Utente:Michele859/Sandbox35
La 68ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino si è svolta a Berlino dal 15 al 25 febbraio 2018, con il Theater am Potsdamer Platz come sede principale.[1] Direttore del festival è stato per il diciassettesimo anno Dieter Kosslick.
L'Orso d'oro è stato assegnato al film Ognuno ha diritto ad amare - Touch Me Not della regista rumena Adina Pintilie.
L'Orso d'oro alla carriera è stato assegnato all'attore Willem Dafoe, al quale è stata dedicata la sezione "Homage",[2] mentre la Berlinale Kamera è stata assegnata all'attore e regista Jiří Menzel, al produttore Katriel Schory e a Beki Probst, presidentessa dello European Film Market.[3]
Il festival è stato aperto dal film in concorso L'isola dei cani di Wes Anderson.[1]
La retrospettiva di questa edizione, intitolata "Weimar Cinema Revisited", è stata dedicata alle produzioni tedesche negli anni della Repubblica di Weimar (1919-1933), una delle fasi più produttive e influenti del cinema tedesco.[4]
Nella sezione "Berlinale Special" è stato ricordato il cineasta tedesco Ulli Lommel, scomparsi pochi mesi prima dell’inizio del festival, con la proiezione in anteprima mondiale del suo documentario America Land of the Freeks.[5]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]«La magia della Berlinale deriva dal pubblico stesso. Per tutti i presenti è tanto semplice quanto complicato: un viaggio nelle proprie emozioni, una breve escursione fuori dalla frenetica città nel mondo delle possibilità, per vivere la propria vita in modo diverso.»
Numero di visitatori: | 489.791 |
Numero di addetti ai lavori: | 18.080 da 130 Paesi |
Numero di giornalisti presenti: | 3.688 da 84 Paesi |
Numero di film proiettati: | 380 |
Numero di proiezioni: | 1.096 |
In un certo senso, la Berlinale 2018 è iniziata in anticipo: il 24 novembre 2017. Con il titolo alquanto sensazionalista "I cineasti vogliono rivoluzionare la Berlinale", il sito Spiegel Online ha pubblicato un appello di 79 registi affinché la procedura per selezionare il nuovo Direttore del festival fosse trasparente. Questa era una richiesta legittima. Il contratto di Dieter Kosslick era in scadenza nel 2019 e i processi di nomina degli incarichi di primo piano nelle istituzioni culturali di Berlino negli ultimi anni avevano talvolta portato a scelte sfortunate incontrando spesso una massiccia opposizione: il ricordo dei disordini seguiti all'insediamento di Chris Dercon come direttore artistico della Volksbühne era ancora fresco.[1]
Ma ciò che poi ha trasformato l'appello in una farsa è stato l'articolo in cui erano racchiuse le poche parole dei registi. Il 24 novembre 2017 Hannah Pilarczyk aveva scritto su Spiegel Online: «Invece di affinare il profilo del festival in termini di contenuto, Kosslick ha cercato di contrastare la perdita di significato con una costante espansione di sezioni e presentazioni speciali. Ciò ha portato a un pasticcio di programmi che di per sé sono inconsistenti come la concorrenza e significano che l'attenzione e la discussione sono disperse piuttosto che concentrate». Invece di concentrarsi sulle carenze e sulle strutture della politica culturale, il dibattito si è trasformato in una resa dei conti finale del Direttore del festival. Questa è stata una svolta del tutto involontaria, come ha poi chiarito in un'intervista a Der Tagesspiegel uno dei firmatari congiunti, il regista Christian Petzold: «Il nostro appello è diventato personalizzato e si è trasformato in un giudizio su Dieter Kosslick, anche se lui non c'entra affatto». Nello stesso modo si è espresso su Die Zeit un irritato Dominik Graf: «Se avessi saputo che la nostra lettera sarebbe stata trascinata nella palude giornalistica di un giudizio su Kosslick, non l'avrei mai firmata».[1]
L'appello è stato strumentalizzato per incanalare sensibilità spesso personali e di lunga data in una sorta di vendetta. Nell'articolo su Spiegel Online, la Pilarczyk non aveva fatto altro che mettere in gioco il disagio per un crescente "gigantismo del festival" ribollito tra i critici della Berlinale per 30 anni,[7] per insinuare che i firmatari volevano «fornire un atto d'accusa dell'era Kosslick». In un'intervista per Deutschlandfunk Kultur lo stesso direttore ha potuto solo reagire laconicamente all'ostilità persistente: «Beh, è abbastanza sconcertante... Inizialmente era mirato al processo ma poi mi ha attaccato... Ho a lungo sperato in proposte specifiche su cosa dovremmo fare. Ma a parte il suggerimento di rimpicciolire la Berlinale, finora non è arrivato nulla».[1]
Per rendere la Berlinale più piccola si richiedeva una mano curatoriale più forte, esigenze che erano diventate intrinseche al festival quanto il freddo. Alla luce della confusione giornalistica in vista della Berlinale 2018, potrebbe essere sorta l'impressione che Dieter Kosslick avrebbe consegnato un evento desolato e privo di significato al suo successore nel 2019. Che non fosse così è stato dimostrato dal festival stesso, il suo programma e il dibattito giornalistico che ne è scaturito. È diventato chiaro che la Berlinale era viva e vegeta: la sua unicità si è distinta chiaramente nel 2018.[1]
Piuttosto che esporre una situazione insostenibile che richiedeva una rivoluzione urgente, critici come Hannah Pilarczyk avevano semplicemente espresso un'opinione diversa dalle altre. Ed era un'opinione, a quanto pare, non condivisa dalla maggioranza. «Il sottobosco intricato, la profusione: questa è la giungla urbana, questa è Berlino», scrisse Jens Jessen su Zeit Online il 14 febbraio 2018, «è ciò che differenzia la Berlinale dalla chiarezza isterica delle piccole città di Cannes e Venezia... I critici non riescono a cogliere la Berlinale perché non sono già riusciti a cogliere Berlino. Non si dovrebbe accontentarli trasformando questo festival cinematografico in qualcosa che rispetti il carattere autoritario di una piccola città e le sue fantasie di controllo». Bastava fare una passeggiata mattutina a Potsdamer Platz e osservare il trambusto che si stava lentamente risvegliando di giornalisti, addetti ai lavori, pubblico, cacciatori di selfie e turisti per comprendere la qualità e l'atmosfera speciali del festival.[1]
Non è mai stato un obiettivo del festival corteggiare discorsi specialistici sigillati ermeticamente. Al centro c'era la diversità e un pubblico entusiasta che ha riempito i cinema ancora una volta nel 2018. «Non dimostra l'auto-esaltazione del cinefilo credere che il pubblico richieda una forte guida?», ha affermato Wenke Husmann su Zeit Online, «invece, si dovrebbe avere la certezza che, in questo mondo complesso, le persone sono in grado di orientarsi attraverso un opuscolo del programma sostanziale e permettergli di ispirarle». Il suo appello alla diversità ha trovato un sostegno importante in Joaquin Phoenix, a Berlino per la prima di Don't Worry di Gus Van Sant: «Di solito odio i festival cinematografici. Ieri sera Gus era al Berlinale Talents, sono andato a guardare e ho visto tutti questi giovani registi che sono curiosi del processo e ascoltavano Gus parlare, ho avuto un vero apprezzamento per un festival cinematografico».[1]
Come negli anni precedenti, le giornate del festival hanno celebrato l'opportunità offerta da quasi 400 film di viaggiare per il mondo, sperimentare gli ambienti, i modi di vivere, le opinioni e gli atteggiamenti più diversi e di mettere alla prova i propri preconcetti e pregiudizi. «Gli occhi di molti spettatori della Berlinale brillano quando scorrono i titoli di coda e meditano sui film nelle sezioni Panorama, Forum o Generation su cui hanno profuso fruttuosamente il loro tempo ricalibrando la propria visione del mondo»”, ha scritto Robert Ide su Der Tagespiegel. Il concorso è stato rappresentativo dell'immensa diversità dell'intero festival. La critica cinematografica Katja Nicodemus ha scritto su NDR Online: «Non ho mai provato niente di simile, così tante estetiche diverse e idee cinematografiche folli».[1]
Per la prima volta la Berlinale si è aperta con un film d'animazione: L'isola dei cani di Wes Anderson non è stato solo un colpo di fortuna curatoriale, portando il necessario "star power" al primo red carpet del festival, ma anche una «parabola di un mondo pieno di idee fasciste di purezza ed esclusione», nelle parole di Verena Lueken sul Frankfurter Allgemeine Zeitung, quindi un paradigma per il concetto di diversità del festival.[1]
A metà ottobre 2017 l'hashtag #MeToo aveva dominato i social network. Era stato istituito sulla scia degli accesi dibattiti sulle relazioni di genere nell'industria cinematografica innescati dallo scandalo che circondava il produttore Harvey Weinstein, accusato da diverse attrici di aggressione sessuale. La questione ha avuto ampie ripercussioni, anche in Germania, ed è diventata un argomento dominante alla Berlinale 2018, dove Dieter Kosslick ha inserito #MeToo in un contesto più ampio e si è concentrato sulle relazioni di potere in generale. L'impegno del festival è stato di conseguenza riconosciuto dalla stampa: «In quale altro luogo gli spettatori possono trovare una gamma così ampia di film queer, internazionali e politici senza lavorare come insider del settore? Certamente non Cannes né Venezia, che restano a conoscenza solo di chi ha il pass corretto... Proprio come la stessa Berlino, la Berlinale premia l'inclusività sopra ogni altra cosa e, in questa era tumultuosa, è difficile immaginare qualcosa di più importante di questo» (David Opie, Exberliner, 9 febbraio 2018).[1]
Con #MeToo il mondo del cinema ha rivolto la propria attenzione alle proprie strutture e, vista l'attuale situazione politica globale, il festival 2018 è diventato anche una questione di identità. L'immagine di un mondo scomposto già presente negli anni precedenti si era solo acuita e la Berlinale, iniziata nel 1951 come "vetrina del mondo libero", dovette chiedersi se questo mondo libero esistesse ancora. Il cosiddetto "leader del mondo libero", un buffone miliardario statunitense ormai inaspettatamente da un anno al potere, non aveva ancora abbandonato la sua fantasia di un muro di cemento tra Usa e Messico, aveva introdotto tariffe protettive, licenziato il suo ministro degli Esteri da Twitter e stato lui stesso accusato di violenza sessuale. Una continua manifestazione di questo caos è stata la Siria schiacciata dalle bombe. Le guerre (per procura) tra Russia e USA, gli interessi della Turchia, dei curdi, di Bashar al-Assad, gli ideali distopici dello Stato islamico, eccetera, venivano combattute sulle spalle di una popolazione civile in fuga o morente. La maggior parte del mondo ha chiuso gli occhi sull'omicidio di massa in corso.[1]
Era quindi tanto più importante che nel programma 2018 continuasse una tendenza degli anni precedenti: i film sfidavano ancora l'atto dell'oblio e insistevano a tenere conto del passato, e questo è avvenuto in tutte le sezioni. Il direttore del Forum Christoph Terhechte ha riassunto in un'intervista: «Affrontare il passato è ciò che preoccupa di più i registi in questo momento. Soprattutto perché la visione del futuro è così ostruita in tutto il mondo. È molto difficile immaginare come sarà la nostra civiltà tra 20 o 50 anni. Per trovare risposte a questa domanda è necessario ricorrere al passato perché contiene le ragioni della situazione attuale. Questo è il prerequisito per le utopie future».[1]
È stata sorprendente la frequenza con cui l'attenzione è stata concentrata sulla devastazione causata dai regimi dittatoriali. Nella sua partecipazione in concorso con Season of the Devil, Lav Diaz è tornato ai tempi più bui del regime di Marcos nelle Filippine. The Silence of Others di Almudena Carracedo e Robert Bahar nel Panorama ha rappresentato la lotta contro l'oblio sanzionato dallo stato del regime franchista in Spagna. Una legge di amnistia emanata dopo la dittatura militare in Uruguay è stata al centro di One or Two Questions di Kristina Konrad nel Forum. La regista ha attinto al materiale che ha girato negli anni ottanta per mostrare come funzionava la democrazia attiva allora e come dovrebbe funzionare oggi. In modo simile, Ruth Beckermann ha montato insieme filmati che ha anche girato negli anni ottanta. In The Waldheim Waltz ha seguito la campagna elettorale del 1986 dell'ex ambasciatore delle Nazioni Unite Kurt Waldheim mentre si candidava alla carica di presidente federale austriaco. A quel tempo, Waldheim aveva consegnato all'oblio il suo passato nazista, diventando così il simbolo di un'intera nazione che si percepiva come una vittima del regime nazista piuttosto che come una sua complice. The Waldheim Waltz ha insistito e insistito nell'esaminare e nel rifiutarsi di dimenticare, e per questo il film è stato premiato come miglior documentario. Il film della Beckermann aveva anche un'attualità scottante poiché lo spostamento a destra e la rinascita degli stati nazionali erano evidenti ovunque nel nostro mondo presumibilmente globalizzato.[1]
Il fatto che alcuni ambienti o individui abbiano da tempo detto addio all'idea di democrazia si è riflesso in modi sfaccettati nel programma 2018. In When the War Comes nel Panorama, Jan Gebert ha documentato i preparativi fatti da un gruppo paramilitare in Slovacchia per l'auto-annunciato scontro di civiltà. L'aspetto più scioccante di questo è stato il modo comune in cui l'atteggiamento paramilitare è stato integrato nella vita quotidiana delle persone. La catastrofe a cui possono portare tali modi di pensare è stata resa tangibile da Erik Poppe nel concorso. Con Utøya 22. juli ha riportato il pubblico al 2011 e alla zona di guerra di una guerra senza frontiere, all'omicidio di massa commesso dall'autoproclamato difensore del mondo occidentale Anders Breivik che, non volendo attendere ancora l'inizio dello scontro di civiltà, che ha trasformato il campo giovanile del Partito socialdemocratico nel teatro di un massacro.[1]
Al di là del suo argomento, Utøya 22. juli ha anche affrontato in modo impressionante il prerequisito di qualsiasi forma di politica: la percezione. Con una durata di 90 minuti, la durata del film corrispondeva a quella del massacro stesso del 2011. Poppe ha evitato i tagli e quindi il pubblico ha vissuto la fuga e la morte degli adolescenti norvegesi in un tour-de-force, a volte, agonizzante di una singola ripresa. Consentire agli eventi di svolgersi in tempo reale ha reso la sofferenza e la paura tangibili in un modo molto più forte di quanto qualsiasi documentario convenzionale potesse sperare di ottenere. Quanto fortemente la forma sia collegata alle implicazioni politiche è stato dimostrato anche dall'installazione Extended Sea di Nesrine Khodr nel Forum Expanded. Ecco, ancora una volta, un colpo solo, in questo caso fisso: per 705 minuti non succede quasi nulla. Chi ha potuto dedicare più di undici ore, e soprattutto nel contesto di un festival cinematografico dove la natura ristretta del tempo e l'imperativo di accumulare il maggior numero possibile di film visti dettano il palinsesto quotidiano, per dedicare tutta la propria attenzione a un'unica opera ha ovviamente ha lasciato le premesse del turbo-capitalismo e può anche percepire il mondo sociale in un modo del tutto nuovo.[1]
Extended Sea ha trovato la sua controparte nel Panorama dove Profile ha offerto una meravigliosa riflessione sullo stato della percezione nell'era digitale. Timur Bekmambetov ha raccontato la storia di una giornalista britannica che si lascia reclutare da IS via Skype per scrivere un articolo a riguardo. Per lui, un semplice schermo di laptop era uno spazio cinematografico sufficiente, dove si possono sperimentare i modi in cui la percezione diventa isterica e incredibilmente accelerata, così come il modo astruso in cui il privato e il professionale, la vita e la morte, sono messi insieme in pezzi duri. «Dal punto di vista di un normale residente della cultura audiovisiva, i festival cinematografici sono tanto validi quanto rappresentativi, motori e riflessioni della cultura generale dell'immagine» ha scritto Georg Seeßlen su Der Freitag, e il programma 2018 no aveva nessun motivo per rifuggire da questa richiesta.[1]
Nell'estate del 2017 il Panorama aveva visto un cambiamento significativo del personale. Dopo 25 anni, Wieland Speck aveva passato il testimone a Paz Lázaro, che ha curato il programma della 68ª Berlinale insieme a Michael Stütz e Andreas Struck. Tutti e tre lavoravano per il Panorama già da molto tempo e hanno continuato a concentrarsi su temi chiave come il cinema LGBT. Allo stesso tempo, i loro stili distintivi sono diventati chiaramente visibili in un programma mirato e compatto.[1]
Ed è stata anche la fine di un'era allo European Film Market: dopo 30 anni la grande dame del mondo del cinema, Beki Probst, è stata salutata con una Berlinale Camera. Come direttrice e poi presidente, aveva reso il mercato una storia di successo ineguagliabile. «Ho iniziato con tre colleghi e una manciata di film», ha ricordato sul Tages-Anzeiger. Nel 2018, con 10.000 partecipanti provenienti da 112 paesi e 661 film proiettati, l'EFM ha stabilito nuovi record.[1]
Il festival 2018 ha riservato la sua più grande sorpresa alla cerimonia di premiazione. Invece di premiare uno dei favoriti indicati nel concorso, il presidente della giuria Tom Tykwer e i suoi colleghi giurati hanno onorato una piccola esperienza di film semi-documentaristico dalla Romania che quasi nessuno aveva nel loro radar: Ognuno ha diritto ad amare - Touch Me Not di Adina Pintilie ha portato a casa l'Orso d'oro e il premio come miglior opera prima. Il suo trattamento schietto dei corpi nudi, della sessualità e dell'intimità aveva già suscitato scalpore alla sua prima due giorni prima. Alcuni critici hanno lasciato la proiezione in uno sbuffo e nei giorni successivi sono emersi titoli spaventosi: "Oro per il Nude Shocker" (Berliner Morgenpost), "Il film sexperimentale Touch Me Not sconvolge il pubblico della Berlinale" (Rolling Stone), "Il pubblico lascia la sala a causa di scene di sesso eccessive" (Die Welt).[1]
In un'epoca di onnipresente economia del porno digitale, la Pintilie aveva colpito un nervo scoperto. Il film indaga i fondamenti di quella che viene definita "intimità", cosa la definisce e come viene vissuta. In considerazione dei corpi e delle personalità eterogenee che ritrae, i protagonisti di Pintilie sono tutti a loro modo peculiari psicologicamente o fisicamente, più che la nudità del film, è la normatività dei corpi "belli" che generalmente prevale sui nostri schermi cinematografici che sembra mostruoso. Il film scopre la bellezza in ciò che troppo spesso è escluso ed emarginato e nell'era del #MeToo era un altro potente e urgente appello alla vera diversità. Le reazioni al vincitore dell'Orso d'Oro sono state accese e divergenti. Peter Bradshaw del Guardian ha colto la decisione della giuria come un'opportunità per fare un bilancio personale del festival nel suo insieme: «La vittoria per il saggio documentario goffo e senza umorismo di Adina Pintilie sottolinea lo status di Berlino come un festival che promuove il noioso e senza valore». Tobias Kniebe, al contrario, ha scritto sulla Süddeutsche Zeitung: «Un film che riesce a ricablare completamente alcune sinapsi nel cervello dei suoi spettatori non merita tutti gli Orsi vinti?»[1]
La passione del dibattito scatenato da Touch Me Not ha dimostrato anche l'eccezionale qualità nel concorso 2018 in cui molti film hanno meritato un premio. Soprattutto, i critici tedeschi sono rimasti delusi dal fatto che le quattro forti voci tedesche: La donna dello scrittore di Christian Petzold, 3 Tage in Quiberon di Emily Atef, My Brother's Name Is Robert and He Is an Idiot di Philip Gröning e Un valzer tra gli scaffali di Thomas Stuber, sono tornati a casa a mani vuote. Gunnar Decker ha riassunto sinteticamente l'atmosfera generale sul Neues Deutschland del 26 febbraio 2018: «La concorrenza di quest'anno è stata una delle più forti degli ultimi anni. Soprattutto, ha visto il ritorno di forti film tedeschi che hanno sorpreso con stili distintivi molto diversi».[1]
Gli hanno rivelato quanto fosse sfaccettato e diversificato il concorso 2018: Małgorzata Szumowska ha vinto il Gran Premio della Giuria con la sua satira sulla Polonia contemporanea Un'altra vita - Mug. Wes Anderson si è assicurato la considerazione per il suo film d'animazione L'isola dei cani con il premio per il miglior regista. Il tranquillo e intimo dramma paraguaiano Le ereditiere di Marcelo Martinessi ha vinto il Premio Alfred Bauer e l'Orso d'argento come migliore attrice per Ana Brun.[1]
E così la 68ª Berlinale ha raggiunto il culmine in una cerimonia di premiazione che ha rispecchiato ancora una volta la grande diversità del festival. Come ha riassunto Hanns-Georg Rodek: «Il Festival di Berlino sta tornando alle sue radici. È ancora una volta un festival politico del libero pensiero che si avventura a correre più rischi di Venezia o Cannes. Touch Me Not è un segnale agli altri festival che questa Berlinale è pronta a cambiare. E un segnale a tutti i registi che stanno cercando di correre dei rischi» (Die Welt, 25 febbraio 2018). Tra i critici, alla fine ha vinto l'attesa per il prossimo anno e la 69ª Berlinale. Tim Caspar Böhme, ad esempio, ha scritto su Die Tageszeitung: «Quest'anno potrebbe rivelarsi il preludio per una maggiore comprensione della Berlinale come laboratorio sperimentale per i film. Il che non sarebbe male». Il presunto senso di profonda crisi proclamato da Der Spiegel a fine novembre si era trasformato, alla fine di febbraio, in un fiducioso spirito di ottimismo.[1]
Il programma della retrospettiva, suddiviso nelle aree tematiche "esotico", "quotidiano" e "storia", ha incluso opere recentemente restaurate come La grande conquista di Mario Bonnard e Nunzio Malasomma (1928) e Opium di Robert Reinert (1919) e due pellicole di Urban Gad a lungo considerate perdute, Weltbrand (1920) e Christian Wahnschaffe, 2. Teil - Die Flucht aus dem goldenen Kerker (1921). Le proiezioni dei film muti sono state accompagnate dalle note di musicisti come Maud Nelissen, Stephen Horne, Günter Buchwald e il giovane pianista Richard Siedhoff.[4]
Nella sezione "Berlinale Special" è stato reso omaggio al cineasta tedesco Ulli Lommel, recentemente scomparso, con la proiezione del documentario America Land of the Freeks.
La sezione "Berlinale Classics" ha presentato sette film in versione restaurata, tra cui La vecchia legge, diretto nel 1923 da Ewald André Dupont. In questo caso il restauro digitale è stato possibile grazie alla Deutsche Kinemathek e l'emittente pubblica ZDF e il film è stato accompagnato dalla musica dal vivo del compositore francese Philippe Schoeller eseguita dall'Orchester Jakobsplatz München.[8]
50 anni dal 1968: Il programma speciale Berlinale Shorts "1968 – Red Flags for Everyone" ha celebrato i 50 anni dai movimenti del 1968. «Senza sollevare la questione dell'inquietudine sociale sarebbe impossibile esaminare il 1968», ha affermato la curatrice Maike Mia Höhne, «lo sguardo soggettivo sulla sua diversità estetica è il caleidoscopio che rende oggi accessibili le condizioni di allora. Riducendo radicalmente tutto al materiale in sé, gli artisti liberano i film da qualsiasi tipo di narrativa e consentono a una nuova realtà di diventare evidente».[9]
TOPICS OF THE BERLINALE 2018:
- Berlinale Shorts - THE DYNAMITE OF THE SPLIT SECOND
- Panorama - THE SPIRIT OF RESISTANCE
- Forum - LOOKING BACK TO THE FUTURE
- Forum Expanded - TO REVOLUTIONISE THE SENSES
- Generation - LISTENING TO LONGING IN A PARADOXICAL WORLD
- Perspektive Deutsches Kino - A TAILWIND FROM THE FRONT
- Retrospective - WEIMAR CINEMA REVISITED
- Retrospective - “WE DO WANT TO EXPAND PERCEPTIONS OF THE ERA’S CINEMA”
[[File:MJK 12327 Giada Colagrande and Willem Dafoe (Berlinale 2018).jpg|upright=1.6|thumb|right|«"È un grande onore... Ho una lunga storia con la Berlinale. E una lunga storia con Berlino: questo posto è speciale per me. Quindi essere riconosciuto per aver contribuito a qualcosa mi fa sentire utile... La Germania è davvero impressionante nel suo sostegno alla cultura, è un paese ricco e conosce l'importanza della cultura. Qui mi sono esibito a un teatro, ho fatto dei film qui, sono stato alla Berlinale. Quindi è una storia personale. La Germania è cambiata così tanto nel corso degli anni che faccio parte di quella storia». (Willem Dafoe, nella foto con la moglie Giada Colagrande, premiato con l'Orso d'oro alla carriera).[10]
Giurie
[modifica | modifica wikitesto]{{Immagine multipla
| allinea = right | immagine1 = MJK30939 Tom Tykwer and Marie Steinmann (Berlinale 2017) (cropped).jpg | larghezza1 = 154 | altezza1 = 154 | immagine2 = Cécile de France Photo Call Django Berlinale 2017 03 cropped 2.jpg | larghezza2 = 159 | altezza2 = 159 | immagine3 = MJK 08330 Adele Romanski (Berlinale 2018).jpg | larghezza3 = 150 | altezza4 = 150
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}
Giuria internazionale
[modifica | modifica wikitesto]- Tom Tykwer, regista, sceneggiatore, produttore e compositore (Germania) - Presidente di giuria[11]
- Cécile de France, attrice (Belgio)
- Chema Prado, giornalista e critico cinematografico (Spagna)
- Adele Romanski, produttrice (Stati Uniti)
- Ryūichi Sakamoto, musicista e compositore (Giappone)
- Stephanie Zacharek, giornalista e critica cinematografica (Stati Uniti)
Giuria "Opera prima"
[modifica | modifica wikitesto]- Jonas Carpignano, regista, sceneggiatore e produttore (Italia/Stati Uniti)[11]
- Călin Peter Netzer, regista, sceneggiatore e produttore (Romania)
- Noa Regev, direttrice della Jerusalem Cinematheque e del Jerusalem Film Festival (Israele)
Giuria "Documentari"
[modifica | modifica wikitesto]- Cíntia Gil, curatrice di festival e manifestazioni internazionali (Portogallo)[11]
- Ulrike Ottinger, regista, sceneggiatrice, produttrice e fotografa (Germania)
- Eric Schlosser, giornalista, scrittore e produttore (Stati Uniti)
Giuria "Cortometraggi"
[modifica | modifica wikitesto]- Diogo Costa Amarante, regista, sceneggiatore e direttore della fotografia (Portogallo)[11]
- Jyoti Mistry, regista e docente alla Wits School of Arts di Johannesburg (Sud Africa)
- Mark Toscano, curatore di festival e manifestazioni internazionali (Stati Uniti)
Giurie "Generation"
[modifica | modifica wikitesto]Kinderjury Kplus/Jugendjury 14plus
[modifica | modifica wikitesto]Gli Orsi di cristallo sono stati assegnati da due giurie nazionali, la Kinderjury Generation Kplus e la Jugendjury Generation 14plus, composte rispettivamente da undici membri di 11-14 anni e sette membri di 14-18 anni selezionati dalla direzione del festival attraverso questionari inviati l'anno precedente.[11]
Giurie internazionali Kplus/14plus
[modifica | modifica wikitesto]I Grand Prix e gli Special Prize sono stati assegnati dalla Generation Kplus International Jury, composta dalla regista e sceneggiatrice svedese Sanna Lenken, la regista e sceneggiatrice spagnola Carla Simón e Amanda Duthie, direttrice del Festival del cinema di Adelaide, e dalla Generation 14plus International Jury, composta dal regista e sceneggiatore brasiliano Felipe Bragança, il fotografo australiano Mark Rogers e la curatrice di eventi cinematografici tedesca Verena von Stackelberg.[11]
Selezione ufficiale
[modifica | modifica wikitesto]In concorso
[modifica | modifica wikitesto]- 3 Tage in Quiberon, regia di Emily Atef (Germania)
- Un'altra vita - Mug (Twarz), regia di Małgorzata Szumowska (Polonia)
- Damsel, regia di David e Nathan Zellner (Stati Uniti)
- La donna dello scrittore (Transit), regia di Christian Petzold (Germania, Francia)
- Don't Worry (Don't Worry, He Won't Get Far on Foot), regia di Gus Van Sant (Stati Uniti)
- Dovlatov - I libri invisibili (Dovlatov), regia di Aleksey German Jr. (Russia, Polonia, Serbia e Montenegro)
- Le ereditiere (Las herederas), regia di Marcelo Martinessi (Paraguay, Germania, Uruguay, Norvegia, Brasile, Francia)
- Eva, regia di Benoît Jacquot (Francia)
- Figlia mia, regia di Laura Bispuri (Italia, Germania, Svizzera)
- L'isola dei cani (Isle of Dogs), regia di Wes Anderson (Stati Uniti, Germania)
- My Brother's Name Is Robert and He Is an Idiot (Mein Bruder heißt Robert und ist ein Idiot), regia di Philip Gröning (Germania)
- Museo - Folle rapina a Città del Messico (Museo), regia di Alonso Ruizpalacios (Messico)
- Ognuno ha diritto ad amare - Touch Me Not (Touch Me Not), regia di Adina Pintilie (Romania, Germania, Bulgaria, Francia)
- Pig (The Pig), regia di Mani Haghighi (Iran)
- La Prière, regia di Cédric Kahn (Francia)
- The Real Estate (Toppen av ingenting), regia di Måns Månsson e Axel Petersén (Svezia)
- Season of the Devil (Ang panahon ng halimaw), regia di Lav Diaz (Filippine)
- Utøya 22. juli, regia di Erik Poppe (Norvegia)
- Un valzer tra gli scaffali (In den Gängen), regia di Thomas Stuber (Germania)
Fuori concorso
[modifica | modifica wikitesto]- 7 giorni a Entebbe (Entebbe), regia di José Padilha (Regno Unito)
- Ága, regia di Milko Lazarov (Bulgaria, Germania, Francia)
- Eldorado, regia di Markus Imhoof (Svizzera, Germania)
- The Renegade (Black '47), regia di Lance Daly (Irlanda)
- Unsane, regia di Steven Soderbergh (Stati Uniti)
Berlinale Special
[modifica | modifica wikitesto]- America Land of the Freeks, regia di Ulli Lommel (Germania)
- Gurrumul, regia di Paul Damien Williams (Australia)
- The Interpreter (Tlmocník), regia di Martin Sulík (Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria)
- A Journey to the Fumigated Towns, regia di Fernando E. Solanas (Argentina)
- Ryuichi Sakamoto: async Live at the Park Avenue Armory, regia di Stephen Nomura Schible (Stati Uniti)
- Usedom - Der freie Blick aufs Meer, regia di Heinz Brinkmann (Germania)
Berlinale Special Gala
[modifica | modifica wikitesto]- Le avventure di Wuba (Zhuo yao ji 2), regia di Raman Hui (Cina)
- Becoming Astrid (Unga Astrid), regia di Pernille Fischer Christensen (Svezia)
- La casa dei libri (The Bookshop), regia di Isabel Coixet (Spagna, Regno Unito, Germania)
- The Happy Prince - L'ultimo ritratto di Oscar Wilde (The Happy Prince), regia di Rupert Everett (Germania, Belgio, Regno Unito, Italia)
- The Silent Revolution (Das schweigende Klassenzimmer), regia di Lars Kraume (Germania)
- Songwriter, regia di Murray Cummings (Regno Unito)
Berlinale Series
[modifica | modifica wikitesto]- Bad Banks, regia di Christian Schwochow (Germania, Lussemburgo)
- Home Ground (Heimebane), di registi vari (Norvegia)
- Liberty, regia di Mikael Marcimain (Danimarca)
- The Looming Tower, di registi vari (Stati Uniti)
- Picnic at Hanging Rock, regia di Michael Rymer, Larysa Kondracki e Amanda Brotchie (Australia)
- Sleeping Bears (Le'Heir et Ha'dov), regia di Keren Margalit (Israele)
- The Terror, regia di Tim Mielants, Edward Berger e Sergio Mimica-Gezzan (Stati Uniti)
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- After/Life, regia di Puck Lo (Stati Uniti)
- And What Is the Summer Saying, regia di Payal Kapadia (India)
- Babylon, regia di Keith Deligero (Filippine)
- Blau, regia di David Jansen (Germania)
- Burkina Brandenburg Komplex, regia di Ulu Braun (Germania)
- Circle, regia di Jayisha Patel (Regno Unito, India, Canada)
- City of Tales, regia di Arash Nassiri (Francia)
- Coyote, regia di Lorenz Wunderle (Svizzera)
- The Hooligan Soul, regia di Marco Antônio Pereira (Brasile)
- Imfura, regia di Samuel Ishimwe (Svizzera, Rwanda)
- Imperial Valley (Cultivated Run-Off), regia di Lukas Marxt (Germania, Austria)
- Madness, regia di João Viana (Portogallo, Francia)
- The Men Behind the Wall, regia di Ines Moldavsky (Israele)
- Russa, regia di João Salaviza e Ricardo Alves Jr. (Portogallo, Brasile)
- Solar Walk, regia di Réka Bucsi (Danimarca)
- Terremoto Santo, regia di Bárbara Wagner e Benjamin de Burca (Brasile)
- Le Tigre de Tasmanie, regia di Vergine Keaton (Francia)
- T.R.A.P., regia di Manque La Banca (Argentina)
- Where the Summer Goes (Chapters on Youth) (Onde o Verão Vai: Episódios da Juventude), regia di David Pinheiro Vicente (Portogallo)
- While I yet Live, regia di Maris Curran (Stati Uniti)
- Wishing Well, regia di Sylvia Schedelbauer (Germania)
- Young Girls Vanish (Des jeunes filles disparaissent), regia di Clément Pinteaux (Francia)
Fuori concorso
[modifica | modifica wikitesto]- Besida, regia di Chuko Esiri (Nigeria)
- The Shadow of Utopia (Im Schatten der Utopie), regia di Antoinette Zwirchmayr (Austria)
1968 - Red Flags for Everyone
[modifica | modifica wikitesto]- Alaska, regia di Dore O. (Germania Ovest)
- Antigone, regia di Ula Stöckl (Germania Ovest)
- Fundevogel, regia di Claudia von Alemann (Germania Ovest)
- Ja/Nein, regia di Ernst Schmidt Jr. (Austria)
- Kunst & Revolution, regia di Ernst Schmidt Jr. (Austria)
- My Name Is Oona, regia di Gunvor Nelson (Stati Uniti)
- Na und...?, regia di Marquard Bohm e Helmut Herbst (Germania Ovest)
- Programmhinweise, regia di Christiane Gehner (Germania Ovest)
- Rohfilm, regia di Birgit e Wilhelm Hein (Germania Ovest)
- Röster från Ruhr, regia di Peter Nestler e Reinald Schnell (Svezia)
- Die rote Fahne, di registi vari (Germania Ovest)
- Tapp und Tastkino, regia di Valie Export (Austria)
Panorama
[modifica | modifica wikitesto]- Un'educazione parigina (Mes provinciales), regia di Jean-Paul Civeyrac (Francia)
- Garbage, regia di Q (India)
- Horizonti, regia di Tinatin Kajrishvili (Georgia, Svezia)
- Invasion, regia di Shahram Mokri (Iran)
- Jibril, regia di Henrika Kull (Germania)
- Land, regia di Babak Jalali (Italia, Francia)
- Lemonade, regia di Ioana Uricaru (Romania, Germania, Canada, Svezia)
- Malambo, the Good Man (Malambo, el hombre bueno), regia di Santiago Loza (Argentina)
- Marilyn, regia di Martín Rodríguez Redondo (Argentina, Cile)
- The Omission (La omisión), regia di Sebastián Schjaer (Argentina, Paesi Bassi, Svizzera)
- River's Edge (Ribâzu ejji), regia di Isao Yukisada (Giappone)
- La terra dell'abbastanza, regia di Damiano e Fabio D'Innocenzo (Italia)
- Thirty Souls (Trinta Lumes), regia di Diana Toucedo (Spagna)
- Tinta Bruta, regia di Marcio Reolon e Filipe Matzembacher (Brasile)
- When the Trees Fall (Koly padayut dereva), regia di Marysia Nikitiuk (Macedonia, Ucraina)
- Xiao Mei, regia di Maren Hwang (Taiwan)
Panorama Special
[modifica | modifica wikitesto]- L'animale, regia di Katharina Mückstein (Austria)
- Eterna domenica (La enfermedad del domingo), regia di Ramón Salazar (Spagna)
- Foreboding (Yocho), regia di Kiyoshi Kurosawa (Giappone)
- Genezis, regia di Árpád Bogdán (Ungheria)
- Human, Space, Time and Human (Inkan, gongkan, sikan grigo inkan), regia di Kim Ki-duk (Corea del Sud)
- Ondes de choc, regia di Ursula Meier e Lionel Baier (Svizzera)[12]
- Profile, regia di Timur Bekmambetov (Stati Uniti, Regno Unito, Cipro)
- Die Reise nach Sundevit, regia di Heiner Carow (Germania Est)
- Rou qing shi, regia di Yang Mingming (Cina)
- Styx, regia di Wolfgang Fischer (Germania)
- Yardie, regia di Idris Elba (Regno Unito)
Panorama Dokumente
[modifica | modifica wikitesto]- Central Airport THF (Zentralflughafen THF), regia di Karim Aïnouz (Germania, Brasile, Francia)
- Chilly Gonzalez - Dal punk al piano (Shut Up and Play the Piano), regia di Philipp Jedicke (Germania, Francia, Regno Unito)
- Ex Shaman (Ex-Pajé), regia di Luiz Bolognesi (Brasile)
- Family Life (Familienleben), regia di Rosa Hannah Ziegler (Germania)
- Game Girls, regia di Alina Skrzeszewska (Francia, Germania)
- Generation Wealth, regia di Lauren Greenfield (Stati Uniti)
- Hotel Jugoslavija, regia di Nicolas Wagnières (Svizzera, Serbia e Montenegro)
- I See Red People (Je vois rouge), regia di Bojina Panayotova (Francia, Bulgaria)
- Kinshasa Makambo, regia di Dieudo Hamadi (Repubblica Democratica del Congo, Francia, Svizzera, Germania, Qatar, Norvegia)
- M.I.A. - La cattiva ragazza della musica (Matangi/Maya/M.I.A.), regia di Steve Loveridge (Stati Uniti, Regno Unito, Sri Lanka)
- Obscuro Barroco, regia di Evangelia Kranioti (Francia, Grecia)
- Partisan: Volksbühne am Rosa-Luxemburg-Platz 1992-2017, regia di Lutz Pehnert e Matthias Ehlert e Adama Ulrich (Germania)
- Shakedown, regia di Leilah Weinraub (Stati Uniti)
- The Silence of Others (El silencio de otros), regia di Almudena Carracedo e Robert Bahar (Stati Uniti, Spagna)
- The Silk and the Flame, regia di Jordan Schiele (Stati Uniti)
- That Summer (Den sommaren), regia di Göran Olsson (Svezia, Stati Uniti, Danimarca)
- Tranny Fag (Bixa Travesty), regia di Claudia Priscilla e Kiko Goifman (Brasile)
- The Trial (O Processo), regia di Maria Ramos (Brasile)
- What Comes Around, regia di Reem Saleh (Bosnia ed Erzegovina, Egitto, Grecia, Libano, Qatar)
- When the War Comes (Až přijde válka), regia di Jan Gebert (Repubblica Ceca, Croazia)
Forum
[modifica | modifica wikitesto]Programma principale
[modifica | modifica wikitesto]- 14 Apples (Shisi ke ping guo), regia di Midi Z (Taiwan, Birmania)
- Accidence, regia di Evan Johnson, Galen Johnson e Guy Maddin (Canada)
- Afrique, la pensée en mouvement Part I, regia di Jean-Pierre Bekolo (Senegal)
- Aggregat, regia di Marie Wilke (Germania)
- Amiko, regia di Yoko Yamanaka (Giappone)
- Apatride, regia di Narjiss Nejjar (Marocco)
- The Bed (La Cama), regia di Mónica Lairana (Argentina, Brasile, Paesi Bassi, Germania)
- La casa lobo, regia di Joaquín Cociña e Cristóbal León (Cile)
- Casanovagen, regia di Luise Donschen (Germania)
- The Chaotic Life of Nada Kadic (Kaotični život Nade Kadić), regia di Marta Hernaiz (Messico, Bosnia ed Erzegovina)
- Classical Period, regia di Ted Fendt (Stati Uniti)
- Departure (Aufbruch), regia di Ludwig Wüst (Austria)
- Die Tomorrow, regia di Nawapol Thamrongrattanarit (Thailandia)
- An Elephant Sitting Still (Da xiang xidi erzuo), regia di Hu Bo (Cina)
- Facing the Wind (Con el viento), regia di Meritxell Colell (Spagna, Argentina, Francia)
- First Stripes (Premières armes), regia di Jean-François Caissy (Canada)
- Grass, regia di Hong Sang-soo (Corea del Sud)
- The Green Fog, regia di Evan Johnson, Galen Johnson e Guy Maddin (Stati Uniti)
- Infinite Football (Fotbal Infinit), regia di Corneliu Porumboiu (Romania)
- Inland Sea, regia di Kazuhiro Sōda (Giappone, Stati Uniti)
- Interchange, regia di Brian M. Cassidy e Melanie Shatzky (Canada)
- Jahilya, regia di Hicham Lasri (Marocco)
- Jamilia (Djamilia), regia di Aminatou Echard (Francia)
- John McEnroe - L'impero della perfezione (L'empire de la perfection), regia di Julien Faraut (Francia)
- Last Child, regia di Shin Dong-seok (Corea del Sud)
- Madeline's Madeline, regia di Josephine Decker (Stati Uniti)
- Maki'la, regia di Machérie Ekwa Bahango (Repubblica Democratica del Congo, Francia)
- Mariphasa, regia di Sandro Aguilar (Portogallo)
- Notes on an Appearance, regia di Ricky D'Ambrose (Stati Uniti)
- Old Love, regia di Park Ki-yong (Corea del Sud)
- One or Two Questions (Unas preguntas), regia di Kristina Konrad (Germania, Uruguay)
- Our House (Watashitachi no ie), regia di Yui Kiyohara (Giappone)
- Our Madness, regia di João Viana (Mozambico, Guinea-Bissau, Qatar, Portogallo, Francia)
- The Son (Syn), regia di Alexander Abaturov (Francia, Russia)
- SPK Komplex, regia di Gerd Kroske (Germania)
- Theatre of War (Teatro de guerra), regia di Lola Arias (Argentina, Spagna)
- Tower. A Bright Day. (Wieza. Jasny dzien), regia di Jagoda Szelc (Polonia)
- The Tree (A Árvore), regia di André Gil Mata (Portogallo, Bosnia ed Erzegovina)
- Tuzdan Kaide, regia di Burak Çevik (Turchia)
- Victory Day (Den' Pobedy), regia di Serhij Loznycja (Germania)
- The Waldheim Waltz (Waldheims Walzer), regia di Ruth Beckermann (Austria)
- The Weak Ones (Los Débiles), regia di Eduardo Giralt e Raul Rico (Messico)
- Wild Relatives, regia di Jumana Manna (Germania, Libano, Norvegia)
- Young Solitude (Premières solitudes), regia di Claire Simon (Francia)
- Yours in Sisterhood, regia di Irene Lusztig (Stati Uniti)
Proiezioni speciali
[modifica | modifica wikitesto]- 11 x 14, regia di James Benning (Stati Uniti, Canada)
- Der Film verlässt das Kino: Vom Kübelkind-Experiment und anderen Utopien, regia di Robert Fischer (Germania)
- Geschichten vom Kübelkind, regia di Edgar Reitz e Ula Stöckl (Germania Ovest)
- Santo contra cerebro del mal, regia di Joselito Rodríguez (Messico, Cuba)
- Shehu Umar, regia di Adamu Halilu (Nigeria)
- Viva Didou! (Tahia ya didou!), regia di Mohamed Zinet (Algeria)
- When I Am Dead and Gone (Kad budem mrtav i beo), regia di Živojin Pavlović (Jugoslavia)
- Yama: Attack to Attack, regia di Mitsuo Sato e Kyoichi Yamaoka (Giappone)
Un tributo rosa a Keiko Sato
[modifica | modifica wikitesto]- Abnormal Family (Hentai kazoku: Aniki no yomesan), regia di Masayuki Suo (Giappone)
- Gushing Prayer: A 15-Year-Old Prostitute (Funshutsu kigan - 15-sai no baishunfu), regia di Masao Adachi e Haruhiko Arai (Giappone)
- Kôya no Dacchi waifu, regia di Atsushi Yamatoya (Giappone)
Georges Méliès - Cineconcerto "Solitudes"
[modifica | modifica wikitesto]Il programma è stato curato dal chitarrista libanese Sharif Sehnaoui, che ha selezionato sette film di Georges Méliès accompagnati dalle note dei musicisti Khyam Allami, Magda Mayas, Tony Elieh, Abed Kobeissy e dallo stesso Sehnaoui.[13]
- Le diable au couvent
- L'Éclipse du soleil en pleine lune
- Nouvelles luttes extravagantes
- Les Quatre Cents Farces du diable
- Ventimila leghe sotto i mari (Deux Cents Milles sous les mers ou le Cauchemar du pêcheur)
- Viaggio attraverso l'impossibile (Voyage à travers l'impossible)
- Viaggio nella Luna (Le Voyage dans la lune)
Forum Expanded
[modifica | modifica wikitesto]- 6144 X 1024, regia di Margaret Honda (Stati Uniti)
- Aala Kad Al Shawk, regia di Ghassan Salhab e Mohamed Soueid (Libano, Francia)
- 'abl ma 'ansa, regia di Mariam Mekiwi (Egitto, Germania)
- Another Movie, regia di Morgan Fisher (Stati Uniti)
- Araf, regia di Didem Pekün (Turchia, Grecia, Bosnia ed Erzegovina)
- Bayna Hayakel Studio Baalbeck, regia di Siska (Libano, Germania)
- Celluloid Corridors: Sermon, regia di Mohamed A. Gawad, Dalia Neis e Andreas Reihse (Germania)
- Celluloid Corridors: Timehelix, regia di Mohamed A. Gawad, Dalia Neis e Andreas Reihse (Germania)
- Cinema Olanda Film, regia di Wendelien van Oldenborgh (Paesi Bassi)
- Contra-Internet: Jubilee 2033, regia di Zach Blas (Stati Uniti, Regno Unito)
- Disappeared (The Disappeared), regia di Adam Kaplan e Gilad Baram (Germania, Israele)
- DUG, regia di Jan Peter Hammer (Germania, Norvegia)
- Escape From Rented Island: The Lost Paradise of Jack Smith, regia di Jerry Tartaglia (Stati Uniti)
- Eu sou o Rio, regia di Gabraz Sanna e Anne Santos (Brasile)
- Evidence of the Evidence, regia di Alexander Johnston (Stati Uniti)
- Evidentiary Bodies, regia di Barbara Hammer (Stati Uniti)
- The Invisible Hands, regia di Marina Gioti e Georges Salameh (Grecia, Egitto)
- It, regia di Anouk De Clercq e Tom Callemin (Belgio)
- Land of Doom, regia di Milad Amin (Libano, Siria)
- Manila Scream Expanded, regia di Roxlee (Filippine)
- A Movie, regia di Bruce Conner (Stati Uniti)
- Onward Lossless Follows, regia di Michael Robinson (Stati Uniti)
- Optimism, regia di Deborah Stratman (Stati Uniti, Canada)
- The Rare Event, regia di Ben Rivers e Ben Russell (Svizzera, Francia, Regno Unito)
- RIOT: 3 Movements, regia di Rania Stephan (Libano, Emirati Arabi Uniti)
- Die Schläferin, regia di Alex Gerbaulet (Germania)
- Shelley Duval is Olive Oyl, regia di Ken Jacobs (Stati Uniti)
- Song for Europe, regia di John Smith (Regno Unito)
- Today Is 11th June 1993, regia di Clarissa Thieme (Germania, Bosnia ed Erzegovina)
- Two Basilicas (Zwei Basiliken), regia di Heinz Emigholz (Danimarca, Germania)
- An Untimely Film For Every One and No One, regia di Ayreen Anastas e Rene Gabri (Stati Uniti, Palestina, Armenia)
- Wa akhiran musiba, regia di Maya Shurbaji (Siria)
- Watching the Detectives, regia di Chris Kennedy (Canada)
- We Live in Silence: Chapters 1-7, regia di Kudzanai Chiurai (Zimbabwe)
Generation
[modifica | modifica wikitesto]Generation Kplus
[modifica | modifica wikitesto]- Los Bando, regia di Christian Lo (Norvegia)
- Blue Wind Blows, regia di Tetsuya Tomina (Giappone)
- Ceres, regia di Janet Van den Brand (Belgio, Paesi Bassi)
- Cirkeline, Coco og det vilde næsehorn, regia di Jannik Hastrup (Danimarca)
- Cléo & Paul (Allons enfants), regia di Stéphane Demoustier (Francia)
- Cross My Heart (Les rois mongols), regia di Luc Picard (Canada)
- The Endless Day (El día que resistía), regia di Alessia Chiesa (Argentina, Francia)
- Gordon & Paddy e il mistero delle nocciole (Gordon & Paddy), regia di Linda Hambäck (Svezia)
- My Giraffe (Dikkertje Dap), regia di Barbara Bredero (Paesi Bassi)
- Packing Heavy (Mochila de plomo), regia di Darío Mascambroni (Argentina)
- Sebastian e l'Isola misteriosa (Den utrolige historie om den kæmpestore pære), regia di Amalie Næsby Fick, Jørgen Lerdam e Philip Einstein Lipski (Danimarca)
- The Seen and Unseen (Sekala Niskala), regia di Kamila Andini (Australia, Indonesia, Paesi Bassi, Qatar)
- Supa Modo, regia di Likarion Wainaina (Germania, Kenya)
- Wangdrak's Rain Boots (Wang Zha de yu xue), regia di Lhapal Gyal (Cina)
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- The Afternoon of Clemence, regia di Lénaïg le Moigne (Francia)
- All My Joy (Toda mi alegría), regia di Micaela Gonzalo (Argentina)
- Brottas, regia di Julia Thelin (Svezia)
- Cat Days (Katzentage), regia di Jon Frickey (Germania)
- De Natura, regia di Lucile Hadžihalilović (Romania)
- A Field Guide to Being a 12-Year-Old Girl, regia di Tilda Cobham-Hervey (Australia)
- Fire in Cardboard City, regia di Phil Brough (Nuova Zelanda)
- Fisketur, regia di Uzi Geffenblad (Svezia)
- Hvalagapet, regia di Liss-Anett Steinskog (Norvegia)
- Jaalgedi, regia di Rajesh Prasad Khatri (Nepal)
- Lobster Dinner, regia di Gregorio Franchetti (Italia, Stati Uniti)
- Lost & Found, regia di Bradley Slabe (Australia)
- Paper Crane, regia di Takumi Kawakami (Australia)
- Pinguin, regia di Julia Ocker (Germania)
- Snijeg za Vodu: Snow for Water, regia di Christopher Villiers (Regno Unito, Bosnia ed Erzegovina)
- Tråder - Threads, regia di Torill Kove (Norvegia, Canada)
- Trois rêves de ma jeunesse, regia di Valérie Mréjen e Bertrand Schefer (Romania)
- Vdol' i poperyok, regia di Maria Koneva (Russia)
- Yover, regia di Edison Sánchez (Colombia)
Generation 14plus
[modifica | modifica wikitesto]- 303, regia di Hans Weingartner (Germania)
- Adam, regia di Maria Solrun (Germania, Stati Uniti)
- Cobain, regia di Nanouk Leopold (Paesi Bassi, Belgio, Germania)
- Denmark (Danmark), regia di Kasper Rune Larsen (Danimarca)
- Dressage, regia di Pooya Badkoobeh (Iran)
- Fortuna, regia di Germinal Roaux (Svizzera, Belgio)
- Hendi & Hormoz, regia di Abbas Amini (Iran, Repubblica Ceca)
- High Fantasy, regia di Jenna Cato Bass (Sud Africa, Lussemburgo)
- Kissing Candice, regia di Aoife McArdle (Irlanda)
- Para Aduma, regia di Tsivia Barkai (Israele)
- The Pigeon (Güvercin), regia di Banu Sivaci (Turchia)
- Retablo, regia di Alvaro Delgado Aparicio (Perù)
- Tattoos (Les faux tatouages), regia di Pascal Plante (Canada)
- Unicorn (Unicórnio), regia di Eduardo Nunes (Brasile)
- Virus Tropical, regia di Santiago Caicedo (Colombia, Ecuador)
- What Walaa Wants, regia di Christy Garland (Canada)
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- Bless You (Na zdrowie), regia di Paulina Ziólkowska (Polonia)
- Dressed for Pleasure (Je fais où tu me dis), regia di Marie de Maricourt (Svizzera)
- Follower, regia di Jonathan B. Behr (Germania)
- Fry-Up, regia di Charlotte Regan (Regno Unito)
- Juck, regia di Olivia Kastebring, Julia Gumpert e Ulrika Bandeira (Svezia)
- Kiem Holijanda, regia di Sarah Veltmeyer (Paesi Bassi)
- Nuuca, regia di Michelle Latimer (Stati Uniti, Canada)
- Playa, regia di Francisco Borrajo (Messico)
- Pop Rox, regia di Nate Trinrud (Stati Uniti)
- Premier amour, regia di Jules Carrin (Svizzera)
- Symphony of a Sad Sea (Sinfonía de un mar triste), regia di Carlos Morales (Messico)
- Tangles and Knots, regia di Renee Petropoulos (Australia)
- Three Centimetres, regia di Lara Zeidan (Regno Unito, Libano)
- Untravel, regia di Ana Nedeljković e Nikola Majdak Jr. (Serbia e Montenegro, Slovacchia)
- Vermin, regia di Jeremie Becquer (Danimarca)
- Voltage, regia di Samira Ghahremani (Austria)
Proiezioni speciali per il 25º anniversario del Deutsches Institut für Animationsfilm
[modifica | modifica wikitesto]- Der Angsthase, regia di Lothar Barke (Germania Est)
- Blaue Mäuse gibt es nicht, regia di Klaus Georgi (Germania Est)
- Die große Fahrt, regia di Christl Wiemer (Germania Est)
- Paulchen Haselnuß, regia di Ina Rarisch (Germania Est)
- Peter und der Wolf, regia di Günter Rätz (Germania Est)
- Viel zu klein, regia di Monika Anderson (Germania Est)
Perspektive Deutsches Kino
[modifica | modifica wikitesto]- After-work beer, regia di Ben Brummer (Germania)
- The Best Thing You Can Do With Your Life, regia di Zita Erffa (Germania)
- A Dysfunctional Cat (Die defekte Katze), regia di Susan Gordanshekan (Germania)
- Impreza, regia di Alexandra Wesolowski (Germania)
- Lost Ones (Verlorene), regia di Felix Hassenfratz (Germania)
- Luz, regia di Tilman Singer (Germania)
- Outside (Draußen), regia di Johanna Sunder-Plassmann e Tama Tobias-Macht (Germania)
- Rückenwind von vorn, regia di Philipp Eichholtz (Germania)
- Überall wo wir sind, regia di Veronika Kaserer (Germania)
- Whatever Happens Next, regia di Julian Pörksen (Germania, Polonia)
Cortometraggi
[modifica | modifica wikitesto]- Great Wall of China (Kineski zid), regia di Aleksandra Odić (Germania)
- Kein sicherer Ort, regia di Antje Beine (Germania)
- Rå, regia di Sophia Bösch (Germania, Svezia)
- Storkow Kalifornia, regia di Kolja Malik (Germania)
Proiezioni speciali
[modifica | modifica wikitesto]- Film Wanderungen, di registi vari (Germania)
- Landrauschen, regia di Lisa Miller (Germania)
- Ohne diese Welt, regia di Nora Fingscheidt (Germania)
Retrospettiva
[modifica | modifica wikitesto]- Alexanderplatz überrumpelt, regia di Peter Pewas (Germania)
- Alle Kreise erfaßt Tolirag, regia di Oskar Fischinger (Germania)
- Die andere Seite, regia di Heinz Paul (Germania)
- Avventura di una bella donna (Das Abenteuer der Thea Roland), regia di Hermann Kosterlitz (Germania)
- Barcarole, regia di Ferdinand e Hermann Diehl (Germania)
- La bella maledetta (Das blaue Licht), regia di Leni Riefenstahl (Germania)
- Brüder, regia di Werner Hochbaum (Germania)
- Die Carmen von St. Pauli, regia di Erich Waschneck (Germania)
- Christian Wahnschaffe, 2. Teil - Die Flucht aus dem goldenen Kerker, regia di Urban Gad (Germania)
- Crisi (Abwege), regia di Georg Wilhelm Pabst (Germania)
- Farbfilmversuche. Demo-Film für Sirius-Farbverfahren, regia di Ludwig e Hans Horst (Germania)
- Der Favorit der Königin, regia di Franz Seitz (Germania)
- Filmstudie, regia di Hans Richter (Germania)
- Fischfang in der Rhön (an der Sinn), regia di Ella Bergmann-Michel (Germania)
- Frühlingserwachen, regia di Richard Oswald (Germania, Cecoslovacchia)
- La grande conquista (Der Kampf ums Matterhorn), regia di Mario Bonnard e Nunzio Malasomma (Germania, Svizzera)
- Heimkehr, regia di Joe May (Germania)
- Der Himmel auf Erden, regia di Reinhold Schünzel e Alfred Schirokauer (Germania)
- Im Auto durch zwei Welten, regia di Clärenore Stinnes (Germania)
- In einer kleinen Konditorei, regia di Robert Wohlmuth (Germania)
- Inflation, regia di Hans Richter (Germania)
- Der Katzensteg, regia di Gerhard Lamprecht (Germania)
- Das Lied vom Leben, regia di Alexis Granowsky (Germania)
- Ludwig der Zweite, König von Bayern, regia di William Dieterle (Germania)
- Markt in Berlin, regia di Wilfried Basse (Germania)
- Menschen im Busch, regia di Friedrich Dalsheim e Gulla Pfeffer (Germania)
- Milak, der Grönlandjäger, regia di Georg Asagaroff e Bernhard Villinger (Germania)
- Mit der Kamera durch Alt-Berlin, regista non conosciuto (Germania)
- Morgen beginnt das Leben, regia di Werner Hochbaum (Germania)
- Opium, regia di Robert Reinert (Germania)
- Palmenzauber, regia di Wolfgang Kaskeline (Germania)
- Pitsch und Patsch, regia di Rudolf Pfenninger (Germania)
- Polizeibericht Überfall, regia di Ernö Metzner (Germania)
- Prem Sanyas (Die Leuchte Asiens), regia di Franz Osten (India, Germania)
- Roxi B bar (Ihre Majestät die Liebe), regia di Joe May (Germania)
- Der Sieger, regia di Walter Ruttmann (Germania)
- Song. Die Liebe eines armen Menschenkindes, regia di Richard Eichberg (Germania, Regno Unito)
- Sprengbagger 1010, regia di Carl Ludwig Achaz-Duisberg (Germania)
- La tragedia della miniera (Kameradschaft), regia di Georg Wilhelm Pabst (Germania, Francia)
- Die Unehelichen, regia di Gerhard Lamprecht (Germania)
- Wasserfreuden im Tierpark, regista non conosciuto (Germania)
- Weltbrand, regia di Urban Gad (Germania)
- Wo wohnen alte Leute, regia di Ella Bergmann-Michel (Germania)
- Das Wunder, regia di Walter Ruttmann (Germania)
- Zwei Farben, regia di Wolfgang Kaskeline (Germania)
Berlinale Classics
[modifica | modifica wikitesto]- A prova di errore (Fail-Safe), regia di Sidney Lumet (Stati Uniti)
- Il cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin), regia di Wim Wenders (Germania Ovest, Francia)
- Crepuscolo di Tokyo (Tōkyō boshoku), regia di Yasujirō Ozu (Giappone)
- Life According to Agfa (Ha-Chayim Al-Pi Agfa), regia di Assi Dayan (Israele)
- Il mio XX secolo (Az én XX. századom), regia di Ildikó Enyedi (Ungheria, Germania Ovest, Cuba)
- Quando volano le cicogne (Letyat zhuravli), regia di Michail Kalatozov (Unione Sovietica)
- La vecchia legge (Das alte Gesetz), regia di Ewald André Dupont (Germania)
Homage
[modifica | modifica wikitesto]- Antichrist, regia di Lars von Trier (Danimarca, Germania, Francia, Svezia, Italia, Polonia)
- Auto Focus, regia di Paul Schrader (Stati Uniti)
- Le avventure acquatiche di Steve Zissou (The Life Aquatic with Steve Zissou), regia di Wes Anderson (Stati Uniti)
- The Hunter, regia di Daniel Nettheim (Australia)
- Mississippi Burning - Le radici dell'odio (Mississippi Burning), regia di Alan Parker (Stati Uniti)
- L'ombra del vampiro (Shadow of the Vampire), regia di E. Elias Merhige (Regno Unito, Stati Uniti, Lussemburgo)
- Pasolini, regia di Abel Ferrara (Francia, Belgio, Italia)
- Platoon, regia di Oliver Stone (Regno Unito, Stati Uniti)
- L'ultima tentazione di Cristo (The Last Temptation of Christ), regia di Martin Scorsese (Canada, Stati Uniti)
- Vivere e morire a Los Angeles (To Live and Die in L.A.), regia di William Friedkin (Stati Uniti)
NATIVe - A Journey into Indigenous Cinema
[modifica | modifica wikitesto]- Fata Morgana, regia di Anastasia Lapsui e Markku Lehmuskallio (Finlandia, Russia)
- Ma'ohi Nui, in the heart of the ocean my country lies, regia di Annick Ghijzelings (Belgio)
- Three Thousand, regia di Asinnajaq (Canada)
Culinary Cinema
[modifica | modifica wikitesto]- Chef Flynn, regia di Cameron Yates (Stati Uniti)
- Cuban Food Stories, regia di Asori Soto (Stati Uniti, Cuba)
- The Game Changers, regia di Louie Psihoyos (Stati Uniti)
- The Green Lie (Die grüne Lüge), regia di Werner Boote (Austria)
- Lorello e Brunello, regia di Jacopo Quadri (Italia)
- Our Blood Is Wine, regia di Emily Railsback (Stati Uniti)
- Patrimonio, regia di Lisa F. Jackson e Sarah Teale (Stati Uniti)
- La quête d'Alain Ducasse (La quête d'Alain Ducasse), regia di Gilles de Maistre (Francia)
- Ramen Sho (Ramen Teh), regia di Eric Khoo (Giappone)
- Soufra, regia di Thomas A. Morgan (Singapore, Stati Uniti, Libano)
Premi
[modifica | modifica wikitesto][[File:Adina Pintilie-9078.jpg|upright=1.0|thumb|La regista Adina Pintilie, Orso d'oro per Ognuno ha diritto ad amare - Touch Me Not. [[File:Wes Anderson at the 2018 Berlin Film Festival.jpg|upright=1.0|thumb|Wes Anderson, miglior regista per L'isola dei cani. [[File:MJK 08650 Ana Brun (Las Herederas) (cropped).jpg|upright=1.0|thumb|Ana Brun, migliore attrice per Le ereditiere. [[File:MJK 16644 Anthony Bajon (La prière).jpg|upright=1.0|thumb|Anthony Bajon, miglior attore per La Prière. [[File:Alonso Ruizpalacios-4412.jpg|upright=1.0|thumb|Alonso Ruizpalacios, Orso d'argento per la sceneggiatura di Museo - Folle rapina a Città del Messico.
Premi della giuria internazionale
[modifica | modifica wikitesto]- Orso d'oro: Ognuno ha diritto ad amare - Touch Me Not di Adina Pintilie
- Orso d'argento, gran premio della giuria: Un'altra vita - Mug di Małgorzata Szumowska
- Orso d'argento per il miglior regista: Wes Anderson per L'isola dei cani
- Orso d'argento per la migliore attrice: Ana Brun per Le ereditiere di Marcelo Martinessi
- Orso d'argento per il miglior attore: Anthony Bajon per La Prière di Cédric Kahn
- Orso d'argento per la migliore sceneggiatura: Manuel Alcalá e Alonso Ruizpalacios per Museo - Folle rapina a Città del Messico di Alonso Ruizpalacios
- Orso d'argento per il miglior contributo artistico: Elena Okopnaya per i costumi e la scenografia di Dovlatov - I libri invisibili di Aleksey German Jr.
- Premio Alfred Bauer: Le ereditiere di Marcelo Martinessi
Premi della giuria "Opera prima"
[modifica | modifica wikitesto]- Migliore opera prima: Ognuno ha diritto ad amare - Touch Me Not di Adina Pintilie
- Menzione speciale: An Elephant Sitting Still di Hu Bo
Premi della giuria "Documentari"
[modifica | modifica wikitesto]- Miglior documentario: The Waldheim Waltz di Ruth Beckermann
- Menzione speciale: Ex Shaman di Luiz Bolognesi
Premi della giuria "Cortometraggi"
[modifica | modifica wikitesto]- Orso d'oro per il miglior cortometraggio: The Men Behind the Wall di Ines Moldavsky
- Orso d'argento, premio della giuria: Imfura di Samuel Ishimwe
- Audi Short Film Award: Solar Walk di Réka Bucsi
- Cortometraggio candidato agli European Film Awards: Burkina Brandenburg Komplex di Ulu Braun
Premi onorari
[modifica | modifica wikitesto]Premi delle giurie "Generation"
[modifica | modifica wikitesto]Kinderjury Generation Kplus
[modifica | modifica wikitesto]- Orso di cristallo: Cross My Heart di Luc Picard
- Menzione speciale: Supa Modo di Likarion Wainaina
- Orso di cristallo per il miglior cortometraggio: A Field Guide to Being a 12-Year-Old Girl di Tilda Cobham-Hervey
- Menzione speciale: Snijeg za Vodu: Snow for Water di Christopher Villiers
Generation Kplus International Jury
[modifica | modifica wikitesto]- Grand Prix per il miglior lungometraggio: The Seen and Unseen di Kamila Andini
- Menzioni speciali: Cléo & Paul di Stéphane Demoustier
- Special Prize per il miglior cortometraggio: Jaalgedi di Rajesh Prasad Khatri
- Menzione speciale: Lobster Dinner di Gregorio Franchetti
Jugendjury Generation 14plus
[modifica | modifica wikitesto]- Orso di cristallo: Fortuna di Germinal Roaux
- Menzione speciale: Retablo di Alvaro Delgado Aparicio
- Orso di cristallo per il miglior cortometraggio: Kiem Holijanda di Sarah Veltmeyer
- Menzione speciale: Dressed for Pleasure di Marie de Maricourt
Generation 14plus International Jury
[modifica | modifica wikitesto]- Grand Prix per il miglior lungometraggio: Fortuna di Germinal Roaux
- Menzione speciale: Dressage di Pooya Badkoobeh
- Special Prize per il miglior cortometraggio: Juck di Olivia Kastebring, Julia Gumpert e Ulrika Bandeira
- Menzione speciale: Bless You di Paulina Ziólkowska
Premi delle giurie indipendenti
[modifica | modifica wikitesto]- Premio della giuria ecumenica
- Concorso: Un valzer tra gli scaffali di Thomas Stuber
- Menzione speciale: Utøya 22. juli di Erik Poppe
- Panorama: Styx di Wolfgang Fischer
- Forum: Theatre of War di Lola Arias - Premio FIPRESCI
- Concorso: Le ereditiere di Marcelo Martinessi
- Panorama: River's Edge di Isao Yukisada
- Forum: An Elephant Sitting Still di Hu Bo - Guild Film Prize: Un valzer tra gli scaffali di Thomas Stuber
- Premio CICAE Art Cinema
- Panorama: Tinta Bruta di Marcio Reolon e Filipe Matzembacher
- Forum: Theatre of War di Lola Arias - Label Europa Cinemas: Styx di Wolfgang Fischer
- Premio Caligari: La casa lobo di Joaquín Cociña e Cristóbal León
- Peace Film Prize: The Silence of Others di Almudena Carracedo e Robert Bahar
- Amnesty International Film Award: Central Airport THF di Karim Aïnouz
- Menzione speciale: Eldorado di Markus Imhoof
- Premio Heiner Carow: Styx di Wolfgang Fischer
- Teddy Award
- Miglior lungometraggio: Tinta Bruta di Marcio Reolon e Filipe Matzembacher
- Miglior documentario: Tranny Fag di Claudia Priscilla e Kiko Goifman
- Miglior cortometraggio: Three Centimetres di Lara Zeidan
- Premio della giuria: Obscuro Barroco di Evangelia Kranioti
- Premio degli utenti del magazine Queer.de: Le ereditiere di Marcelo Martinessi
- L'Oréal Newcomer Award: Retablo di Alvaro Delgado Aparicio
Premi del pubblico e dei lettori
[modifica | modifica wikitesto]- Panorama Audience Award
- Film: Profile di Timur Bekmambetov
- Documentari: The Silence of Others di Almudena Carracedo e Robert Bahar - Premio dei lettori della Berliner Morgenpost: Dovlatov - I libri invisibili di Aleksey German Jr.
- Premio dei lettori di Der Tagesspiegel: John McEnroe - L'impero della perfezione di Julien Faraut
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y 68th Berlin International Film Festival - February 15-25, 2018, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 15 maggio 2023.
- ^ Feb 06, 2018: Berlinale 2018: Homage and Honorary Golden Bear for Actor Willem Dafoe, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ Awards 2018, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 16 marzo 2017.
- ^ a b Nov 21, 2017: Retrospective 2018 – "Weimar Cinema Revisited", su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ Jan 22, 2018: Competition and Berlinale Special: Soderbergh, Diaz, Padilha, Ruizpalacios, and Lazarov In the Competition - Everett, Fischer Christensen, Lommel, Brinkmann, Nomura Schible, and Šulik In the Berlinale Special, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ Facts & Figures of the Berlinale 2018, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ 38th Berlin International Film Festival - February 12 - 23, 1988, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 20 febbraio 2021.
- ^ Jan 16, 2018: Berlinale Classics 2018: Seven Restorations to Celebrate Their World Premieres, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ Jan 09, 2018: Berlinale Shorts 2018: International Competition and the Special Programme "1968 – Red Flags for Everyone", su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.
- ^ Berlinale 2018: Willem Dafoe receives Honorary Golden Bear, su dw.com, www.dw.com. URL consultato il 29 gennaio 2019.
- ^ a b c d e f Juries 2018, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 6 aprile 2022.
- ^ Sono stati proiettati gli episodi Journal de ma tête e Prénom: Mathieu.
- ^ Jan 26, 2018: Forum 2018: Special Screenings, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 5 gennaio 2020.