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Chiesa di San Mena di Samatya
Chiesa di San Mena di Samatya | |
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La chiesa vista da est. Il Martyrion può essere visitato attraverso la stazione di servizio in primo piano | |
Stato | Turchia |
Regione | Turchia |
Località | Istanbul |
Coordinate | 41°00′01.5″N 28°55′54.83″E |
Religione | greco-ortodossa |
Titolare | San Mena |
Architetto | Konstantis Yolasığmazis |
Inizio costruzione | 1833 |
Completamento | 1833 |
San Mena (in greco Ἄγιος Μηνάς?, Ágios Minás, in turco: Ayios Minas Kilisesi) è una chiesa greco ortodossa sita a Istanbul. L'edificio fu costruito nel 1833 nei pressi di un antico martyrion cristiano del IV o V secolo, forse dedicato ai santi Carpo e Papilo (in greco Μονὴ τῶν ἁγίων Κάρπου καὶ Παπὺλου?, Monì ton Agíon Kárpou kai Papýlou), e sul sito di un'antica chiesa dedicata a Hagios Polykarpos.[1][2] La chiesa moderna ha la stessa dedica di una vicina fonte d'acqua sacra (in greco: Hagiásma, in turco: Ayazma).
Ubicazione
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa si trova a Istanbul, nel distretto di Fatih, nella mahalle di Kocamustafapaşa (storicamente Samatya), a Bestekar Hakkı Sokak. Essa è situata all'interno della città murata, in una posizione elevata a poca distanza dalla riva del Mar di Marmara. L'edificio è protetto da un alto muro. Il martyrion si trova sotto la chiesa, su İmrahor İlyasbey Caddesi, e nel 2010 ospitava un fabbro ferraio e un negozio di autolavaggio.[3] Esso è in uno stato fatiscente. Di fronte al martyrion c'è una sorgente sacra dedicata a San Mena.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Periodo bizantino
[modifica | modifica wikitesto]Secondo i Padri della Chiesa, nel IV secolo l'imperatrice Flavia Giulia Elena, madre di Costantino I, autorizzò la costruzione di un martirio e un monastero dedicato ai santi Karpos e Papylos ai piedi della ripida parete sud-occidentale dello Xeropholos (parte della settima collina di Costantinopoli e in quel momento, prima della costruzione del muro teodosiano, ancora fuori dalle mura della città).[2] Karpos e Papylos erano stati martirizzati insieme ai santi Agathodorus e Agathonice a Pergamo sotto Decio nel 251.[2] Si diceva che l'edificio avesse la stessa pianta di quello eretto sul sepolcro di Cristo a Gerusalemme e che fosse rivestito di marmo.[1] Sebbene il coinvolgimento di Elena sia tutt'altro che certo, e la sua dedica possa essere sicuramente esclusa, la presenza di diversi martyria nella zona è attestata.[1] Inoltre, la struttura rotonda esistente sotto la chiesa moderna risale al quarto o quinto secolo e ha la forma tipica di un martyrion.[2] Un convento di suore fu costruito qui in un secondo momento durante l'età bizantina, ma in ogni caso prima del decimo secolo.[1] In effetti, da quel momento e almeno fino al XII secolo ci sono testimonianze sull'esistenza di un monastero femminile dedicato ai santi Karpos e Papylos nelle vicinanze del Palazzo cosiddetto di Elena (Helenianai).[2]
Periodo ottomano e turco
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la conquista ottomana di Costantinopoli nel 1453, il complesso rimase sotto il controllo greco. Nel 1604 ci sono riferimenti all'esistenza di una chiesa a cupola dedicata a San Policarpo e di un'Ayazma dedicata a San Mena.[2] Questa chiesa fu distrutta nel grande incendio di Samatya del 1782 e ricostruita nel 1833 dall'architetto Konstantis Yolasımmazis, con denaro raccolto attraverso un'offerta dell'assemblea locale della Mahalle con il consenso del Sultano Mahmud II (1808-1839).[2] La nuova chiesa fu dedicata a San Mena, come la vicina Ayazma. Nel 1878/9 sotto la chiesa vennero trovate quattro tombe antiche.[2] L'edificio fu danneggiato durante il Pogrom d'Istanbul del 6 settembre 1955, ma da allora è stato restaurato.[2] Esso è ancora aperto al culto e può essere visitato.
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La chiesa attuale è un edificio rettangolare con pianta basilicale, con una lunghezza di circa 20 metri, una larghezza di 13 metri e un'altezza di 9 metri. Esso è orientato in direzione est-ovest, e ha un ingresso laterale e un campanile. L'interno è diviso in tre navate. I dipinti nella parte superiore dell'iconostasi contengono immagini con episodi della vita di Gesù Cristo; quelli nella parte inferiore, diversi Santi, Gesù Cristo e la Vergine Maria. Sulle pareti dell'ambone sono dipinti Cristo con gli Evangelisti. La Naos è decorata con immagini del Cristo Pantocratore. Nulla rimane dell'antica chiesa bizantina.[4]
Il Martyrion, che si trova sotto la chiesa e dietro una stazione di servizio, ospita attualmente due negozi, un fabbro ferraio e un autolavaggio. Vi si può accedere attraverso un'apertura moderna ottenuta ingrandendo un'antica finestra.[1] La struttura originale era una rotonda con un cerchio interno di colonne che sostenevano una cupola. La camera centrale è una stanza coperta da una cupola ribassata in mattoni con un'altezza di 5,70 metri e un diametro di 12 metri.[4] Questa stanza è parzialmente coperta da un deambulatorio[5] di 2,5 metri di larghezza e 7,5 metri di altezza, a forma di ferro di cavallo.[1][4] La stanza a est dà accesso a un bema rettangolare.[4] Questo ha alla sua destra i resti di una scala a chiocciola, probabilmente usata in passato per raggiungere la chiesa superiore, e alla sua sinistra una cella con un'abside.[4] L'Hagiasma esiste ancora e si trova di fronte al Martyrion.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f Janin (1953), p. 288.
- ^ a b c d e f g h i Müller-Wiener (1977), p. 187.
- ^ (EN) Archaeological Destructıon in Turkey, preliminary report (PDF), in Marmara Region – Byzantine, TAY Project. URL consultato il 17 ottobre 2011.
- ^ a b c d e Eyice (1955), p. 93.
- ^ Un deambulatorio è un corridoio che circonda la parte centrale di una chiesa.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Raymond Janin, La Géographie ecclésiastique de l'Empire byzantin. 1. Part: Le Siège de Constantinople et le Patriarcat Oecuménique. 3rd Vol. : Les Églises et les Monastères, Parigi, Institut Français d'Etudes Byzantines, 1953.
- (FR) Semavi Eyice, Istanbul. Petite Guide a travers les Monuments Byzantins et Turcs, Istanbul, Istanbul Matbaası, 1955.
- (EN) Çelik Gülersoy, A guide to Istanbul, Istanbul, Istanbul Kitaplığı, 1976, OCLC 3849706.
- (DE) Wolfgang Müller-Wiener, Bildlexikon Zur Topographie Istanbuls: Byzantion, Konstantinupolis, Istanbul Bis Zum Beginn D. 17 Jh, Tübingen, Wasmuth, 1977, ISBN 978-3-8030-1022-3.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]Controllo di autorità | VIAF (EN) 308751985 · LCCN (EN) n2014026937 |
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