Accademia di belle arti di Napoli
Accademia di belle arti di Napoli | |
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Facciata posteriore del palazzo | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Città | Napoli |
Dati generali | |
Fondazione | 1752 |
Tipo | Università statale |
Facoltà | Accademia di Belle Arti |
Dipartimenti | [1][2]
|
Rettore | Giuseppe Gaeta [3] |
Studenti | 3 995[4] |
Mappa di localizzazione | |
Sito web | |
L'Accademia di belle arti di Napoli, la cui sede è ubicata nel quartiere San Lorenzo, è un'istituzione universitaria per l'alta formazione artistica.
Nata come "Reale accademia di disegno", si tratta di una delle più antiche accademie italiane che ha visto il passaggio di numerosi pittori divenendo così punto di riferimento della pittura napoletana dell'Ottocento e del Novecento.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1752, Carlo III di Borbone istituì le reali accademie del disegno e del nudo, presso i laboratori regi.[5] Sede delle Accademie era il complesso conventuale della chiesa di San Giovanni Battista delle Monache fondato ed eretto nel 1597 a spese del nobile Francesco del Balzo a seguito della monacazione della figlia.[6]
Nel 1864 furono trasferite prima al Regio Palazzo degli Studi (divenuto nel XIX secolo museo archeologico nazionale) e poi alla sua sede attuale di via Santa Maria di Costantinopoli sorta a seguito della trasformazione del precedente complesso conventuale progettata da Errico Alvino. A seguito di questi lavori il chiostro del convento, detto di san Giovanniello, venne separato dalla chiesa di San Giovanni Battista delle Monache con la costruzione di via conte di Ruvo[7] e inglobato sul lato occidentale nel nuovo edificio; tale intervento ne ridusse le dimensioni.[8]
I lavori che ebbero luogo per poter ospitare l'Accademia si inserivano in un piano di intervento urbanistico volto a riorganizzare l'area del Museo archeologico, della galleria Principe di Napoli e di via Port'Alba. Inoltre, assieme al conservatorio di San Pietro a Majella, al già menzionato Museo e al teatro Bellini, l'area era destinata a diventare ancor più un "polo delle arti".
Il complesso fu duramente colpito dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e l'Accademia chiuse i battenti fino al 1942. Quando riaprì, la sua organizzazione restava ancorata ai canoni della riforma Gentile e ciò cozzava fortemente con il rinnovamento della società italiana. In seguito agli eventi del "Sessantotto" l'attività dell'Accademia venne nuovamente interrotta. Negli anni ottanta l'Accademia è stata riorganizzata con lo scopo di renderla protagonista della vita culturale della città e dell'Italia meridionale, a partire da un profondo restauro.
Architettura
[modifica | modifica wikitesto]La facciata principale, decorata coi busti di personalità legate all'accademia, è dotata di un ampio ingresso, al quale si accede tramite un'ampia scalinata contornata da due leoni in bronzo scolpiti da Tommaso Solari. Eccetto tali particolari, l'edificio è integralmente realizzato in tufo giallo campano.
Gli interni sono costituiti da diverse sale distribuiti su due piani ai quali si accede tramite una monumentale scalinata realizzata nel 1880 da Giuseppe Pisanti. Al primo piano sono allocate le aule di studio, il teatro e la direzione didattica, mentre la pinacoteca si trova al piano superiore.
Della struttura fa anche parte il già menzionato ex chiostro di san Giovanniello di forma rettangolare con finestre in piperno.[6]
Alunni
[modifica | modifica wikitesto]- Salvatore Albano
- Francesco Saverio Altamura
- Giovanni Battista Amendola
- Mirko Vucetich
- Mario Borgoni
- Jorit[9]
La formazione accademica
[modifica | modifica wikitesto]Secondo l'offerta formativa (MIUR) l'Accademia di belle arti di Napoli, è compresa nel comparto universitario nel settore dell'Alta formazione artistica, musicale e coreutica e rilascia diplomi accademici 1º livello (laurea) e di 2º livello (laurea magistrale).[2]
L'Accademia di Napoli accoglie circa tremilacinquecento studenti, ed è aperta anche alle matricole internazionali. La nuova dimensione universitaria e l'ampliamento degli indirizzi sta comportando un'ulteriore espansione del numero degli studenti. L'Accademia di Napoli, si pone, al presente, l'ambizioso obiettivo di formare i nuovi quadri della produzione dell'immagine in breve, non solo, cioè, nel vasto ambito delle arti figurative, ma anche per quel che concerne la creatività applicata all'uso dei nuovi media, della grafica, del design, del restauro dei beni culturali e della didattica dell'arte.
L'accademia è anche sede di una biblioteca, di una gipsoteca e di una galleria museale.
Galleria dell'Accademia
[modifica | modifica wikitesto]Formatasi per esigenze didattiche, ovvero perché "gli allievi conoscessero l'arte dei maestri", la Galleria comprende opere dal Cinquecento al Novecento. Prevalentemente si caratterizza, però, per il nucleo consistente di opere del XIX secolo e della prima metà del XX. La raccolta, che include e si caratterizza anche per il nucleo di 227 opere donate nel 1898 da Filippo Palizzi, è preziosa soprattutto per conoscere le arti nel meridione in età contemporanea.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Pagina dei Dipartimenti, su accademiadinapoli.it, sul sito dell'Accademia. URL consultato il 22 febbraio 2016.
- ^ a b Giovanna Cassese, p. 189.
- ^ Risultato ballottaggio elezione direttore triennio 2023/2026, 20 luglio 2023. URL consultato l'11 giugno 2024.
- ^ Accademia di Belle Arti di Napoli, su ustat.miur.it, Ministero dell'Università e della Ricerca. URL consultato il 6 settembre 2023.
- ^ Maria Teresa Iannitto, p. 151.
- ^ a b Chiostro di San Giovanniello, su napoligrafia.it. URL consultato il 1º gennaio 2023.
- ^ Chiesa di San Giovanni Battista delle Monache, su napoligrafia.it. URL consultato il 1º gennaio 2023.
- ^ Maria Rosaria Costa.
- ^ Mirella Armiero, Jorit in lizza per il Wolf Prize 2023, in Corriere del Mezzogiorno, 6 dicembre 2022. URL consultato il 12 giugno 2023.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Costanza Lorenzetti, L'Accademia di belle arti di Napoli (1752-1952), Firenze, F. Le Monnier, 1953, OCLC 27031989.
- Maria Teresa Iannitto, Guida agli archivi per la storia contemporanea regionale: Napoli, Napoli, Guida, 1990, ISBN 88-7835-013-3.
- Aurelio De Rose, I palazzi di Napoli, Roma, Newton & Compton, 2001, ISBN 88-541-0122-2.
- Renato De Fusco, Facciamo finta che… cronistoria architettonica e urbanistica di Napoli in scritti critici e polemici dagli anni '50 al 2000, Napoli, Liguori, 2004, ISBN 88-207-3714-0.
- Nick Bruno, Frommer's The Amalfi Coast and Bay of Naples With Your Family, Hoboken (New Jersey), John Wiley & Sons, 2009, ISBN 0-470-74380-8.
- Giovanna Cassese, Accademie patrimoni di belle arti, Palermo, Gangemi, 2013, ISBN 88-492-7671-0.
- Maria Rosaria Costa, I chiostri di Napoli: viaggio alla scoperta dei tesori d'arte tra le mura conventuali, Napoli tascabile, n. 52, Roma, Newton & Compton, 1996, ISBN 88-8183-553-3.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Palazzi di Napoli
- Accademia di belle arti
- Graphic design
- Fotografia
- Fashion design
- Chiesa di San Giovanni Battista delle Monache
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini sull'Accademia di belle arti di Napoli
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su abana.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 132155651 · ISNI (EN) 0000 0001 2160 0126 · LCCN (EN) n88054196 |
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