Mauro Corona

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Mauro Corona
Mauro Corona al Premio Chiara dell'ottobre 2013.
NazionalitàBandiera dell'Italia Italia
Alpinismo
 

Mauro Corona, all'anagrafe Maurizio Corona (Baselga di Piné, 9 agosto 1950), è uno scrittore, alpinista e scultore ligneo italiano.

Autore di una quarantina di libri, alcuni dei quali best seller, ha sempre usato la scrittura per tramandare le memorie della vita di montagna durante la sua infanzia nonché per narrare anneddotti personali legati all'alpinismo, sua principale passione assieme alla scultura lignea. Nel corso della sua vita ha infatti aperto oltre 300 vie di arrampicata nelle Dolomiti Friulane.

Infanzia e origini

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Mauro Corona da bambino.

Mauro Corona nasce il 9 agosto 1950 a Baselga di Piné, in provincia di Trento. A quel tempo sia il padre Domenico, detto "Meni" (Erto e Casso, 18 giugno 1923[1] - 7 marzo 2006[2]) che la madre Lucia, detta "Thia", Filippin (Erto e Casso, 1925 - 2011[3]) svolgono la professione di venditori ambulanti.

In realtà l'economia del tempo di Erto, paese di origine della famiglia, è estremamente povera ed arretrata: quasi tutti gli abitanti sono abili a svolgere pressoché ogni mestiere legato all'agricoltura, alla selvicoltura ed alla caccia, spesso più per ragioni di mera autosussistenza che non in un vero e proprio tessuto economico moderno e sviluppato. Questa caratteristica capacità di spaziare in vari ambiti del sapere pratico è infatti una costante nei personaggi delle storie raccontate da Corona nei suoi libri. Gli ertani, tuttavia, specie durante l'inverno avevano l'abitudine di scolpire oggetti di legno da rivendere durante la primavera o l'estate nei paesi di pianura allo scopo di racimolare qualche ulteriore guadagno. Le donne delle famiglie meno abbienti partivano anche in stato di gravidanza: fu così che Corona nacque in modo del tutto casuale a circa 140 km da casa sul carretto che i genitori sfruttavano per il trasporto degli utensili in legno da vendere [4][5]. Lo scrittore scriverà sempre nelle presentazioni dei suoi libri di essere nato a Erto, con volontaria erroneità, solo per affetto e riconoscenza verso la terra che effettivamente sente sua e dove conserva le sue radici[6].

La famiglia si stabilisce e trascorse circa sei anni in Trentino, dove nascono anche i due fratelli minori di Mauro, Felice (Baselga di Piné, dicembre 1951 - Paderborn, 30 giugno 1968) e Enrico, detto Richeto (Baselga di Piné, 6 gennaio 1956). Nel 1956 tuttavia i genitori preferiscono ritornare a Erto, il paese d'origine nella valle del Vajont, a quel tempo in provincia di Udine e poi passato in provincia di Pordenone nel 1968. Lì Corona trascorre i successivi anni nella contrada San Rocco, dove conosce i suoi coetanei che diventeranno, diversi anni dopo, citati svariate volte nei suoi volumi.[7]

Pochi mesi più tardi, sempre nel 1956, la madre abbandona la famiglia, esausta delle percosse infertele dal marito, affetto da problemi di alcolismo[7], rifugiandosi in Germania e ricongiungendosi ai figli solo dopo il 1964. I tre bambini vengono pertanto cresciuti soprattutto dai nonni paterni, aiutati dalla zia Tina, una ex collaboratrice scolastica divenuta sordomuta in età adulta. La condizione dei tre fratelli porterà Mauro a definire loro stessi 'orfani con genitori viventi'. Le precarie condizioni economiche della famiglia costringono i bambini fin dall'infanzia, durnate il periodo estivo, a seguire i malgari sugli alpeggi e prestarsi a vari lavori al fine di apprendere il prima possibile un mestiere e aiutare in casa. Corona si dedica al contempo alla lettura: Tolstoj, Dostoevskij e Cervantes sono i suoi scrittori preferiti e contemporaneamente impara l'arte della scultura lignea dal nonno intagliatore.

Inizio anni 1960: gli studi e il disastro del Vajont

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Corona inizia a frequentare le scuole elementari a Erto: come era in uso all'epoca nelle parti più remote e povere d'Italia, al posto della scuola media inizialmente frequenta le classi fino all'ottava elementare. Tuttavia nel 1963 la nuova riforma impone l'obbligo della scuola secondaria di primo grado (allora detta 'media'). Mauro è costretto pertanto a fare il pendolare con la vicina Longarone, in provincia di Belluno, ma questo accade in realtà solo per circa una decina di giorni.

La sera del 9 ottobre 1963 infatti, dopo numerose avvisaglie nei giorni precedenti, l'ondata del Vajont distrugge Longarone e le frazioni di Erto vicine al lago, a cavallo tra Veneto e Friuli, causando oltre 2 000 morti. La sua famiglia fortunatamente non subisce alcuna perdita nel disastro tuttavia, come tutte le altre, viene sfollata. Inizialmente vengono tutti trasferiti per meno di una settimana presso la colonia del Salvatore di Cimolais, una struttura che ospita bambini nel periodo estivo e che in quel momento era vuota dopo il termine della stagione. Dopo pochi giorni tuttavia la nonna e la zia di Corona sono condotte in un ospizio di Aviano, dove moriranno a distanza di poco tempo l'una dall'altra.[8]

Insieme al primo fratello minore Corona è invece trasferito nel Collegio Don Bosco di Pordenone. Lì, grazie alla carità offerta dai Salesiani agli sfollati, viene ospitato ed istruito per i tre anni della scuola media. Questa esperienza, unita alla passione di alcuni suoi insegnati sacerdoti, fornisce ai due fratelli la disciplina mancante data dal vivere in un luogo povero e senza una solida famiglia alle spalle. In Mauro, in particolare, risveglia la volontà di migliorarsi per il suo domani e lo incoraggia verso gli studi letterari ed artistici, che diverranno sua grande passione per il resto della vita. Il periodo di permanenza al collegio rivela anche alcune difficoltà in quanto i fratelli non sono abituati al contatto con la gente e al sottostare a regole imposte pertanto emergono anche sentimenti di nostalgia, prigionia e la mancanza dei boschi di Erto. A questo si aggiunge che il collegio era in realtà privato e frequentato prevalentemente da giovani cittadini altolocati con i quali non di rado scoppiavano diverbi con gli sfollati. Conseguita la licenza media, Mauro chiede al padre di frequentare la scuola d'arte di Ortisei, ma egli lo costringe per ragioni economiche a frequentare l'istituto-collegio per geometri Marinoni di Udine.

In questa città Corona soggiorna, sempre grazie agli aiuti statali agli sfollati del Vajont, al Collegio Bertoni di Udine. La maggiore libertà concessagli rispetto ai tempi di Pordenone, la mancanza di attenzione da parte dei sacerdoti che reggevano la struttura oltre che i primi tormenti adolescenziali, lo portano in poco tempo a disinteressarsi allo studio. Corona inizia una propria ribellione non seguendo più le lezioni, preferendo leggere Tex in classe, specie dopo il commento sprezzante di un suo professore riguardante un elaborato di disegno tecnico. Dopo due anni viene ritirato dalla scuola: più che per la mancanza di interesse, la ragione effettiva fu legata al termine dei contributi statali per il mantenimento dei superstiti del Vajont a cinque anni dalla tragedia.[9][10]

Fine anni 1960-inizio anni 1970: le prime esperienze lavorative

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La cava del Monte Buscada, con il suo tipico marmo rosso, dove ha lavorato.

A marzo 1968 inizia a lavorare come manovale presso Maniago, venendo ospitato insieme ad altri operai in una casa in via Colvera. Nello stesso mese il primo fratello minore, Felice, decide di accettare un'offerta di lavoro come gelataio in Germania da parte di una famiglia di Auronzo di Cadore: questo era infatti un sogno molto ambito all'epoca da parte dei giovani ertani che volevano emulare l'esempio di tanti loro antenati emigrati per svolgere quel mestiere. In realtà, dopo aver svolto per tre mesi la mansione di sguattero presso una gelateria, il 30 giugno 1968 annega in una piscina di Paderborn, verosimilmente a seguito di un colpo inferto alla testa. Nonostante la presenza di testimoni, nessuno fu in grado di ricostruire la verità sull'accaduto: la famiglia Corona stessa rifiutò qualsiasi forma di risarcimento o processo, lasciando tuttavia ignoti ed impuniti eventuali colpevoli. Corona, venuto a conoscenza dell'accaduto mentre si trovava su un cantiere, decide di dimettersi per ritornare più vicino alla famiglia.

Terminati i giorni dei funerali, si fa assumere alla cava di marmo del monte Buscada, dove rimase per i successivi sette anni. L'estrazione del marmo rosso avveniva a 1800 m di altezza: i cavatori impiegati erano complessivamente 18 a cui si aggiungeva un cuoco che provvedeva al vitto. Per evitare le circa due ore di cammino che separavano il paese dal sito di estrazione, fu costruita una casa che fungeva da dormitorio al piano superiore e da refettorio e magazzino a quello inferiore. Lo stabile è stato ristrutturato mantenendo l'originaria collocazione delle stanze e ospita, dal 2010, il Rifugio Cava Buscada. L'attività lavorativa, particolarmente gravosa poiché eseguita ancora con metodi arcaici, procedeva generalmente da aprile a novembre, considerate le temperature rigide a quella quota. L'impiego di così tante maestranze, tuttavia, rendeva già all'inizio degli anni 1970 poco redditizia l'attività. Dopo avere fatto scardinato la parte dalla parete essa doveva essere lavorata per avere le giuste dimensioni per essere trasportata su un lungo scivolo ligneo verso valle. Corona riuscì ad arrivare ad essere 'scalpellino riquadratore', qualifica ambita, che suggeriva l'abilità dell'operaio nel formare il blocco prima del trasporto. Nel 1974 lo storico direttore Argante Gattini decide di ritirarsi per limiti d'età: l'arrivo del nuovo capo, tuttavia, rompe l'armonia presente tra i colleghi molti dei quali decidono di ritirarsi in pensione. L'arrivo inoltre della strada carrozzabile nelle vicinanze della cava pochi anni dopo avrebbe reso superflui alcuni di essi. La cava continuerà l'attività fino al 1994, con appena due dipendenti, quando chiuse non per esaurimento della materia prima ma sotto le crescenti proteste ambientaliste per lo sfruttamento eccessivo della montagna.

1971-1972: gli anni del servizio militare di leva

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È costretto a sospendere questo lavoro durante il periodo del servizio militare, che inizia a L'Aquila, arruolato negli Alpini. Da lì va a Tarvisio nella squadra sciatori. Si congeda con un mese di ritardo a causa di trentadue giorni di cella di punizione di rigore accumulati per le sue numerose intemperanze durante l'espletamento del servizio.[11]

Seconda metà anni 1970: l'inizio della carriera da scultore

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Una mattina del 1975 Renato Gaiotti, imprenditore nel settore forestale originario di Sacile, passa per caso in via Balbi, nel centro storico di Erto, davanti al suo studio e, notando alcune piccole sculture, decide di comprarle tutte.[12] Poco tempo dopo, Gaiotti gli commissiona una Via Crucis da donare alla chiesa di San Giovanni del Tempio di Sacile. Con i soldi ricavati dalla vendita acquista l'attrezzatura indispensabile a scolpire. Corona decide pertanto di dimettersi dalla cava. Trova quindi in Augusto Murer di Falcade un maestro che gli insegna il mestiere e gli permette di migliorare le sue conoscenze tecniche e artistiche. Nel 1975 a Longarone organizza la sua prima mostra.

In quel periodo, non trascura l'altra sua grande passione: l'arrampicata. Nel 1977 inizia ad attrezzare le falesie di Erto e Casso, oggi meta molto frequentata dagli alpinisti di tutto il mondo. In pochi anni scala le montagne del Friuli per poi spingersi fino in Groenlandia e in California sulle pareti della Yosemite Valley. Oggi diverse vie di scalata portano la sua firma.[13]

Da ragazzo è appassionato di bob, con cui ingaggia gare tra amici lanciandosi con mezzi auto-costruiti sia dai pendii intorno a Erto sia tra le strette e ripide vie del paese. Talvolta deve ricorrere alle cure mediche per abrasioni su parti del corpo avendo sbattuto contro i muri delle case.

Ha fatto parte dell'equipaggio che vince la medaglia di bronzo nei campionati italiani di bob a quattro svoltisi a Cervinia nel 1972.[14]

La carriera di scrittore inizia nel 1997, quando un amico giornalista pubblica alcuni suoi racconti sul quotidiano Il Gazzettino. Da allora ha pubblicato svariati libri, tutti con discreto successo. Nei suoi romanzi e nei suoi racconti porta a contatto il lettore con un mondo quasi del tutto scomparso: quello della vita e delle tradizioni nei paesi della Valle del Vajont, un ecosistema che subisce violenti sconvolgimenti a seguito della tragedia che vi è accaduta. Personaggi ed echi del passato riaffiorano tra le sue righe, che affronta con uno sguardo appassionato e un po' malinconico tematiche come il rapporto dell'uomo con la natura, con le proprie radici e con l'incombente progresso economico e tecnologico.

Mauro Corona nel 2009.

Continua ad alternare momenti di scrittura (anche erotica), scultura lignea e arrampicata a conferenze, incontri e manifestazioni, e partecipa alla realizzazione di alcuni documentari sulla propria vita. Ha partecipato al film Vajont, interpretando il barista Pietro Corona. Tra i suoi amici e corrispondenti vi è il coetaneo Erri De Luca, anch'egli scrittore e arrampicatore. Nel 2002 lo scrittore fumettista Paolo Cossi pubblica Corona - L'uomo del bosco di Erto per Edizioni Biblioteca dell'Immagine. Un libro a fumetti che narra alcune vicende raccontate a Cossi da lui e delle avventure che Cossi dovette intraprendere per ascoltare di persona i suoi racconti.

Cani, camosci, cuculi (e un corvo) si è aggiudicato il Cardo d'argento al 37º Premio Itas del libro di montagna, ritirato da lui il 29 aprile 2008.

Il 17 luglio 2011 il libro La fine del mondo storto vince, con 75 preferenze, il Premio Bancarella 2011.[15]. Nel 2014 vince il Premio Mario Rigoni Stern e, a proposito di questo riconoscimento, ha detto[16]:

«Per me questo premio ha un valore diverso e non solo perché Mario Rigoni Stern e le sue pagine mi hanno commosso [...] Quando questa notte tornerò a casa e mi guarderò allo specchio, mi dirò che forse ce l'ho fatta a uscire dall'inferno.»

Nel 2021 vince l'ambito 'Premio letterario la Tore isola d'Elba', già vinto tra gli altri da Andrea Camilleri, Andrea Vitali e Philippe Daverio, che però non ha ritirato per un incidente ad una spalla durante una scalata.

Le sue opere sono state tradotte in varie lingue, tra cui cinese, tedesco e spagnolo.[17]

È stato ospite fisso di Cartabianca, programma di prima serata di Rai 3 condotto da Bianca Berlinguer, dall'11 settembre 2018 fino al 23 settembre 2020, quando è stato allontanato dopo avere apostrofato "gallina" la conduttrice.[18] Nel 2021 viene reintegrato nel programma e vi rimane fino alla chiusura definitiva avvenuta il 27 giugno 2023, per poi riprendere, dal 5 settembre successivo, lo stesso ruolo passando su Rete 4 con È sempre Cartabianca.

Nel settembre 2021 è interprete del filmato musicale del brano Oh Lord vaarda gió di Davide Van De Sfroos e Zucchero Fornaciari.

Poco più che ventenne, Corona ebbe una relazione con una donna di cui non rivelò mai identità e da cui nacque nel 1974 la prima figlia Martina, detta 'Tina'; tale nome è caro allo scrittore perché in comune con la giornalista Merlin, che dedicò gran parte della sua carriera al caso del disastro del Vajont. Nel medesimo anno tuttavia la compagna morì appena ventenne per un tumore al cervello [6].

Nel 1978 Corona si sposò con Francesca De Damiani [19](Erto e Casso, 1954), ragioniera comunale a Erto fino al suo pensionamento nel settembre 2019[20][21], dalla quale ebbe altri tre figli: Marianna, Matteo e Melissa.[22] Di essi anche Marianna è autrice e ha pubblicato il suo libro di esordio Fiorire tra le rocce nel 2021.[23] mentre Matteo ha illustrato alcune opere del padre.

Si considera credente in Dio ma non segue nessuna religione in particolare.[24]

Raccolte di racconti

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Antologie di racconti

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  • Gli occhi del bosco. Storie di animali e uomini, Milano, Mondadori, 2012, ISBN 978-88-04-62089-1 [Contiene: Cani, camosci, cuculi (e un corvo) e Storie del bosco antico].
  • Il bosco racconta, prefazione di Erri De Luca, illustrazioni di Mauro e Matteo Corona, Milano, Mondadori, 2015, ISBN 978-88-04-65769-9 [Contiene: Storie del bosco antico e Torneranno le quattro stagioni].

Fiabe e opere per l'infanzia

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Saggi e manuali

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  • La ballata della donna ertana, Collana Scrittori italiani e stranieri, Milano, Mondadori, 2011, ISBN 978-88-04-60869-1.

Riconoscimenti

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  • Cardo d'argento 2008 al 37º Premio Itas del libro di montagna per Cani, camosci, cuculi (e un corvo);
  • Premio Bancarella 2011 per La fine del mondo storto;
  • Christmas Love 2011 (Christmas Film Festival) "per il suo sconfinato amore per la natura"[25];
  • Premio Mario Rigoni Stern 2014, sezione narrativa, per l'opera "La voce degli uomini freddi";
  • Premio Selezione Campiello 2014[26];
  • Premio per l'Ambiente 2016 al Tignano Festival (Barberino Tavarnelle - Firenze);
  • Premio Letterario La Tore Isola d'Elba (edizione 2021), già vinto tra gli altri da Camilleri, Vitali e Daverio.
  1. ^ Ne parla nell'introduzione di 'Lunario sentimentale', 2024
  2. ^ Ne parla nell'ultimo capitolo de 'I fantasmi di pietra', 2006
  3. ^ Ne parla introducendo 'Come sasso nella corrente', 2011
  4. ^ Mauro Corona: il poeta alpinista, su nebbiainvalpadanacalmiglialtrimari.blogspot.com, 26 settembre 2007. URL consultato il 25 dicembre 2011 (archiviato il 30 luglio 2018).
  5. ^ https://www.maurocorona.it/la-vita/
  6. ^ a b https://www.ilgazzettino.it/nordest/pordenone/mauro_corona_autore_4_5_milioni_di_copie_intervista_gazzettino_vajont_da_zingaro_a_scrittore-2413846.html
  7. ^ a b Biografia, su dispersoneiboschi.it, 30 giugno 2010. URL consultato il 30 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2010).
  8. ^ Si veda il suo romanzo Aspro e dolce, Mondadori, 2004, p. 146.
  9. ^ Mauro Corona, La vita, su maurocorona.it, https://maurocorona.it. URL consultato il 13 novembre 2018 (archiviato il 13 novembre 2018).
  10. ^ Mirella Serri, Mauro Corona Come Cervantes non accetto gioghi, su lastampa.it, La Stampa, 3 luglio 2012. URL consultato il 24 aprile 2018 (archiviato il 24 aprile 2018).
  11. ^ Come narrato nell'autobiografia Aspro e dolce.
  12. ^ Edoardo Pittalis, Mauro Corona, l'uomo del Vajont, si racconta: «Da zingaro a scrittore», su ilgazzettino.it, Il Gazzettino, 1º maggio 2017. URL consultato il 14 novembre 2018 (archiviato il 2 maggio 2017).
  13. ^ Sito di Mauro Corona, su maurocorona.it. URL consultato il 16 novembre 2018 (archiviato il 28 agosto 2018).
  14. ^ Biografia dell'autore 2014 - Mauro Corona, su premiomariorigonistern.com, PREMIO MARIO RIGONI STERN. URL consultato il 25 settembre 2019 (archiviato il 13 novembre 2018).
    «L'albo d'oro di questo sport invernale, parla di campionati italiani di bob a quattro svoltesi a Cervinia nel 1972 dove l'equipaggio di cui fece parte Corona vinse la medaglia di bronzo piazzandosi al terzo posto.»
  15. ^ ALBO D'ORO, su premiobancarella.it, Premio Bancarella. URL consultato il 14 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2018).
  16. ^ Letteratura: Mauro Corona, forse sono uscito dall'inferno, su ansa.it, ANSA, 30 marzo 2014. URL consultato il 2 maggio 2014 (archiviato il 13 marzo 2018).
  17. ^ (ES) Manuel Morales e Tommaso Koch, El ermitaño italiano que se convirtió en fenómeno literario, su elpais.com, El País, 23 dicembre 2011. URL consultato il 14 novembre 2018 (archiviato il 19 gennaio 2017).
  18. ^ Corona-Berlinguer, scontro a Cartabianca: «Stia zitta, gallina!». Lei: «Non si permetta». Rai: «Insulti inaccettabili», su video.corriere.it.
  19. ^ Carbianca, puntata del 03/05/2022, nel commentare il cognome della madre dato ai figli
  20. ^ https://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2019/08/31/news/il-comune-rimane-con-due-dipendenti-1.37402913
  21. ^ Marianna Corona, 'Fiorire tra le Rocce'
  22. ^ Chi è Francesca, la moglie di Mauro Corona, su dilei.it, 16 dicembre 2020. URL consultato il 19 giugno 2021.
  23. ^ Marianna Corona, l'esordio narrativo con 'Fiorire tre le rocce', su ansa.it.
  24. ^ Oliviero Marchesi, Io, l'artista delle montagne, credo in Dio ma non voglio chiedergli niente, in Dipiù, n. 20, Cairo Editore, 21 maggio 2021, pp. 86-89.
  25. ^ Christmas Film Festival premia Giancarlo Scarchilli e Mauro Corona, su cinquew.it, 23 dicembre 2011. URL consultato il 14 novembre 2018 (archiviato il 4 marzo 2016).
  26. ^ Premio Campiello, opere premiate nelle precedenti edizioni, su premiocampiello.org. URL consultato il 24 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2014).

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