Plymouth (Montserrat)
Plymouth città | |
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Localizzazione | |
Stato | Regno Unito Montserrat |
Territorio | |
Coordinate | 16°42′23.1″N 62°12′57.02″W |
Superficie | 1,5 km² |
Abitanti | 0 (2020) |
Densità | 0 ab./km² |
Altre informazioni | |
Prefisso | +1-664 |
Fuso orario | UTC-4 |
Targa | MS |
Cartografia | |
Plymouth è una città fantasma situata sull'isola di Montserrat, un territorio d'oltremare del Regno Unito nelle Piccole Antille, all'interno del mar dei Caraibi.
La città dovette essere evacuata in maniera definitiva nel 1997, quando venne distrutta e ricoperta da alcuni metri di cenere, a causa di una lunga serie di devastanti eruzioni vulcaniche. Plymouth era la capitale dell'isola e mantenne ufficialmente questo titolo anche dopo il suo abbandono. Di conseguenza, nonostante gli uffici governativi siano stati spostati a Brades, Plymouth è l'unica città fantasma al mondo che sia anche una capitale. È tuttavia in costruzione la città di Little Bay, che diverrà la nuova capitale dell'isola.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Fondazione
[modifica | modifica wikitesto]L'isola di Montserrat fu avvistata (ma non visitata) nel 1493 da Cristoforo Colombo durante il suo secondo viaggio. Non venne colonizzata stabilmente fino al 1632, quando fu popolata da abitanti della vicina isola di Saint Kitts, in gran parte di origine irlandese, desiderosi di praticare liberamente il cattolicesimo. Plymouth venne fondata poco dopo e il primo edificio significativo che vi venne costruito fu la chiesa anglicana di Sant'Antonio, edificata nel 1636, il cui scopo era di rimarcare nei confronti dei cattolici l'appartenenza dell'isola al Regno d'Inghilterra, in cui vigeva il culto protestante. È opinione diffusa che l'intitolazione della chiesa non sia dipesa dalla devozione verso un qualche santo chiamato Antonio, ma dal nome di Anthony Brisket, governatore dell'isola, che era riuscito a reperire i fondi per la costruzione dell'edificio.[1][2][3][4]
Dal XVII al XX secolo
[modifica | modifica wikitesto]Tra il 1664 e il 1783 l'isola fu a lungo contesa tra inglesi e francesi, interessati alle estese coltivazioni (prevalentemente di zucchero e tabacco) dove lavoravano numerosi schiavi provenienti dall'Africa, che nel tempo divennero la parte maggioritaria della popolazione di Plymouth e dell'intera isola. Alla fine di questo lungo periodo di rivolgimenti furono gli inglesi a prevalere. Nel 1834 la schiavitù fu abolita e dal 1871 l'isola fece parte di alcune federazioni coloniali, finché nel 1962 divenne una colonia a sé stante e Plymouth ne fu dichiarata la capitale.[2][3][4]
Il 17 settembre 1989 la città fu investita dall'uragano Hugo: onde alte più di sei metri si abbatterono sul porto, distruggendolo, mentre i venti a circa 260 km/h e le colate di detriti resero inutilizzabili un gran numero di edifici, tra cui l'unico ospedale dell'isola. Anche i collegamenti telefonici, idrici ed elettrici furono interrotti.[2][5]
Dal 1995 in poi: l'eruzione vulcanica
[modifica | modifica wikitesto]Plymouth disastro naturale | |
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L'eruzione del 25 giugno 1997 | |
Tipo | Eruzioni vulcaniche |
Data inizio | 18 luglio 1995 |
Data fine | 8 ottobre 2003 |
Luogo | Isola di Montserrat |
Stato | Regno Unito |
Regione/area/distretto | Montserrat |
Causa | Colate piroclastiche e cenere vulcanica |
Conseguenze | |
Morti | 19 (in data 25 giugno 1997) |
Evacuati | Oltre 4000 |
Beni distrutti | L'intera metà meridionale dell'isola di Montserrat |
Dopo una serie di terremoti durata parecchi anni (che erano in effetti segni premonitori), la città dovette essere evacuata nel 1995, quando il vicino vulcano di Soufrière Hills, spento da secoli, produsse una serie di eruzioni che inondarono Plymouth di colate piroclastiche, tefra, lahar e ceneri vulcaniche. Per due anni Plymouth fu periodicamente evacuata e poi ripopolata, finché nel 1997 si decise il suo definitivo abbandono, insieme all'intera metà meridionale dell'isola di Montserrat. Alla fine risultò distrutto l'80% degli edifici della città, che fu ricoperta da vari metri di cenere, nonostante il numero delle vittime sia stato abbastanza contenuto (19 abitanti, morti in occasione dell'eruzione del 25 giugno 1997). Da allora, l'accesso a tutta la metà meridionale dell'isola è vietato. Esiste anche una piccola zona intermedia in quanto non eccessivamente disastrata, dove l'accesso è consentito solo durante il giorno.[1][2][3][4][5][6][7]
Fu subito chiaro che non sarebbe stato possibile ripopolare la città nemmeno nel futuro, poiché la rimozione del fango, della lava e della cenere avrebbe richiesto l'uso di esplosivi, bulldozer e altri mezzi di gran lunga troppo costosi per essere impiegati su larga scala. Inoltre il terreno, ricoperto dalle colate piroclastiche incandescenti, era stato bruciato e reso totalmente inadatto alle coltivazioni. La parte settentrionale dell'isola, tuttavia, era stata protetta grazie alla presenza di montagne, di conseguenza si decise di spostare gli uffici governativi nella città di Brades. Plymouth rimase tuttavia, ufficialmente, la capitale dell'isola.[3][5]
La distruzione della città causò gravi problemi economici, poiché Plymouth era il più grande centro urbano dell'isola (circa 4 000 abitanti), nonché sede delle maggiori attività economiche. Molte di esse furono spostate in altre zone, ma la catastrofe causò l'emigrazione di circa 7 000 persone. La popolazione totale di Monserrat scese a circa 4 000 abitanti, benché negli anni successivi una parte dei migranti sia ritornata. Nel 2013 sono cominciati i lavori per la costruzione della nuova città di Little Bay, che una volta ultimata diverrà la nuova capitale dell'isola.[2][3][4][6]
Clima
[modifica | modifica wikitesto]Dati medi su temperature e precipitazioni:[8]
Plymouth | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 29 | 30 | 31 | 31 | 32 | 32 | 33 | 33 | 32 | 31 | 30 | 29 | 29,3 | 31,3 | 32,7 | 31 | 31,1 |
T. min. media (°C) | 23 | 23 | 24 | 24 | 24 | 25 | 25 | 25 | 24 | 24 | 24 | 23 | 23 | 24 | 25 | 24 | 24 |
T. max. assoluta (°C) | 32 | 33 | 34 | 34 | 36 | 37 | 37 | 37 | 36 | 34 | 37 | 33 | 33 | 36 | 37 | 37 | 37 |
T. min. assoluta (°C) | 17 | 18 | 18 | 18 | 19 | 21 | 22 | 22 | 21 | 19 | 19 | 18 | 17 | 18 | 21 | 19 | 17 |
Precipitazioni (mm) | 122 | 86 | 112 | 89 | 97 | 112 | 155 | 183 | 168 | 196 | 180 | 140 | 348 | 298 | 450 | 544 | 1 640 |
Galleria d'immagini
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Il vulcano di Soufrière Hills
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Lampione stradale quasi totalmente sotterrato
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Una zona della città dopo il disastro
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Edifici parzialmente sotterrati
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Veduta aerea della città e del porto
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Casa sulla soglia di un dirupo causato dalle colate piroclastiche
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) Montserrat's Archaeology and History, su blogs.brown.edu. URL consultato il 5 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2022).
- ^ a b c d e (EN) Montserrat History, su globalsecurity.org. URL consultato il 5 dicembre 2020.
- ^ a b c d e (EN) Plymouth, Montserrat – The Pompeii of the Caribbean, su worldabandoned.com. URL consultato il 5 dicembre 2020.
- ^ a b c d (EN) History, su britannica.com. URL consultato il 5 dicembre 2020.
- ^ a b c (EN) Plymouth, Montserrat: Pompeii of the Caribbean, su sometimes-interesting.com. URL consultato il 6 dicembre 2020.
- ^ a b (ES) Pompeya en el Caribe, su elmundo.es. URL consultato il 6 dicembre 2020.
- ^ (EN) Montserrat's Zone C, Closed Due to Activity at Soufriere Hills, Reopens, su caribjournal.com. URL consultato l'8 dicembre 2020.
- ^ (EN) Average Conditions Plymouth, Montserrat, su bbc.co.uk, BBC Weather. URL consultato il 6 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2010).
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Plymouth
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Plymouth, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Filmati aerei e da terra di Plymouth, con immagini di com'era prima del 1995, su youtube.com. URL consultato il 6 dicembre 2020.
- Altri filmati di Plymouth dopo il disastro, con spiegazioni, su youtube.com. URL consultato il 6 dicembre 2020.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 261897511 · LCCN (EN) n79098599 · GND (DE) 7543973-6 · J9U (EN, HE) 987007550335405171 |
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