Thalictrum minus

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Pigamo minore
Thalictrum minus
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni basali
OrdineRanunculales
FamigliaRanunculaceae
SottofamigliaThalictroideae
TribùThalictreae
GenereThalictrum
SpecieT. minus
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseMagnoliidae
OrdineRanunculales
FamigliaRanunculaceae
SottofamigliaThalictroideae
TribùThalictreae
GenereThalictrum
SpecieT. minus
Nomenclatura binomiale
Thalictrum minus
L., 1753
Nomi comuni

(DE) Kleine Wiesenraute
(FR) Petit pigamon
(EN) Lesser Meadow-rue

Il pigamo minore (nome scientifico Thalictrum minus L. 1753) è una pianta perenne, dai piccoli fiori, appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae[1].

Per il significato del termine generico (thalictrum) si deve risalire a Dioscoride (40 – 90), medico, botanico e farmacista greco che esercitò a Roma, o a Plinio (23 – 79), scrittore naturalista romano, che entrambi nella forma di “thalictron” indicavano queste piante alludendo probabilmente (ma la cosa è controversa) alla loro fioritura precoce (”thallein” = rinverdire, mentre ”ictar” = presto) o al colore verde-gaio dei teneri germogli[2]. L'epiteto specifico (minus) si riferisce alle dimensioni dei fiori.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Thalictrum minus) è stato proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione Species Plantarum del 1753.

Descrizione delle parti della pianta

Sono piante erbacee, perenni la cui altezza può arrivare a da 2 a 5 dm (massimo 12 dm). La forma biologica è definita come emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante erbacee perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve, dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Queste piante sono fondamentalmente glabre e inodore.

Le radici sono fascicolate e secondarie da rizoma.

  • Parte ipogea: consiste in un rizoma orizzontale.
  • Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta e ramificata in modo angoloso; la superficie è striato-scanalata.
Le foglie
  • Foglie basali: le foglie radicali sono di tipo imparipennato (3 – 4 pennatosette) a contorno più o meno triangolare; con segmenti a ramificazioni triforcate dei piccioli. I segmenti sono larghi quanto lunghi. I piccioli, alla base, sono inoltre inguainati in modo amplessicaule; le guaine terminano con delle orecchiette membranose. La lamina dei segmenti è ovata (più o meno flabellata) terminante nella metà superiore con tre lobi e più chiara sulla pagina inferiore (verde chiaro), mentre sulla pagina superiore sono visibili alcune venature appena sporgenti; la consistenza della lamina è tenue. Dimensione del contorno della foglie completa: larghezza 10 – 25 cm; lunghezza 10 – 30 cm. Dimensione dei segmenti: larghezza dei segmenti: 6 – 12 mm; lunghezza 7 – 13 mm. Diametro delle guaine: 5 – 6 mm. Lunghezza delle orecchiette delle guaine: 2 mm.
  • Foglie cauline: le foglie sono distribuite lungo tutto il fusto; quelle cauline sono più o meno simili a quelle radicali ma più distanziate e ridotte (si riducono verso l'infiorescenza); sono disposte in modo alterno. Lunghezza del picciolo: 4 cm.

Infiorescenza

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L'infiorescenza è del tipo ad ampia pannocchia ramosa (e fogliosa) e si compone di tanti piccoli fiori raccolti in gruppi di 2 o 3. L'infiorescenza occupa circa i 2/3 della parte superiore dell'intera pianta. Alla base dell'infiorescenza sono presenti delle brattee. Lunghezza dei peduncoli: 1 – 4 cm. Dimensione dell'infiorescenza: 5 – 12 cm.

Il fiore di questa pianta, caratterizzato da una certa assenza di coesione tra i vari organi fiorali (non c'è l'involucro), è privo di una corolla vera e propria, mentre è il calice colorato che ha la funzione vessillifera (quindi i sepali del calice possono essere indicati come petaloidei). In questa pianta il perianzio è quindi formato da un solo verticillo di elementi più o meno indifferenziati (perianzio apoclamidato)[3]. I fiori sono inoltre attinomorfi, ermafroditi, tetrameri (formati cioè da 4 sepali) e privi di nettari. Il colore dei fiori è giallastro. Dimensione dei fiori: 3 – 5 mm (massimo 10 mm).

  • Formula fiorale: per questa pianta viene indicata la seguente formula fiorale:
* K 4, C 0, A molti, G molti (supero)[4]
  • Calice: il calice è formato da 4 sepali di tipo petaloide disposti in modo embricato; sono inoltre caduchi precocemente. In effetti allo sboccio del fiore spesso sono presenti solamente le antere i pistilli (in questa situazione la funzione vessillare viene assunta principalmente dagli stami).
  • Corolla: i petali sono assenti.
  • Androceo: gli stami sono numerosissimi e visibilmente prominenti ma penduli; sono liberi con lunghi filamenti sottili e filiformi. Le antere, lineari, acute e mucronate all'apice; sono inoltre bi-loculari a deiscenza laterale; il colore delle antere è giallo. Lunghezza delle antere: 2 mm. Lunghezza degli stami: 6 mm.
  • Gineceo: i carpelli sono da 3 a 5, monovulari (contengono un solo ovulo; sono liberi e peduncolati; terminano nello stilo con stimma intero di colore roseo-porporino e lievemente ricurvo. Dimensione dello stimma: 1 – 1,5 mm.
  • Fioritura: da maggio a luglio.

Il frutto si compone in parecchi acheni sessili e a portamento pendulo e con superficie è striata (a coste). Ogni achenio è monospermo con un corpo stretto. Dimensione dell'achenio: 3,5 mm.

La riproduzione avviene tramite l'impollinazione garantita soprattutto dal vento (impollinazione anemofila). Anche se queste piante sono prive di nettare, diversi insetti, come api e vespe, si nutrono del suo polline per cui è probabile anche una certa fecondazione entomogama (impollinazione entomogama).

Distribuzione e habitat

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Distribuzione della pianta

Fitosociologia

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Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[5]:

Formazione: delle comunità delle macro- e megaforbie terrestri
Classe: Trifolio-Geranietea sanguinei
Ordine: Origanetalia vulgaris
Alleanza: Geranion sanguinei

Il genere Thalictrum comprende un centinaio di specie (una dozzina delle quali sono spontanee dei territori italiani) appartenenti soprattutto all'emisfero boreale. La famiglia delle Ranunculaceae invece comprende oltre 2000 specie distribuite su circa 47 generi[6] (2500 specie e 58 generi secondo altre fonti[7]).
Secondo la suddivisione di questo genere fatta dal botanico americano Liberty Hyde Bailey (1858-1954) il “Pigamo minore” appartiene al “gruppo” delle Thalictrum nei quali il frutto è striato e sessile[2] e al “sottogruppo” con stami a filamenti sottili, filiformi e antere lineari.

Forma delle foglie del Gruppo Thalictrum minus

Il Thalictrum minus è a capo del Gruppo di Th. Minus; gruppo che comprende (almeno nella flora spontanea italiana) quattro specie (oltre a quella di questa voce):

Le specie di questo gruppo sono poliploidi, sono inoltre poco differenziate nella morfologia. Un elemento di distinzione è la forma della lamina dei segmenti delle foglie (vedi figura). Un altro componente spesso preso in considerazione per distinguere una specie dall'altra è il frutto; in genere vengono considerati i seguenti caratteri morfologici:

  • il numero di coste;
  • la lunghezza dello stimma (lo stimma è persistente al frutto);
  • lunghezza e larghezza del frutto.

Uno studio[8] fatto su questi caratteri biometrici (sulle specie europee) non ha però evidenziato differenze significative da un punto di vista tassonomico. La maggiore variabilità è stata riscontrata nella lunghezza dello stimma, mentre la lunghezza e la larghezza del frutto è risultata distribuita normalmente. Alcune correlazioni sono state rilevate tra le dimensioni del frutto e la latitudine e la longitudine (il frutto si accorcia verso Est, mentre si assottiglia verso Nord).
Il numero cromosomico di T. minus è: 2n = 28, 42[9].

Nell'elenco che segue sono indicate alcune varietà (l'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie):

Sottospecie
  • Th. minus subsp. appendiculatum (C.A.Mey.) Gubanov (1983)
  • Th. minus subsp. arenarium (Butcher) A.R.Clapham (1952)
  • Th. minus subsp. brevepubens (Jordan) Nyman (1878)
  • Th. minus subsp. caffrum (Eckl. & Zeyh.) Hand (2001)
  • Th. minus subsp. calcareum (Jordan) Rouy & Foucaud in Rouy (1893)
  • Th. minus subsp. carpaticum (Kotula) V.Osvačilová (1982)
  • Th. minus subsp. elatum (Jacq.) Kerguélen (1987)
  • Th. minus subsp. flexuosum (Bernh. ex Rchb.) Krupkina (2001)
  • Th. minus subsp. globiflorum (Ledeb.) Peschkova (1979)
  • Th. minus subsp. kemense (Fr.) Cajander (1964): i pedicelli dell'infiorescenza sono più lunghi.
  • Th. minus subsp. jacquinianum (Koch) Rouy & Foucaud in Rouy (1893)
  • Th. minus subsp. majus (Crantz) Rouy & Foucaud (1893)
  • Th. minus subsp. macrophyllum (V.V.Botschantz.) Krupkina (2001)
  • Th. minus subsp. madritense (Pau) P.Monts.
  • Th. minus subsp. maxwellii (Royle) Hand (2001)
  • Th. minus subsp. montserratense (Pau) Cadevall & Sallent (1913)
  • Th. minus subsp. odoratum (Gren.) Nyman (1878)
  • Th. minus subsp. olympicum (Boiss. & Heldr.) Strid (1986)
  • Th. minus subsp. pavlovii (Reverd.) N.Friesen (1993)
  • Th. minus subsp. pratense (F.W.Schultz) Hand (2001)
  • Th. minus subsp. pseudominus (Borbás) Soó (1951)
  • Th. minus subsp. pubescens (Schleich. ex DC.) Rouy & Foucaud (1893)
  • Th. minus subsp. pyrenaicum (Jordan) A. Bolòs (1949)
  • Th. minus subsp. saxatile Schinz & R.Keller, non Hook.f. (1909)
  • Th. minus subsp. saxicola V.Osvačilová (1983)
  • Th. minus subsp. subcuneatum (Pau) Cadevall & Sallent (1913)
  • Th. minus subsp. thunbergii (DC.) Vorosch. (1985)
  • Th. minus subsp. valentinum (O.Bolòs & Vigo) R.García Adá, G.López & P.Vargas (1995)
Varietà
  • Th. minus var. amplissimum (H. Lév. & Vaniot) H. Lév. (1915)
  • Th. minus var. arenicola V.Osvačilová (1983)
  • Th. minus var. chionophyllum (Nakai ex Maekawa) Emura (1972)
  • Th. minus var. foetidum (L.) Hook. f. & Thomson (1855)
  • Th. minus var. glandulosum Koch
  • Th. minus var. jabalambrense (Pau) R.García Adá, G.López & P.Vargas (1995)
  • Th. minus var. hypoleucum (Siebold & Zucc.) Miq. (1867): la lamina dei segmenti è più grande.
  • Th. minus var. nutans Regel ex Boiss
  • Th. minus var. petrosum (Schur) V.Osvačilová (1982)
  • Th. minus var. pyrenaicum (Jord.) O.Bolòs & Vigo (1974)
  • Th. minus var. scabrivenum Oliv. (1868)
  • Th. minus var. stipellatum (C.A. Mey. ex Maxim.) Tamura (1953)
  • Th. minus var. thunbergii (DC.) Vorosch. (1985)
  • Th. minus var. yamamotoi (Honda) Sugim. ex Kadota (2006)
Formati
  • Th. minus fo. jacquinianum (W.D.J.Koch) Osvač. (1982)
  • Th. minus fo. macrophyllum (Schur) V.Osvačilová (1982)

Nell'elenco che segue sono indicati alcuni ibridi interspecifici:

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

A

  • Thalictrum adiantifolium Eichwald (1830)
  • Thalictrum agreste Kar. & Kir. (1841)
  • Thalictrum appendiculatum C.A. Meyer in Ledeb. (1830)
  • Thalictrum arenarium Butcher in Butcher & Strudwick (1930)
  • Thalictrum arpadinum Borbás (1893)
  • Thalictrum arrigens Jordan (1860)
  • Thalictrum aurigeranum Baillet & Timb.-Lagr. (1864)

B

  • Thalictrum babingtonii Butcher in Butcher & Strudwick (1930)
  • Thalictrum billotii F.W. Schultz ex Jordan (1864)

C

  • Thalictrum caffrum Eckl. & Zeyh. (1987)
  • Thalictrum calcareum Jordan (1847)
  • Thalictrum capillare Reichenb. (1832)
  • Thalictrum chinense Freyn,
  • Thalictrum collinum Wallr
  • Thalictrum cuneatum Cadevall

D - E

  • Thalictrum depauperatum Dumort. (1868)
  • Thalictrum elatum Jacq.

F

  • Thalictrum flavovirens Ledeb. (1841)
  • Thalictrum flexuosum Bernh (1815)
  • Thalictrum frigidum Arvet-Touvet (1871)

G

  • Thalictrum glaucum Schrader, non Desf. ex DC. (1817)
  • Thalictrum globiferum Ledeb. (1841)
  • Thalictrum grenieri Arvet-Touvet (1871)

J – K - L

  • Thalictrum jacquinianum Koch (1844)
  • Thalictrum kamtschaticum Nylander (1844)
  • Thalictrum kemense Fries (1817)
  • Thalictrum kochii Fr. (1981)
  • Thalictrum ledebourianum C.A. Meyer ex Rupr. (1869)

M

  • Thalictrum medium Jacq.
  • Thalictrum microphyllum Sennen (1839)
  • Thalictrum minutissimum Timb.-Lagr. & Gautier in Timb.-Lagr. (1875)
  • Thalictrum montanum Sennen, non Wallr. (1822)
  • Thalictrum monticola Jordan (1860)
  • Thalictrum montserratense (Pau) Cadevall
  • Thalictrum mucronatum Ledeb. (1841)

N – O

  • Thalictrum nutans DC. in Lam. & DC. (1805)
  • Thalictrum oreites Jordan (1860)

P

  • Thalictrum parviflorum Salisb. (1796)
  • Thalictrum polyspermum Arvet-Touvet (1871)
  • Thalictrum praecox Jordan (1847)
  • Thalictrum praeflorens Jordan (1860)
  • Thalictrum pyrenaicum Jordan (1860)

S

  • Thalictrum sibiricum C.A. Meyer (1753)
  • Thalictrum silvaticum W.D.J.Koch
  • Thalictrum stenocarpum Timb.-Lagr. (1874)
  • Thalictrum subglabrum Sennen

T- U

  • Thalictrum transsilvanicum Schur (1981)
  • Thalictrum umbrosum Butcher in Butcher & Strudwick (1930)

V

  • Thalictrum vergens Sennen
  • Thalictrum verlotii Arvet-Touvet (1871)
  • Thalictrum viperinum Andrz. (1832)
  • Thalictrum virens Willk,
  • Thalictrum virescens Timb.-Lagr,
  • Thalictrum vulgatum F.W. Schultz (1846)

Specie simili

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Le specie più simili a quella di questa voce sono quelle appartenenti al Gruppo di Th. minus:

Il Thalictrum minus è interessato da diversi studi e ricerche sull'enzima Reticulina ossidasi (chiamato anche “berberina”)[10][11][12].

Anticamente, secondo la medicina popolare, a queste piante venivano attribuite diverse proprietà medicamentose. Ad esempio l'infuso delle foglie, o un decotto della radice, veniva usato nel trattamento delle febbri[13]. Ora non più in quanto sono considerate tossiche e nocive alla salute umana. Infatti queste piante (nelle radici) contengono un colorante giallo tossico, una volta usato per colorare la lana, la ”macrocarpina”. Anche il bestiame al pascolo evita di mangiare le foglie di questa pianta[14].

Viene considerata una pianta invasiva in quanto se il terreno è “giusto” (non troppo pesante) si diffonde facilmente ed essendo una pianta avida inibisce la crescita delle piante vicine, in particolare dei legumi. Inoltre è una specie altamente polimorfica, difficile da trattare tassonomicamente per ottenere delle specie più adatte alla coltivazione[13].

  1. ^ (EN) Thalictrum minus L. | Plants of the World Online | Kew Science, su Plants of the World Online. URL consultato il 7 febbraio 2021.
  2. ^ a b Motta, p. 826.
  3. ^ Pignatti, vol. 1 - p. 277.
  4. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 5 settembre 2010 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  5. ^ Flora Alpina, vol. 1 - pag. 190.
  6. ^ Botanica Sistematica, p. 327.
  7. ^ Strasburger, p. 817.
  8. ^ JELASKA S. D., NIKOLIC T. & MIHELJ D., Fruit variability of Thalictrum L. (Ranunculaceae) Genus in Europe, in Museo Civico di Rovereto; Suppl. II al n. 11/1995; pag. 243.
  9. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 6 settembre 2010.
  10. ^ K. Nakagawa, A. Konagai, H. Fukui and M. Tabata, Release and crystallization of berberine in the liquid medium of Thalictrum minus cell suspension cultures [collegamento interrotto], in PLANT CELL REPORTS Volume 3, Number 6, 254-257, DOI: 10.1007/BF00269306.
  11. ^ Masakazu Hara, Toshihito Kitamura, Hirosi Fukui and Mamoru Tabata, Induction of berberine biosynthesis by cytokinins in Thalictrum minus cell suspension cultures [collegamento interrotto], in PLANT CELL REPORTS Volume 12, Number 2, 70-73, DOI: 10.1007/BF00241937.
  12. ^ A. Bariaud-Fontanel and M. Tabata, Somaclonal variation in the berberine-producing capability of a culture strain of Thalictrum minus [collegamento interrotto], in PLANT CELL REPORTS Volume 7, Number 3, 206-209,DOI:10.1007/BF00269325.
  13. ^ a b Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 5 settembre 2010.
  14. ^ Motta, p. 827.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume terzo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 826.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume primo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 328, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume primo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 190.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume 2, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 817, ISBN 88-7287-344-4.
  • Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 327, ISBN 978-88-299-1824-9.

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