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Veterano (storia romana)
Veterano | |
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Ai veterani furono donati al termine della honesta missio, terre nelle province spesso in concomitanza con la creazione di nuove colonie di stampo militare. | |
Descrizione generale | |
Attiva | 753 a.C. - 476 |
Nazione | Età regia di Roma Repubblica romana Impero romano |
Servizio | Esercito romano |
Tipo | Militari esperti, ex combattenti |
Ruolo | Istruttori militari Essere richiamati in caso di necessità |
Dimensione | Dipende da ogni battaglia |
Guarnigione/QG | province romane |
Patrono | Marte dio della guerra |
Battaglie/guerre | Battaglie romane |
Anniversari | 21 aprile |
Parte di | |
Legioni romane Truppe ausiliarie dell'esercito romano | |
Comandanti | |
Degni di nota | Gaio Mario, Gaio Giulio Cesare, Augusto |
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Col termine veterano nell'antica Roma si designava un soldato al termine del suo servizio, in qualunque corpo avesse militato (coorti pretorie o urbane, legioni, armata ausiliaria, flotta)[1].
La durata del servizio è concetto che evolve con la stessa storia di organizzazione dell'esercito di Roma e al suo interno della figura del miles. Egli, inizialmente, è un soldato volontario; si arma a proprie spese e rimane in servizio per la durata della campagna militare per la quale è stato reclutato. In seguito con l'organizzazione dell'esercito e la creazione di un vero e proprio soggetto sociale e giuridico, "il militare professionista", si fisserà anche la durata del servizio, variabile, come vedremo, a seconda del corpo militare di appartenenza.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]È nel 107 a.C. che può essere individuato un momento significativo di svolta: Gaio Mario procede ad un arruolamento straordinario senza tenere conto dei requisiti di censo dei reclutati, arruolando proletari volontari[2]. Si va così stabilendo un nuovo rapporto, più diretto, tra soldato e generale e, corrispettivamente, con la concessione di premi per i veterani al congedo (un'anticipazione avvenne con Scipione Africano), la definizione di una fenomenologia dalle implicazioni politiche e con ricadute sul territorio e la sua organizzazione.
Nella tarda repubblica, infatti, nel clima delle guerre civili, i generali concedettero ai propri soldati, quale ricompensa per il servizio, appezzamenti di terra spesso confiscati come atti di rivendicazione contro la fazione avversa. Si ricordino le concessioni ai veterani di Pompeo, di Cesare, di Antonio, di Ottaviano[3].
È in età augustea, si diceva, con una ristrutturazione dell'esercito, che si costituisce un vero e proprio esercito imperiale stabile e permanente e di conseguenza si definisce un profilo del miles e del suo stato giuridico.
All'interno dei molteplici mutamenti posti in atto, si ricordi appunto quello che fisserà la ferma militare a sedici anni nelle coorti pretorie, a vent'anni nelle legioni e a venticinque anni nella flotta (5 a.C.)[4]; Augusto si impegnò, anche, affinché il soldato venisse ricompensato adeguatamente al congedo dopo aver trascorso la maggior parte della propria vita nell'esercito.
Nel 6 a.C. il princeps istituì l'aerarium militare, una cassa destinata al pagamento dei premia a chi si fosse congedato onorevolmente (honesta missio)[5]: il premio per i soldati poteva consistere o in un lotto di terra (regolamentando la procedura della tarda repubblica) o in una somma di denaro[6].
In età imperiale la pratica di assegnazione di terre ai veterani cadde in disuso. Si ricordi quanto racconta Tacito in riferimento alla città di Taranto e al fallimento della politica di stanziamenti di veterani[7], ormai condotti secondo procedure diverse a quelle dell'età tardo repubblicana:
«Non enim, ut olim universae legiones deducebantur cum tribunis et centurionibus et sui cuiusque ordinis militibus»
«Poiché ora a fondar colonie non si conducevano più, come un tempo, legioni intere coi tribuni e i centurioni e i loro soldati di ogni ordine»
Il quadro di integrazione che ne derivava è dominato dalla desolazione e dalla solitudine esistenziale[8]:
«Neque coniugis suscipiendis neque alendis liberis sueti orbas posteris domos relinquebant»
«Non avvezzi a contrarre nozze né ad allevare figliuoli, essi lasciavano le case vuote e senza prole»
Peraltro questo quadro ci è stato attestato da dati epigrafici, in particolare da sette epigrafi di Taranto[9] relative ai veterani provenienti dall'area dell'Italia Meridionale, risalenti al periodo che intercorre tra il I e il III secolo d.C. In primis, l'insediamento tarantino è quello più ricco di testimonianze, in quanto la documentazione relativa è sia di natura letteraria che epigrafica. Gli epitaffi di Taranto non hanno dedicanti tranne due attestazioni: l'epitaffio di una moglie a suo marito[10] e quello di un heres[11]. A Luceria sono stati ritrovati due epitaffi: uno di un heres[12] e uno di un amico del veterano[13].
Andrà tuttavia fissandosi con l'età imperiale una tipologia di privilegi spettanti al veterano: egli acquisì dei diritti tra cui lo Ius Conubii, che gli permetteva di sposarsi con donne indigene (pratica vietata durante il servizio militare), l'immunità dalle cariche pubbliche e dall'imposta sui beni posseduti al congedo. Al veterano era concesso sposarsi con donne provenienti da strati sociali diversi, come liberte, ingenue oppure provenienti da famiglie di recente romanizzazione[14].
Durante la dinastia provinciale, l'imperatore Adriano operò la distinzione tra honestiores e humiliores e tra gli honestiores ritroviamo i veterani, i quali avevano ottenuto questo titolo come ricompensa[15].
Settimio Severo, per rendere operativi i soldati congedati, affidava loro le terre incolte e abbandonate per migliorare l'economia delle campagne e permettendo loro di crearsi un nuovo modus vivendi all'interno della società[16].
Infatti i Severi, attraverso interventi di risistemazione territoriale delle campagne italiche, consentirono un ripopolamento di queste terre, agevolandone l'acquisto tramite prezzi di favore o addirittura concedendole gratuitamente, affinché si inducessero i veterani a optare per una sistemazione in determinate aree.
Ovviamente questa condotta politica dei Severi mirava a tutelare i territori dell'impero e provvedeva in questo modo a militarizzare la zona[17].
Nel tardoantico, sotto l'imperatore Costantino I ritorna la pratica dell'assegnazione di terre ai veterani, sulle quali non gravava alcuna imposta, così da incentivare sempre di più l'arruolamento.
Questa pratica andava a vantaggio di Roma, in quanto questi ex soldati contribuivano alla messa a coltura di terre incolte o abbandonate; inoltre alla loro morte queste terre passavano ai loro figli, ritornando ad essere sottoposte a tassazione[18].
Sotto Costantino, Costanzo II e Valentiniano I, i veterani si dedicano oltre alla messa a coltura delle terre anche all'attività commerciale e ai trasporti (essendo possessori di navi). Questi imperatori, infatti, incentivano attraverso delle riforme tutte queste attività di reinserimento sociale, per evitare che i soldati congedati cadessero in uno stato d'inopia (mancanza totale di mezzi di sussistenza)[19]. Per esempio, Valentiniano I nel 365 emana un provvedimento che andava a regolare la modalità di permanenza dei veterani nelle terre private: poteva avvenire infatti che il padrone originario (dominus) rivendicasse quelle stesse terre che gli erano appartenute e che ora fruttavano nuovamente. Possiamo inoltre constatare alcune differenze nella politica di concessione delle terre da parte di Costantino e Valentiniano; Costantino concedeva la terra ai veterani senza domicilio o non impegnati in nessun negotium, mentre Valentiniano I la concedeva indistintamente a tutti coloro che desideravano una patria[20].
Nell'ambito dei commerci, poiché si ebbe una rivalutazione di questa attività, si ricordano due riforme: una di Costantino nel 326 e l'altra di Valentiniano nel 366.
Citazioni nelle fonti antiche
[modifica | modifica wikitesto]Un esempio di veterani viene ricordato da Cassio Dione Cocceiano durante l'ultima fase della terza guerra mitridatica (65-64 a.C.) quando Gneo Pompeo Magno decise di fondare una città, chiamata Nicopoli del Ponto, nel luogo dove avvenne la battaglia di Nicopoli al Lico, nella quale aveva sconfitto Mitridate. Qui egli inviò come abitanti quei soldati che erano ancora feriti o in età avanzata: vale a dire i veterani.[21]
Gaio Giulio Cesare, contrariamente a quanto avevano fatto molti dei suoi predecessori che fornivano alle truppe donativi occasionali, reputò fosse necessario dare continuità al servizio che i militari fornivano, istituendo per il congedo il diritto ad un premio in terre, secondo l'uso che fino ad allora era stato a totale discrezione del solo comandante[22]. Ad Augusto si deve, invece, l'introduzione di un esercito di professionisti che rimanessero in servizio non meno di sedici anni per i legionari, portati a venti nel 5 d.C.[23] (come era accaduto fin dai tempi di Polibio, in caso di massima crisi[24]), e venti-venticinque per le truppe ausiliarie. A questo periodo di servizio poteva subentrarne un ulteriore di alcuni anni tra le "riserve" di veterani,[23] in numero di 500 per legione[25] posti sotto il comando di un curator veteranorum.
All'inizio del Principato, sappiamo dallo stesso Augusto, attraverso le sue Res Gestae, che ai 300.000 soldati mandati in congedo (veterani), furono distribuiti donativi dal bottino di guerra:
«3. [...] Millia civium Romanorum sub sacramento meo fuerunt circiter quingenta. Ex quibus deduxi in coloni]as aut remisi in municipia sua stipendis emeritis millia aliquanto plura quam trecenta et iis omnibus agros adsignavi aut pecuniam pro praemis militiae dedi. [...]»
«3. [...] Quasi cinquecentomila cittadini romani in armi sotto le mie insegne; dei quali inviai più di trecentomila in colonie o rimandai nei loro municipi, compiuto il servizio militare; e a essi (tutti) assegnai terre o donai denaro in premio del servizio. [...]»
«15. [...] colon[i]s militum meorum consul quintum ex manibiis viritim millia nummum singula dedi. acceperunt id triumphale congiarium in colonis hominum circiter centum et viginti millia....»
«15. [...] ai coloni che erano stati miei soldati, quando ero console per la quinta volta, distribuii a testa mille nummi dalla vendita del bottino di guerra; nelle colonie ricevettero questo congiario del trionfo circa centoventimila uomini.»
acquistati terreni per 260.000 sesterzi per congedare i veterani delle guerre civili, ed altri 400.000 sesterzi per i successivi congedi degli anni 7-2 a.C.:
«16. Pecuniam [pr]o agris, quos in consulatu meo quarto et postea consulibus M. Cr[a]ssao et Cn. Lentulo augure adsignavi militibus, soliv municipis. Ea [s]u[mma s]estertium circiter sexsiens milliens fuit, quam [p]ro Italicis praedis numeravi. et ci[r]citer bis mill[ie]ns et sescentiens, quod pro agris provincialibus soliv. Id primus et [s]olus omnium, qui [d]eduxerunt colonias militum in Italia aut in provincis, ad memoriam aetatis meae feci. Et postea Ti. Nerone et Cn. Pisone consulibus, et D.Laelio cos., et C. Calvisio et L. Pasieno consulibus, et L. Le[nt]ulo et M. Messalla consulibus, et L.Caninio et Q. Fabricio co[s.], milit[i]bus, quos emeriteis stipendis in sua municipi[a dedux]i, praem[i]a numerato persolvi. ~ quam in rem sestertium q[uater m]illiens cir[cite]r impendi.»
«16. Pagai ai municipi il risarcimento dei terreni che durante il mio quarto consolato[26] e poi sotto il consolato di Marco Crasso e Gneo Lentulo Augure[27] assegnai ai soldati. E la somma, che pagai in contanti, per le proprietà italiche ammontò a circa seicento milioni di sesterzi e fu di circa duecentosessanta milioni ciò che pagai per i terreni provinciali. E a memoria del mio tempo compii quest'atto per primo e solo fra tutti coloro che fondarono colonie di soldati in Italia o nelle province. E poi sotto il consolato di Tiberio Nerone e Gneo Pisone e nuovamente sotto il consolato di Gaio Antistio e Decimo Lelio e Gneo Calvisio e Lucio Pasieno e di Lucio Lentulo e Marco Messalla e Lucio Caninio e Quinto Fabrizio[28] ai soldati che, terminato il servizio militare, feci ritornare nei loro municipi, pagai premi in denaro contante, e per questa operazione spesi circa quattrocento milioni di sesterzi.»
Nell'anno 5 d.C., il servizio militare fu portato a vent'anni:
«17. [...] Et M. Lepido et L. Ar[r]untio cos. in aerarium militare, quod ex consilio n[eo] co[ns]titutum est, ex [q]uo praemia darentur militibus, qui vicena [aut plu]ra sti[pendi]a emeruissent — HS milliens et septing[e]nti[ens ex pa]t[rim]onio [m]eo detuli.»
«17. [...] E sotto il consolato di Marco Lepido e Lucio Arrunzio trasferii l'erario militare[29], che fu costituito su mia proposta perché da esso si prelevassero i premi da dare ai soldati che avessero compiuto venti o più anni di servizio[30], centosettanta milioni di sesterzi prendendoli dal mio patrimonio.»
Furono fondate numerose colonie di veterani in tutte le province Imperiali:
«28. Colonias in Africa Sicilia Macedonia utraque Hispania Achai[a] Asia S[y]ria Gallia Narbonensi Pi[si]dia militum deduxi. Italia autem XXVIII [colo]nias, quae vivo me celeberrimae et frequentissimae fuerunt, me auctore deductas habet.»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Oxford Latin Dictionary, s.v. 1930.
- ^ E.Todisco, in: M. Pani, E. Todisco, Storia romana dalle origini alla tarda antichità, Carocci editore, Bari, 2008, pagg. 161-162.
- ^ L. Keppie, Colonisation and Veteran settlement in Italy in the first century, British school at Rome, nr- volume della rivista, 1983, pagg.36-37-38-39.
- ^ E. Todisco, in: M. Pani, E. Todisco, Società e istituzioni di Roma antica, Carocci editore, Bari, 2008, pagg. 166-167.
- ^ Oltre al concetto di honesta missio si ricordano i concetti di ignominiosa missio, conseguente alla commissione di un delitto, e di causaria missio, il venir meno nel soldato dell'idoneità al servizio.
- ^ E. Todisco, in: M. Pani, E. Todisco, Società e istituzioni di Roma antica, Carocci editore, Bari, 2008, pag. 167.
- ^ E. Todisco, I veterani in Italia in età imperiale, Edipuglia, Bari, 1999, pag. 39.
- ^ E. Todisco, I veterani in italia in età imperiale, Edipuglia, Bari, 1999, pagg. 39-40.
- ^ CIL IX, 6155;CIL IX, 6156;CIL IX, 6157; AE 1946,212; AE 1969/70,133; AE 1980,350; AE 1980, 351; 1 da Callipolis: CIL I, 7, in: E.Todisco, I veterani in italia in età imperiale, Edipuglia, Bari, 1999, pag. 226.
- ^ Ibidem p. 54 (Epitaffio AE 1969/70, 133).
- ^ Ibidem p.54 AE 1946,212.
- ^ CIL IX, 799.
- ^ Susini, 1958, pagg. 170-182, nr.5.
- ^ Les légions de Rome sous le haut-empire, Diffusion De Boccard, Lione, 2000, pag. 665.
- ^ M. Pani, in: E.Todisco, M. Pani, Società e istituzioni di Roma antica, Carocci editore, Bari, 2008, pag. 134.
- ^ E. Todisco, Rassegna di studi militari 1989-1994, in: Epigrafia e territorio politica e società, Temi di antichità romane IV, Edipuglia, Bari, 1996.
- ^ E. Todisco, I veterani in italia in età imperiale, Edipuglia, Bari, 1999.
- ^ Ibidem, pag. 204.
- ^ L'armée Romaine de Dioclétien à Valentinien I, Actes du Congrès de Lyon, Diffusion De Boccard, Lione, 2004, pag. 495.
- ^ L'armée Romaine de Dioclétien à Valentinien I, Actes du Congrès de Lyon, Diffusion De Boccard, Lione, 2004, pag. 497.
- ^ Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, XXXVI, 50.3.
- ^ Alessandro Milan, Le forze armate nella storia di Roma Antica, p.98.
- ^ a b L.Keppie, The Making of the Roman Army, from Republic to Empire, 1984, p.148.
- ^ Polibio, Storie, VI, 19.2.
- ^ L.Keppie, The Making of the Roman Army, from Republic to Empire, 1984, p.150.
- ^ Nel 30 a.C., dopo la battaglia di Azio.
- ^ Nel 14 a.C.
- ^ Le coppie consolari indicano gli anni 7, 6, 4, 3, e 2 a.C.
- ^ L'istituzione dell'erario militare avvenne nel 6 d.C.
- ^ Nel 5 d.C Augusto fissò la nuova durata del servizio militare: 16 anni per i pretoriani, 20 per i legionari. Ma la ferma veniva spesso prolungata, come Augusto stesso riconosce, sino a 30 o 40 anni.
- ^ Svetonio, Augustus, 46.
- ^ Ricordiamo fra le altre, Trieste, Aosta e Torino.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- M.P ani E. Todisco, Storia romana Dalle origini alla tarda antichità, Bari, 2008.
- l. Keppie, Colonisation and Veteran settlement in Italy in the first century, London, 1983.
- M. Pani E. Todisco, Società e istituzioni di Roma antica, Bari, 2008.
- G. Forni, Esercito e marina di Roma antica, Stuttgart, 1992.
- E. Todisco, I veterani in Italia in età imperiale, Bari, 1999.
- Y. Le Bohec, la troisième légion Augustée, Paris, 1989.
- Y. Le Bohec, les unités auxiliaires de l’armée romaine, Paris, 1989a.
- Y. Le Bohec, Inscriptions inédites ou corrigées concervant l’armée romaine d’Afrique, Paris, 1989.
- Y. Le Bohec, l’esercito romano. Le armi imperiali da Augusto a Caracalla, Roma, 1992.
- Y. Le Bohec, l’armée et l’organisation de l’espace urbain, in L’africa romana, Atti del X Convegno di studio, Sassari, 1994.
- Classici latini, Torino, 1975.
- Les légions de Rome sous leHaut- Empire, 2000.
- L'armée romaine de Dioclétien à Valentinien I, Lyon, 2004.
- Alessandro Milan, Le forze armate nella storia di Roma Antica, Roma, 1993.