Strage di Berceto strage | |
---|---|
Data | 17 aprile 1944 |
Luogo | Berceto |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Provincia | Rufina |
Coordinate | 43°48′25.74″N 11°33′56.27″E |
Arma | fucili |
Responsabili | Fallschirm-Panzer-Division 1 "Hermann Göring", Reparti della GNR e della RSI |
Conseguenze | |
Morti | 11 |
La strage di Berceto è stata una strage nazifascista compiuta nell'omonima frazione del comune di Rufina, in provincia di Firenze, il 17 aprile 1944.
I fatti
[modifica | modifica wikitesto]Nell'autunno del 1943 le truppe alleate risalivano lentamente la penisola liberando Napoli, ma furono fermate dalla linea Gustav costruita dai Nazisti. Le azioni di sabotaggio dei partigiani si moltiplicarono in diverse località e le reazioni delle truppe nazi-fasciste si fecevo molto violente.
Alla Rufina, il 16 aprile 1944, un gruppo di 7 partigiani chiesero ospitalità per la notte alla famiglia Vangelisti; furono ospitati nonostante le grandi peplessità del capofamiglia Lazzaro. La mattina successiva sentiti lontani spari Lazzaro insistette con i partigiani perché andassero via e avendo notato che solo due dei sette avevano le scarpe ai piedi si insospettì; prese quindi i due figli maggiori è si inoltrò nella campagna per nasconderli. Due figlie che avevano visto avvicinarsi dei sodati fuggirono anch'esse da casa portantosi dietro due fratellini e raggiungendo il padre, sentendo alle spalIe molti spari[1]. Tornato il silenzio Lazzaro si avvicinò a casa che vide in fiamme assieme ad altre due case vicine[2].
Gli uomini della Fallschirm-Panzer-Division 1 "Hermann Göring", fiancheggiati dai fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana, avevano fatto irruzione nell’abitazione, catturando subito due dei partigiani presenti, mentre 2 erano fuggiti; fu poi appurato che questi due erano informatori dei tedeschi. I partigiani Mauro Chiti e Guglielmo Tesi, dopo essere stati sommariamente interrogati da alcuni militi della Guardia Nazionale Repubblicana, vennero fucilati. Guglielmo Tesi era un partigiano di Campi attivo dal settembre 1943 e combattente nella Battaglia di Valibona[3].
Successivamente i tedeschi per rappresaglia trucidarono nove persone. Tutti le componenti della famiglia Vangelisti : Giulia di 46 anni, e le sue quattro figlie, Bruna (23 anni), Angelina (22 anni), Anna Maria (3 anni) e Iole (9 anni)) e dettero poi fuoco alla casa. Si rivolsero poi alle case vicine uccidendo i coniugi Alessandro e Isola Ebicci e Fabio e Iolanda Soldeti, rispettivamente nonno e nipote e dato alle fiamme le loro case[4].
Vittime
[modifica | modifica wikitesto]- Anna Vangelista,nata 23 agosto 1941
- Iole Vangelista, nata 14 ottobre 1935
- Angiolina Vangelista, nata 5 marzo 1922
- Bruna Vangelista, 31 febbraio 1921
- Giulia Vangelista, 27 marzo 1898
- Alessandro Ebicci
- Isola Ebicci
- Fabio Solfeti
- Iolanda Soldeti
- Mauro Chiti, partigiano
- Guglielmo Tesi, partigiano
Ricostruzione storica
[modifica | modifica wikitesto]Finita la guerra furono recuperati ed identificati, da esponenti della Resistenza inviati dal CNL, i corpi dei due partigiani Mauro Chiti e Guglielmo Tesi, della 22ª Brigata Garibaldi intitolata a Lanciotto Ballerini, il secondo orribilmente straziato[5]. Per quanto riguarda i mandanti dell'azione, all'epoca fu ritenuto tale il Sig. Francolini, fattore del Marchese Frescobaldi, convinto fascista[6], ma nonostante gli sforzi di Lancillotto di individuare e far condannare i responsabili della strage, una catena di omertà non consentì di giungere ad alcun risultato. Gli interrogatori dei quattro partigiani sopravvissuti effettuati Corsinovi nella sede dell'ANPI riscontratono una serie di incongruità nelle narrazioni, ma compiacenti testimonianze impedirono di giungere a conclusioni certe e nessuno pagò per quella strage[7]. Dalla testimonianza di Torello Monticelli risulta che gli esecutori della strage erano i finti partigiani, uno dei quali disse «Quando sono arrivati i nostri amici abbiamo ucciso i due partigiani e sterminato le famiglie che stavano nei paraggi»[6]
Onorificenza
[modifica | modifica wikitesto]— 30 novembre 2012[8]
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]Sono presenti lapidi in memoria del fatto nei seguenti luoghi.
- Lapide del municipio - Carmignano (PO)
- Lapide di Berceto (*) - Pomino, Rufina (FI)
- Monumento ai caduti e ai deportati - Campi Bisenzio (FI)
- Monumento per la strage di Berceto - Pomino, Rufina (FI)
- Tomba delle donne di Berceto - Pomino, Rufina (FI)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Guglielmo Tesi, p23.
- ^ Vera Vangelisti, p. 21.
- ^ Renzo bernardi, Fulvio Conti, Mendes Risi e Vincenzo Rizzo (a cura di), Guglielmo Tesi. Nella memoria di Campi Bisenzio, Comune di Campi Bisenzio.
- ^ Francesco Fusi, Episodio di Berceto Rufina, 17.04.1944 (PDF), su straginazifasciste.it. URL consultato il 15 giugno 2023.
- ^ Guglielmo Tesi, pp. 25-27.
- ^ a b Guglielmo Tesi, p. 29.
- ^ Guglielmo Tesi, p. 30.
- ^ Comune di Rufina, Medaglia di bronzo al merito civile, su quirinale.it. URL consultato il 12 gennaio 2023.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Renzo Bernardi, Fulvio Conti, Mendes Risi e Vincenzo Rizzo (a cura di), Guglielmo Tesi nella memoria di Campi Bisenzio (PDF), Campi Bisenzio, Comune di Campi Bisenzio, Associazione Campi per Campi, ANPI, s.d..
- Gianluca Fulvetti, Uccidere i civili. Le stragi naziste in Toscana (1943-1945), Carocci, Roma 2009, pp. 78–79.
- Lazzaro Vangelisti, La strage di Berceto, Giuntina, Firenze 1982.
- Lazzaro Vangelisti, Una vita trascorsa sotto tre regimi, Firenze, Consiglio regionale della Toscana, 2014. Prima edizione Firenze : Tip. giuntina, 1979.
- Morte e distruzione a Berceto, su segretidellastoria.wordpress.com, 26 aprile 2016. URL consultato il 15 giugno 2023.
- 17 aprile 1944, la strage di Berceto, su bandabassotti.myblog.it, 16 aprile 2018. URL consultato il 15 giugno 2023.
- Tradimento e strage a Berceto, su resistenzatoscana.org, 21-6-2005. URL consultato il 15 giugno 2023.
- Vera Vangelisti, La strage di Berceto, Firenze, Edizioni D.E.A., 2024.
- Berceto Rufina 17.04.1944 (Firenze - Toscana), su straginazifasciste.it. URL consultato il 5 maggio 2024.