Indice
Macrolepiota procera
Mazza di tamburo | |
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Macrolepiota procera | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Fungi |
Divisione | Basidiomycota |
Sottodivisione | Agaricomycotina |
Classe | Agaricomycetes |
Sottoclasse | Agaricomycetidae |
Ordine | Agaricales |
Famiglia | Agaricaceae |
Genere | Macrolepiota |
Specie | M. procera |
Nomenclatura binomiale | |
Macrolepiota procera (Scop.) Singer, 1948 |
Macrolepiota procera Caratteristiche morfologiche | |
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Cappello | |
Imenio | |
Lamelle | |
Sporata | |
Velo | |
Carne | |
Ecologia | |
Commestibilità | |
La mazza di tamburo (Macrolepiota procera (Scop.) Singer, 1948)[1][2] è un fungo basidiomicete della famiglia Agaricaceae. È uno dei più vistosi, conosciuti ed apprezzati funghi commestibili, ma con certe cautele.[3]
La sua tossicità, se ingerita cruda, caratteristica poco nota e comune ad altre specie congeneri, è causa di non infrequenti intossicazioni (vedasi la sezione seguente Commestibilità).
Nomi comuni
[modifica | modifica wikitesto]- mazza di tamburo
- puppola
- bubbola maggiore
- crocola o crucola (zona dei monti Cimini)
- grucola (monti della Tolfa)
- catuba (Agro Ceretano)
- cucumèla (Piemonte[4])
- cuculino (Calabria)
- ombrellone
- parasole
- cappellone (Trentino)
- gamba da pula (Lombardia Occidentale)
- cappellino (Sicilia)
- conocchia (Irpinia, Campania)
- cappellaccio (Lariano)
- caloncia (Sezze)
- cappeddu de predi (Gesturi, Sardegna)
- trulla (Liguria)
- pavisciola (monte Amiata)
- Boigena, Fuliggina, Fuliggine, Baruciola (Toscana)
- Capela de prà (Valle Sabbia)
- Coccamella (Imperia)
Etimologia
[modifica | modifica wikitesto]Dal latino procerus, che significa slanciato, affusolato.[6]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Cappello
[modifica | modifica wikitesto]Il cappello è inizialmente sferoidale, poi convesso e piano a maturità; è dotato di umbone bruno o bruno-grigio, liscio al centro e poi coperto di scaglie fioccose e brunicce, con caratteristica disposizione radiale, sempre più rade verso il margine che si presenta sfrangiato. La cuticola è color nocciola-biancastra, fibrillosa e setosa. Di dimensioni ragguardevoli: da 10 a 25 cm.[3][6][7]
Lamelle
[modifica | modifica wikitesto]Le lamelle sono fitte, numerose, irregolari, di colore bianco o giallastro, poi tendenti al color rosato-bruno o cipria e imbrunenti al tocco. Ventricose ed alte, mostrano un evidente distacco dal gambo.[3][6][7]
Gambo
[modifica | modifica wikitesto]Il gambo è assai slanciato e sottile (20-45 cm x 10-20 mm), di diametro pressoché costante, normalmente diritto, fibroso, duro, cavo e cilindrico. Bulboso al piede, è adornato da un anello doppio, scorrevole e ampio. Al di sotto dell'anello è presente la caratteristica ed evidente squamatura color caffellatte.[3][7]
Carne
[modifica | modifica wikitesto]La carne è bianca tendente al rosato o al rossastro al taglio, fioccosa, tenera, poco consistente e fragile nel cappello, fibrosa (quasi legnosa) nel gambo.
Come per altre specie fungine, dopo la cottura la resa non è elevata in quanto i cappelli si riducono considerevolmente in larghezza.
Caratteri microscopici
[modifica | modifica wikitesto]Pleurocistidi assenti.
- Spore
Le spore, di colore bianco in massa, sono ialine, lisce, ellittiche e grandi (12-18 x 8-12 μm); presentano un piccolo poro germinativo.
- Cheilosistidi
Le cheilocistidi sono di dimensioni 40 × 12 μm, clavate o cilindriche.[7]
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]Vive spesso gregario, indifferentemente in boschi di latifoglie o di conifere, come nei prati, nelle radure e sui bordi della strada. È diffuso in Nord America e in Europa. Compare dall'estate all'autunno.[3][6][8]
Commestibilità
[modifica | modifica wikitesto]Commestibile con cautela: leggermente tossico da crudo, necessita di prolungata cottura. Ne va perciò evitata la preparazione alla piastra o alla griglia, in quanto le parti interne potrebbero rimanere parzialmente crude.[6] Va consumato solo il cappello.[3]
Si presta per la preparazione di cotolette, quando il cappello è totalmente aperto e con le lamelle ancora bianche, mentre con gli esemplari più giovani non ancora aperti si possono preparare frittate.[3]
Gli esemplari essiccati spontaneamente sono più aromatici e dovrebbero aver perso la loro tossicità; si consiglia comunque di consumarli previa cottura. Si raccomanda di non immergere in acqua il gambo degli esemplari ancora chiusi, per accelerarne l'apertura. Ciò potrebbe comportare una maggiore tossicità del fungo.[senza fonte]
Specie simili
[modifica | modifica wikitesto]Difficilmente confondibile con altre specie congeneri, in virtù della sua notevole stazza. Tuttavia, in condizioni climatiche ed ambientali particolari la M. procera ha dimensioni assai ridotte rispetto alla norma e pertanto può essere confusa facilmente con specie somiglianti. Particolarmente pericolosa è la confusione con le specie del genere Lepiota, di dimensioni molto più piccole (diametro di pochi cm), molte delle quali sono velenose o mortali.
Specie simili per taglia e aspetto sono:
- Leucoagaricus nympharum (edule), più piccolo.[3]
- Macrolepiota excoriata (edule da cotto e velenoso da crudo), che si distingue per la tipica lacerazione della pellicola al margine del cappello e per il gambo sostanzialmente privo di decorazioni ed appena sfumato.
- Macrolepiota mastoidea (edule), che però si distingue facilmente per l'umbone aguzzo, il cappello che ricorda una mammella e la poco evidente decorazione screziata sul gambo.
- Macrolepiota prominens, più piccolo.[7]
- Chlorophyllum rhacodes (velenoso sia crudo che da cotto), in particolare quando il cappello è ancora sferoidale, che presenta un deciso viraggio della carne all'arancio e poi al rosso. Il gambo è privo di squame.[3]
- Clorophyllum rhacodes var. hortensis (velenoso sia da crudo che da cotto), che si distingue per il gambo ancora più tozzo e bulboso del Chlorophyllum rhacodes.
- Chlorophyllum molybdites (sinonimi: Macrolepiota molybdites o Lepiota morgani), velenoso, assai simile per dimensioni ma dalla sporata verdastra e diversamente decorato sul gambo e sul cappello.
Sinonimi e binomi obsoleti
[modifica | modifica wikitesto]- Agaricus procerus Scop., Fl. carniol., Edn 2 (Vienna) 2: 418 (1772)
- Lepiota procera (Scop.) Gray, A Natural Arrangement of British Plants (London) 1: 601 (1821)
- Lepiotophyllum procerum (Scop.) Locq., Bull. mens. Soc. linn. Lyon 11: 40 (1942)
- Amanita procera (Scop.) Fr., Anteckn. Sver. Ätl. Svamp.: 33 (1836)
- Mastocephalus procerus (Scop.) Pat., Essai Tax. Hyménomyc. (Lons-le-Saunier): 171 (1900)
- Leucocoprinus procerus (Scop.) Pat., (1900)
- Macrolepiota procera (Scop.) Singer, Pap. Mich. Acad. Sci. 32: 141 (1948) f. procera
- Macrolepiota procera f. macrospora Singer
- Agaricus procerus Scop., Fl. carniol., Edn 2 (Wien) 2: 418 (1772) var. procerus
- Agaricus annulatus Lightf., Fl. Scot. 2: 1025 (1777)
- Agaricus annulatus var. excoriatus Lightf., Fl. Scot. 2: 1025 (1777)
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]Esemplari giovani
[modifica | modifica wikitesto]Esemplari cresciuti
[modifica | modifica wikitesto]Varie
[modifica | modifica wikitesto]-
Stadi di crescita
-
M. procera nel proprio habitat
-
M. procera in salsa
-
Illustrazione
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Macrolepiota procera (Scop.) Singer, Pap. Mich. Acad. Sci. 32: 141 (1948) [1946]
- ^ (EN) Macrolepiota procera, in Index Fungorum, CABI Bioscience.
- ^ a b c d e f g h i j Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Singer, su agraria.org. URL consultato il 27 gennaio 2015.
- ^ cucumèla, su dizionariogiaglionese.it. URL consultato il 7 ottobre 2019.
- ^ MICOLOGIA MESSINESE, su micologiamessinese.altervista.org. URL consultato il 3 ottobre 2019.
- ^ a b c d e Macrolepiota procera (Scop.: Fr.) Singer - Mazza di Tamburo, Bubbola maggiore, Parasole, su micoweb.it. URL consultato il 28 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2014).
- ^ a b c d e Macrolepiota procera: The Parasol Mushroom, su mushroomexpert.com. URL consultato il 27 gennaio 2015.
- ^ a b Macrolepiota procera, su rogersmushrooms.com. URL consultato il 28 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ Macrolepiota procera, su speciesfungorum.org. URL consultato il 28 gennaio 2015.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla mazza di tamburo
- Wikispecies contiene informazioni sulla mazza di tamburo
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Scheda dettagliata, su globnet.it. URL consultato il 27 febbraio 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).