André Schwarz-Bart (Metz, 23 maggio 1928 – Les Abymes, 30 settembre 2006[1]) è stato uno scrittore francese di origini polacche e ebraiche, tra gli esponenti di maggior spicco della letteratura francese post-bellica. La sua opera più nota è il romanzo Le Dernier des justes (ingl. The Last of Just), nel quale narra la storia completa di un'intera famiglia ebraica, dalle Crociate alla deportazione ad Auschwitz. Ha vinto il Prix Goncourt nel 1959 e lo Jerusalem Prize nel 1967.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]I suoi genitori emigrarono dalla Polonia nel 1924, quattro anni prima della sua nascita. Nel 1941, quando la Francia fu militarmente occupata dalla Germania nazista, essi furono deportati ad Auschwitz e il giovane André, rimasto solo, si unì alla Resistenza francese. Ebbe però inizialmente alcuni problemi, poiché la sua lingua madre era lo jiddish e non il francese. A queste esperienze lo scrittore si è spesso rifatto per i suoi romanzi e non solo nel già citato Le Dernier des justes. Il resto della sua vita è segnato dall'attività di scrittore, finché le complicazioni seguite a un grave intervento cardiochirurgico ne hanno causato il decesso nel 2006 nella Guadalupa, territorio delle Antille francesi dove era nata la moglie Simone, anche lei scrittrice. Con la moglie ha scritto Una donna chiamata solitudine.
Il figlio Jacques Schwarz-Bart, nato a Les Abymes, nella Guadalupa, è un noto sassofonista jazz.
Opere
[modifica | modifica wikitesto]- Le Dernier des Justes, 1959 (L'ultimo dei giusti, trad. di Valerio Riva, Feltrinelli, Milano, 1960 e successive edizioni; Garzanti, Milano, 1975)
- (con Simone Schwarz-Bart) Un plat de porc aux bananes vertes, 1967 (Un piatto di maiale con banane verdi, Feltrinelli, Milano, 1967)
- (con Simone Schwarz-Bart) La Mulâtresse Solitude, 1972 (La mulatta, trad. Augusto Donaudy, Rizzoli, Milano, 1973; Mondadori, Milano, 1975)
- (con Simone Schwarz-Bart) Hommage à la femme noire, 1989
- Étoile du matin, 2009, postumo (La Stella del mattino, trad. di Silvia Sichel, Guanda, Parma, 2011)
- (con Simone Schwarz-Bart) L'Ancêtre en Solitude, 2015, postumo
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (FR) Szwarcbart Abraham Dit Andre Schwarz-Bart, su deces.matchid.io. URL consultato il 23 ottobre 2021.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su André Schwarz-Bart
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Schwarz-Bart, André, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Schwarz-Bart, André, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) André Schwarz-Bart, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) André Schwarz-Bart, su The Encyclopedia of Science Fiction.
- (EN) Opere di André Schwarz-Bart, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Opere riguardanti André Schwarz-Bart, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Bibliografia di André Schwarz-Bart, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff.
- (EN) André Schwarz-Bart, su Goodreads.
- (EN) Hunter, Michelle (2000) Simone Schwarz-Bart, su english.emory.edu.
- (EN) Obituary in the International Herald Tribune, su iht.com.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 110348269 · ISNI (EN) 0000 0001 0934 5038 · SBN CFIV113955 · LCCN (EN) n79123989 · GND (DE) 119498014 · BNE (ES) XX1116410 (data) · BNF (FR) cb12376317d (data) · J9U (EN, HE) 987007267727705171 · NSK (HR) 000268372 · CONOR.SI (SL) 107637347 |
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