Pietra di Bismantova | |
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Pietra di Bismantova | |
Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Provincia | Reggio Emilia |
Comune | Castelnovo ne' Monti |
Altezza | 1 047 m s.l.m. |
Prominenza | 364 m |
Isolamento | 7,66 km |
Catena | Appennino reggiano |
Coordinate | 44°25′19.6″N 10°24′48.72″E |
Data prima ascensione | 1922 |
Autore/i prima ascensione | Carlo Voltolini |
Mappa di localizzazione | |
La Pietra di Bismantova[1] è un monte caratteristico dell'Appennino reggiano, alto 1041 metri.[1]
Situata nel comune di Castelnovo ne' Monti, paese che sorge alle sue falde, in provincia di Reggio Emilia, si presenta come uno stretto altopiano dalle pareti scoscese, che si staglia isolato tra le montagne appenniniche. La zona è classificata come sito di interesse comunitario (codice IT4030008) della rete Natura 2000,[2] ed è in parte compresa nel territorio del Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano.[1]
Toponimo
[modifica | modifica wikitesto]Sulle origini del toponimo Bismantova sono state avanzate diverse ipotesi.
L'etimologia potrebbe essere collegata al ruolo di montagna sacra che la Pietra avrebbe avuto nell'antichità. Un'ipotesi si rifà all'etrusco man (pietra scolpita) e tae (altare per sacrifici).[3] Altri propongono un'origine celtica, da vis (vischio), men (luna) e tua, che rimanderebbe alla raccolta notturna di vischio tra i querceti della zona, espressione di un antico culto lunare. Vismentua sarebbe variata prima in Bismentua e poi Bismantua.[3][4]
Nel V secolo d.C. i Bizantini edificarono sulla montagna una struttura militare, nota come Kastròn Bismanto o Castrum Bismantum.[5] Il castello Bismantum è menzionato in un diario di viaggio del 628.[6] In un documento del 1062 è citata per la prima volta la Petra de Bismanto.[6] La prima menzione scritta di Bismantova compare nella Divina Commedia di Dante Alighieri (Purgatorio, IV, 26).[7]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Nei pressi della Pietra di Bismantova sono documentate scarse tracce di frequentazione del Paleolitico superiore.[8] Tracce di frequentazione umana della fase finale dell'Eneolitico, appartenenti alla cultura del bicchiere campaniforme, sono state rinvenute sul pianoro di Campo Pianelli, alla base della Pietra (metà del III millennio a.C.).[9]
Sempre sul pianoro di Campo Pianelli si insediò un abitato del Bronzo medio (1550-1400 a.C.), nel quale sono stati rinvenuti i resti di capanne ancora nella prima fase del Bronzo recente (1300-1250 a.C.).[10][11] L'abitato apparteneva all'occupazione della media montagna da parte della cultura delle terramare.[12] Nel Bronzo finale (XI-XII secolo a.C.), l'abitato dovette essere spostato in un luogo ritenuto più adatto e l'insediamento precedente venne rioccupato da una necropoli, che ha restituito circa 50 tombe ad incinerazione.[13]
A partire dalla fine del VI secolo a.C. e fino al IV secolo a.C. in poi il sito di Campo Pianelli venne rioccupato da Etruschi e Liguri.[14][15] Secondo alcune interpretazioni, la Pietra potrebbe essere il Suismontium menzionato nel XXXIX libro della Ab Urbe Condita di Tito Livio, luogo di una battaglia della campagna militare di Marco Emilio Lepido contro i Liguri nel I secolo a.C.[4][7] Per difendere la zona conquistata da ulteriori incursioni, i Romani avrebbero costruito un castello.[6]
Il castrum Bismantion è attestato come esistente agli inizi del VII secolo.[16] La fortificazione doveva dominare la strada tra Parma e Lucca, che forse ricalcava un più antico percorso romano, e passò ai Longobardi prima del 628.[17] Il castello era centro di un gastaldato che comprendeva quattro corti fiscali, tra cui quella di Malliaco.[18]
Sullo Spigolo di Fontanacornia, uno degli speroni rocciosi del lato nord, nell'Alto Medioevo sorgeva una rocca, probabilmente distrutta da una frana. Dell'antica costruzione rimangono alcuni resti scoperti nel XIX secolo.[19]
Ai piedi della Pietra nel XVII secolo fu edificato il tuttora esistente eremo benedettino con annessa chiesa aperta al pubblico. Sul luogo era già presente nel 1422 una chiesetta dedicata al Santissimo Salvatore. Tra il 1616 e il 1625 la chiesetta fu ampliata e vennero costruiti un convento e una torre campanaria.[5]
Nella zona dell'eremo si è abbattuta il 13 febbraio 2015 una frana di grandi proporzioni, senza danni alle persone.[20]
Nel 2010 la Pietra di Bismantova è stata inserita definitivamente nel territorio del Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano.[21]
Territorio
[modifica | modifica wikitesto]Geologia
[modifica | modifica wikitesto]La formazione geologica che costituisce e che rende peculiare la Pietra di Bismantova è nota col nome di Formazione di Bismantova;[22] essa possiede una potenza di circa 100 metri[23] ed è composta da un basamento di marne su cui poggia un livello di calcarenite, depositatesi in ambiente marino[1] di piattaforma continentale interna[23] nel Miocene inferiore e medio, fra il Burdigaliano superiore e il Langhiano inferiore.[22] Vi sono contenuti resti fossilizzati come gusci di molluschi, echinoidi, briozoi, foraminiferi bentonici e alghe coralline,[23] in particolare specie tipiche di acque temperato-calde.[24]
Dopo l'emersione della catena appenninica, la successiva fessurazione e frammentazione della formazione arenacea, seguita da erosione, hanno lasciato intatta la porzione di lastra visibile attualmente, lunga 1 km, larga 240 metri e alta 300 metri rispetto alla pianura circostante.[25] La sommità della Pietra raggiunge i 1041[1] metri sul livello del mare.
Molti dei massi che si trovano attorno alla Pietra di Bismantova si sarebbero staccati in epoca recente, attorno al XVII secolo, durante la piccola era glaciale.[19]
Flora e fauna
[modifica | modifica wikitesto]La sommità pianeggiante della roccia è coperta da una vegetazione di arbusti, in particolare il nocciolo, mentre ai piedi del massiccio si trovano campi, siepi e boschi di querce.[1] Nella zona sono presenti inoltre arbusti come il ginepro comune, il sorbo montano e il maggiociondolo.[24] Alberi ad alto fusto prevalenti sono la roverella, il cerro, il leccio ed il tiglio.[24] Notevole è la fioritura di orchidee,[1] tra cui l'orchidea pallida e la concordia.[24]
Negli ultimi decenni il progressivo abbandono dell'agricoltura montana e della silvicoltura ha causato un'espansione incontrollata della vegetazione, che ha nascosto sentieri e porzioni di roccia. Da alcuni anni sono in corso interventi di sfalcio dei prati e diradamento selettivo dei boschi, per ripristinare i percorsi escursionistici e rendere nuovamente visibile la roccia nuda.[21][26][27]
L'altopiano e l'area circostante sono popolati da animali selvatici. Tra le specie di interesse comunitario per la rete Natura 2000, si segnalano il succiacapre, la tottavilla, l'averla piccola, la rondine montana, il picchio muraiolo e il cervo volante.[1][24] Manca tuttavia un censimento completo della fauna locale, che copra anche mammiferi, anfibi e rettili.[1][24]
Nidificano negli interstizi tra le rocce o comunque prediligono l'habitat scosceso roccioso della Pietra di Bismantova: il gheppio, la taccola, la rondine montana, il picchio muraiolo e il sordone. I boschi che contornano e si addentrano nell'altopiano sono popolati da lucertole muraiole, ramarri, cinciallegre, cinciarelle, codibugnoli, picchi muratori, picchi rossi, picchi verdi, ricci, lepri, scoiattoli rossi, caprioli e cinghiali. Nelle aree più pianeggianti e nelle coltivazioni vicine, sono comuni lepri, tottaville, fagiani e ballerine bianche.
Alpinismo
[modifica | modifica wikitesto]La prima ascesa alpinistica è attribuita a Carlo Voltolini, che scalò in solitaria la Pietra di Bismantova nel 1922. Il tracciato della sua salita, che arriva al terzo grado superiore, prese il nome di "Via degli Svizzeri", dall'appellativo dato dai locali a Voltolini, che in realtà era trentino, e all'amico svizzero che lo aveva accompagnato ai piedi del monte. Nel 1940 Nino Oppio scalò la parete sud-est, aprendo la "Via Oppio" a lui intitolata. Lo stesso anno Armando Corradini e Olinto Pincelli salirono il diedro dal piazzale dell'Eremo, con difficoltà di sesto grado. Negli anni seguenti Pincelli aprì numerosi percorsi di arrampicata.[28]
Una nuova fase si aprì negli anni 1960. La prima arrampicata artificiale sulla Pietra di Bismantova avvenne nel 1960, ad opera di Luigi Zuffa e Benito Modoni, da cui la "Via Zuffa-Modoni".[3] Nel frattempo la pratica dell'alpinismo si andava diffondendo in Emilia-Romagna, e la Pietra diventò una delle palestre di roccia più popolari della regione.[28]
Tra la fine degli anni 1960 e la metà degli anni 1970 vennero aperte molte nuove vie: la "G.A.B." dedicata al Gruppi Amici di Bismantova nel 1968, la "Donato Zeni" e la "Via dei Lumaconi" nel 1969, la "Via Nino Marchi" nel 1971, la "Via Doretta" e la "Via Paola" nel 1972, la "Via CAI Parma" nel 1973 e la "Via del Centenario" nel 1975. A partire dalla metà degli anni 1970 cominciò ad affermarsi l'arrampicata libera su alti gradi di difficoltà, lungo i tracciati aperti in precedenza in artificiale. Il settimo grado fu raggiunto da Emilio Levati nell'ultimo tiro di corda della "Via del Centenario".[28]
A metà degli anni 1980 prese piede l'arrampicata sportiva. Vennero introdotte alcune innovazioni tecniche, come lo spit e il monotiro, e aperte nuove vie, mentre i vecchi tracciati furono progressivamente richiodati.[28] Non mancarono le polemiche: ci furono proteste contro gli appigli scavati nella roccia per agevolare l'arrampicata libera,[28][29][30] e contro le nuove chiodature che impedivano di fatto l'arrampicata in artificiale su alcune vie.[28][30]
Alla fine degli anni 2000 l'arrampicata sportiva è ancora la pratica prevalente,[29] ma si nota una ripresa dell'arrampicata in artificiale.[28]
Dal 1971 è inoltre presente una via ferrata, la via ferrata alla Pietra di Bismantova, detta anche Via ferrata degli Alpini. A questa si è aggiunta, nel 2017, una seconda ferrata denominata Via ferrata Ovest o dell'Ultimo Sole di difficoltà inferiore all'altra. Nell'autunno nel 2023 è stata installata dalle Guide Alpine La Pietra anche una terza ferrata, detta Via ferrata dell'Orto del Mandorlo, di difficoltà simile alla prima, con cui condivide il primo tratto.
Citazioni artistiche
[modifica | modifica wikitesto]Divina Commedia
[modifica | modifica wikitesto]La Pietra di Bismantova viene citata da Dante Alighieri nel quarto canto del Purgatorio nella Divina Commedia. Secondo alcuni commentatori il poeta avrebbe visitato personalmente il luogo nel 1306, mentre si recava da Padova alla Lunigiana, e ne avrebbe tratto ispirazione per la descrizione del Monte del Purgatorio.[3][6][31]
Tributo Alla pietra
[modifica | modifica wikitesto]Il gruppo musicale Per Grazia Ricevuta, nel disco D'anime e d'animali del 2004 dedica la prima canzone dell'album Alla pietra alla Pietra di Bismantova.
«Settore operativo euroasiatico
area occitana del sud
anno di riferimento locale: 2003, inizio estate
Pietra di Bismantova
Un temporale a scrosci, violento, tramonto
due arcobaleni splendenti
il concerto non si fa, non ci sarà
qui comanda l'acqua, comanda il vento
moderno è un ruolo subalterno»
I prati di Bismantova
[modifica | modifica wikitesto]I Modena City Ramblers in Dopo il lungo inverno del 2006 dedicano alla Pietra la canzone I prati di Bismantova.
«lo sguardo si perde
fino all'orizzonte
un falco risale
la cima del monte
è una nuova alba che avanza dentro di me»
Il tesoro del Bigatto
[modifica | modifica wikitesto]Giuseppe Pederiali ambienta il primo capitolo del romanzo Il tesoro del Bigatto presso la Pietra di Bismantova, dove il Diavolo sfida l'eremita Sant'Anselmo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i (EN) Formulario Rete Natura 2000 - Scoglio di Bismantova (PDF), su ambiente.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 15 marzo 2022.
- ^ Aree nella Provincia di Reggio-Emilia - Rete Natura 2000 in Emilia-Romagna, su regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 23 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2011).
- ^ a b c d Luciano Serra, Bismantova: definizioni e ipotesi etimologica (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 6. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2021).
- ^ a b Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano - Le denominazioni storiche, su parcoappennino.it. URL consultato il 21 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 26 maggio 2011).
- ^ a b Gian Marco Ligabue, Taccuino Montanaro - Del sasso bismantino (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 5. URL consultato il 24 marzo 2011.
- ^ a b c d Giuseppe Ferrari, La Giovane Montagna, in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, Anno XXVIII - 2 e 3, 1937. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2016).
- ^ a b Sebastiano Simonini, Bismantova: “Pietra” meravigliosa e terribile (PDF) [collegamento interrotto], in Incontri, n. 81, 2004, pp. 49-50. URL consultato il 25 marzo 2011.
- ^ James Tirabassi, Preistoria e protostoria nella Valle del Tassobbio in La valle del Tassobbio, p. 42.
- ^ James Tirabassi, Preistoria e protostoria nella Valle del Tassobbio in La valle del Tassobbio, p. 56.
- ^ James Tirabassi, Preistoria e protostoria nella Valle del Tassobbio in La valle del Tassobbio, p. 67.
- ^ Tirabassi 2014, p. 15.
- ^ Tirabassi 2014, p. 28 e ss.
- ^ Tirabassi 2014, p. 36 e ss.
- ^ James Tirabassi, Preistoria e protostoria nella Valle del Tassobbio in La valle del Tassobbio, pp. 68-71
- ^ Tirabassi 2014, p. 15, 44 e ss.
- ^ Il castrum è citato come esistente dal geografo bizantino Giorgio Ciprio: Nicola Cassone, Topografia storica del bacino del Tassobbio fra età romana e Alto Medioevo in La valle del Tassobbio, p. 86.
- ^ Nella biografia dell'abate Bertulfo di Bobbio di Giona di Susa (metà del VII secolo) è riferito il suo passaggio nel 628 presso il castello di Bismantova nel corso di un viaggio a Roma sotto gli auspici del re longobardo Arioldo: Nicola Cassone, Topografia storica del bacino del Tassobbio fra età romana e Alto Medioevo in La valle del Tassobbio, pp. 90-91.
- ^ Nicola Cassone, Topografia storica del bacino del Tassobbio fra età romana e Alto Medioevo in La valle del Tassobbio, p. 91.
- ^ a b Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano - Percorsi - A piedi - ZONA G - Bismantova, Gessi Triassici e M. Ventasso - La pietra di Bismantova, su parcoappennino.it. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
- ^ il Resto del Carlino, Castelnovo, frana la Pietra di Bismantova, su il Resto del Carlino, 14 febbraio 2015. URL consultato il 17 marzo 2022.
- ^ a b Comune di Castelnovo ne' Monti - Ordine del giorno - 14 ottobre 2010 (PDF), su parcoappennino.it. URL consultato il 28 marzo 2011.
- ^ a b Bargossi, gamberini, gasparotto, Grillini, Marocchi. Dimension and ornamental stones from the Tosco-Romagnolo and Bolognese Apennine. Università di Bologna.
- ^ a b c Note illustrative della Carta Geologica d'Italia 1:50.000 - Foglio geologico 218: Castelnuovo ne' Monti, su isprambiente.gov.it. URL consultato il 7 gennaio 2024 (archiviato l'11 febbraio 2022).
- ^ a b c d e f Rita Capelli, Gli aspetti naturalistici della Pietra di Bismantova (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 3. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2021).
- ^ Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emilian - La Pietra di Bismantova, su parcoappennino.it. URL consultato il 28 marzo 2011 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2010).
- ^ La Pietra di Bismantova nel Parco e nel paesaggio, su parcoappennino.it, 24 settembre 2009. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 10 settembre 2012).
- ^ Pietra di Bismantova. Ecco l'idea di conservazione e uso di Castelnovo ne' Monti., su parcoappennino.it, 19 ottobre 2010. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
- ^ a b c d e f g Carlo Possa e Alberto Montanari, Bismantova: Uomini e pareti (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 2. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2021).
- ^ a b Gianni Montipò, La Pietra degli altri (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 4. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2021).
- ^ a b Chicco Chesi, Chi decide le regole? (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 8. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2021).
- ^ Giacomo Bogatti, Leggende Appenniniche (PDF), in Il Cusna - Giornale del CAI di Reggio Emilia, n. 3, 2008, p. 6. URL consultato il 27 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2021).
- ^ a b c Dante Alighieri, La Divina Commedia - Purgatorio, a cura di Giuseppe Giacalone, 16ª ed., Roma, Angelo Signorelli Editore, 1984, pp. 56.«Sanlèo (castello presso Urbino, a picco su una roccia) [...] Noli (cittadina della riviera ligure presso Savona, quasi a picco) [...] Cacume [monte ripido presso Frosinone)»
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- La valle del Tassobbio. La vita nei secoli prima dei Canossa, Proloco Cortogno, 2011.
- Andrea Gennari Daneri e Lamberto Camurri, Bismantova: Climbing & Bouldering, Parma, Pareti e Montagne, 2005.
- James Bragazzi, Bismantova, la pietra. Segreti ed emozioni tra cielo e terra, Trento, Edizioni Panorama, 2008.
- James Tirabassi (a cura di), Antichissima Bismantova. Il sito pre-protostorico di Campo Pianelli: 150 anni di ricerche (PDF), Pescara, Carsa Edizioni, 2014, ISBN 978-88-501-0324-9.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Pietra di Bismantova
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Pietra di Bismantova
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Pietra di Bismantova, su Peakbagger.com.
- Pietra di Bismantova, su Natura 2000.
- (EN) Natura 2000 - Standard data form IT4030008, su Natura2000 Network Viewer, Agenzia europea dell'ambiente. URL consultato il 15 maggio 2014.
- Sito di un gruppo di arrampicatori della Pietra di Bismantova, contiene guida alla falesia aggiornata.
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