Milziade | |
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Busto di Milziade di una copia romana | |
Arconte eponimo di Atene | |
Durata mandato | 524 a.C. – 523 a.C. |
Predecessore | Clistene |
Successore | Calliade |
Tiranno del Chersoneso Tracico | |
Durata mandato | 516 a.C. – 492 a.C. |
Predecessore | Stesagora |
Successore | ? |
Dati generali | |
Professione | militare, politico |
Milziade | |
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Milziade visto da Francis L. Hawks (Pictorial Cyclopaedia of Biography, 1856) | |
Nascita | Atene, 550 a.C. circa |
Morte | Atene, 489 a.C. |
Cause della morte | gangrena (?) |
Luogo di sepoltura | Atene |
Dati militari | |
Paese servito | Atene Persia |
Forza armata | Esercito ateniese Esercito persiano |
Grado | Stratego (Generale) |
Guerre | Prima guerra persiana |
Campagne | Campagne persiane contro i Traci |
Battaglie | Battaglia di Maratona (490 a.C.) |
vedi bibliografia | |
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Milziade il Giovane (in greco antico: Μιλτιάδης?, Miltiádēs; Atene, 550 a.C. circa – Atene, 489 a.C.[1]) è stato un generale e politico ateniese, famoso per aver contribuito alla vittoria degli Ateniesi sui Persiani nella battaglia di Maratona.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nel Chersoneso Tracico
[modifica | modifica wikitesto]Figlio di Cimone Coalemo,[2] discendeva da una delle più importanti e aristocratiche famiglie ateniesi, quella dei Filaidi,[3] e si considerava discendente di Eaco, padre di Peleo e nonno di Achille.[4]
Milziade inizialmente godette del favore del tiranno Ippia, del quale sposò una parente, probabilmente la figlia, e fu arconte negli anni 520 a.C., secondo un'iscrizione nel 524/523 a.C.;[5] poi, nel 516 a.C., alla morte prematura del fratello Stesagora, governatore delle colonie del Chersoneso Tracico (fondate da Milziade il Vecchio), Milziade fu mandato a rimpiazzarlo,[2] divenendo quindi governatore di Cardia, l'attuale Gallipoli (Turchia).[3][6]
Milziade, che nel frattempo era diventato nemico di Ippia, rinnegò la vecchia moglie, dalla quale aveva avuto un figlio di nome Metioco, e si risposò con Egesipile, figlia del re dei Traci Oloro;[3] il loro figlio maschio, Cimone, avuto nel 510 a.C., fu un'importante figura degli anni 470 e 460 a.C., mentre Elpinice, sua sorellastra, è ricordata soprattutto per alcuni dibattiti politici avuti con Pericle e riportati da Plutarco.[7]
In un secondo tempo, dovette unirsi all'esercito del Gran Re Dario, impegnato in Tracia; lo storico romano Cornelio Nepote narra che Dario, dopo avere dichiarato guerra agli Sciti, fece costruire un ponte sul Danubio per lasciar passare le sue truppe e lasciò il controllo del collegamento a degli alleati provenienti dalla Ionia e dall'Eolide, tra questi c'era anche Milziade. Questo, quando il sovrano era sul punto di essere vinto, incitò a distruggere il ponte affinché Dario, privo di aiuti, venisse sconfitto e ucciso e la Grecia non rischiasse di finire sotto il giogo persiano. A costui si oppose, però, Istieo di Mileto ammonendo i colleghi che, morto il re, le loro città li avrebbero puniti per questo turpe tradimento. Milziade, vedendosi opposti molti custodi del ponte, fuggì da Chersoneso e tornò ad Atene. Nel frattempo sostenne il regime democratico di Atene instaurato da Clistene, che forse era suo parente, e l'occupazione dell'isola di Lemno da parte ateniese (499 a.C.).[3]
Quando venne a sapere che il generale Mardonio si dirigeva verso l'Ellesponto, Milziade imbarcò i suoi averi su cinque triremi e fuggì ad Atene; una delle navi, quella comandata dal figlio Metioco, fu però catturata dai Persiani.[8]
Ad Atene Milziade era sostenuto dai commercianti, preoccupati per l'occupazione persiana della Ionia, seguita alla repressione della rivolta ionia, e per l'inazione voluta dagli Alcmeonidi, che avevano rovesciato la tirannide di Ippia.[9] Quando alla fine dell'estate del 493 a.C. il re Dario mandò alle polis della Grecia degli ambasciatori per chiedere loro "terra e acqua" (cioè un atto di sottomissione al dominio persiano), ad Atene gli ambasciatori furono buttati giù da una rupe[10] e a promuovere questa misura fu Milziade,[11] appoggiato da Temistocle (il quale propose di uccidere anche l'interprete)[12]; secondo lo storico Peter Krentz un'azione così drastica potrebbe essere stata motivata dalla volontà di rendere irreversibile questa dichiarazione di ostilità alla Persia.[13]
Stratego e Maratona
[modifica | modifica wikitesto]Milziade, che all'epoca aveva circa sessant'anni, venne eletto stratego per il 490/489 a.C., riuscendo a contrastare efficacemente le accuse di essere un pericolo per la democrazia; decisivo per la sua nomina fu il ricordo della sua passata opposizione ai Persiani.[9]
A Milziade è attribuito il merito della grande vittoria di Maratona, anche se certamente la sua fama venne amplificata dal figlio Cimone; alcuni storici moderni ritengono infatti che le sue imprese siano state esagerate a scapito dei meriti del polemarco Callimaco di Afidna, il cui ruolo non fu trascurabile.[14] È certamente merito suo, invece, la marcia effettuata dopo la vittoria di Maratona, che scongiurò l'assedio alla città di Atene, dato che Callimaco morì in battaglia.[9]
Declino e morte
[modifica | modifica wikitesto]Secondo un aneddoto raccontato da Plutarco, Milziade, dopo la battaglia, chiese una corona di ulivo come riconoscimento, ma Sofane gli rispose: "Quando avrai vinto i Barbari, o Milziade, combattendo da solo, allora chiedi anche di essere onorato tu solo".[15]
L'anno dopo, assunto il comando di una flotta di 70 navi, Milziade intraprese una spedizione per liberare le isole Cicladi dai Persiani, e mise sotto assedio l'isola di Paro, colpevole di aver appoggiato i generali persiani Dati e Artaferne, per ventisei giorni; la sua conquista doveva essere un trampolino di lancio per occupare Nasso, in chiave egemonica ed anti-persiana.
L'assedio andò però male e Milziade tornò in patria con una brutta ferita; viene poi condannato a morte con l'accusa di tradimento, ma la pena fu commutata in una multa di cinquanta talenti.[16] Secondo Erodoto morì in carcere poco dopo il processo, probabilmente a causa di una gangrena per via della ferita riportata alla coscia durante quest'ultima campagna; la multa fu quindi pagata dal figlio Cimone.[16]
Nonostante non fosse propriamente un democratico, Milziade rimase nei cuori degli Ateniesi per due motivi: il ruolo esercitato dal figlio Cimone nella politica della polis e il fondamentale ruolo svolto nella battaglia di Maratona, che rese consapevole Atene della propria forza.[9]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Secondo alcune fonti nel 488 a.C.
- ^ a b Erodoto, VI, 39.
- ^ a b c d Frediani, p. 96.
- ^ (EN) Edward Shepherd Creasy, Fifteen Decisive Battles of the World: from Marathon to Waterloo, New York, Crowell, 1880, p. 9, ISBN 1-60620-952-3.
- ^ Krentz, p. 96.
- ^ Erodoto, VI, 34.
- ^ Plutarco, Cimone, 4.
- ^ Erodoto, VI, 41.
- ^ a b c d Frediani, p. 97.
- ^ Erodoto, VII, 133, 1.
- ^ Pausania il Periegeta, Periegesi della Grecia, III, 12, 7.
- ^ Plutarco, Temistocle, 6, 3.
- ^ Krentz, pp. 101-103.
- ^ Sekunda, p. 20.
- ^ Plutarco, Cimone, 8, 1.
- ^ a b Erodoto, VI, 136.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Fonti primarie
- Erodoto, Le Storie.
- Plutarco, Vite parallele: Cimone, Temistocle.
- Fonti secondarie
- Andrea Frediani, Le grandi battaglie dell'Antica Grecia, Newton & Compton Editori, 2005, ISBN 88-541-0377-2.
- Nicholas Sekunda, Maratona 490 a.C., Gorizia, LEG, 2013, ISBN 978-88-6102-191-4.
- Peter Krentz, La battaglia di Maratona, Bologna, Il Mulino, 2011, ISBN 978-88-15-23379-0.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Milziade
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Milziade
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Milzìade II, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Gaetano De Sanctis., MILZIADE, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1934.
- Milziade II, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Piero Treves, Miltiades the Younger, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Milziade, su Goodreads.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 5726105 · BAV 495/156660 · CERL cnp00586826 · GND (DE) 118733990 · BNE (ES) XX5676422 (data) · J9U (EN, HE) 987010635635905171 |
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