Qābūs bin Saʿīd Āl Saʿīd قابوس بن سعيد آل سعيد | |
---|---|
Sultano dell'Oman | |
In carica | 23 luglio 1970 – 10 gennaio 2020 |
Predecessore | Saʿīd bin Taymūr |
Successore | Haytham bin Ṭāriq |
Altri titoli | Sayyid Primo Ministro dell'Oman |
Nascita | Salala, 18 novembre 1940 |
Morte | Palazzo di Seeb, 10 gennaio 2020 (79 anni) |
Sepoltura | Cimitero reale di Mascate, 11 gennaio 2020 |
Dinastia | Āl Bū Saʿīdī |
Padre | Saʿīd ibn Taymūr |
Madre | Mazoon bint Ahmad Al Mashani |
Consorte | Sayyida Nawwal bint Tariq Al Said (1976-1979, div.) |
Religione | Musulmano ibadita |
Qābūs bin Saʿīd Āl Saʿīd (in arabo قابوس بن سعيد آل سعيد?; Salalah, 18 novembre 1940 – Seeb, 10 gennaio 2020) è stato sultano di Mascate e Oman dal 1970 al 2020. Ascese al trono dopo aver rovesciato suo padre, Saʿīd bin Taymūr, con un colpo di Stato nel 1970. 14º discendente della dinastia Āl Bū Saʿīdī, al momento della morte era il più longevo dei leader arabi.
Educato in Inghilterra, si adoperò nel processo di modernizzazione del Paese attuando una politica di riforme e di progetti di sviluppo, soprattutto nel settore educativo e in quello sanitario; sul piano internazionale pose fine all'isolamento del Paese attraverso l'adesione alle Nazioni Unite e perseguendo una politica di avvicinamento ai paesi sunniti, sfociata nell'ammissione dell'Oman alla Lega araba (1971).
Qābūs bin Saʿīd apparteneva alla corrente kharigita ibadita, che ha tradizionalmente regnato in Oman. Durante il suo regno gli Ibaditi costituivano il 55% della popolazione, mentre i sunniti si fermavano al 25%, seguiti da piccole minoranze di sciiti, indù e cristiani. Qābūs dimostrò la sua tolleranza religiosa finanziando non solo la costruzione e il mantenimento di molte moschee ibadite ma anche di edifici religiosi relativi ad altri culti.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Primi anni
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Ṣalāla, nel Dhofar, il 18 novembre 1940. Unico figlio del sultano Saʿīd bin Taymūr, rappresentava l'ottava generazione della dinastia di Āl Bu Saʿīdī. Ricevette l'istruzione primaria e secondaria nella città di Salala e a Pune (India) e, in seguito, in scuole private del Regno Unito a partire dall'età di 16 anni.[1] A 20 anni entrò nella Reale accademia militare di Sandhurst e ottenuti i gradi fu impiegato in un reggimento di fanteria britannico, il Cameronians, servendo nel 4º Battaglione in Germania per un anno.
Dopo il servizio militare, Qābūs ritornò a Ṣalāla, dove studiò la religione islamica e la storia della sua nazione.
La presa del potere
[modifica | modifica wikitesto]Nei sei anni precedenti alla detronizzazione di Saʿīd bin Taymūr l'esperienza di Qābūs fu limitata al palazzo reale di Ṣalāla. Nel luglio 1970, i soldati che sostenevano Qābūs disarmarono con la forza le truppe leali a Saʿīd bin Taymūr, e lo deposero con un colpo di palazzo incruento.[2] Qābūs, appena ventinovenne, salì così sul trono dell'Oman[3] e fu aiutato dal governo britannico a consolidare il proprio potere.
Qābūs inaugurò il suo regno il 23 luglio 1970 a Mascate. Qui dichiarò che il regno non si sarebbe più chiamato Sultanato di Mascate e Oman, ma che avrebbe cambiato il suo nome in "Sultanato dell'Oman", per meglio rifletterne l'unità politica. Il primo importante problema che egli affrontò in qualità di sultano fu una ribellione di ispirazione comunista fomentata dallo Yemen del Sud: la guerra del Dhofar (1962–1976). Il sultano sconfisse le formazioni ribelli con l'aiuto dell'Iran imperiale, del SAS britannico e della Royal Air Force.
Il sultanato
[modifica | modifica wikitesto]Qābūs governò come monarca assoluto, in una condizione simile a quella dei sovrani dell'Arabia Saudita. Le sue decisioni personali non erano soggette a modifiche da parte degli altri membri della famiglia reale dell'Oman. Le decisioni governative erano invece sottoposte al consenso delle istituzioni federali, provinciali e locali e dei rappresentanti tribali; alcuni critici sostengono che Qābūs esercitasse de facto un controllo su questo processo. Il sultano intraprese regolarmente viaggi attraverso il suo reame, nei quali ogni cittadino con una richiesta o una protesta poteva appellarsi a lui personalmente.
Qābūs permise elezioni parlamentari, nelle quali le donne furono messe in condizione di votare e candidarsi; fu inoltre loro promessa grande apertura e partecipazione al governo. Tuttavia il Parlamento rimase privo di sostanziale potere politico, malgrado il sultano fosse stato costretto a cedere ad esso, lasciandogli una funzione esclusivamente consultiva, il potere legislativo, per frenare il malcontento esploso in alcune manifestazioni di protesta: secondo quanto riportato dall'agenzia ufficiale Ona il sultano conferì "poteri legislativi e di vigilanza" sull'azione di governo al "Consiglio d'Oman".[4]
Fino allo scoppio di proteste popolari contro i regimi arabi nel Maghreb e nel Vicino Oriente arabo, i sostenitori di Qābūs sottolinearono i suoi successi nel governo del paese. Rispetto agli standard del Golfo Persico, l'Oman infatti garantiva un buon ordine pubblico (è ancor oggi un paese estremamente sicuro), una discreta economia (dovuta alla sua produzione di petrolio) e una società relativamente permissiva. Sotto Qabus l'Oman intrecciò relazioni internazionali, liberalizzò i giornali, costruì autostrade, aprì alberghi e inaugurò centri commerciali.
Negli anni ottanta fondò la prima università del suo Paese, la Sultan Qaboos University, così chiamata in suo onore, e nel 2001 inaugurò la colossale Grande Moschea del Sultano Qabus, a tutt'oggi una delle più imponenti del mondo islamico.
Il compleanno del sultano era il 18 novembre, giorno celebrato come festa nazionale.
Politica estera
[modifica | modifica wikitesto]Qābūs mantenne ufficialmente l'Oman neutrale.[5] Sin dagli anni ottanta – quando mediò il cessate il fuoco nella guerra Iran-Iraq mentre le altre monarchie del Golfo Persico finanziavano l'esercito di Saddam Hussein – Qābūs agì da stabilizzatore regionale, a fare da ponte tra monarchie sunnite ed Iran sciita, paese quest'ultimo con cui stabilì normali relazioni diplomatiche continuando ad essere alleato di Stati occidentali come il Regno Unito e gli Stati Uniti. Nel 1979 l'Oman fu, insieme al Sudan di Ja'far al-Nimeyri, l'unico Stato arabo a riconoscere l'accordo di pace con Israele del presidente egiziano Anwar al-Sādāt.
Rispetto agli altri stati del Golfo Persico, l'Oman adottò una politica estera prudente e pragmatica proclamandosi sempre neutrale e fissando un equilibrio tra esso e gli Stati Uniti.[6] Il sultano spesso fece da intermediario ospitando tra l'altro i colloqui segreti che nel 2015 condussero all'accordo sul programma nucleare iraniano.[7][8]
Nel 1981 aderì al Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) ma respinse sempre con forza i reiterati tentativi da parte saudita di un'unione militare tra tutti i Paesi aderenti.
Per quanto riguarda la politica estera, due episodi potrebbero facilmente dimostrare la lungimiranza del sovrano dell'Oman: il suo ruolo nel Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) nel 2013 e nella crisi del Golfo del 2017. Il primo infatti ha dimostrato le grandi capacità di mediazione di Qaboos: sebbene l’Iran Nuclear Deal sia stato firmato nel 2015, gli sforzi di Qaboos di negoziazione tra le controparti furono notevoli, e uno di questi è sicuramente rappresentato dallo storico incontro tra il ministro degli Esteri iraniano Mohammed Javad Zarif e il Segretario di Stato americano John Kerry, tenutosi nella capitale omanita (Muscat) nel novembre 2014.
Il secondo invece ha rivelato le capacità diplomatiche dell'anziano sultano: nonostante la tensione nel Golfo fosse davvero alta, soprattutto tra Arabia Saudita e Qatar, l'Oman è stato l'unico paese del Consiglio di cooperazione del Golfo (GCC) che non si è schierato contro il Qatar e ha cercato di “play this role of being in the middle, helping to maintain the status quo. It doesn't welcome any sudden change, because it has hoped to maintain the geopolitics of the region as it is, without any turbulence“, come ha dichiarato Mahjoob Zweiri, professore all'Università del Qatar[9].
Vita privata
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1976 Qābūs bin Saʿīd sposò una cugina di primo grado, Kamila, nata nel 1951, figlia di S.A. Sayyid Ṭāriq ibn Taymūr, ma il matrimonio terminò con un divorzio nel 1979, senza che fosse nata prole.
Qābūs bin Saʿīd era un grande appassionato di musica classica. I 120 membri della sua orchestra, costituita interamente da omaniti, erano molto apprezzati in tutto il Vicino Oriente e vennero inizialmente istruiti da professionisti britannici. Suonarono anche all'estero accompagnati talora dal sultano stesso (ma non nella wahhabita Arabia Saudita, essendo l'orchestra composta anche da elementi femminili). Il compositore argentino Lalo Schifrin fu incaricato di realizzare un'opera intitolata Impressioni sinfoniche dell'Oman.[10]
Morte e successione
[modifica | modifica wikitesto]La linea di successione non è chiara in Oman, dove vi è una storia contrastata di successioni e colpi di stato; lo stesso sultano Qābūs aveva deposto suo padre, che a sua volta aveva costretto il proprio ad abdicare. Alla morte del sultano, avvenuta nel gennaio del 2020, i parenti più stretti di Qābūs erano le tre sorelle, seguite da alcuni anziani zii paterni e dalle loro famiglie: il successore avrebbe dovuto essere il cugino principe Ṭāriq ibn Taymūr Āl Saʿīd - secondo la linea di primogenitura - ma ciò non vincolava in alcun modo Qabus[11] che non scelse mai pubblicamente il suo erede, distinguendosi in questo dagli altri sovrani dell'area geografica;[12] il potere passò invece al cugino di primo grado Haitham bin Tariq Al Said, ministro del patrimonio e della cultura[13]
Palazzi
[modifica | modifica wikitesto]Possedeva i seguenti palazzi in Oman:
- Palazzo di al-Alam
- Palazzo di Barka
- Palazzo di Salala
- Palazzo di Sohar
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze dell'Oman
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]Albero genealogico
[modifica | modifica wikitesto]Genitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Sayyid Fayṣal bin Turkī | Sayyid Turkī bin Saʿīd | ||||||||||||
una dama suri | |||||||||||||
Sayyid Taymūr bin Fayṣal | |||||||||||||
Sayyida Aliya bint Thuwaini Al Saʿīd | Sayyid Thuwaini bin Saʿīd | ||||||||||||
Sayyida Ghaliya bint Salim Al Busaidi | |||||||||||||
Sayyid Saʿīd bin Taymūr | |||||||||||||
Sayyid Ali bin Salim Al Saʿīd | Sayyid Salim bin Thuwaini Al Saʿīd | ||||||||||||
una figlia di Qais bin Azzan Al Busaidi | |||||||||||||
Sayyida Fatima bint Ali Al Saʿīd | |||||||||||||
Sayyida Aliya bint Barghash Al Saʿīd | Sayyid Barghash bin Saʿīd | ||||||||||||
Sayyida Moza bint Hamad Al Saʿīd | |||||||||||||
Qābūs bin Saʿīd | |||||||||||||
Sceicco Ali Al Mashani | Sceicco N. Al Mashani | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Sceicco Ahmad bin Ali Al Mashani | |||||||||||||
… | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Sceicca Mazoon bint Ahmad Al Mashani | |||||||||||||
… | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
… | |||||||||||||
… | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Tribute to His Majesty Archiviato il 18 gennaio 2006 in Internet Archive.
- ^ Oman: The Death of the Last Feudal Arab State, su chris-kutschera.com. URL consultato il 6 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 10 febbraio 2017).
- ^ Yaroslavth Trofimov, Oman has oil, but it had no orchestra, in Wall Street Journal, 14 dicembre 2001, p. A6.
- ^ Articolo su Wall Street Italia Archiviato il 9 novembre 2012 in Internet Archive..
- ^ Stefania Mascetti, La diplomazia gentile dell’Oman, Internazionale.it, 17 gennaio 2018.
- ^ Michael Slackman, Oman Navigates Between Iran and Arab Nations, in The New York Times, 16 maggio 2009.
- ^ Iran's President to Speak at the U.N.
- ^ Iran: A visit from the sultan
- ^ Jacopo Scipione, Qaboos bin Said: il Sultano Diplomatico, su Opinio Juris, 3 febbraio 2020. URL consultato il 28 febbraio 2020.
- ^ Copia archiviata, su schifrin.com. URL consultato il 7 dicembre 2006 (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2005).
- ^ HH Prince Sayyid Tarik bin Taimur al-SAID Archiviato il 1º luglio 2015 in Internet Archive.. Freepages.genealogy.rootsweb.ancestry.com. Retrieved on 14 July 2011.
- ^ L'articolo 6 della Costituzione attualmente prevede che il Concilio della famiglia regnante deve scegliere il successore dopo che il trono si è reso vacante e la preferenza del sultano deve essere espressa in una lettera ufficiale e utilizzata solo con il consenso della famiglia.
- ^ Oman: morto il sultano Qaboos, ha governato per quasi 50 anni. Gli succede il cugino - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Oman-morto-il-sultano-Qaboos-ha-governato-per-quasi-50-anni-a9f4682e-4ab5-4d88-9279-ecd3a923c483.html, su rainews.it. URL consultato il 13 gennaio 2020.
- ^ Badraie Archiviato il 5 marzo 2016 in Internet Archive.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
- ^ oman9
- ^ a b c HL Deb, British honours and orders of Chivalry held by overseas heads of state, in Hansard, vol. 505, 14 marzo 1999. URL consultato il 18 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2021).
- ^ Queen Elizabeth II visits Oman, su english.globalarabnetwork.com. URL consultato il 16 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2013).
- ^ Bollettino Ufficiale di Stato
- ^ Elenco dei premiati dell'anno 1999.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Qābūs bin Saʿīd Āl Saʿīd
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Qābūs ibn Sa῾īd, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- (EN) Qaboos bin Said, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Qābūs bin Saʿīd Āl Saʿīd, su Olympedia.
- (EN) Qābūs bin Saʿīd Āl Saʿīd, su IMDb, IMDb.com.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 98134159 · ISNI (EN) 0000 0001 0196 6462 · LCCN (EN) n81053305 · GND (DE) 128442182 · BNF (FR) cb14522169q (data) · J9U (EN, HE) 987007266844905171 |
---|