina, con una lunga carriera politico-diplomatica (la cui figlia Lily, accesa femminista, sposò Robert, l’altro fratello di Margaret). Suo fratello John Maler Collier (1850 - 1934), membro dell'Ordine dell'Impero Britannico, fu deputato al Parlamento inglese, scrittore e noto pittore della confraternita dei preraffaelliti (un suo autoritratto si trova nella Galleria degli Uffizi a Firenze). Margaret crebbe a contatto con una cultura raffinata e vivace. Liberale, anticlericale e femminista, amava scrivere e pubblicò su riviste letterarie inglesi diversi racconti ambientati in Italia. Nel 1873, mentre era in vacanza con la madre a Roma, conobbe l’ufficiale garibaldino Arturo Galletti de Cadilhac (1843 - 1912), di cui si innamorò perdutamente. Dopo il matrimonio andò a vivere con il marito a Torre San Patrizio, una piccola cittadina marchigiana dell’ex-Stato Pontificio, in una ex-cappellanìa chiamata San Venanzo, in cima a una collinetta da cui si godeva un favoloso panorama, dai Sibillini all’Adriatico, dal monte Conero al Gran Sasso. Raccontò la sua vita nella provincia italiana all'indomani dell'Unità d'Italia, con l’impatto tra la sua cultura metropolitana del paese all'epoca più industrializzato del mondo e quella rurale e arretrata di Torre San Patrizio, nel libro autobiografico "La nostra casa sull'Adriatico", che nel 1886 venne pubblicato con successo in Gran Bretagna. Nel 1887 pubblicò un romanzo in due volumi intitolato "Babel", anch'esso ambientato nell'allora provincia di Ascoli Piceno, a Monte San Pietrangeli. Nel 1891 pubblicò, sotto lo pseudonimo di Isabel Snow, il racconto "The School of Art". Dopo la fine del suo matrimonio con Arturo Galletti fece ritorno in Gran Bretagna, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita nel Devon, fino alla morte nel 1929. Le informazioni su Margaret Collier e Arturo Galletti de Cadilhac sono tratte dalla "Introduzione" a La nostra casa sull’Adriatico - Diario di una scrittrice inglese in Italia (1873-1885) (Ancona, Il lavoro editoriale, Terza edizione, 1997, ISBN 8876632395) della sorella di Max, Joyce Lussu, consultabile on line.
- ^ Figlio del generale garibaldino romano Bartolomeo (Meo) Galletti e della nobildonna di origine francese Anna de Cadilhac, detta "la bella di Roma", Arturo Galletti de Cadilhac, colonnello di artiglieria del Regio Esercito italiano, dopo il congedo in concomitanza con il matrimonio, si trasferì con la giovane moglie a Torre San Patrizio, una piccola cittadina marchigiana dell’ex-Stato Pontificio, all'epoca in provincia di Ascoli Piceno, di cui fu sindaco, poi deputato della circoscrizione per cinque legislature, dalla XVIII alla XXII (1892-1909).
- ^ a b c d e f g h i http://amministratori.interno.it/
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su provincia.ap.it.
- Tórre San Patrìzio, su sapere.it, De Agostini.
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