Maurizio Maraviglia | |
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Senatore del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 8 aprile 1939 – |
Legislatura | XXX |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXVII, XXVIII, XXIX |
Circoscrizione | Calabria-Lucania |
Collegio | Paola |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Titolo di studio | laurea in Giurisprudenza |
Professione | Docente universitario, Avvocato, Pubblicista/Giornalista |
Maurizio Maraviglia (Paola, 15 gennaio 1878 – Roma, 26 maggio 1955) è stato un politico italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Laureato in giurisprudenza e funzionario del ministero della Pubblica Istruzione Maraviglia fu membro Partito Socialista Italiano fino al 1906.[1] Spostatosi a destra, divenne un sostenitore del nazionalismo e uno dei fondatori dell'Associazione Nazionalista Italiana nel 1910.[1] Importante figura nello sviluppo dell'ideologia nazionalista, fece parte della redazione dell'Idea Nazionale, di cui fu anche condirettore.[2]
Dopo aver partecipato da ufficiale volontario di artiglieria alla prima guerra mondiale, venendo ferito due volte e ottenendo la Croce di Guerra, fu congedato nel 1918. Scrisse anche sull'influente rivista Politica di Francesco Coppola e Alfredo Rocco.[3] Identificatosi sempre più con le idee fasciste, fece parte della delegazione incaricata nel 1923 di negoziare la fusione dell'Associazione nel Partito Nazionale Fascista.[3]
Durante il periodo fascista Maraviglia fu inizialmente una figura di grande importanza. Dal 1924 al 1939 fece parte della Camera dei deputati del Regno d'Italia per la Calabria-Lucania, e come deputato intervenne duramente contro Giacomo Matteotti quando quest'ultimo tenne il suo famoso discorso. Nel 1939 fu nominato senatore.[3] Dal 1938 fu anche membro del Gran Consiglio del Fascismo e riuscì a garantirsi un'ottima posizione accademica presso l'Università di Perugia accanto a Sergio Panunzio.[3] Dopo essere stato implicato nei casi di frode collegati alla Banca del Sud, il suo prestigio diminuì grandemente.[3]
Nel dopoguerra fu deferito alla Alta Corte di Giustizia per le Sanzioni contro il Fascismo e dichiarato decaduto, ma il provvedimento fu cancellato dalla corte di Cassazione. Non prese parte alla vita politica del dopoguerra.[3]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Maurizio Maraviglia
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Maravìglia, Maurizio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Daniele D'Alterio, MARAVIGLIA, Maurizio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 69, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2007.
- Maurizio Maraviglia, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- MARAVIGLIA Maurizio, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
- Biografia e divisa da “Caporale d'Onore” di Maurizio Maraviglia, su mymilitaria.it. URL consultato il 12 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2009).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 37277918 · ISNI (EN) 0000 0000 6141 9121 · BAV 495/231413 |
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