al-Hassan al-Mustadi | |
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Moneta coniata durante il regno di al-Mustaḍīʾ (British Museum) | |
33º califfo del Califfato abbaside califfo abbaside di Baghdad Khalīfah Amir al-Mu'minin | |
In carica | 18 dicembre 1170 – 27 marzo 1180 |
Predecessore | al-Mustanjid |
Successore | al-Nasir |
Nome completo | Abu Muhammad al-Hasan ibn Yusuf al-Mustanjid al-Mustadi |
Nascita | Baghdad, 23 marzo 1142 |
Morte | Baghdad, 27 marzo 1180 (38 anni) |
Dinastia | Abbasidi |
Padre | al-Mustanjid |
Madre | Ghadha |
Consorte | Zumurrud Khatun Sayyida Banafsha Sharaf Khatun |
Figli | Al-Nasir Hashem |
Religione | Islam sunnita |
Ḥasan al-Mustaḍīʾ bi-amri Allāh ibn Yūsuf al-Mustanjid (in arabo المستضيء بأمر الله?; Baghdad, 23 marzo 1142 – Baghdad, 27 marzo 1180) fu un califfo della dinastia abbaside dal 1170 al 1180.
Era figlio del precedente califfo, al-Mustanjid, e di una schiava armena di nome Ghaḍḍa. Fu costretto a nominare vizir uno degli assassini del padre, ʿAḍūd al-Dīn, a causa della prepotente volontà dell'ambiente di corte, finché poté liberarsene grazie all'aiuto fornitogli dall'Emiro Qaymaz.
Non passò troppo tempo prima che anche Qaymaz entrasse in urto col Califfo, che fu assediato nella sua reggia nel 1175. L'invito fatto da al-Mustaḍīʾ alla popolazione perché insorgesse in suo aiuto, fu accolto e Qaymaz dovette precipitosamente abbandonare il suo intento e mettersi in salvo, prima di morire di lì a poco, consentendo ad ʿAḍūd al-Dīn di riprendersi la carica visirale.
Durante il suo regno, Saladino mise definitivamente fine al califfato fatimide, andando ben al di là della sua funzione di visir, estendendo in tal modo il proprio controllo anche sull'Egitto, riconoscendo l'autorità (puramente formale) del Califfo abbaside e mantenendo il proprio vincolo di sottomissione feudale a Norandino.
Lo storico Ibn al-Jawzi scrisse che il califfo ridusse le tasse, diventando molto amato dai suoi sudditi, che fece costruire molte moschee, scuole e ribat (monasteri-fortezze).
Beniamino di Tudela, che viaggiò nei domini Abbasidi tra il 1160 e il 1173, scrisse:
«...a due giorni da Akbara si trova Baghdad, le due più gradi città del Calif Emir-al-Mumenin al Abassi, Amir al-mu'minin della famiglia del loro profeta, è a capo della religione maomettana. Tutti i re maomettani lo riconoscono, e lui ha la stessa autorità su di loro che il papa ha sui cristiani. Il palazzo del califfo a Baghdad è di tre miglia di estensione. Esso contiene un grande parco pieno di tutti i tipi di alberi, sia utili che ornamentali, e ogni sorta di bestia, così come uno stagno di acqua portata là dal fiume Tigri, e ogni volta che il califfo vuole divertirsi e gozzovigliare, uccelli, animali e pesci vengono preparati per lui e per i suoi cortigiani, che egli invita nel suo palazzo. Questo grande abbaside è estremamente gentile verso gli ebrei, molti dei suoi ufficiali sono di quel popolo, conosce tutte le lingue, è esperto in Legge mosaica e legge e scrive la lingua ebraica. Guadagna denaro con il lavoro delle proprie mani, e quindi produce coperte, su cui imprime il proprio sigillo, e i suoi ufficiali le vendono nel mercato pubblico ...»
Morì nel 1180 morì e gli succedette il figlio Aḥmad (al-Nāṣir li-dīn Allāh).
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Al-Mustaḍī', su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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