Il tetto

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Il tetto
Una scena del film
Paese di produzioneItalia
Anno1956
Durata101 min
Dati tecniciB/N
Generedrammatico
RegiaVittorio De Sica
SoggettoCesare Zavattini
SceneggiaturaCesare Zavattini
ProduttoreVittorio De Sica, Marcello Girosi per V. De Sica Produzioni
Distribuzione in italianoTitanus
FotografiaCarlo Montuori
MontaggioEraldo Da Roma
MusicheAlessandro Cicognini
ScenografiaGastone Medin
CostumiFabrizio Carafa
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Una scena del film

Il tetto è un film del 1956[2][3] diretto da Vittorio De Sica, presentato in concorso al 9º Festival di Cannes.[4]

È considerato uno degli ultimi del filone neorealista ed è l'ultimo film neorealista di Vittorio De Sica.[2] Il film documenta la crisi abitativa e il fenomeno dei baraccati e dell'autocostruzione a Roma, estremamente diffuso in quegli anni.[5][6]. Lo spunto cinematografico è la storia di una coppia di giovani sposi che cerca un tetto dove andare ad abitare:[7] il protagonista Natale Pilon è un giovane muratore sottoproletario emigrato insieme alla famiglia dal Veneto che vuole costruirsi una baracca abusiva ai margini di una borgata sulle sponde dell'Aniene.[8]

I protagonisti del film: Gabriella Pallotta e Giorgio Listuzzi

Luisa e Natale si sposano. Lui, muratore, fa parte di una numerosa famiglia veneta trasferita a Roma; lei viene da un paese di pescatori e fino al matrimonio ha lavorato nella capitale come donna di servizio. L'armonia degli sposi è subito turbata da problemi economici: il padre di Luisa, offeso perché la figlia non ha chiesto il suo consenso alle nozze, rifiuta di aiutarli, e i due giovani sono costretti a vivere nella casa di lui, il che comporta mancanza di intimità e rapporti tesi con Cesare, il marito della sorella di Natale, uomo onesto e lavoratore (è muratore come il cognato) ma dal pessimo carattere.

Dopo aver lasciato la casa paterna e cercato inutilmente un altro alloggio per sé e la moglie, Natale decide di fabbricare abusivamente una baracca ai margini di una borgata. La legge prevede che un edificio abitato, anche se costruito senza alcun permesso, non possa essere distrutto se è provvisto di tetto: del resto nella stessa zona la costruzione di baracche abusive è la prassi per molti poveracci, e l'unico problema è che la costruzione dev'essere completata in una sola notte, per evitare i controlli di polizia molto frequenti durante il giorno.

Natale, d'accordo con i suoi colleghi muratori, si procura il materiale e inizia i lavori. A notte alta però la baracca è ancora lontana dall'essere terminata. L'intervento decisivo di Cesare, chiamato in extremis, permette di portare l'opera a compimento: o meglio, non del tutto, perché all'alba il tetto non è ancora terminato. All'arrivo della polizia, Luisa si fa trovare a letto con un bambino, offerto da una vicina impietosita, per cercare di scongiurare lo sgombero; il poliziotto, benché si renda conto che il tetto non è completato, decide di chiudere un occhio, e la coppia può affrontare il futuro contando se non altro su questo modesto alloggio.

Il film venne girato lungo le sponde dell'Aniene, nel borghetto dove oggi si eleva il Ponte delle Valli.

Incasso accertato sino a tutto il 31 marzo 1959 £ 230.553.240

«Con questo film De Sica è tornato ai temi e allo stile dei suoi primi film neorealisti, cercando di ricreare attraverso il racconto di una storia semplicissima, condotto con mezzi espressivi elementari, la calda atmosfera di comprensione umana per i fatti narrati non disgiunta da un vigile spirito critico. La trama è esile: la cameriera Luisa e il muratore Natale si amano e vorrebbero sposarsi ma non avendo una casa sono costretti a vivere in famiglia, allora decidono di costruirsi abusivamente una casa da soli. Ad una visione superficiale, il film pare possedere quel vigore espressivo che erano la caratteristica dei primi film di De Sica e Zavattini. Ma a uno sguardo più attento e nella prospettiva storica odierna risaltano evidenti gli artifici di un soggetto e di una narrazione che del primo neorealismo mantengono spesso gli elementi esteriori più facili e superficiali.»

Il film è stato restaurato nel 1999 grazie all'Associazione amici di Vittorio De Sica e curato da Manuel De Sica. La pellicola restaurata è stata poi proiettata il 4 aprile 2004 al Teatro Morlacchi di Perugia.[10]

Riconoscimenti

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Nel 1959 il National Board of Review of Motion Pictures l'ha inserito nella lista dei migliori film stranieri dell'anno.

  1. ^ I donatori di voce, in Cinema nuovo, n. 106, 1 maggio 1957.
  2. ^ a b Giancarlo Governi, Vittorio De Sica: Un maestro chiaro e sincero, Giunti, 14 aprile 2016, ISBN 9788858772683. URL consultato il 6 aprile 2017.
  3. ^ (EN) Gaetana Marrone e Paolo Puppa, Encyclopedia of Italian Literary Studies, Routledge, 26 dicembre 2006, ISBN 9781135455293. URL consultato il 6 aprile 2017.
  4. ^ (EN) Official Selection 1956, su festival-cannes.fr. URL consultato il 4-6-2011 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2013).
  5. ^ Housing frontline. Inclusione sociale e processi di autocostruzione e autorecupero, Firenze University Press, 1º gennaio 2012, ISBN 9788866550761. URL consultato il 6 aprile 2017.
  6. ^ Oreste De Fornari, Il sorpasso 1962-2012, Edizioni Falsopiano, 8 settembre 2012, ISBN 9788889782446. URL consultato il 6 aprile 2017.
  7. ^ Maurizio Massa, Saggio sul cinema italiano del dopoguerra, Lulu.com, 1º gennaio 2012, ISBN 9781471066863. URL consultato il 6 aprile 2017.
  8. ^ (EN) Stefano D'Amico, Franco Ferrarotti e Francesco Sirleto, Abitare a Roma in periferia / Living in Rome in the suburbs: Fotografie di Rodrigo Pais / Photographs by Rodrigo Pais, Gangemi Editore, 8 gennaio 2017, ISBN 9788849263091. URL consultato il 6 aprile 2017.
  9. ^ Catalogo Bolaffi del cinema italiano 1956/1966
  10. ^ Dario Minutolo, Cinema italiano 1945-1985: restauri e preservazioni, Effata Editrice IT, 1º gennaio 2005, ISBN 9788874022946. URL consultato il 6 aprile 2017.

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