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Utente:Cunhal94/Ruvo di Puglia
Clima
[modifica | modifica wikitesto]Mese | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 11,8 | 11,2 | 15,3 | 20,0 | 26,4 | 28,6 | 32,6 | 32,3 | 27,0 | 20,4 | 17,8 | 13,5 | 12,2 | 20,6 | 31,2 | 21,7 | 21,4 |
T. media (°C) | 8,6 | 7,2 | 10,7 | 15,4 | 21,5 | 23,1 | 26,9 | 26,8 | 22,2 | 15,9 | 13,2 | 9,9 | 8,6 | 15,9 | 25,6 | 17,1 | 16,8 |
T. min. media (°C) | 5,4 | 3,2 | 6,2 | 10,9 | 16,7 | 17,7 | 21,1 | 21,3 | 17,4 | 11,4 | 8,5 | 6,3 | 5,0 | 11,3 | 20,0 | 12,4 | 12,2 |
T. max. assoluta (°C) | 22,8 (2007) | 23,1 (2002) | 28,6 (1952) | 29,7 (1968) | 36,9 (1973) | 43,4 (1982) | 43,1 (2007) | 42,2 (1945) | 42,5 (1946) | 33,0 (1981) | 26,7 (1965) | 23,5 (2004) | 23,5 | 36,9 | 43,4 | 42,5 | 43,4 |
T. min. assoluta (°C) | −6,6 (1963) | −7,0 (1940) | −5,5 (1963) | −0,7 (2003) | 3,3 (1957) | 7,8 (1975) | 11,2 (1961) | 11,1 (1971) | 6,7 (1977) | 3,2 (1950) | −2,1 (1973) | −3,2 (2007) | −7,0 | −5,5 | 7,8 | −2,1 | −7,0 |
Precipitazioni (mm) | 147,8 | 37,6 | 105,8 | 104,8 | 17,0 | 83,4 | 3,6 | 26,0 | 49,8 | 203,8 | 23,6 | 54,2 | 239,6 | 227,6 | 113,0 | 277,2 | 857,4 |
Giorni di pioggia | 16 | 8 | 15 | 11 | 4 | 6 | 1 | 1 | 8 | 12 | 4 | 8 | 32 | 30 | 8 | 24 | 94 |
Umidità relativa media (%) | 77 | 74 | 72 | 68 | 68 | 65 | 64 | 65 | 68 | 72 | 76 | 78 | 76,3 | 69,3 | 64,7 | 72 | 70,6 |
Vento (direzione-m/s) | NNW 16 | NNW 16 | E 16 | E 16 | E 16 | E 16 | E 16 | E 16 | E 16 | NNE 9 | S 9 | WNW 16 | 16 | 16 | 16 | 11,3 | 14,8 |
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Da dove proviene il nome Ruvo? Il toponimo proviene dal greco antico, dunque dalla radice "Ρυ-" (Rhy-, da leggere "Riù"), la stessa che dà origine al termine "Ρυας" (Rhyas, da leggere "Riùas") e che significa torrente violento[1]. Con la radice "Ρυ-" dunque gli indigeni, che per primi abitarono il suolo ruvese, volevano indicare quella zona in cui scorrevano impetuosamente i torrenti che hanno poi dato vita ai fenomeni carsici della Puglia e ne confermano anche l'origine marina[1]. Con l'arrivo dei greci il nome si trasformò in "Ρυψ" (Rhyps, da leggere "Riùps") per indicare la città mentre il termine "Ρυβαστὲινων" (Rhybasteinon, si legge "Riubasteinon") il popolo e questo termine veniva spesso abbreviato in "Ρυβα" (Rhyba, da leggere "Riuba")[1]. Dunque con l'arrivo dei romani "Ρυβα" si trasformò in Riba e poi in Rubi per diventare nel medioevo Rubo e infine Ruvo[1]. Con il Regio Decreto 1196 del 4 gennaio 1863 la città assunse il nome di Ruvo di Puglia per distinguersi dal Ruvo lucano, Ruvo del Monte.
La preistoria, l'arrivo dei Greci e l'età romana
[modifica | modifica wikitesto]Alcuni reperti di pietra lavorata fanno risalire i primi insediamenti nell'agro ruvese al paleolitico medio mentre alcuni resti di villaggi confermano la presenza degli uomini in questa zona fin dal VI millennio a.C.[2]. Tuttavia durante l'età del bronzo il territorio fu abitato dai Morgeti, un popolo ausonico, poi scacciato dagli Iapigi con l'avvento dell'età del ferro[2]. Gli Iapigi si stabilirono in terra di Bari come Peuceti e Ruvo fu inizialmente fondata come un villaggio in cima alla collina attualmente sita tra la pineta comunale e la chiesa di San Michele Arcangelo[2]. L'agro ruvese in età peuceta era vastissimo ed ebbe anche un porto, chiamato Respa, presso Molfetta[3].
Tra l'VIII e il V secolo a.C. i greci colonizzarono pacificamente Ruvo che da quel momento prese il nome di "Ρυψ". Intorno al IV secolo a.C. il villaggio visse il momento di maggior splendore intrattenendo scambi commerciali con gran parte delle popolazioni italiche, tra cui gli Etruschi, coniando moneta propria e vantando una popolazione e un territorio mai più raggiunto[3] (l'agro rubastino di età greca comprendeva Molfetta, Terlizzi, Corato, Trani e Bisceglie)[4]. Ruvo si pose come una delle più fiorenti città-stato della Magna Grecia e la sua ricchezza consisteva nel commercio di olio e vino e nella florida produzione di vasellame[5]. La città greca di Ruvo finì col diventare protetta di Atene, come dimostrano alcune monete, ma anche alleata di Taranto[4].
Dopo le guerre sannitiche e la guerra contro Taranto, Ruvo entrò nell'orbita d'influenza romana col nome di Rubi[4]. In seguito Ruvo giocò un ruolo fondamentale per la Repubblica romana e per l'impero vedendosi prima assegnare la cittadinanza romana e il titolo di municipium e infine diventando stazione della via Traiana[4]. Nel 44 inoltre Ruvo vide sorgere la propria diocesi per volere di San Pietro, il quale nominò primo vescovo San Cleto che in futuro diventerà papa[4]. Tuttavia in età imperiale l'ager rubustinus subisce una diminuzione in quanto sorgono Molfetta, Trani e Bisceglie, facendo perdere così il contatto con il mare[4].
Ruvo medievale
[modifica | modifica wikitesto]Nel V secolo scomparve la fiorente Ruvo sotto i colpi delle invasioni dei Goti che ridussero la città ad un cumulo di macerie[4]. Ruvo, rifondata sulle pendici della collina originaria, fu prima conquistata dai Longobardi e poi preda dei Saraceni[4]. Fu in questo periodo che i ruvestini decisero di dotarsi di una cinta muraria munita di torri e quattro porte: Porta Noè (attuale via Veneto), Porta del Buccettolo (via Campanella), Porta del Castello (piazza Matteotti) e Porta Nuova (corso Piave)[4]. Nell'XI secolo la fortezza di Ruvo entrò nella Contea di Conversano e subì altre violenze a causa di alcuni conflitti interni[4]. Tuttavia fu sotto Federico II di Svevia che la città finalmente riconobbe una crescita culturale ed economica, un periodo segnato dalla costruzione della cattedrale e nel territorio tra Ruvo e Canosa del Castel del Monte[4]. A questo momento storico però risalgono anche le fondazioni delle città di Corato e Andria, le quali andarono a diminuire ulteriormente l'agro ruvese[4].
Dal 1266 Ruvo divenne feudo ed entrò sotto l'influenza angioina[4]. Nonostante questo il feudo rubastino vide sfumare ancora una volta il periodo di pace e prosperità che stava attraversando poiché nel 1350 la città fu rasa al suolo e saccheggiata da Ruggiero Sanseverino[4]. I ruvesi furono così costretti a ricostruire il centro abitato, le mura e decisero anche la costruzione della cosiddetta Torre del Pilota, alta 33 metri[4]. Al dominio angioino si succedette quello aragonese. Negli scontri per il dominio sul Regno di Napoli tra Francia e Spagna, Ruvo rimase coinvolta nell'omonima battaglia che vide vincitori gli spagnoli guidati da Consalvo di Cordova contro le truppe francesi di Jacques de La Palice stanziate a Ruvo[4]. Durante questa battaglia la città fu rasa al suolo per la terza volta[4]. Lo stesso feudo vide inoltre partire dalle proprie mura i tredici francesi che si scontrarono contro altrettanti italiani nella disfida di Barletta[4].
I Carafa: conti di Ruvo
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1510 Oliviero Carafa acquistò il feudo di Ruvo e la stessa città conobbe un periodo storico negativo[4]. La maggior parte delle storiche famiglie patrizie ruvesi si estinsero e solo nel '600 sorsero nuove famiglie nobili che conobbero una particolare e florida condizione economica. Furono inoltre rafforzate ulteriormente le mura ma nonostante il lungo periodo di pace la popolazione era soffocata dalle angherie del casato napoletano e dal governo tirannico degli stessi conti che trasformarono la torre del Pilota da strumento di difesa a prigione[4]. Tra la fine del '500 e il '600, ovvero nell'epoca della controriforma, Ruvo vide nascere vari sodalizi e congreghe tutt'ora operanti specialmente nella cura dei riti della Settimana Santa ruvestina. Nonostante il periodo nefasto segnato anche dai terremoti del 1626 e 1627 si distinsero in Ruvo alcuni uomini illustri tra i quali il più celebre è senza dubbio il medico Domenico Cotugno. Nel 1806, sotto il dominio napoleonico il feudalesimo fu abolito, concludendo così il dominio dei Carafa durato tre secoli[4].
Dall'Unità d'Italia ai giorni nostri
[modifica | modifica wikitesto]Dopo il dominio dei Carafa, i moti liberali toccarono anche Ruvo ma fallirono miseramente come nel resto del mezzogiorno[4]. Tuttavia in nei primi anni dell'800 si distinse particolarmente Giovanni Jatta, il quale eletto dai ruvesi avvocato della città, vinse la causa contro i Carafa ottenendo dei lauti risarcimenti e fu tra i protagonisti di quegli scavi archeologici che rivelarono il ricco sottosuolo ruvese che finalmente restituirà a Ruvo un posto nella storia. Nel periodo antecedente all'unità d'Italia[4]. Ruvo fu sede di una vendita carbonara chiamata "Perfetta Fedeltà" della quale fece parte il patriota e avvocato Francesco Rubini che si occupò di organizzare i moti risorgimentali anche a Ruvo[4]. Nel periodo post-unitario Ruvo, seppur lentamente, conobbe i segni del progresso anche per merito del deputato ruvese Antonio Jatta. Tappe fondamentali del progresso furono segnate nel 1905 con l'arrivo dell'illuminazione elettrica e nel 1914 con la diffusione dell'acqua pubblica. Durante la prima guerra mondiale ben 367 ruvesi caddero sui fronti di battaglia mentre nel ventennio fascista furono realizzate altre opere di pubblico vantaggio quali la bonifica del pantano e la creazione della fognatura 1938[4]. Nel secondo dopoguerra Ruvo si distinse in ambito culturale, soprattutto grazie alle opere di Domenico Cantatore, e in ambito economico con i fiorenti vitigni e oliveti.
Monumenti e luoghi di interesse
[modifica | modifica wikitesto]Architetture religiose
[modifica | modifica wikitesto]«Si voglia [Ruvo] aver succhiata la fede dal Redentore dal Principe degli Apostoli, che la vide e consolò destinandovi anche San Cleto, primo vescovo nell'anno 44 di nostra salute»
Ruvo è ricca di chiese a testimonianza della radicata devozione spirituale del popolo ruvestino ma anche del volere dell'antica diocesi di Ruvo, che la tradizione vuole istituita da San Pietro nominando primo vescovo San Cleto, poi terzo papa. Il più famoso edificio sacro e perno della religiosità cittadina è senza dubbio la Concattedrale di Ruvo di Puglia, intitolata a Santa Maria Assunta e costruita nel XII secolo, erigendosi a simbolo di Ruvo e costituendo un gioiello del romanico pugliese con il suo importante rosone e la facciata a capanna con le molteplici decorazioni dalla svariata simbologia[7].
Non c'è solo il tipico romanico della Puglia tra le chiese ruvestine ma anche il tardo barocco come testimoniano le chiese di San Domenico, espressione della tecnica di predicazione dei Gesuiti costituita dall'ampio ricorso a immagini sacre di grande suggestione, e di San Michele Arcangelo simbolo del potere delle antiche famiglie nobili ruvesi attraverso le numerose cappelle private ma anche di una fiorente produzione artistica a livello locale e non.
Ricca di statue e opere d'arte sono anche la chiesa del Redentore, costruita tra il 1902 e il 1950 con aspetto neoclassico, e la chiesa di San Giacomo al Corso, di stessa impostazione, in cui sono conservati numerosi affreschi di Mario Prayer. Più umili ma fonti di fede presso la popolazione ruvese sono le chiese del Purgatorio, sorta sulla grotta di San Cleto (il primo centro cristiano di Ruvo), e di San Rocco in cui si festeggiano i santi patroni e trovano sede le venerate statue degli Otto Santi e della Pietà portate in processione durante la Settimana Santa e nel cui ciclo rientrano anche i numerosi simulacri dei Misteri conservati nell'antica chiesa del Carmine. Di valore storico sono senza dubbio le chiese medievali dell'Annunziata, sorta sull'antico foro romano di Ruvo, della Madonna delle Grazie, la quale fu eretta sulla via Traiana, e di Santa Maria di Calentano, quest'ultima si trova a 8 km da Ruvo nell'omonima frazione.
Architetture civili
[modifica | modifica wikitesto]Il centro storico, segnato dalle case in pietra bianca e dalle stradine tortuose, rispecchia quasi per intero il borgo medievale di Ruvo anche a causa dei numerosissimi palazzi nobiliari risalenti, la maggior parte, al XVII secolo. Sono senza dubbio da ricordare, in quanto costruiti in quest'epoca, il palazzo Avitaia, sede del Palazzo di Città[8], il palazzo Spada, originariamente posseduto dal marchese e magistrato Orazio Rocca[9], caratterizzato dalla balaustra del XVI secolo decorata a bassorilievo e l'esteso palazzo Caputi[10]. Attorno al perimetro poligonale della vecchia città si snoda il cordone di abitazioni delle nobili famiglie ruvesi del XIX secolo; primo per importanza tra questi è senza dubbio palazzo Jatta, progettato da Luigi Castellucci in modo da essere utilizzato come residenza e Museo[11]. Tuttavia osservando il panorama di Ruvo non si possono non notare le varie torri che spuntano dal centro abitato, delle quali, oltre alle torri campanarie delle varie chiese, si differenzia da tutte la Torre dell'Orologio a causa sia del valore storico ad essa affidato murando sul proprio basamento l'epigrafe romana che ricorda la grandezza dell'antica Rubi[12], ma anche a causa del suo gesto quotidiano di scandire il tempo con le campane[13]. Nonostante l'importanza storica del vecchio borgo, è possibile trovare tracce ed espressioni del potere delle nobili famiglie ruvesi nel vasto agro rubastino attraverso i resti di masserie e jazzi che a lungo sono stati fondamentali attori dell'economia ruvestina, basata essenzialmente sull'agricoltura.
Architetture militari
[modifica | modifica wikitesto]Le attuali arterie stradali di Ruvo che ruotano attorno al centro storico seguono l'antico tracciato delle vecchie mura, abbattute per questioni di igiene pubblica nel 1820. Le forti e resistenti mura valsero alla città, nel Medioevo, il titolo di fortissima castra[14], basti pensare alla battaglia di Ruvo, di cui l'assedio, guidato da Consalvo di Cordova, durò ore ed ore prima che gli spagnoli riuscissero a fare breccia nella possente cinta muraria. Tuttavia Ruvo fu rasa al suolo tre volte e altrettante volte furono riedificate le mura dotate di quattro porte: Porta Noé, a sud, Porta del Bucettolo, a est, Porta Castello, a nord-est, Porta Nuova, a nord[15]. Un compito fondamentale nel sistema difensivo della città era svolto dalle sette torri, delle quali la più alta era la Torre del Pilota (33 metri d'altezza), collegata al castello e crollata nel 1881[15]. Furono adoperate come torri di guardia anche il campanile della Concattedrale di Ruvo di Puglia e la Torre dell'Orologio[15]. Oltre a questi due baluardi sono ancora esistenti i due torrioni di epoca aragonese, siti in via Veneto, e la torre quadrangolare di via Parini[15]. Sede dei feudatari e dei conti di Ruvo fu il Castello, costruito a nord del paese, del quale resta in piedi la torre quadrangolare dalla quale era possibile monitorare il borgo e tutte le vie che attraversavano la città[15]. Con l'abolizione del feudalesimo nel 1806 nel Regno di Napoli, le due ali del Castello furono riedificate come palazzi per le famiglie nobili e più in vista di Ruvo.
Altro
[modifica | modifica wikitesto]Sebbene Ruvo sia una città d'arte non sono moltissimi i monumenti eretti nel centro abitato. Il monumento più antico è il Monumento ai Caduti, sito in piazza Giovanni Bovio, eretto il 20 novembre 1921 in memoria dei 367 ruvesi morti durante la prima guerra mondiale[16]. Il monumento è composto da un piedistallo, sul quale sono riportati tutti i nomi e i gradi militari delle vittime, che regge la statua bronzea dell'allegoria della Vittoria la quale precede una colonna spezzata[16]. Tuttavia durante il ventennio fascista, in preparazione alla seconda guerra mondiale, l'Amministrazione Comunale di Ruvo decise di vendere la statua in modo che il Regime potesse ricavarne armi[16]. Nel 2009, grazie al contributo della cittadinanza, la statua della Vittoria è stata riforgiata e ricollocata al proprio posto[16]. Altro monumento di particolare interesse è la statua posta in piazza Felice Cavallotti e dedicata a Domenico Cotugno, illustre chirurgo e anatomista ruvese. Mentre di più recente fattura è il busto dedicato al patriota Francesco Rubini, ubicato in largo Di Vagno. Numerose sono le lapidi sparse per la città tra cui le due poste all'ingresso del Palazzo di Città in ricordo delle vittime della battaglia di Dogali e delle tre vittime ruvesi della seconda guerra mondiale; la lapide posta su palazzo Melodia in ricordo della partenza da Ruvo dei tredici francesi verso Barletta per la disfida; le lapidi poste sulle case natali di Domenico Cotugno, Orazio Tedone e Nicola Cassano e le epigrafi poste in ricordo delle gesta del già citato Rubini e del vescovo Placido Ferniani.
Economia
[modifica | modifica wikitesto]Il comune di Ruvo di Puglia presenta un tasso di attività pari al 42,9%, un tasso di occupazione del 37,5% e un tasso di disoccupazione del 12,5% e quest'ultimo costituisce un dato abbastanza contenuto rispetto alla media provinciale[17].
Agricoltura
[modifica | modifica wikitesto]Ruvo è un comune la cui economia è basata prevalentemente sull'agricoltura, come testimoniano le 4443 aziende coinvolte nel settore, anche se l'attività agricola ha registrato un calo del 24,21% nel decennio intercorso tra il 1990 e il 2000[18]. La vocazione agricola si riscontra nella produzione dell'olio di oliva extra-vergine, del miele e dei vini DOC Castel del Monte, Moscato, Nero di Troia e Greco attraverso le locali cantine ed elaiopoli[19]. Il comune inoltre è una città dell'olio.
Artigianato
[modifica | modifica wikitesto]Nell'artigianato locale sono coinvolte 532 imprese[18], tra queste resistono tutt'oggi botteghe di antica tradizione che si occupano della costruzione carri e ruote in legno, utilizzando la roverella, particolarmente diffusa nell'agro rubastino[19].
Industria
[modifica | modifica wikitesto]Nel settore industriale operano 483 aziende e nel periodo di tempo compreso tra il 1991 e il 2001 si è assistito ad un incremento dell'impiego in questo settore del 31,97%[18]. L'attività è concentrata principalmente nella zona industriale, sviluppatasi tra gli anni '70 e '80, nella quale sono presente imprese del settore alimentare, edile, elettronico e nei comparti dell'abbigliamento, della stampa e dei materiali da costruzione[20].
Servizi
[modifica | modifica wikitesto]All'interno del settore terziario lavorano 1081 imprese[18], le quali sono composte essenzialmente da servizi commerciali, assicurativi e bancari.
Turismo
[modifica | modifica wikitesto]A Ruvo prevale il turismo enogastronomico e culturale[21], alimentato dai piatti tipici della cucina ruvestina e dalla presenza del Museo Jatta.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Il nome di Ruvo, su ruvodipugliaweb.it, 2012.
- ^ a b c Cenni storici su Ruvo di Puglia, su prolocoruvodipuglia.it, 2012.
- ^ a b Di Palo, 1993, pagina 8
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y La storia di Ruvo, su rilievo.stereofot.it, 2000.
- ^ Di Palo, 1993, pagina 9
- ^ Pacichelli, pag. 480
- ^ La Cattedrale, su ruvolive.it, 2011.
- ^ Palazzo Avitaia, su ruvolive.it, 2011.
- ^ Palazzo Spada, su ruvolive.it, 2011.
- ^ Palazzo Caputi, su ruvolive.it, 2011.
- ^ Palazzo Jatta, il palazzo, su palazzojatta.org, 2009.
- ^ F. Jatta, pag. 21
- ^ Sulle orme di... Caius Oratus, su itctannoia.it, 2010.
- ^ Cantalicio, pag. 47
- ^ a b c d e Sistema difensivo di Ruvo di Puglia, su ruvosistemamuseale.it, 2009.
- ^ a b c d Monumento ai Caduti, su ruvolive.it, 2011.
- ^ PUG Ruvo di Puglia: La realtà socio-economica (PDF), su comune.ruvodipugliaweb.it, 2010.
- ^ a b c d Comune di Ruvo di Puglia - Statistiche, su italiapedia.it, 2012.
- ^ a b UNPLI, pag. 109
- ^ Comune di Ruvo di Puglia - Economia, su italiapedia.it, 2012.
- ^ Touring Club Italiano, pag. 219