Un pianeta nano è un corpo celeste di tipo planetario orbitante attorno a una stella e caratterizzato da una massa sufficiente a conferirgli una forma quasi sferica, ma che non è stato in grado di "ripulire o sgomberare " la propria fascia orbitale da altri oggetti di dimensioni confrontabili: per quest'ultima caratteristica non rientra nella denominazione di pianeta.
Nonostante il nome, un pianeta nano non è necessariamente più piccolo di un pianeta. In teoria non vi è limite alle dimensioni dei pianeti nani. Si osservi inoltre che la classe dei pianeti è distinta da quella dei pianeti nani, e non comprende quest'ultima.
Il termine pianeta nano è stato introdotto ufficialmente nella nomenclatura astronomica il 24 agosto 2006 da un'assemblea dell'Unione Astronomica Internazionale, fra molte discussioni e polemiche. Tra le altre cose, si è fatto notare che il termine è fuorviante e che i criteri non sono oggettivi (nessun corpo può ripulire completamente la propria fascia orbitale, né esiste una soglia obiettiva su quando un corpo sia sferoidale o meno). Tuttavia, la necessità di creare questa classe di oggetti per distinguerla dai pianeti tradizionali esisteva, ed è probabile che il nome resti.
L'11 giugno 2008 il Comitato esecutivo dell'Unione Astronomica Internazionale riunitosi a Oslo ha assegnato il nome plutoidi alla classe dei pianeti nani transnettuniani[1], stabilendo al contempo un requisito preliminare per valutare il raggiungimento dell'equilibrio idrostatico, con l'intenzione di favorire l'assegnazione dei nomi dei candidati plutoidi. L'UAI ha stabilito che un corpo celeste transnettuniano che possiede una magnitudine assoluta inferiore a H = +1 può essere ragionevolmente classificato tra i plutoidi e quindi tra i pianeti nani.
L'UAI riconosce cinque pianeti nani: Cerere, Plutone, Haumea, Makemake ed Eris[2].
Storia del termine
[modifica | modifica wikitesto]Prima delle scoperte dell'inizio del XXI secolo, gli studiosi non avevano avuto una forte necessità di una definizione formale del termine pianeta.
Dopo la scoperta di Plutone, nel 1930, gli astronomi avevano stabilito che il Sistema solare contenesse nove pianeti e migliaia di altri corpi dalle dimensioni significativamente minori, asteroidi e comete. Per quasi 50 anni, Plutone è stato ritenuto più grande di Mercurio[3][4], ma la scoperta nel 1978 della sua luna Caronte permise di misurarne la massa con precisione, ottenendo per essa un valore molto più piccolo delle stime iniziali[5]: il valore misurato corrispondeva a circa un ventesimo della massa di Mercurio, rendendo Plutone di gran lunga il pianeta più piccolo. Sebbene fosse ancora dieci volte più massiccio di Cerere, l'oggetto più grande presente nella fascia principale degli asteroidi, anche dal confronto con la Luna Plutone appariva ridimensionato, raggiungendone appena un quinto della massa[6]. Inoltre, possedendo alcune caratteristiche inusuali quali un'elevata eccentricità orbitale e un'elevata inclinazione orbitale, divenne evidente che si trattava di un corpo differente da ogni altro pianeta[7].
Negli anni novanta, gli astronomi cominciarono a trovare altri oggetti nella stessa regione di spazio in cui orbita Plutone (conosciuta come Fascia di Kuiper), e alcuni altri anche a distanze maggiori[8]. Alcuni di essi condividevano le caratteristiche chiave dell'orbita di Plutone, cosicché il corpo celeste cominciò a essere visto come il più grande di una nuova classe di oggetti, i plutini. Ciò portò alcuni astronomi a smettere di riferirsi a Plutone come a un pianeta e diversi termini, come pianeta minore, sub-pianeta e planetoide cominciarono a essere usati per gli oggetti in seguito indicati come pianeti nani[9][10].
Quando nel 2005 furono scoperti altri tre oggetti (Quaoar, Sedna ed Eris) di dimensioni comparabili a quelle di Plutone[11], fu chiaro che si doveva o classificare anche loro come pianeti, oppure Plutone avrebbe dovuto essere riclassificato[12]. Gli astronomi erano inoltre convinti che si potesse riuscire a scoprire altri oggetti delle dimensioni di Plutone e, quindi, il numero di pianeti con caratteristiche simili a Plutone sarebbe cresciuto rapidamente[13].
Nel 2006, furono determinate le dimensioni di Eris (conosciuto allora come 2003 UB313) e lo si scoprì essere leggermente più grande di Plutone. Ufficiosamente, alcuni studiosi e giornalisti cominciarono a riferirsi all'oggetto come al Decimo pianeta[14]. Conseguentemente, la questione fu oggetto di un intenso dibattito durante la XXVI Assemblea Generale dell'Unione Astronomica Internazionale dell'agosto del 2006[15].
La prima bozza di proposta, avanzata dal gruppo di lavoro appositamente istituito dalla UAI, fu di considerare qualunque corpo con una forza di gravità tale da fargli raggiungere la forma di equilibrio idrostatico (ovvero quasi sferica) come pianeta. Tale definizione avrebbe immediatamente incluso Eris e Cerere nella lista dei pianeti, più Caronte, considerando il suo sistema come un sistema doppio. Inoltre fu individuata una lista di 12 potenziali oggetti candidabili come pianeti, qualora si fosse dimostrata una forma modellata dall'equilibrio idrostatico.
Dopo l'opposizione di numerosi astronomi a una tale risoluzione, l'astronomo uruguayano Julio Ángel Fernández avanzò una proposta alternativa, in cui si creava una classificazione intermedia per quegli oggetti sufficientemente grandi da aver assunto una forma sferica, ma non abbastanza da aver ripulito la propria fascia orbitale dalla maggior parte dei planetesimi che vi hanno orbitato dalla formazione del Sistema solare a oggi. Escludendo Caronte dalla lista, la nuova proposta assegnava Plutone, Cerere ed Eris alla nuova categoria[16].
La risoluzione finale dell'Unione Astronomica Internazionale conservò la distinzione in tre categorie per i corpi celesti in orbita intorno al Sole. Fernández aveva suggerito di chiamare gli oggetti della classe intermedia planetoidi[17][18], ma la sessione plenaria della III Divisione della UAI votò unanimemente per pianeti nani[19]. Nella risoluzione si legge:
«[...] The IAU therefore resolves that planets and other bodies in our Solar System, except satellites, be defined into three distinct categories in the following way:
- A "planet"[n 1] is a celestial body that:
- is in orbit around the Sun,
- has sufficient mass for its self-gravity to overcome rigid body forces so that it assumes a hydrostatic equilibrium (nearly round) shape, and
- has cleared the neighbourhood around its orbit.
- A "dwarf planet" is a celestial body that:
- is in orbit around the Sun,
- has sufficient mass for its self-gravity to overcome rigid body forces so that it assumes a hydrostatic equilibrium (nearly round) shape[n 2],
- has not cleared the neighbourhood around its orbit, and
- is not a satellite.
- All other objects[n 3] except satellites orbiting the Sun shall be referred to collectively as "Small Solar System Bodies".
Footnotes:
«[...] La IAU quindi decide che i pianeti e gli altri oggetti nel nostro sistema solare, eccetto i satelliti, siano classificati in tre categorie distinte nel modo seguente:
- un "pianeta"[n 1] è un corpo celeste che:
- è in orbita intorno al Sole;
- ha una massa sufficiente affinché la sua gravità possa vincere le forze di corpo rigido, cosicché assume una forma di equilibrio idrostatico (quasi sferica);
- ha ripulito le vicinanze intorno alla sua orbita;
- un "pianeta nano" è un corpo celeste che:
- è in orbita intorno al Sole;
- ha una massa sufficiente affinché la sua gravità possa vincere le forze di corpo rigido, cosicché assume una forma di equilibrio idrostatico (quasi sferica)[n 2];
- non ha ripulito le vicinanze intorno alla sua orbita;
- non è un satellite.
- tutti gli altri oggetti[n 3], eccetto i satelliti, che orbitano intorno al Sole devono essere considerati in maniera collettiva come "piccoli corpi del sistema solare".
- Note:
Sebbene ci fosse preoccupazione riguardo allo status di pianeti in altri sistemi solari[20], tale questione ancora non è stata risolta; è stato proposto di decidere al riguardo soltanto quando saranno stati sviluppati strumenti in grado di permettere l'osservazione e lo studio di tali oggetti[16].
La 6ª Risoluzione dell'UAI del 2006[21] riconobbe Plutone come "il prototipo di una nuova categoria di oggetti transnettuniani". Il nome e la precisa natura di tale categoria non furono specificati e la loro comunicazione fu rimandata a data da destinarsi. L'11 giugno 2008, il "Comitato Esecutivo" dell'Unione Astronomica Internazionale ha comunicato il nome, plutoidi, e la definizione: tutti i pianeti nani transnettuniani sono plutoidi[1]. L'11 luglio 2008, il "Gruppo di lavoro per la nomenclatura dei Sistemi planetari" (Working Group for Planetary System Nomenclature) ha riclassificato l'oggetto allora noto come (136472) 2005 FY9 come un pianeta nano, rinominandolo Makemake[22]. Due mesi dopo, il 17 settembre anche (136108) 2003 EL61, rinominato Haumea, è stato classificato tra i pianeti nani[23].
Prospetto
[modifica | modifica wikitesto]Segue un prospetto dei cinque corpi celesti orbitanti intorno al Sole che attualmente rientrano nella categoria dei pianeti nani[2][24].
Nome | Semiasse maggiore | Diametro medio | Massa | Fascia asteroidale | Scoperta | |||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
1 | Cerere | 413690000 km | 2,765 au | 975 × 909 km | (9,43±0,07)×1020 kg | Fascia principale | 1801 | |
134340 | Plutone | 5900900000 km | 39,445 au | 2370±20 km | (1,305±0,007)×1022 kg | Fascia di Kuiper | Plutino | 1930 |
136108 | Haumea | 6428000000 km | 42,968 au | 1500 km | (4,2±0,1)×1021 kg | Fascia di Kuiper | Cubewano | 2004 |
136472 | Makemake | 6790000000 km | 45,386 au | 1502±45 km | ~4×1021 kg | Fascia di Kuiper | Cubewano | 2005 |
136199 | Eris | 10183000000 km | 68,071 au | 2326±12 km[25] | (1,67±0,02)×1022 kg[26] | Disco diffuso | 2005 |
-
Cerere fotografato dalla sonda Dawn il 6 maggio 2015
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Plutone fotografato dalla sonda New Horizons il 14 luglio 2015
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Makemake fotografato dal Telescopio spaziale Hubble
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Una delle migliori immagini disponibili di Eris
Candidati pianeti nani
[modifica | modifica wikitesto]Catologazione di Brown | Diametro | Numero di Oggetti |
---|---|---|
Quasi sicuramente | >900 km | 10 |
Altamente Probabile | 600–900 km | 29 |
Probabile | 500–600 km | 74 |
Verosimile | 400–500 km | 145 |
Possibile | 200–400 km | 693 |
Fonte: Michael E. Brown,[27] aggiornato al 15 settembre 2016. |
La caratteristica rilevante di un pianeta nano è che "abbia massa sufficiente affinché la propria gravità possa superare le forze di corpo rigido in modo tale da assumere una forma in equilibrio idrostatico (prossimo alla sfericità) ".[28][29][30] Cerere è l'unico pianeta nano nella fascia principale. Una recente analisi della sonda Dawn sulla forma e del suo campo gravitazionale di Vesta, il secondo oggetto celeste più massiccio della fascia, ha dimostrato che non è attualmente in equilibrio idrostatico.[31][32] Pallade, il terzo oggetto più massiccio, ha una superficie piuttosto irregolare.[33] Tuttavia, alcune osservazioni condotte con il Very Large Telescope sembrano suggerire che Igea, il quarto asteroide per dimensioni presente nella fascia, possa essere considerato un pianeta nano, perché avrebbe una forma con una sfericità assai prossima a quella calcolabile per Cerere.[34] Se ciò fosse confermato, sarebbe uno dei pianeti nani più piccoli. Michael E. Brown ha stimato che i corpi della fascia principale essendo molto rocciosi e non sufficientemente grandi da raggiungere i 900 km di diametro, difficilmente possono risultare in equilibrio idrostatico e di conseguenza classificabili come pianeti nani.[35] Sulla base di un confronto con le lune ghiacciate che sono state esplorate da veicoli spaziali, come Mimas (rotondo a 400 km di diametro) e Proteo (irregolare a 410–440 km di diametro), Brown ha stimato che gli oggetti transnettuniani essendo principalmente ghiacciati, tendono a rilassarsi in equilibrio idrostatico ad un diametro che si aggira tra 200 e i 400 km.[27]
I seguenti oggetti del sistema solare potrebbero essere classificati, in base alla definizione, come pianeti nani, sebbene l'Unione Astronomica Internazionale si riservi di decidere in futuro se includerli o meno nella lista ufficiale.
Nome | Semiasse maggiore | Diametro medio | Periodo orbitale | Fascia asteroidale | Scoperta | ||
---|---|---|---|---|---|---|---|
225088 | Gonggong | 66,850 UA | 1290 km | 546,6 anni | Disco diffuso | 2007 | |
50000 | Quaoar | 43,405 UA | 1092 km | 285,97 anni | Fascia di Kuiper | Cubewano | 2002 |
90377 | Sedna | 524,400 UA | 1041 km | 12059,06 anni | Nube di Oort | Sednoide | 2003 |
90482 | Orco | 39,173 UA | 983 km | 247,492 anni | Fascia di Kuiper | Plutino | 2004 |
307261 | 2002 MS4 | 41,676 UA | 960 km | 269,06 anni | Fascia di Kuiper | Cubewano | 2002 |
120347 | Salacia | 41,907 UA | 921 km | 271,29 anni | Fascia di Kuiper | Cubewano | 2004 |
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Plutoid chosen as name for Solar System objects like Pluto, su iau.org, International Astronomical Union (IAU0804), 11 giugno 2008. URL consultato il 16 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2008).
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- ^ (EN) Brad Mager, Pluto Revealed, su discoveryofpluto.com. URL consultato il 18 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2011).
- ^ (EN) Cuk, Matija; Masters, Karen, Is Pluto a planet?, su curious.astro.cornell.edu, Cornell University, Astronomy Department, 14 settembre 2007. URL consultato il 18 luglio 2008.
- ^ (EN) Marc W. Buie, William M. Grundy, Eliot F. Young, Leslie A. Young and S. Alan Stern, Orbits and Photometry of Pluto's Satellites: Charon, S/2005 P1, and S/2005 P2 (abstract), in The Astronomical Journal, vol. 132, n. 132, 2006, pp. 290–98, DOI:10.1086/504422. URL consultato il 10 febbraio 2008.
- ^ (EN) David Jewitt, Delsanti, Audrey, The Solar System Beyond The Planets in Solar System Update : Topical and Timely Reviews in Solar System Sciences (PDF) (PDF), Springer, 2006, DOI:10.1007/3-540-37683-6, ISBN 978-3-540-37683-5. URL consultato il 10 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 29 gennaio 2007).
- ^ (EN) David A. Weintraub, Is Pluto a Planet? A Historical Journey through the Solar System, 2006, pp. 1–272, ISBN 978-0-691-12348-6.
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- ^ News Release - IAU0807: IAU names fifth dwarf planet Haumea, su iau.org, IAU, 17 settembre 2008. URL consultato il 18 settembre 2008.
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- ^ (EN) Pierre Vernazza et al., A basin-free spherical shape as an outcome of a giant impact on asteroid Hygiea, in Nature Astronomy, 28 ottobre 2019, DOI:10.1038/s41550-019-0915-8.
- ^ (EN) Mike Brown, The Dwarf Planets, su web.gps.caltech.edu. URL consultato il 20 gennaio 2008.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Clark R. Chapman, dwarf planet, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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