Rofin o Rofian o Rufian (fl. XIII secolo) è stato un trovatore che scrisse in lingua occitana.
Della sua opera ci restano alcune tenzone, una delle quali è rivolta a una certa Domna H. Il nome serve senz'altro a nascondere la vera identità, forse per modestia o anche per discrezione, considerata l'arditezza e la "scabrosità" del tema toccato nel partimen in cui è coinvolta. Né Domna H. né Rofin sono stati identificati con certezza, ma probabilmente si tratta di una donna italiana e di uno joglar.[1] Domna H. propone un tipico dilemma della lirica trobadorica, dove il primo "contendente" inizia il partimen offrendo una doppia alternativa, mentre il secondo sceglie quella che deve difendere, lasciando al primo l'obbligo di difendere l'altra rimasta. Domna H. chiede dunque quale amante è più nobile: uno che mantiene la sua promessa per ottemperare ai desideri della dama o l'amante che non è di parola e la prende con la forza? Qual che sia la scelta, ne risulta sempre che essa è provocatoria, poiché nel caso in cui Rofin scelga di difendere il violentatore, si troverebbe spiazzato a fare la parte del fellone, cosa inammissibile, almeno teoricamente, nell'ambito di un'"alta società" di mentalità cortese. Viceversa se scegliesse, come d'altronde fa, di prendere le parti del leale amante, si troverebbe nella condizione di lasciare la difesa del violentare nelle mani, o meglio, alle parole di Domna H. Optando dunque per l'amante irreprensibile, Domna H. è obbligata, in base alle regole del gioco, ma con un'audacia che sorpassa la spregiudicatezza, a difendere la posizione del violentatore.[1]
Domna H. propone:
«Rofin, digatz m'ades de cors
cals fetz meills, car es conoissens:
una domna coinda e valens,
qu'eu sai, ha dos amadors,
e voll que quecs jur e pliva
enanz qu'els voilla ab si colgar
que plus mas tener e baisar
no ill faram; e l'uns s'abriva
e 'l faig, que sagramen no ill te;
l'autres no l'ausa far per re.»
«Rofin ditemi di cuore
cos'è meglio, ora secondo voi:
una donna nobile, di lignaggio,
ch'io so, ha due amanti,
e vuol far lor giurare
prima d'ir con essi a letto
che baci e abbracci
sol faranno; E un s'affretta
e lo fa, e parola non mantiene;
mentre l'altro osa non osare.»
Tra ,le altre risposte, Rofin gli fa questa:
«Domna, ben mi par gran errors
d'amics pois ama coralmens
que nuills gaug li sia plazens
qu'a sa domna non sia honors,
car no ill deu esser esquiva
pena per sa domna onrar,
ni 'l deu res per dreg agradar
s'a leis non es agradiva;
e drutz qu'en aissi no s capte
deu perdre sa domna e se.»
«Donna, ben mi par grand'errore
di un'amante che ama con cuore
che nulla gli sia sì piacente
se non che la sua donna onori,
ché non gli deve esser schiva
pena se la sua donna onora,
né deve cosa a lui piacere
se a lei cosa non piace;
e l'amante che così non fa
deve perder sua donna e sé»
Di rofin abbiamo un'altra tenso composta insieme al "fratello" Izarn al quale dice:
«Vos que amatz cuenda domn' e plazen,
fraire 'N Izarn, mi digaz, si us sap bo,
quar del saber asaz n'avez e pro,
qal penriaz d'un novel partimen:
qu'ab leis c'amatz fosses en luec rescos
e pres lo joi de leis morises vos,
o que totz temps l'ames entieramen
e qu'ill no us am ni us port nuill bon coratge.
Vos que amatz.»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) William Doremus Paden, Frances Freeman Paden, Troubadour Poems from the South of France, 2007, p. 180. URL consultato il 14 febbraio 2013.