Natura nell'arte

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Canestra di frutta è un dipinto realizzato da Caravaggio tra il 1597 e il 1600; è conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

La natura nell'arte rappresenta il rapporto tra l'essere umano e l'ambiente naturale attraverso diverse forme artistiche e movimenti culturali. Sin dalle origini, la natura ha ispirato artisti di ogni epoca, manifestandosi in simboli sacri, paesaggi idealizzati, rappresentazioni realistiche e opere astratte. La sua presenza nell'arte riflette non solo l'osservazione estetica del mondo, ma anche il tentativo dell'uomo di comprendere e interpretare le forze che governano la vita.[1][2][3]

Nelle civiltà antiche, la natura era rappresentata come emanazione del divino e incarnazione di forze soprannaturali, mentre nell'arte medievale si legava a simbolismi religiosi. Con il Rinascimento, essa divenne un soggetto autonomo, grazie alla prospettiva scientifica e alla ricerca di armonia. Nel Romanticismo, la natura assunse un significato sublime, divenendo simbolo di forze inaccessibili e misteriose, mentre con l’Impressionismo essa fu celebrata nei suoi colori e nelle sue sfumature effimere.[4][5]

In epoca contemporanea, l’arte ha visto emergere correnti come la Land Art e l’arte ambientale, che utilizzano direttamente gli elementi naturali come parte dell’opera stessa. La natura è quindi divenuta non solo un soggetto, ma una voce per riflettere su temi quali la sostenibilità e la crisi ecologica.[6][7]

Antico Egitto

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Pitture dalla tomba di Nebamon, Londra, British Museum

In Egitto, la natura era considerata sacra e intimamente connessa agli dei e al ciclo della vita. Le piante e gli animali erano spesso raffigurati con simbolismi religiosi; ad esempio, il loto rappresentava la rinascita e l'immortalità, mentre il falco simboleggiava il dio Horus. L'arte egizia includeva rappresentazioni estremamente dettagliate di flora e fauna, e i giardini sacri nei templi erano progettati per evocare paesaggi celesti. L'architettura, come i templi e le tombe, rifletteva un'armonia con le proporzioni naturali e cosmiche.[8]

Gli amuleti animali nell'antico Egitto erano piccoli oggetti indossati per garantire protezione, salute e fortuna, sia in vita che nell'aldilà. Gli antichi Egizi attribuivano agli animali un'importanza religiosa e simbolica, vedendo in essi manifestazioni divine e caratteristiche che riflettevano le forze della natura. Gli amuleti raffiguravano una vasta gamma di animali, tra cui il coccodrillo, associato al dio Sobek e utilizzato per allontanare il pericolo, l'istrice, simbolo di resilienza grazie alla sua capacità di difendersi, e l'anatra, che rappresentava la nutrizione e la rinascita. Altri animali, come la rana, erano collegati alla fertilità e alla creazione, poiché le rane venivano associate alla forza rigeneratrice delle acque primordiali. Anche l'ippopotamo, pur essendo una creatura temuta per la sua aggressività, era venerato in relazione alla protezione della gravidanza, grazie alla figura della dea Taweret. Gli amuleti animali, quindi, non solo riflettevano il rispetto e la paura per la natura, ma venivano anche utilizzati per invocare poteri protettivi e benefici, giocando un ruolo fondamentale nella religiosità e nella cultura funeraria egizia.[9]

Antica Grecia

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Eros adagiato su un calice floreale con foglie di acanto, tralci e fiori ( Museo Archeologico Nazionale di Spagna).

L'arte dell'antica Grecia è considerata uno dei massimi picchi culturali nella storia dell'arte e ha influenzato profondamente artisti di epoche successive, specialmente per la sua attenzione alla bellezza ideale e alla simmetria [10]. Sebbene la natura non sia un soggetto centrale come la figura umana, essa appare comunque in molte opere come decorazione o simbolo religioso, riflettendo l'interesse greco per l'ordine e l'equilibrio. Le rappresentazioni naturali sono anche strettamente connesse ai giardini e agli ambienti verdi, il cui sviluppo si intensificò nel periodo classico ed ellenistico [11].

Uno degli esempi più affascinanti della rappresentazione naturale è la pittura su ceramica e le decorazioni floreali, come i motivi di gigli nelle fresche dell'edificio Delta di Akrotiri, a Thera. Qui i gigli assumono un significato sacro, probabilmente simbolo dell'abbondanza primaverile [12]. La flora greca si estende anche ai capitelli corinzi del V secolo a.C., ornati con foglie d'acanto, un primo esempio di uso decorativo di forme vegetali in Europa [13]. Anche la ceramica a figure rosse, come nei calici in cui divinità greche sono adornate di vegetazione, riflette il legame fra elementi naturali e divinità [14].

Nella scultura greca, la natura è presente anche attraverso elementi simbolici e spesso idealizzati. Un esempio è lo statere d'argento di Metaponto, in cui una spiga di grano appare perfettamente bilanciata da lettere e strumenti agricoli. La simmetria naturale della pianta richiama l'attenzione dei Greci per l'ordine anche in soggetti naturali [15].

Gli antichi Greci spesso costruivano i loro templi in luoghi panoramici, in modo che l'ambiente naturale, con montagne e corsi d'acqua, amplificasse la maestosità della struttura stessa. Questo rapporto armonioso con il paesaggio è testimoniato da immagini di luoghi come il panorama di Perachori a Itaca, dove montagne e animali creano un equilibrio che appare anche in scene come il Mosaico del Nilo [16].

Il concetto di giardino in Grecia (detto kepos, letteralmente "grembo della madre") si sviluppò fortemente a partire dal IV secolo a.C., influenzato dai giardini persiani, come spazi chiusi e separati dall'ambiente esterno, destinati alla coltivazione di piante da frutto, ortaggi e piante sacre [17]. I giardini sacri erano spesso dedicati alle divinità, e ogni fiore, come il giglio, aveva un significato mitologico. Nelle opere di Omero emergono due tipi di giardini: quello umano, come il giardino di Alcinoo, legato alla famiglia e alla casa, e quello divino, come il giardino di Calipso, in cui la natura è al servizio degli dei [18].

Pittura di giardino dalla villa di Livia.

L’arte romana non solo celebrava la figura umana e le divinità, ma si concentrava anche sulla natura, rappresentandola in modo realistico e simbolico. La natura non era vista solo come un paesaggio da ammirare, ma come un elemento integrato nelle esperienze quotidiane, sia nelle ville private che negli spazi pubblici [19].

Uno degli esempi più emblematici della connessione tra arte e natura è il giardino dipinto della Villa di Livia, che mostra una natura rigogliosa e serena, con alberi e uccelli dipinti con una precisione straordinaria. Gli affreschi, che decorano la stanza sotterranea della villa, trasformano l’ambiente in un’oasi di pace, una fuga dalla realtà urbana. Questo tipo di rappresentazione riflette il desiderio di immergersi nella bellezza della natura, senza lasciare la sicurezza e il comfort della casa [20].

I Romani concepivano i giardini pubblici come luoghi di socializzazione e piacere, ma anche di riflessione e contemplazione estetica. I parchi erano spesso decorati con statue e fontane, integrando la natura con l’arte in un dialogo continuo. Questi giardini non erano solo luoghi di svago, ma anche "musei a cielo aperto", in cui la natura e l'arte si fondevano per creare uno spazio visivo ricco di significati [21].

Un altro aspetto significativo della rappresentazione della natura nell’arte romana era la pittura di paesaggi. Le pareti delle ville romane venivano decorate con paesaggi che sfumavano i confini tra l’interno e l’esterno. I giardini e i paesaggi riprodotti non solo adornavano gli spazi, ma contribuivano a creare un’illusione di continuità con la natura circostante. Le opere murali, come quelle nelle ville di Pompei, raffiguravano la natura come un paesaggio idealizzato, spesso popolato da animali e piante esotiche [22], [23].

Un’altra forma di arte naturale era la natura morta, visibile nelle case pompeiane, dove i dipinti di frutta, fiori, pesci e altri oggetti naturali non erano solo decorativi, ma anche simbolici. Questi dipinti erano spesso usati per celebrare l'abbondanza e la prosperità, temi molto apprezzati nell'arte romana. La natura morta, oltre a essere un tipo di decorazione, rifletteva un legame più profondo tra la vita domestica e la terra che fornisce i suoi frutti [24].

Nella mitologia romana, la natura era una forza potente e sacra, abitata da divinità e spiriti. La rappresentazione mitologica dell’ambiente naturale, come quella di divinità legate ai boschi e ai fiumi, era comune in sculture e dipinti. Queste immagini non solo celebravano la bellezza della natura, ma sottolineavano anche la sua sacralità e il suo potere, come nel caso di rappresentazioni di boschi sacri e templi circondati dalla vegetazione [25] [26].

L'arte e la cultura, nel corso della storia, hanno utilizzato simboli naturali come orti, alberi, e piante per comunicare significati profondi, esprimere valori culturali e spirituali e riflettere la relazione tra l'essere umano e la natura. Segue un'analisi della simbologia di alcune piante e alberi significativi.

Lo stesso argomento in dettaglio: Alberi nell’arte e Albero della vita.

Gli alberi sono simboli universali di vita, crescita e connessione tra il cielo e la terra.[27] Ogni tipo di albero porta significati specifici:

  • Quercia: simbolo di forza e stabilità, spesso associata all'immortalità. Nella mitologia celtica, la quercia è considerata sacra.[28]
  • Salice: rappresenta la flessibilità e la resilienza. È spesso associato alla tristezza e alla meditazione.[29]
  • Cipresso: simboleggia la morte e il lutto, utilizzato in molte culture per le sue associazioni funerarie.[30]

L'albero della vita è un elemento simbolico e un motivo iconografico ricorrente in svariate religioni, mitologie, filosofie e culture, ognuna delle quali gli attribuisce significati magici e mistici perlopiù diversi. Il nome di "albero della vita" è preso dall'omonimo albero biblico, che rappresenta l'opportunità offerta da Dio all'uomo di condividere la vita eterna.

Lo stesso argomento in dettaglio: Hortus conclusus.

Gli orti simboleggiano la cura e la coltivazione, rappresentando l'abbondanza e il nutrimento. Nella cultura contadina, un orto è visto come un luogo di lavoro, ma anche di contemplazione e tranquillità. Gli orti rappresentano anche la connessione con la terra e la sostenibilità, sottolineando l'importanza dell'autosufficienza e del rispetto per la natura.[31]

Mughetto (Convallaria majalis)

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Il mughetto è spesso associato alla purezza e alla dolcezza, ed è un simbolo di felicità e amore. In alcune culture, il mughetto rappresenta la rinascita e il ritorno della gioia, ed è comunemente usato nei bouquet nuziali. È anche un simbolo della primavera e viene celebrato il primo maggio in alcune tradizioni.[32]

Il cardo, spesso associato a valori di resistenza e perseveranza, simboleggia la protezione e la determinazione. In alcune culture, è considerato un simbolo di difesa e protezione, grazie alle sue spine. Nel contesto dell'arte, il cardo può rappresentare anche la bellezza inaspettata e la dignità che si trova anche in ciò che è considerato spinoso o imperfetto.[33]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cavalli nell'arte.

Il cavallo rappresenta la libertà, il movimento e la nobiltà. È un simbolo di potere e grazia. Nella cultura nativa americana, il cavallo è visto come un simbolo di viaggio spirituale e forza.[34]

  1. ^ ImpellusoNatura
  2. ^ ImpellusoGiardini
  3. ^ Zuffi
  4. ^ ImpellusoNatura
  5. ^ ImpellusoGiardini
  6. ^ ImpellusoNatura
  7. ^ ImpellusoGiardini
  8. ^ (EN) Animal Amulets: Ancient Egyptian Art and the Natural World, su artic.edu.
  9. ^ (EN) Animal Amulets: Ancient Egyptian Art and the Natural World, su artic.edu.
  10. ^ (EN) Learning from Nature, su sites.rhodes.edu.
  11. ^ (EN) The garden in ancient Greek, su gaiaferroforgiato.it.
  12. ^ (EN) Learning from Nature, su sites.rhodes.edu.
  13. ^ (EN) The garden in ancient Greek, su gaiaferroforgiato.it.
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  16. ^ (EN) Learning from Nature, su sites.rhodes.edu.
  17. ^ (EN) The garden in ancient Greek, su gaiaferroforgiato.it.
  18. ^ (EN) The garden in ancient Greek, su gaiaferroforgiato.it.
  19. ^ (EN) A Greco-Roman Tour of Myth and Nature, su nytimes.com.
  20. ^ (EN) The painted garden from the Villa of Livia, su milestonerome.com.
  21. ^ (EN) Maureen Carroll, Contextualizing Roman Art and Nature, Barbara E. Borg, 2015.
  22. ^ (EN) Gardening Art In Ancient Rome, su westdean.ac.uk.
  23. ^ (EN) A Greco-Roman Tour of Myth and Nature, su nytimes.com.
  24. ^ (EN) Maureen Carroll, Contextualizing Roman Art and Nature, Barbara E. Borg, 2015.
  25. ^ (EN) The painted garden from the Villa of Livia, su milestonerome.com.
  26. ^ (EN) A Greco-Roman Tour of Myth and Nature, su nytimes.com.
  27. ^ Sentire la corteccia. L’albero in pittura, su doppiozero.com.
  28. ^ ImpellusoNatura, p. 16-19
  29. ^ ImpellusoNatura, p. 16-19
  30. ^ ImpellusoNatura, p. 16-19
  31. ^ ImpellusoNatura, p. 12-15
  32. ^ ImpellusoNatura, p. 79-81
  33. ^ ImpellusoNatura, p. 134-136
  34. ^ ImpellusoNatura, p. 257-260
  • Lucia Impelluso, La natura e i suoi simboli. Piante, fiori e animali, collana Dizionari dell'Arte, Mondadori Electa, 2003, ISBN 9788837020408.
  • Lucia Impelluso, Giardini, orti e labirinti, collana Dizionari dell'Arte, Mondadori Electa, 2005, ISBN 9788837035266.
  • Alessio Monciatti, Il nuovo nell'arte medievale. Temi, percorsi, rappresentazioni., collana Dizionari dell'Arte, De Luca Editori d'Arte, 2023, ISBN 9788865575550.
  • Stefano Zuffi, Il giardino dipinto. Alberi, fiori, frutti nell’arte e nel mito, collana Dizionari dell'Arte, 24 Ore Cultura, 2024, ISBN 9788866487067.
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