Gian Giacomo Gallarati Scotti | |
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Senatore del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 24 febbraio 1934 – |
Legislatura | XXIX - XXX |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Podestà di Milano | |
Durata mandato | 13 giugno 1938 – 15 agosto 1943 |
Predecessore | Guido Pesenti |
Successore |
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Dati generali | |
Partito politico | PNF |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Professione | Possidente |
Don Gian Giacomo Gallarati Scotti, nobile dei principi di Molfetta, patrizio milanese, patrizio napoletano (Oreno, 2 settembre 1886 – Venezia, 4 gennaio 1983), è stato un diplomatico e politico italiano.
Al momento della sua morte era l'ultimo superstite dei senatori del Regno d'Italia.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato a Oreno (oggi frazione di Vimercate) e sesto di otto figli, era di famiglia nobile: suo padre Gian Carlo (Pisa, 17 febbraio 1854 - Milano, 15 maggio 1927) era principe di Molfetta e conte di Candia, mentre sua madre era Maria Luisa Melzi d'Eril, figlia di Giacomo dei duchi di Lodi e di Giuseppina Barbò dei conti di Casalmorano (Balerna, 21 gennaio 1856 - Milano, 7 febbraio 1937). Tommaso Gallarati Scotti fu suo fratello primogenito.
Carriera
[modifica | modifica wikitesto]Si laureò in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Genova. Entrato nel 1912 nella carriera diplomatica, prestò molti anni di servizio nelle colonie, diventando commissario del governo nel primo dopoguerra a Tobruk. Proprio nella prima parte della sua carriera coloniale perse un braccio, all'inizio degli anni venti, a seguito di un'infezione dovuta ad un colpo di arma da fuoco.
Tornato in Italia, nel 1926 fu chiamato alla carica di podestà di Oreno (all'epoca ancora comune indipendente). Nel 1927 sposò Ida Mocenigo Soranzo (Venezia, 21 ottobre 1898 - Venezia, 23 dicembre 1969), ultima discendente di una famiglia dogale veneziana, da cui ebbe quattro figlie.
Nel 1934 fu senatore del Regno e l'anno successivo podestà di Vimercate, dopo l'annessione di Oreno a questo comune. Mantenne questa carica fino a quando, nel giugno 1938, fu chiamato dal Governo di Roma a divenire podestà di Milano, nonostante non si fosse mai distinto per il suo attaccamento al regime fascista[1], e nonostante suo fratello maggiore Tommaso Gallarati Scotti, ambasciatore italiano a Madrid (1944-1946) e a Londra nel dopoguerra, fosse un noto antifascista.
Dopo il 25 luglio 1943 e la caduta di Mussolini, il nuovo capo del Governo Pietro Badoglio, con il quale aveva già lavorato nelle colonie, lo sostituì il 14 agosto con un commissario prefettizio. Posto sotto processo per collaborazionismo col fascismo, fu dapprima condannato ma poi assolto in Cassazione.[2]
Da quel momento, e soprattutto dalla nascita della Repubblica Italiana, Gian Giacomo si ritirò a vita privata, abbandonando completamente lo scenario politico.
Nel 1983, poco prima della sua morte, fu insignito dall'ex Re Umberto II del Collare della SS.Annunziata, la massima onorificenza di Casa Savoia.
Morì nella sua dimora veneziana il 4 gennaio 1983, a 97 anni, ultimo superstite dei senatori del Regno d'Italia.
La tutela dell'orso bruno
[modifica | modifica wikitesto]Sin dagli anni venti Gian Giacomo Gallarati Scotti si batté a lungo per l'istituzione di un grande parco nazionale dell'Adamello-Brenta-Presanella a tutela dell'orso delle Alpi, ma senza successo.[3]
Per sua iniziativa, la legge sulla caccia, entrata in vigore il 1º gennaio 1940 (regio decreto 1016 del 5 giugno 1939), vietò per la prima volta la caccia all'orso bruno in tutta Italia, fatto questo che verosimilmente permise di evitarne l'estinzione.
Da quando si ritirò a vita privata, si dedicò soprattutto ad iniziative volte alla salvaguardia dell'ambiente naturale, particolarmente degli orsi delle Alpi.
Nel 1957 diede vita a un comitato per la tutela dell'orso bruno.
Su questi argomenti produsse varie pubblicazioni, perlopiù a proprie spese, tra le quali L'orso bruno di Linneo (1958), La protezione dell'orso bruno in Italia (1960) e Gli ultimi orsi bruni delle Alpi (1962).
Si dedicò alla tutela dell'orso sino alla fine: nel 1981, quando aveva ormai 95 anni, pubblicò un accorato appello per la tutela dell'orso bruno in Italia sulla neonata rivista Airone.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze italiane
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze di dinastie non regnanti
[modifica | modifica wikitesto]Albero genealogico
[modifica | modifica wikitesto]Genitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Carlo Gallarati Scotti, I principe di Molfetta | Giuseppe Gallarati Scotti, VI marchese di Cerano | ||||||||||||
Costanza Orsola Belloni | |||||||||||||
Tommaso Gallarati Scotti, II principe di Molfetta | |||||||||||||
Francesca Guerrieri Gonzaga | Odoardo Guerrieri Gonzaga | ||||||||||||
Camilla Gallarati Scotti | |||||||||||||
Gian Carlo Gallarati Scotti, III principe di Molfetta | |||||||||||||
Giovanni Francesco Melzi d'Eril, II duca di Lodi | Luigi III Melzi d'Eril, X conte di Magenta | ||||||||||||
Caterina Odescalchi | |||||||||||||
Barbara Melzi d'Eril | |||||||||||||
Elisa Suardi | Giovanni Suardi | ||||||||||||
Adelaide Archinto | |||||||||||||
Gian Giacomo Gallarati Scotti | |||||||||||||
Carlo Melzi d'Eril | Luigi III Melzi d'Eril, X conte di Magenta | ||||||||||||
Caterina Odescalchi | |||||||||||||
Giacomo Melzi d'Eril | |||||||||||||
Carolina Barbiano di Belgiojoso d'Este | Rinaldo Alberico Barbiano di Belgiojoso d'Este, III principe di Belgioioso | ||||||||||||
Giovanna Mellerio | |||||||||||||
Luigia Melzi d'Eril | |||||||||||||
Giulio Barbò, conte di Casalmorano | Gerolamo Giuseppe Barbò, conte di Casalmorano | ||||||||||||
Teresa Pallavicino | |||||||||||||
Giuseppina Barbò | |||||||||||||
Palmira Cadolini | … | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ "Il fascismo (...) Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell’arte non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui." cit. Ennio Flaiano
- ^ [1]
- ^ [2]|Il conte amico degli orsi
- ^ a b c d e Scheda senatore GALLARATI SCOTTI Gian Giacomo, su notes9.senato.it. URL consultato il 7 marzo 2021 (archiviato il 7 marzo 2021; seconda copia archiviata il 7 marzo 2021).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Michele Mauri, Trittico vimercatese. Gian Giacomo Caprotti detto Salai. Gaspare da Vimercate. Gian Giacomo Gallarati Scotti, Missaglia 2002
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Gian Giacomo Gallarati Scotti
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- GALLARATI SCOTTI Gian Giacomo, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 35301270 · ISNI (EN) 0000 0000 3556 6881 · SBN LO1V343843 · LCCN (EN) n2006071011 · GND (DE) 121009033 |
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