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Il castello di Cozzo è uno dei monumenti di interesse del comune di Cozzo (in dialetto lomellino Cos) in provincia di Pavia. É uno dei numerosi castelli presenti in Lomellina. Il castello di Cozzo Lomellina rappresenta un raro caso di continuità nella proprietà: acquistato da Pietro Gallarati a metà del XV secolo, è rimasto ininterrottamente di proprietà della famiglia Gallarati (dal 1729 Gallarati Scotti).
Storia
[modifica | modifica wikitesto]In epoca romana imperiale, Cuttiae - Cozzo era una una mutatio (stazione attrezzata per il cambio dei cavalli) sulla via delle Gallie, che collegava Ticinum - Pavia ai passi alpini diretti in Francia. La via delle Gallie rappresentò per secoli la via di comunicazione fondamentale: pertanto, è possibile che, in epoca tardoantica o altomedievale, anche a Cozzo si fosse sviluppata una struttura fortificata come a Lomello.[1]
Nel XI secolo il territorio di Cozzo fu assegnato in feudo ad Aimone di Vercelli e a questo periodo, o al XII secolo si data la prima costruzione del castello. Nel 1214 i milanesi espugnarono il castello estendendo il proprio dominio sulla Lomellina. Cozzo passò sotto il controllo dei conti di Langosco, vassalli dell'impero, che cedettero il castello ai Confalonieri, che lo vendettero ai Caccia di Novara.[2]
Nel 1465, Tomaso Caccia di Novara vendette a Pietro Gallarati (fidato consigliere di Francesco Sforza e poi di suo figlio Galeazzo Maria Sforza) i diritti sul feudo e diverse proprietà del territorio di Cozzo per 15 mila fiorini. Oltre al castello vennero venduti anche gli edifici di servizio, campi coltivati, vigne, orti, prati, pascoli, boschi, stagni e terreni paludosi.
Pietro Gallarati in collaborazione con l'ingegnere ducale di Bianca Maria Visconti, Benedetto Ferrini ristrutturò il castello adattandolo secondo le mode dell'epoca: ne risultò un complesso non grande, ma ben difeso e sufficientemente elegante da ospitare, nel tempo, i duchi di Milano e l’ambasciatore ducale di Mantova.
É certo che il castello nel 1499 accolse il re di Francia Luigi XII e la sua delegazione nel corso delle Guerre d'Italia.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La struttura
[modifica | modifica wikitesto]Il castello è un edificio a pianta quadrata che si sviluppa in altezza. La merlatura a coda di rondine indica l'appartenenza alla fazione dei ghibellini. Nell'angolo sud-est sorge una torre angolare caratterizzata da una decorazione a dente di sega tipica dell'età viscontea.
All'ingresso vi è lo stemma della famiglia Gallarati diviso in quattro parti: in alto a sinistra e in basso a destra vi è rappresentata l'aquila incoronata su smalto d'oro, in alto a destra e in basso a sinistra vi sono due tralci di vite che si intersecano su smalto azzurro.
Il castello è circondato da un fossato che venne scavato nel 1475. Attraverso un ponte si accede al ricetto, un piccolo cortile interno dotato di un pozzo, che testimonia l'originaria funzione difensiva del castello: qui la popolazione del contado poteva trovare rifugio in caso di minaccia. [2] All'interno del ricetto si trovavano i granai, i fienili, la cantina, il pozzo, l'officina del fabbro, il tornio. Al castello si collegava un'ampia corte, chiusa da mura ma esterna al fossato, intorno a cui si disponevano le stalle (una per i bovini, una per i cavalli e una per le bestie da soma). Dalla corte si accedeva direttamente a campi coltivati, frutteti e vigneti.
Le decorazioni del castello
[modifica | modifica wikitesto]Le pareti dell'ingresso e del porticato interno presentano una decorazione omogenea di affreschi monocromi con stemmi, fregi vegetali e grottesche. Nelle volte sono raffigurati dei graticci di vite ricchi di grappoli. La vite con il grappolo appartiene fin dalle origini allo stemma della famiglia Gallarati, che a Gallarate, zona di provenienza, erano noti maestri vignaioli.
Originariamente, l'affresco dell'incontro con Luigi XII era collocato sulle pareti del corridoio esterno. Nel corso del restauro avvenuto nel 1947, Tommaso Gallarati Scotti, decise di trasportare l'affresco all'interno della sala principale del castello, la cosiddetta Sala del Re. [2]
Museo
[modifica | modifica wikitesto]Recenti interventi di valorizzazione hanno trasformato il castello di Cozzo in un museo. Il ricco apparato didattico, a cui hanno contribuito storici, archeologi, docenti universitari, geologi racconta in modo chiaro e preciso la storia della famiglia Gallarati e ripercorre i diversi aspetti del territorio lomellino, le colture, i paesaggi agrari e le aree di interesse naturalistico.
- Sala della Natura
- Sala delle Miniature
- Sala del Privilegio: conserva le riproduzioni di due documenti: il primo, datato 11 maggio 1465, è l'atto di acquisto del castello, delle proprietà e dei diritti feudali del territorio di Cozzo per la somma di 15295 fiorini da parte di Pietro Gallarati . Il secondo documento è del 1468. Qui Galeazzo Maria Sforza conferma il privilegio del feudo di Cozzo a Pietro Gallarati alla morte del padre Francesco Sforza.
- Sala del Re: oltre all’originale completo dell’albero genealogico della famiglia Gallarati, è stata ricollocata la decorazione più importante del castello: l'affresco monocromo che ritrae l'incontro, avvenuto proprio nel castello di Cozzo, nel 1499 tra il re di Francia Luigi XII e la famiglia Gallarati. Questo affresco mostra a sinistra il sovrano francese con la propria delegazione in cui sono riconoscibili i cardinali Giorgio D'Amboise, Giuliano della Rovere e Cesare Borgia, accompagnati dagli alabardieri; sulla destra, Maria Roero, moglie di Pietro Gallarati, accoglie il re precedendo il marito con un seguito di dame e cavalieri. Lo sfondo dell'affresco è costituito da tralci di vite e grappoli. Questo incontro politico ebbe conseguenze rilevanti: il Ducato di Milano fu sbaragliato dai Francesi, ma la famiglia Gallarati riuscì a mantenere intatti feudo e privilegi: alla base dell’affresco, infatti, sono le lettere di protezione che Luigi XII concesse ai figli in seguito alla morte di Pietro, avvenuta nel 1504. L'affresco, posto inizialmente
- Sala delle Mappe: è conservata una lettera patente della duchessa Bianca Maria Visconti, del 22 maggio 1466, che concesse a Pietro Gallarati e ai suoi successori il diritto di estrarre l’acqua dal fiume Sesia tra Vercelli e Langosco per alimentare dodici ruote di mulino presente presso la Roggia Gamarra. Sono presenti anche delle mappe che, attraverso sezioni e planimetrie che vanno dal XV al XVIII secolo, fanno emergere le trasformazioni del paesaggio agrario lomellino, avvenute nel corso dei secoli: i canali furono ampliati, prolungati, approfonditi per aumentarne la portata; l’imbrigliamento delle acque di risorgiva e la bonifica di paludi produssero un ampliamento delle terre irrigue.
- Sala del Vinzaglio
- Sala del Cavo Gallarati Scotti
- Sala dell'amministratore
- Sala del consorzio
- Sala della strada romana: è presente una copia della Tabula Peutingeriana che mostra anche Cottiae (Cozzo). A Cozzo, infatti, si divideva la Via delle Gallie: un ramo si dirigeva a ovest verso Torino, Susa per superare il Monginevro; un altro ramo puntava a nord-ovest verso Vercelli, Ivrea e Aosta, per il Piccolo e Gran San Bernardo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]Di Bari R. 1988, Castelli di Lomellina, Milano, Rotary Club della Lomellina, 1988.
Lomellina. La piccola Loira 2023, Ecomuseo del paesaggio lomellino, Ferrera Erbognone, 2023.
Merlo M., 2001, Castelli, rocche, case-forti, torri della provincia di Pavia. Pavese - Lomellina, Selecta, Pavia 2001.
Silvello E. 2023 (a cura di), Palazzo Gallarati Scotti a Milano. Una residenza nobiliare tra via Manzoni e via Borgospesso, Milano, Cisalpino, 2023
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]Castello Gallarati Scotti: https://www.castellogallaratiscotti.it/