Maurizio Maraviglia

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Maurizio Maraviglia

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato8 aprile 1939 –
LegislaturaXXX
Incarichi parlamentari
  • membro della commissione di finanze (17 aprile 1939 - 5 agosto 1943)
  • membro della commissione degli affari interni e della giustizia (17 aprile 1939 - 22 gennaio 1941)
  • membro della commissione dell'educazione nazionale e della cultura popolare (22 gennaio 1941 - 5 agosto 1943)
Sito istituzionale

Deputato del Regno d'Italia
LegislaturaXXVII, XXVIII, XXIX
CircoscrizioneCalabria-Lucania
CollegioPaola
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studiolaurea in Giurisprudenza
ProfessioneDocente universitario, Avvocato, Pubblicista/Giornalista

Maurizio Maraviglia (Paola, 15 gennaio 1878Roma, 26 maggio 1955) è stato un politico italiano.

Laureato in giurisprudenza e funzionario del ministero della Pubblica Istruzione Maraviglia fu membro Partito Socialista Italiano fino al 1906.[1] Spostatosi a destra, divenne un sostenitore del nazionalismo e uno dei fondatori dell'Associazione Nazionalista Italiana nel 1910.[1] Importante figura nello sviluppo dell'ideologia nazionalista, fece parte della redazione dell'Idea Nazionale, di cui fu anche condirettore.[2]

Dopo aver partecipato da ufficiale volontario di artiglieria alla prima guerra mondiale, venendo ferito due volte e ottenendo la Croce di Guerra, fu congedato nel 1918. Scrisse anche sull'influente rivista Politica di Francesco Coppola e Alfredo Rocco.[3] Identificatosi sempre più con le idee fasciste, fece parte della delegazione incaricata nel 1923 di negoziare la fusione dell'Associazione nel Partito Nazionale Fascista.[3]

Durante il periodo fascista Maraviglia fu inizialmente una figura di grande importanza. Dal 1924 al 1939 fece parte della Camera dei deputati del Regno d'Italia per la Calabria-Lucania, e come deputato intervenne duramente contro Giacomo Matteotti quando quest'ultimo tenne il suo famoso discorso. Nel 1939 fu nominato senatore.[3] Dal 1938 fu anche membro del Gran Consiglio del Fascismo e riuscì a garantirsi un'ottima posizione accademica presso l'Università di Perugia accanto a Sergio Panunzio.[3] Dopo essere stato implicato nei casi di frode collegati alla Banca del Sud, il suo prestigio diminuì grandemente.[3]

Nel dopoguerra fu deferito alla Alta Corte di Giustizia per le Sanzioni contro il Fascismo e dichiarato decaduto, ma il provvedimento fu cancellato dalla corte di Cassazione. Non prese parte alla vita politica del dopoguerra.[3]

  1. ^ a b Philip Rees, Biographical Dictionary of the Extreme Right Since 1890, 1990, p. 250
  2. ^ Ernst Nolte, Three Faces of Fascism, 1969, p. 615
  3. ^ a b c d e f Rees, Biographical Dictionary of the Extreme Right, p. 251

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