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Utente:L corsato/sandbox/ateneo veneto
Ateneo Veneto | |
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Ateneo Veneto di Scienze, Lettere e Arti | |
Facciata della Scuola Grande di San Fantin, oggi sede dell'Ateneo Veneto | |
Tipo | ONLUS |
Fondazione | 1812 |
Sede centrale | Scuola Grande di San Fantin |
Area di azione | Scienze, lettere, arti |
Membri | circa 600 |
Sito web | |
L'Ateneo Veneto o Ateneo Veneto di Scienze, Lettere e Arti, è un'istituzione culturale attiva a Venezia dal 1812, con lo scopo di divulgazione delle scienze, delle lettere, delle arti e della cultura. L'Ateneo Veneto ha sede nella Scuola Grande di San Fantin, situata a Venezia nell'omonimo campo di fianco al Teatro La Fenice e alla chiesa di San Fantin.
L'Ateneo Veneto svolge la sua missione di divulgazione attraverso un calendario di incontri, corsi e conferenze specialistiche pubbliche e gratuite. Gli atti di questi incontri sono stati pubblicati nelle riviste e pubblicazioni edite nel corso degli oltre due secoli di vita dell'istituzione, che formano il patrimonio storico, culturale e artistico dell'Ateneo, assieme alla sede storica della Scuola Grande di San Fantin, alle collezioni artistiche, archivistiche e librarie.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Le origini dell'Ateneo Veneto
[modifica | modifica wikitesto]Le accademie originarie
[modifica | modifica wikitesto]Tra la fine del '700 e gli inizi del '800 a Venezia esistevano diverse associazioni e accademie che nel corso degli anni si fusero o scomparirono: associazioni letterarie private come i Sibillonisti (nata nel 1800 da giuristi amanti della letteratura), l'Accademia morale di San Samuele, quella dei Sofronomi, o dei Patrologi, la compagine dei Filareti (1804-06) e l'Accademia veneta di belle lettere (1805). Quando le province austro-venete entrarono nel Regno d'Italia napoleonico erano rimaste attivi i Filareti e l'Accademia Veneta di belle lettere[1][2].
Un'altra associazione era la Società veneta di medicina (fondata nel 1789), l'unica esterna ai contesti patrizio o ecclesiastico di Venezia, ancora molto rilevanti nei primi anni del 1800. L'accademia era stata fondata da alcuni medici, come Andrea Valatelli e Pietro Pezzi, e svolgeva varie attività come, ad esempio la redazione del codice farmaceutico per il governo della Serenissima, e lo studio delle condizioni sanitarie e della mortalità urbana. Essendo di vocazione illuminista, nel 1798 era stata sciolta dal governo austriaco, per poi essere ripristinata dal governo del Regno d'Italia nel 1807, a cui concedeva la sede dell'ex-confraternita di San Girolamo o dei Picai, a San Fantin, nel 1808. Tale sede fu scelta perché chiusa da circa 10 anni, ed era diventata deposito di vari volumi scientifici dai fondi librari dei conventi soppressi[3].
La nascita dell'Ateneo Veneto
[modifica | modifica wikitesto]Il decreto del 25 dicembre 1810[4], con cui Napoleone chiuse le varie accademie istituendone una sola per ogni città, fu il momento istitutivo dell'Ateneo Veneto.
L'Ateneo Veneto viene costituito il 12 gennaio del 1812, quando la Prefettura dell'Adriatico ordina l'unione delle tre accademie esistenti a Venezia (Società veneta di medicina, Filareti e Accademia di belle lettere)[5] [6]:
«le altre Accademie o Società destinate sotto qualsivoglia titolo all’incremento delle scienze e delle arti, a riserva delle Accademie reali di Belle Arti, saranno riformate in modo che ve ne sia una sola nella rispettiva città, e la stessa porterà il titolo di Ateneo»
Il 12 gennaio 1812 Leopoldo Cicognara, il primo presidente dell'Ateneo Veneto, nel suo discorso di apertura poneva, come principale missione, la divulgazione accessibile a tutti, per la quale i soci dovevano contribuire
«colla nitida espressione, più chiare [...] le cognizioni astratte del profondo pensatore; meno aride e più facili a comunicarsi colla perspicuità della parola le sottili ed esatte deduzioni del calcolo, più persuasivo ed insinuante il linguaggio che dalla tribuna o dal pergamo si dedica ai diritti del cittadino e alla pubblica morale; più adatta l’applicazione di ogni scienza ad ogni pratica materiale e meccanica, finalmente le scienze, le arti e le lettere associate in una e indivisibile famiglia non vedranno mai sorgere barriera che s’innalzi con odiose rivalità tra la sublime facoltà del pensiero, l’industre esercizio della mano e il dono divino della parola»
Il percorso di nascita dell'Ateneo Veneto durò ancora qualche anno, con il primo regolamento del 1822, mentre il primo statuto verrà approvato nel 1825[7]; L'anno accademico, nei primi anni, iniziava a novembre e si chiudeva ad agosto, riunendo i soci in sessioni private ogni giovedì, e ogni sei mesi l'Ateneo Veneto si apriva alla città con sedute pubbliche[8].
I primi anni (1812 - 1866)
[modifica | modifica wikitesto]I primi anni dell'Ateneo coincidono con il passaggio dal Regno d'Italia di Napoleone a Regno d'Italia dei Savoia, passando per la Restaurazione. La costituzione del 1812 portò alla confluenza in Ateneo Veneto dei soci delle tre accademie originarie, con una uniforme distribuzione di competenze nelle scienze e nelle arti e lettere. In particolare, nelle scienze, una buona metà era formata da medici e chirurghi mentre il 25% da chimici, fisici naturalisti e qualche ingegnere e architetto[9].
Se gli anni del Regno d'Italia napoleonico furono anni fondativi per l'azione e l'influenza dell'Ateneo, gli anni del ritorno degli Asburgo (1815-1848) furono meno intensi dal punto di vista pubblico, anche se le attività non cessarono. Nel periodo del Regno Lombardo-Veneto i presidenti dell'Ateneo furono soprattutto medici, ingegneri, fisici, quasi a ribadire il ruolo tecnico dell'Ateneo Veneto per la città di Venezia. Del resto alcune figure di formazione umanistica, o giuridica, come Romanin, erano state coinvolte nelle attività che portarono alle insurrezioni del 1848 e alla Repubblica veneta di Daniele Manin. I rapporti istituzionali comunque non cessarono mai e sono testimoniati da consulti come, ad esempio, il rinnovo dell'illuminazione cittadina[10], e l'onorario per i medici[11], oppure l'elaborazione di un progetto di nuove case per classi meno abbienti[12]. Questo tipo di consulenze continueranno per tutti gli anni sessanta, fino al rilancio dell'Ateneo Veneto che avverrà con l'annessione del Veneto al Regno d'Italia a seguito della terza guerra d'indipendenza del 1866.
Dal Regno d'Italia al Fascismo (1866 - 1922)
[modifica | modifica wikitesto]Con l'entrata di Venezia nell'Italia, l'Ateneo Veneto rilancia le attività sia scientifiche e culturali per la città. Dagli anni 1866 al 1877 vengono istituiti numerosi gruppi di studio e commissioni. Le attività sono molto diverse come, ad esempio, il progetto per il restauro della base del campanile di San Marco, il sostegno degli asili froebeliani, gli studi per la deviazione dei fiumi, la nascita della Scuola superiore di Ca' Foscari, e l'ampliamento del porto del Lido[13].
Dal Regno d'Italia al primo dopoguerra
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1877 l'Ateneo si dota di un nuovo statuto che lo rende un'associazione con la presenza di due vice-presidenti - uno per le scienze, l'altro per le arti e le lettere - e l'innalzamento a 100 del numero di soci residenti a Venezia[14]. L'entrata di nuovi soci, anche di spessore nazione e internazionale, stimolò le presidenze a rilanciare le attività con nuove iniziative o potenziando quelle già presenti, come ad esempio il gabinetto di lettura. Il gabinetto di lettura esisteva fin dalla fondazione dell'Ateneo Veneto, in osservanza della missione di divulgazione e alfabetizzazione; sostenuto dalla presidenza (1853-57) di Giovanni Querini Stampalia (dal cui lascito verrà poi istituita la Fondazione Querini Stampalia), tra il 1870 e il 1880 vide diminuire gli abbonamenti per le consultazioni, ma nonostante questo tra il 1891 e il 1895 vengono acquisiti nuovi quotidiani e periodici, aumentando gli iscritti dal 1897, tanto da istituire delle aperture nelle ore serali [15]. Nell'ambito delle pubblicazioni l'Ateneo Veneto ha pubblicato negli anni gli atti delle lezioni tenute dai soci con le "Esercitazioni Scientifiche e Letterarie", che furono il periodico ufficiale dell'Ateneo Veneto, e diventarono "Atti" nel 1855, e dal 1881 assunsero la forma attuale di "Rivista Ateneo Veneto"[16].
Nel 1873 vengono istituiti i corsi di storia veneta, nati dal corso di Storia patria tenuto da Samuele Romanin dal 1858-1859[17] e sospesi dopo il ritorno degli Asburgo.
Per tutta la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento non ci sono fatti rilevanti. Nel 1904 viene istituito dal presidente Filippo Nani Mocenigo (1902-1907) un premio biennale con un patrimonio di 10.000 lire (circa 40.000€ attuali), il cui premio di 700 lire andava ad un giovane autore di un lavoro inedito sul tema veneziano, storico e artistico. Questo premio e le altre attività statutarie richiedevano un notevole sforzo alle scarse risorse economiche dell'Ateneo Veneto, che compensava con il processo di cooptazione di nuovi soci, e le relative quote. Oltre ai nuovi soci, che provenivano dagli ambienti accademici sia scientifici che letterari, come da medici e primari, avvocati e senatori, le attività sono più rivolte al consolidamento dell'Ateneo Veneto e del pubblico. Nella presidenza di Luigi Carlo Stivanello (1907-1911) si decise di ospitare negli spazi dell'Ateneo Veneto l'Università popolare e di abolire la tassa d'ingresso per le conferenze per, nelle parole del presidente, fornire[18]
«lezioni in forma popolare, perché allora soltanto potremo vederle frequentare da giovani adulti [...]; vogliamo insomma idee semplici, forma piana ed anche, se occorra, aneddotica, per adattarsi alle intelligenze minori e per farle gradire, per meglio imprimerla nella mente del popolo»
Negli anni della Prima Guerra Mondiale l'Ateneo ospita la Croce Rossa e gli sfollati, sospendendo le attività per poco più di un anno dopo la Disfatta di Caporetto. Le iniziative e le scarse risorse economiche incideranno sulla vita dell'Ateneo Veneto, ma saranno gli anni del Fascismo a mettere a dura prova soprattutto il carattere eterogeneo e aperto.
Il periodo fascista (1922 - 1946)
[modifica | modifica wikitesto]Gli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale furono anni di riassesto, a partire dallo statuto che venne aggiornato nel 1920 aumentando il numero dei soci da cento a trecento, riducendo ad un unico vice-presidente ed istituendo il segretario accademico[19]. L'aumento dei soci contribuì a diversificare le provenienze professionali, sociali, religiose e aumentare il numero di socie donne, tanto che nel 1921 Maria Pezzé Pascolato, sarà la prima donna a far parte del consiglio accademico dell'Ateneo Veneto. L'aumento dei soci fu anche conseguenza delle scelte di apertura fatte dal presidente Giuseppe Jona (1921-1924) che nel discorso del 5 gennaio 1924, ribadiva la tradizione dell'Ateneo Veneto sia per la produzione di nuovo sapere, sia la "popolarizzazione" della cultura[20], ovvero la divulgazione. Per questo furono dati nuovi impulsi alla biblioteca circolante, a nuovi cicli di lezioni di storia del costume, della cultura e del teatro, oltre a quelli di storia veneta[21]. Questo periodo ricevette molti consensi come riportato da Gino Damerini
«[l'Ateneo] s'è coraggiosamente evoluto [e] ha spalancate le porte del Tempio alla città.»
L'altro scopo di queste aperture era di attrarre nuovo pubblico anche per esigenze economiche. L'Ateneo Veneto infatti non aveva ricevuto lasciti negli anni passati, e le proprie entrate derivavano da qualche sovvenzione del Comune di Venezia, della Cassa di Risparmio, e da occasionali donazioni dei soci o di benefattori. I buoni riscontri dei primi anni Venti purtroppo non risolsero le difficoltà economiche, tanto che la la rivista, che pubblicava solo un numero all'anno, fu addirittura sospesa dal 1926 al 1931[22].
Gli anni Trenta, nonostante l'elezione di presidenti vicini al Regime Fascista, come Davide Giordano- che ricoprì la carica per tre mandati con la durata complessiva di dieci anni - furono anni difficili anche a causa della crisi economica nazionale. Nel 1933 il governo fascista rifece lo statuto dell'Ateneo Veneto per aumentare il controllo sull'istituzione, come fece per gli altri istituti di cultura in Italia. L'Ateneo non è più "Veneto" ma "di Venezia", e spettano al governo le nomine del presidente e del vice-presidente. La composizione dei soci venne ridotta nelle quote di stranieri, rafforzando così una composizione più locale. Chiaramente tra i soci e i membri del consiglio era presente una quota di persone vicine al fascismo, come progressisti e antifascisti e chiaramente ebrei, vista anche la presenza del Ghetto di Venezia; lo stesso Jona era ebreo e nel 1930 le socie e i soci ebrei risultano circa il 15%[23] del totale, ed è per questo le leggi razziali del 1938 ebbero delle conseguenze rilevanti sulla vita dell'Ateneo Veneto[24]. Se già le modifiche statutarie del '34 avevano portato alle dimissioni di soci importanti come Manlio Dazzi, direttore della rivista, il segretario Ettore Bogno, del presidente Luigi Marangoni e del vice Alberto Musatti, le leggi razziali nel 1938 portarono all'espulsione di 45 soci "israeliti" nel 1938, tra cui lo stesso Jona[25]. Fino alla Liberazione l'Ateneo, ora, "di Venezia" fu contiguo al regime, anche nell'ospitare l'Istituto fascista di cultura al posto dell'Università Popolare[26]. Dal dicembre 1936 l'Ateneo Veneto diventa proprietario dell'immobile dell'ex-scuola dei Picai, o Scuola Grande di San Fantin, che fino ad allora era concessa pro tempore dal demanio; con questa cessione l'Ateneo e i suoi soci sono proprietari pro indiviso dell'immobile e di tutte le opere d'arte conservate e ne rispondono in solido [27].
Dal secondo dopoguerra ad oggi
[modifica | modifica wikitesto]Nell'estate del 1946 fu istituita una commissione per l'epurazione dei soci che collaborarono con il fascismo. Tale commissione, formata su disposizione del decreto n. 359 del 31 maggio 1945[28], indagò su ventidue soci cancellandone undici. Per sei soci la motivazione fu la "mancanza di titoli adeguati", dal momento che erano stati iscritti solo per adesione al Partito Nazionale Fascista, e cinque per motivi politici (adesione alla Repubblica di Salò) o atti di violenza[29]. Dopo un anno di commissariamento l'Ateneo - tornato Ateneo Veneto - elesse presidente Ernesto Pietriboni, tornando alle attività statutarie ma risentendo delle trasformazioni in atto a Venezia; inizia in quegli anni il declino demografico della città che sposta la popolazione e nuove istituzioni, come la Fondazione Cini, il rilancio della Biennale, riducendone la posizione centrale di istituzione culturale.
L'attività di divulgazione
[modifica | modifica wikitesto]Negli anni Cinquanta l'Ateneo Veneto diede vita a cicli di lezione sulla storia della letteratura, dell'arte, della musica, o sull'attualità, dalla conservazione artistica e architettonica all'economia. Fu in questi anni che l'Ateneo Veneto aumentò sempre di più il numero di conferenze, lezioni e incontri. Nel 1953 gli appuntamenti furono 21, nel 1963 furono 37 e 92 nell'anno accademico 1975-76. Questo andamento si è confermato fino ad oggi con un centinaio di media negli anni novanta, per arrivare ai 120 e 140 negli anni duemila con picchi nel 2010 di 153 e 176 nel 2011[30]. Le presidenze degli anni successivi al secondo dopoguerraUnita unirono all'attività di divulgazione anche quella di apertura, ospitando in sede altre istituzioni oltre alla ritornata Università Popolare. +++ cercare il volume della regione veneto della nota 43
Collezioni librarie dell'Ateneo Veneto
[modifica | modifica wikitesto]Le collezioni librarie dell'Ateneo Veneto sono costituite dal fondo antico, che si riferisce principalmente ai volumi della Società di medicina, le riviste del gabinetto di lettura, i libri della biblioteca circolante, la raccolta Giustinian, il fondo Miscellanee, e volumi da donazioni di soci.
Il fondo antico
[modifica | modifica wikitesto]Il fondo antico è costituito da documenti della precedente Società veneta di medicina. Fondata nel 1789 lo scopo era di redigere la storia delle malattie in un territorio, in relazione al clima, alle abitudini della popolazione e del meteo. Il segretario era Francesco Aglietti e propose di riunire le osservazioni dei vari soci in un unico corpo per rispondere a tre punti essenziali: 1) ricerche e note sulla struttura e sulle abitudini della città; 2) osservazioni sul meteo; 3) descrizione delle malattie suddivise per sporadiche, endemiche ed epidemiche[31]. Nel 1791 il Senato della Serenissima approvò l'operato della Società, suddividendo l'attività letteraria, controllata dai Riformatori dello studio di Padova, e quella relativa alla salute, controllata dal Magistrato alla Sanità. Nel 1794 iniziarono a raccogliere materiale per gli atti accademici anche su argomenti fisici, chirurgici, botanici e chimici. Nel 1798, a seguito del Trattato di Campoformio, i territori della Repubblica di Venezia passarono sotto il controllo dell'Arciducato d'Austria che sciolse la Società veneta di medicina e ne impose la distruzione dei documenti e dei libri, sospettando che fosse un luogo d'incontro per cospirare contro il nuovo governo. La Società fu ricostituita nel 1808, che aveva già ripreso le sessioni nel 1807, e venne assegnata la sede della Scuola Grande di San Fantin.
Archivio dell'Ateneo Veneto
[modifica | modifica wikitesto]L'archivio è formato da documenti appartenenti a vari fondi a partire da quello dell'Ateneo Veneto e dagli atti conclusivi delle tre accademie originarie (Accademia veneta di medicina, Filareti e Accademia di belle lettere). Altri documenti provengono dalle donazioni fatte dai soci nel corso dei secoli come il Fondo Vajont, e da altri acquistati come la documentazione personale di Francesco Aglietti. Il primo ordinamento dell'archivio risale al 1839 in cui furono separati gli atti dal 1791 fino al 1839 in tre serie distinte cronologicamente: una dal 1791 al 1811 con gli atti della Società medica, Accademia delle belle lettere e Filareti; la seconda dal 1811 al 1839 con tutti gli atti dell'Ateneo Veneto e la terza che iniziava da quell'anno con il nuovo archivista. Nel 1885 gli atti furono coordinati per materia, indicando i soggetti e documentando il tutto vista la discontinuità con cui erano stati archiviati i documenti. Inoltre negli anni precedenti erano andati perduti i documenti relativi alle tre accademie originarie, quindi fu quantomeno ricostruito l'ordine cronologico delle cariche e degli atti esistenti[32]. Nel 1911 fu incaricato come archivista Andrea da Mosto, socio e direttore dell'Archivio di Stato di Venezia. Da Mosto produsse una rubrica che ordinò l'archivio fino al 1919, per poi non essere rispettata fino agli anni trenta in cui fu fatto uno scarto dei documenti ma senza conservarne l'elenco[33]. Nel 1998 fu concluso l'ultimo riordino riprendendo la rubrica da Mosto che viene usato tuttora.
Il Fondo Vajont
[modifica | modifica wikitesto]Il fondo Vajont è frutto di una donazione del 2010 da parte di Mario Vianello, avvocato nel processo per il disastro del Vajont[34]. Mario Vianello era socio dello studio legale dell'avvocato Alessandro Brass che difendeva Alberico Biadene, direttore del Servizio costruzioni idrauliche della SADE. Il fondo consiste in circa otto metri lineari di documentazione e per lo più non hanno un ordine logico o cronologico. Sono presenti appunti del collegio difensivo nelle varie fasi del processo, trascrizioni di interrogatori, le arringhe degli avvocati e le riproduzioni fotografiche di dodici brogliacci di appunti dal 1942 al 1961 di Carlo Semenza, che progettò della diga. Un'altra parte consiste nella corrispondenza tra gli avvocati e Biadene, oltre che a materiale su altri disastri simili come quello della diga di Malpasset (1959), il disastro del Molare (1935), o di Aberfan (1966).
All'aumentare progressivo dei soci, corrisponde l'aumento delle
Cariche accademiche Elenco dei presidenti
- Leopoldo Cicognara (1812)
- Francesco Aglietti (1817)
- Carlo Antonio Gambara (1822)
- Carlo Pietro Biaggi (1826)
- Carlo Pietro Biaggi (1829)
- Leonardo Manin (1832)
- Leonardo Manin (1837)
- Daniele Renier (1842)
- Leonardo Manin (1845)
- Andrea Giovanelli (1848)
- Bartolomeo Bizio (1851)
- Giovanni Querini Stampalia (1853 )
- Alvise Francesco Mocenigo (1857)
- Gerolamo Dandolo (1860)
- Antonio Berti (1862)
- Giovanni Minotto (1868)
- Giuseppe Calucci (1869)
- Giuseppe Maria Malvezzi (1872)
- Demetrio Busoni (1876)
- Demetrio Busoni (1880)
- Domenico Giurati (1882)
- Paulo Fambri (1886)
- Angelo Minich (1890)
- Paulo Fambri (1891)
- Marco Diena (1896)
- Alessandro Pascolato (1898)
- Filippo Nani Mocenigo (1902)
- Luigi Carlo Stivanello (1907)
- Filippo Nani Mocenigo (1911)
- Ferruccio Truffi (1915)
- Davide Giordano (1919)
- Giuseppe Jona (1921)
- Davide Giordano (1925)
- Giovanni Bordiga (1929)
- Luigi Marangoni (1933)
- Davide Giordano (1938)
- Carlo Alberto Dell'Agnola (1942)
- Ernesto Pietriboni (1947)
- Antonio Romani (1951)
- Arturo Pompeati (1955)
- Giacomo Giorgio Tosoni (1958)
- Enzo Milner (1963)
- Sandro Marconi (1967)
- Pietro Zampetti (1971)
- Giuseppe La Monaca (1975)
- Sergio Perosa (1979)
- Alessandro Bettagno (1983)
- Carlo Rubbia (1988)
- Giovanni Castellani (1993)
- Giannantonio Paladini (1996)
- Alfredo Bianchini (2001)
- Antonio Alberto Semi (2005)
- Michele Gottardi (2009)
- Guido Vittorio Zucconi (2013)
- Gianpaolo Scarante (2018)
- Antonella Magaraggia (2021)
Aggiungere alla parte di costituzione della onlus
[modifica | modifica wikitesto]Questa citazione serve per dire che lo stesso statuto del 90 (verificare) si riprende lo stesso spirito della costituzione del 1812 ovvero il perno delle attività dell'Ateneo
L'Ateneo Veneto è un'organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS), che nell'art. 1 del proprio statuto[35] svolge le proprie attività
«[...] nell'esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale, ha per scopo di cooperare al processo ed alla divulgazione delle scienze, delle lettere, delle arti e della cultura, in ogni loro manifestazione. [...] Cura le sue tre maggiori strutture storiche: Archivio, Biblioteca e Collezioni d’arte [...]»
L'attività scientifica
[modifica | modifica wikitesto]+++ riferirsi per le attività di divulgazione alla Popular Science inglese +++
Le conferenze, le letture e le riunioni scientifiche riguardavano studi su ogni tipo di patologie e malattie sociali che all'epoca ancora poco note o in fase di studio. Gli studi di Eusebio Valli sulle acque termali di Monteortone, che apriranno allo sfruttamento intensivo della zona di Abano, o gli studi del fisico Luigi Magrini o del chimico Bartolomeo Bizio[36] (revisionare la frase). L'Ateneo produceva circa trenta studi ogni anno, e circa il 40% erano di carattere scientifico, dimostrando l'eclettismo che animava i soci; un esempio è Marco Antonio Corniani degli Algarotti che fu negli anni direttore delle miniere di Agordo, del Museo Correr, della Commissione per lo scavo dei pozzi artesiani nella laguna veneta, istitutita in Ateneo nel 1833. L'idraulica ebbe una particolare attenzione in Ateneo, ereditando la tradizione veneziana di studi idraulici. Nel 1843 l'ingegnere idraulico Emilio Campilanzi depositava il disegno di un acquedotto che portasse l'acqua a Venezia, dal momento che l'approvigionamento idrico era ancora affidato ai pozzi. Nel 1847 Pietro Paleocapa leggeva una memoria dal titolo Condizione idrografica della Maremma veneta e le bonificazioni di cui è suscettibile[37], testimoniando una tematica che ancora oggi è molto discussa.
L'attività storica letteraria
[modifica | modifica wikitesto]La doppia natura dell'Ateneo, derivante dalla fusione delle precedenti accademie, si riflette anche nelle attività storiche e letterarie, dando priorità allo studio del territorio veneziano. Nelle polemiche[38] scaturite dalla Histoire de la République de Venise[39] (1819) di Pierre Daru, si creò un fronte comune tra i soci dell'Ateneo, con il presidente di allora Leonardo Manin in prima fila; in particolare si fa riferimento a quanto riportato da Giuseppe Veronese[40] circa la memoria del 27 aprile 1840[41] di Manin, il cui titolo originario era Confutazione di Daru circa la mala amministrazione delle provincie governate dai Veneti, successiva ad un altro testo di Domenico Tiepolo[42], sempre sullo stesso tema.
La necessità di stabilire un equilibrio tra la storia della Serenissima scritta da Daru e i documenti e le cronache veneziane, sviluppò un'attenzione per la salvaguardia dei più importanti monumenti di Venezia, la curiosità e la cura per gli archivi privati, sia in ambito letterario che scientifico. La catalogazione, la raccolta e la cura di fonti bibliografiche e archivistiche private permise ai soci dell'Ateneo Veneto di sviluppare un'attenzione per la storia politica della Repubblica di Venezia, che avrà un uso politico negli anni della rivoluzione 1848-1849.
Le attività di ricerca e di insegnamento iniziata da Samuele Romanin, con due lezioni in Ateneo nel 1848, saranno precorritrici dei Corsi di storia veneta che si terranno in Ateneo dal 1873[43]. Questi corsi, che saranno il cuore della missione dell'Ateneo, erano stati preceduti dall'attività di Emilio De Tipaldo. Oltre alla valorizzazione dell'eredità greco-bizantina a Venezia, fu lui a introdurre in Ateneo Daniele Manin e Niccolò Tommaseo che saranno i protagonisti dei moti che porteranno prima alla Repubblica veneta di Manin e poi all'Unità d'Italia.
da usare per le note sul gabinetto di lettura [44] (nota 1 sul libro)[44]
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Michele Gottardi, Marina Niero e Camillo Tonini (a cura di), Ateneo Veneto 1812-2012, Venezia, Ateneo Veneto onlus, lineadacqua edizioni, 2012, ISBN 978-88-95598-10-9.
- Michele Gottardi, L'Austria a Venezia. Società e istituzioni nella prima dominazione austriaca 1798-1806, Milano, Franco Angeli, 1983.
- AA. VV., L’Ateneo Veneto nel suo primo centennio 1812-1912, Venezia, Ateneo Veneto, 1912.
- Francesca Cavazzana Romanelli e Stefania Rossi Minutelli, Archivi e biblioteche, in Mario Isnenghi e Stuart Woolf (a cura di), Storia di Venezia. L'Ottocento e il Novecento. - L'Ottocento. 1797-1918, vol. 2, istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2002.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Michele Battaglia, Delle accademia veneziane, Venezia, Picotti e Orlandelli, 1826, pp. 109-117.
- ^ Michele Gottardi, L'Austria a Venezia. Società e istituzioni nella prima dominazione austriaca 1798-1806, Milano, Franco Angeli, 1983, pp. 266-268.
- ^ Marina Niero, Appunti per una storia istituzionale dell'Ateneo Veneto, in Miscellanea marciana, vol. 2004, XIX, pp. 89-132.
- ^ Sandro G. Franceschini, Il perché di una data: il decreto 25 dicembre 1810 di Napoleone e la costituzione dell’Istituto Nazionale del Regno d’Italia, in Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, CLXIX, 2010-2011, pp. 1-24.
- ^ Gaetano Alfonso Ruggeri, Ricordi storici sull'Ateneo di Venezia, in Esercitazioni scientifiche e letterarie dell'Ateneo di Venezia, I, 1827, pp. 1-16.
- ^ Giuseppe Occioni-Bonafons, Brevi cenni sulle accademie in Venezia anteriori alla nascita dell’ateneo Veneto, in L’Ateneo Veneto nel suo primo centennio 1812-1912, Venezia, Ateneo Veneto, 1912.
- ^ Michele Gottardi, Marina Niero e Camillo Tonini (a cura di), Ateneo Veneto 1812-2012, Venezia, Ateneo Veneto onlus, lineadacqua edizioni, 2012, p. 8.
- ^ Michele Gottardi, Marina Niero e Camillo Tonini (a cura di), Ateneo Veneto 1812-2012, Venezia, Ateneo Veneto onlus, lineadacqua edizioni, 2012, pp. 6-7.
- ^ Michele Gottardi, Marina Niero e Camillo Tonini (a cura di), Ateneo Veneto 1812-2012, Venezia, Ateneo Veneto onlus, lineadacqua edizioni, 2012, p. 9.
- ^ Michele Gottardi, Marina Niero e Camillo Tonini (a cura di), Ateneo Veneto 1812-2012, Venezia, Ateneo Veneto onlus, lineadacqua edizioni, 2012, p. 14.
- ^ Luigi Carlo Stivanello, Uno sguardo all'opera dell'Ateneo in argomento di vita pubblica, in L'Ateneo Veneto nel suo primo centenario, pp. 32-37.
- ^ Alberto Stelio De Kiriaki, Istituzioni di beneficenza, in L'Ateneo Veneto nel suo primo centenario, pp. 254-260.
- ^ Ettore De Toni, Scienze naturali, in L'Ateneo Veneto nel suo primo centenario, pp. 199-201.
- ^ Michele Gottardi, Marina Niero e Camillo Tonini (a cura di), Ateneo Veneto 1812-2012, Venezia, Ateneo Veneto onlus, lineadacqua edizioni, 2012, p. 16.
- ^ Marina Niero, Gabinetto di lettura, in Ateneo Veneto 1812-2012, Venezia, Ateneo Veneto onlus, lineadacqua edizioni, 2012, p. 87.
- ^ Elenco degli indici della rivista Ateneo Veneto dal 2013 al 1998, su ateneoveneto.org.
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